venerdì 18 maggio 2012

MATTEO RENZI  PUNTA  A  PALAZZO CHIGI,  MA VIENE INTIMIDITO 


di Alberto Giannino


Matteo Renzi, fiorentino, 37 anni, giovane leone del Pd, è Sindaco di Firenze.  Ed  e’, come Rutelli, Fioroni, Rosy Bindi, Parisi, Lusetti, Carra, Gentiloni, Franceschini, Letta, Russo Iervolino, Castagnetti, Bianco,  e  Toia,  un ex esponente della Margherita. L’ex tesoriere della Margherita, il senatore Lusi,  lo accusa di avergli consegnato 70 mila euro e per questo Renzi (che nega tutto)  ha preannunciato querela. Lusi, che è accusato dai magistrati di aver preso 23 milioni di euro,  non ricorda invece  dove siano  finiti i soldi che mancano all’appello. Cioè, ricorda di aver consegnato al Sindaco fiorentino 70 mila euro, ma non ricorda dove ha messo 23 milioni di euro che non sono bruscolini. E questo signore, che ha occultato il tesoro della Margherita, ha la singolare pretesa che gli italiani gli credano! Ma non sono degli allocchi.
E’ evidente che si tratta di un attacco politico  al giovane Renzi che, in questi giorni, ha avuto l’ardire di dichiarare che se Bersani, leader del PD,  vuole candidarsi a Palazzo Chigi deve fare prima  le primarie alle quali si candiderebbe anche Renzi.  La risposta è arrivata con l’attacco violentissimo di Lusi . Ovviamente non sosteniamo che  dietro a Lusi ci sia Bersani, però registriamo la singolare coincidenza tra i due fatti. Matteo Renzi è il politico che ha chiesto più volte nel passato la “rottamazione” dei leader del PD che gestiscono il partito da decenni e non intendono farsi da parte. Renzi vuole una nuova classe dirigente del PD e lo vuole fare attraverso lo strumento democratico delle primarie. Sa che il suo partito è pieno di volpi argentate che lui vorrebbe mettere in pellicceria, ma è consapevole altresi della loro forza e del loro potere. E, infatti, è diventato più cauto e più prudente. Ma i vecchi mandarini del PD non hanno dimenticato che lui vuole pensionarli e mantengono nei suoi confronti una solida diffidenza e un aperto scetticismo. Questo giovane imprenditore e Sindaco  non piace ai vecchi del partito, non si fidano di lui, nutrono sospetti, avanzano critiche, lo accusano di arrivismo e di ambizione smisurata. A 37 anni a Palazzo Chigi non è arrivato neanche Giulio Andreotti dicono tra loro. E poi è già tanto se fa il Sindaco…
Ma Renzi non è un vile, un neghittoso, un pavido. Le battaglie le fa a viso aperto. Ha la forza, il coraggio, la sanità morale per farle. La politica la intende non come egoismo, interesse, calcolo e utilità. Viceversa intende la politica come abnegazione, dedizione, servizio, responsabilità e sacrificio.
Qualcuno si domanderà  a questo punto se io sia amico di Matteo Renzi. La risposta è no. Non lo conosco ma  ho un atteggiamento amichevole nei suoi confronti e condivido le sue battaglie anche se deve stare attento a non finire lui in pellicceria. Ma al tempo stesso non ho quei pregiudizi, quelle ostilità, e  preclusioni  che i mandarini del suo partito hanno nei suoi confronti. Ritengo che Matteo Renzi possa rappresentare il nuovo (se Rosy Bindi dopo 30 anni è presidente del PD, vice presidente della Camera e per sei legislature parlamentare) a maggior ragione Renzi può candidarsi alla Camera e Rosy Bindi andare in pensione a leggere i suoi amati testi  giuridici. L’ambiziosa signora ha ricoperto importantissimi incarichi politici e ora faccia il posto ad altri.
In conclusione, Matteo Renzi rappresenta la novità e l’emancipazione nel Pd, ma anche un uomo di pensiero e di azione, che ha dimostrato sforzo creativo; è  un politico sano, forte, convinto e cristiano. Un politico positivo che sicuramente avrà un ruolo nel futuro di questo Paese. E le 70 mila euro le ha prese si o no da Lusi? No, era la risposta alla sua candidatura alle primarie per andare a Palazzo Chigi. Una pesante intimidazione.  Di trappole, a questo punto, Renzi se ne aspetti altre. Anche fango se del caso. I mandarini sono disposti a tutto pur di non andare a casa.

