venerdì 6 settembre 2013

LA FAMIGLIA LIGRESTI AGLI ARRESTI, BUCO DA 600 MILIONI

Inchiesta Fonsai, la procura di Torino che sta indagando sulla compagnia assicurativa della famiglia Ligresti da più di un anno, ha emesso ordinanze di custodia cautelare nei confronti del fondatore Salvatore Ligresti, i tre figli, Paolo, Jonella e Giulia Maria, i due ex amministratori delegati Fausto Marchionni ed Emanuela Erbetta, e l’ex vice presidente pro-tempore Antonio Talarico. Le accuse di falso in bilancio e aggiotaggio hanno fatto scattare gli arresti. Gli altri indagati sono l'avvocato  Vincenzo La Russa, fratello del politico Ignazio, i membri del comitato esecutivo di Milano Assicurazioni e la stessa società e la capogruppo Fondiaria Sai.

BUCO DA 600 MILIONI – L’inchiesta coordinata dai magistrati Marco Gianoglio e Vittorio Nessi avrebbe accertato una presunta falsificazione del bilancio del 2010, nel quale, sarebbe stata manipolata la voce «riserva sinistri», sottostimata di 600 milioni per nascondere un pesante passivo nei conti della società. In questo modo gli investitori sarebbero stati privati di informazioni per una corretta valutazione dei titoli azionari. Il bilancio 2010 sarrebbe servito come base per il prospetto informativo dell’aumento di capitale di Fonsai (datato luglio 2011). Per questa ragione la procura ha avanzato anche accusa di aggiotaggio. Al momento il patriarca Salvatore è ai domiciliari, Giulia e Jonella in carcere. Paolo invece, non è stato arrestato e risulta ricercato.


“UNO SPACCATO INQUIETANTE” – «Uno spaccato inquietante». Così il procuratore aggiunto Vittorio Nessi della procura di Torino sull’inchiesta Fonsai ha commentato la svolta nelle indagini: «Una società assicurativa – ha aggiunto – molto importante era piegata agli interessi di una parte dell’azionariato, quello che contava. I Ligresti attraverso Premafin detenevano oltre il 30 percento della società». Ammonta a 253  milioni di euro la somma di denaro che la holding della famiglia Ligresti e Premafin hanno incassato come utili al posto di registrare perdite. I finanzieri hanno infatti verificato, in un’inchiesta partita nell’agosto del 2012, come fosse avvenuta una «sistematica sottovalutazione delle riserve tecniche del gruppo assicurativo della riserva sinistri», che ha consentito nell’arco degli anni l’afflusso di milioni di euro nelle casse della famiglia. La famiglia Ligresti, secondo la tesi dell’accusa, contando anche sulla «compiacenza del top management si è assicurata oltre al costante flusso di dividendi anche il via libera a numerose operazioni immobiliari con parti correlate». La Procura di Torino ha deciso di procedere con le misure cautelari nei confronti della famiglia Ligresti sia per le concrete possibilità di fuga, sia per il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. «Salvatore Ligresti ha reagito all’arresto con molta serenità», ha spiegato il comandante della guardia di finanza di Torino, generale Giuseppe Gerli.

PAOLO LIGRESTI IN SVIZZERA - Le misure cautelari disposte dalla magistratura di Torino sono state eseguite dalla Guardia di Finanza in diverse città. Salvatore Ligresti ha avuto la notifica dei domiciliari nella sua casa di Milano; la figlia Giulia è stata fermata nel capoluogo lombardo e trasferita in carcere; l’altra figlia Jonella è stata raggiunta a Cagliari, dove era in vacanza e portata nel carcere cittadino. Gioacchino Paolo Ligresti, altro figlio di Salvatore, è l’unico che non è stato rintracciato e si trova in Svizzera: allo stato risulta «ricercato» ma a quanto si apprende non sarebbe intenzionato a rientrare. Ad Emanuele Erbetta l’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata a Novara, dove l’uomo vive. Fausto Marchionni è stato raggiunto a Forte dei Marmi e trasferito ai domiciliari nella sua casa in provincia di Cuneo. Antonio Talarico, infine, ha ricevuto la notifica dei domiciliari nella sua abitazione di Milano.



