venerdì 6 settembre 2013

UNA SOCIETà DANNEGGIATA DA UNA FAMIGLIA CHE LA USAVA PER I PROPRI SFIZI


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Le operazioni in conflitto con la famiglia Ligresti hanno causato al gruppo Fondiaria-Sai «un danno ingentissimo», per centinaia di milioni, e chi ne è stato responsabile o le ha rese possibili per mancata vigilanza sarà ora chiamato a pagarne il conto.
Il commissario ad acta del gruppo assicurativo, Matteo Caratozzolo, ha ieri reso noto i nomi di 23 soggetti, tra amministratori e sindaci del gruppo, per i quali proporrà azioni di responsabilità alle assemblee di FonSai e della controllata Milano Assicurazioni già convocate per il 13 e 14 marzo. In cima alla lista vi sono, ovviamente, gli esponenti della famiglia Ligresti (il capostipite Salvatore ed i figli Jonella, Paolo e Giulia) che dal 2002 al 2011 hanno spadroneggiato nella compagnia, depredandola. E non solo.
Destinari delle proposte - è scritto nelle relazioni dello stesso Caratozzolo, già pubblicate sui siti web di Fondiara Sai e Milano Assicurazioni - sono anche i principali manager del gruppo (Fausto Marchionni e Antonio Talarico), i consiglieri d'amministrazione delle due società che più assiduamente hanno votato in Cda le operazioni in conflitto nonché, per intero, i componenti dei collegi sindacali di delle due compagnie per il mancato controllo sugli sperperi. In particolare, per il cda di FonSai, si tratta di: Andrea Broggini, Vincenzo La Russa (fratello dell'ex ministro della Difesa Ignazio La Russa), Enzo Mei, Cosimo Rucellai, Salvatore Spiniello, Enzo Toselli). E, per quello di Milano gli "imputati" sono: Salvatore Rubino e Umberto Bocchino oltre a quelli già incolpati nella capogruppo.
Caratozzolo è stato nominato nel settembre scorso dall'allora regulator del settore (l'Isvap) per sostituirsi ad un consiglio considerato «inerte». Le sue proposte sono praticamente già esecutive per la Milano Assicurazioni giacché alla prossima assemblea sarà lo stesso Caratozzolo, a nome di FonSai, ad esprimere il voto di maggioranza. Ma anche per la controllante una via libera è dato per scontato, almeno per quanto riguarda la famiglia Ligresti. Per tutti gli altri il tema è delicato. Unipol, in sede di trattativa per la maxi fusione a quattro, si era impegnata a riconoscere la manleva a sindaci e amministratori. L'ha riservata, però, esclusivamente a quelli in carica dal 2007 al 2011. Buona parte dei nomi indicati da Caratozzolo, però, è seduta in consiglio dal 2003. Insomma, si viaggia sul filo del diritto.
Il passo successivo sarà la citazione in tribunale perché il gruppo venga risarcito dei danni subiti. Subito dopo il commissario ad acta uscirà di scena. Il suo atto d'accusa però resterà: «La famiglia e i veicoli societari ad essa riconducibili hanno rappresentato per almeno otto anni l'unico interlocutore del gruppo FonSai nel settore degli investimenti immobiliari grazie anche all'operato degli uomini di fiducia» che ricoprivano ruoli chiave all'interno della galassia. L'esito è stato un «sistematico anomalo squilibrio delle operazioni a vantaggio delle controparti e a danno del gruppo FonSai».
Le operazioni immobiliari
Gli esempi si sprecano. Il più eclatante è forse il caso Atahotels. E su quella vicenda Caratozzolo nella sua relazione non fa sconti: «A partire dal dicembre 2002 la famiglia Ligresti ha fatto acquistare al gruppo FonSai immobili ad uso alberghiero. Il venditore come il costruttore di quegli immobili era sempre la famiglia» alla quale era riferibile anche Atahotels. La catena alberghiera diventava poi il locatore di quegli stessi palazzi che, tra l'altro, venivano ceduti sulla base di un'attualizzazione del canone prospettico. Su quell'affitto, però, Atahotels riusciva sempre a spuntare uno sconto. Per giunta, con un'operazione assai contestata, Atahotels il 29 maggio 2009 è passata dalle mani dei Ligresti a quelle del gruppo Fondiaria. E non appena è entrata nell'orbita delle compagnie assicurative ha chiesto la definitiva riduzione dei contratti di locazione perché «insostenibili». Peccato che quei canoni fossero serviti per determinare il valore degli immobili venduti dai Ligresti alle compagnie assicurative. E peccato poi, che Atahotels sia costata a Fondiaria e a Milano Assicurazioni 25 milioni di euro come prezzo d'acquisto più 83 milioni in aumenti di capitale indispensabili per ripianare la mole di perdite: 52 milioni solo nel bilancio 2010. Un conto da 100 milioni solo per l'operazione Atahotels alla quale va aggiunto il saldo di una serie di altre operazione immobiliari: «In tutte il gruppo FonSai è stato sottomesso alla volontà dei Ligresti pagando più del dovuto e spesso non ottenendo nemmeno la realizzazione dell'investimento».
I compensi all'Ingegnere
«L'opera di spoglio da parte dei componenti della famiglia Ligresti si è realizzata a partire dal 2003 anche attraverso il conferimento a Salvatore Ligresti di una serie di incarichi di consulenza», scrive Caratozzolo nella sua relazione. Questo perché tra il 2003 e il 2011 FonSai, Milano e Immobiliare Lombarda hanno pagato l'Ingegnere perché prestasse consulenza «in operazioni che le società avrebbero poi posto in essere relazionandosi con società riferibili a Ligresti stesso». Per questo FonSai gli ha versato 3,5 milioni di euro all'anno, Milano 1,5 milioni e Immobiliare Lombarda 250 mila euro. In aggiunta, il cda di Fondiaria nel 2007 gli ha riconosciuto un una tantum di 3,5 milioni per «l'impegno profuso» e Milano nello stesso anno e per le stesse ragioni 3 milioni. In tutto ha incassato qualcosa come 42,2 milioni. Percepiti per aver venduto al gruppo FonSai immobili di sua proprietà.

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