ALTERATO IL PREZZO DELLE AZIONI - Salvatore Ligresti e i figli Giulia, Jonella e Paolo erano già indagati nell’inchiesta coordinata dai procuratori torinesi Vittorio Nessi e Marco Gianoglio che ipotizzava da parte dei vertici di Fonsai di aver «truccato» la voce destinata alla cosiddetta riserva sinistri alterando tra il 2008 e il 2010 il bilancio della società, per poi comunicare ai mercati notizie false sul bilancio dell’azienda quotata in borsa, alterando il prezzo delle sue azioni.
La Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro preventivo di beni per oltre 250 milioni di euro riferibili alla famiglia Ligresti. Il provvedimento riguarda alberghi di lusso, complessi immobiliari, conti correnti e polizze assicurative ed è stato emesso dal Gip di Torino Silvia Salvatori. Il maxi sequestro è stato disposto nell'ambito dell'inchiesta "Fisher Lange", l'indagine che ha portato il 17 luglio scorso all'arresto dell'intera famiglia Ligresti e di alcuni ex top manager di Fondiaria Sai con le accuse di falso in bilancio aggravato e manipolazione del mercato.
Bloccati beni per oltre 251 milioni di euro - La misura cautelare è scattata in conseguenza dei nuovi accertamenti svolti dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria di Torino, coordinati del procuratore aggiunto Vittorio Nessi e dal sostituto Marco Gianoglio. Secondo le stime delle Fiamme Gialle, il totale dei beni sequestrati (251,6 milioni) e riferibili alla Fondiaria Sai, alla famiglia Ligresti e agli altri ex manager arrestati, corrisponde al profitto illecitamente ottenuto attraverso i reati commessi dagli arrestati.
Gli alberghi sotto sequestro - Sono il "Principe di Piemonte" di Torino, il "Naxos Beach" di Taormina, il "Grand hotel Fiera Milano" e il "Golf hotel Campiglio" gli alberghi della catena "Atahotels" riconducibili alla famiglia Ligresti e posti sotto sequestro dalla Gdf nell'ambito dell'indagine della procura di Torino. Tra i beni sequestrati in diverse parti d'Italia anche il comprensorio di Milano dove risiede la famiglia Ligresti.
Perdite per 207 milioni - Il fatto ha provocato anche un danno derivante dal presunto reato di manipolazione del mercato è stato ''pari a 207.400.000 per le azioni ordinarie e 44.200.000 per quelle risparmio, per un totale di 251.600.000''. E' quanto scrive il gip Silvia Salvadori, del tribunale di Torino, nel motivare il sequestro preventivo dei beni della famiglia Ligresti e degli altri indagati. Il sequestro è stato disposto ''fino alla concorrenza'' di questa somma. Il giudice ha fatto proprie le conclusioni del consulente della procura, Giovanni Petrella, che ha preso in esame il periodo compreso fra il 24 giugno 2011 (''cioè l'ultimo giorno di borsa aperta precedente l'avvio del periodo di offerta e del periodo di negoziazione in borsa dei diritti di opzione'') e il 23 dicembre dello stesso anno. Si tratta, come si legge nella parte che riguarda le ipotesi di reato, di ''un danno patrimoniale corrispondente alla perdita di valore del titolo nonché alla distruzione dell'investimento per i soci''. 

Gli hotel sono di Fonsai non dei Ligresti - I cinque hotel sequestrati dalla Gdf questa mattina su ordine del Gip di Torino, appartengono a Fonsai e alla controllata Milano Assicurazioni e non alla famiglia Ligresti. Il Principi di Piemonte di Torino, il Golf Hotel Campiglio di Madonna di Campiglio, il Naxos Beach di Taormina e l'hotel 'Varese' appartengono infatti alla catena Atahotels, di proprietà delle due compagnie mentre il Grand Hotel Fiera Milano, chiuso da due anni, è in corso di dismissione. Il sequestro preventivo ha 'congelato' la proprietà ma non ha avuto effetti sulla gestione: gli alberghi - fa sapere la società - hanno funzionato tutta la mattina e continuano a funzionare regolarmente.
La "maledizione" di Atahotels continua a pesare sugli azionisti di Fonsai, dall'estate dello scorso anno uscita dall'orbita dei Ligresti ed entrata in quella di Unipol. Non solo la società alberghiera, 'rifilata' nel 2008 alla compagnia dalla famiglia siciliana che ne era fino ad allora proprietaria, ha generato e continua a generare decine e decine di milioni di euro di perdite. Ma rischia anche di diventare la parte più consistente del patrimonio da utilizzare qualora, per i reati commessi in passato dai Ligresti e dagli ex amministratori a loro fedeli, si arrivasse in futuro ad una confisca. Fonsai è stata colpita da sequestro in quanto iscritta nel registro delle società indagate in virtù della responsabilità amministrativa degli enti, ai sensi del decreto legislativo 231/2001.
Intanto  Giulia Ligresti ha patteggiato una pena di due anni e otto mesi di reclusione e ventimila euro di multa nell'ambito dell'inchiesta Fonsai. La proposta è stata accolta dal tribunale di Torino. La Ligresti era stata arrestata lo scorso 17 luglio con le accuse di aggiotaggio e falso in bilancio. Nella richiesta di patteggiamento è stata anche concordata la confisca di polizze assicurative e quote immobiliari della società Pegaso riconducibili al suo nome. L'ammontare non è stato quantificato nel corso dell'udienza, ma secondo fonti vicine all'indagine sarebbe nell'ordine di alcuni milioni di euro.

Tecnicamente la sentenza di patteggiamento non è ancora definitiva perché in teoria si può ricorrere in Cassazione. In seguito si potranno discutere, davanti al tribunale di sorveglianza di Milano, le modalità con cui la pena dovrà essere scontata. Tra le opzioni più plausibili: la detenzione domiciliare o l'affidamento a un lavoro socialmente utile.

Detenzione ai domiciliari - L'imprenditrice al momento si trova agli arresti domiciliari a Milano dal 28 agosto dopo che i medici del carcere di Vercelli avevano inviato una relazione in tribunale perché le sue condizioni psicologiche non erano compatibili con la detenzione. In un mese aveva perso sei chili. Resta invece ancora in carcere a Torino la sorella Jonella, per la quale il riesame ha rigettato l'istanza di scarcerazione.  Il padre Salvatore è ai domiciliari e non è stato ancora interrogato dai pm Nessi e Gianoglio.
 Lo scorso 17 luglio, Giulia Ligresti è stata arrestata insieme al padre Salvatore, alla sorella Jonella e agli ex-manager Emanuele Erbetta, Fausto Marchionni e Antonio Talarico con le ipotesi di reato di falso in bilancio aggravato e aggiotaggio. Gli interessati hanno sempre respinto ogni addebito. Mandato di cattura anche per il terzo figlio di Ligresti, Paolo, che è ancora in libertà  in quanto cittadino svizzero e per il quale  i magistrati torinesi hanno fissato un interrogatorio tramite rogatoria internazionale per fine settembre. A luglio, il procuratore pubblico di Lugano ha disposto il sequestro di circa 30 milioni di euro depositati sui conti svizzeri intestati ai Ligresti nell’ambito di un’inchiesta elvetica su un presunto autoriciclaggio.

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