 
BOSSI, I FIGLI, IL CERCHIO MAGICO, E I SOLDI DELLA LEGA
 
 
 di Alberto Giannino
  
I militanti e i simpatizzanti della Lega Nord sono smarriti, indignati, e sconcertati dopo che alcune spese della famiglia Bossi sono state pubblicate. Mai avrebbero immaginato che i rimborsi elettorali del partito fossero andati anche alla famiglia Bossi. Nella cartelletta “The family” c’è di tutto: dal 2008  al 2011  la paghetta per i due figli del Senatur era di 5 mila euro al mese. Qui vorrei dire pacatamente al Senatur che quella che lui chiama "paghetta" (5.000 euro al mese) moltissimi anziani la vedono in 10 mesi, e non già in un mese come i suoi due figli. Altro che federalismo, i leghisti sono stati ingannati e imbrogliati.  Non bastano le lacrime di coccodrillo Senatur, lei deve farsi da parte come tutti quelli del cerchio magico:  deve rispondere di 18 milioni di euro del bilancio 2010 della Lega e per questo è indagato per truffa ai danni dello Stato. La gravità del suo comportamento è gravissima e non ci sono giustificazioni che tengano. Non poteva non sapere delle spese dei figli e di quelli del cerchio magico. Questo la vada a raccontare ai fessi che ancora le danno retta dopo una gestione finanziaria allegra e disastrosa.  Ci sono anche nella cartelletta  le due automobili di Renzo Bossi intestate alla Lega (una Smart e una Audi 6); un risarcimento a un militante di Rifondazione per 1.400 euro vittima di un gavettone; una Porsche per Riccardo Bossi; la laurea falsa in Gestione aziendale  all’Università Kristal di Tirana (tre anni in uno) presa senza che Renzo sia mai andato in Albania,  le due rate (il cui importo di 3.463 euro) versate da Riccardo Bossi  all' Università dell'Insubria  di Varese alla Facoltà di Economia dove peraltro non si è mai laureato all'età di 33 anni.   E  ancora: la bella vita nelle discoteche di Milano e le feste; poi le spese mediche del Senatur e del suo terzogenito Sirio. Infine la ristrutturazione della casa del capo a Gemonio.  L’ex tesoriere Francesco Belsito,  già  Sottosegretario di Calderoli,  pagava: bastava chiedere o scrivere email. E poi gli autisti ridotti a fare da Bancomat a Renzo. Che pena, che delusione, che amarezza e che spettacolo triste. Al vaglio dei magistrati ci sono anche i soldi occultati all'estero /diversi milioni di euro), i diamanti purissimi, i lingotti d'oro, le case intestate al Vice Presidente del Senato Rosi Mauro  e  i soldi versati al sindacato padano Sinpa  (gestito sempre dalla senatrice Rosi Mauro con un centinaio di iscritti e una gestione finanziaria fuori controllo) e i soldi alla Scuola Bosina  fondata a Varese,  nel 1998,  in Via Stadio n. 38,  da Emanuela Marrone seconda moglie di Bossi che ha avuto dal partito complessivamente 1 milione e 500 mila euro e altri 250 mila euro dalla Provincia di Varese per manutenzioni e riparazioni varie.  Le due donne al momento non risultano indagate. Il senatore Stiffoni invece è indagato per il reato di  peculato per aver  speso quasi 500 mila euro.
Il decadimento morale  nella Lega e di quelli del cerchio magico  è sotto gli occhi di tutti. La condotta ardita, capricciosa, quasi da divi, dei figli pure. Abbiamo l’impressione con le loro gesta  di assistere al tipo, al modello, al figurino che impersona un certo modo di vivere all’insegna del gaudente edonismo. I due Bossi sono già vecchi con tutti i loro vizi, avidità, stravaganze esistenzialiste, follie, piacere,  debolezze e sbandamenti morali. Tante volte abbiamo visto in TV il figlio Renzo accompagnare il padre Umberto a Pontida,  a Roma, a Venezia, lungo il fiume Po o tra i militanti nel Nord. E pensavamo a un giovane coerente, fedele ai valori e agli ideali. Che avesse senso di responsabilità. Invece  aveva un altro volto e un altro valore. L’egoismo giovanile, l’anticonformismo  e l’ipocrisia convenzionale erano i suoi tratti. Un giovane decadente, apparentemente vincente, ma disponibile all’evasione e al divertimento come hanno dichiarato i suoi autisti. Un giovane opaco, superficiale, individualista,  privo di luminosi orizzonti. Che differenza fra lui e i giovani che fanno sacrifici e rinunce, che sono impegnati, che amano la fatica e la lealtà. Che si battono per una civiltà dell’amore e per una autentica solidarietà. Che vogliono un modello di uomo diverso dal passato: nuovo, perfetto, sincero, generoso, buono, eroico. E che hanno principii etici.
Purtroppo, i giovani Bossi, hanno dimostrato, in questa vicenda di provincia,  una certa smania di evadere dai sentieri dell’educazione convenzionale preferendo atteggiarsi liberi e talvolta spregiudicati ed eccentrici per cedere ai capricci delle mode più strane e alle passioni e agli istinti.
Ora che i due rampolli del Senatur  sono indagati per appropriazione indebita dovranno rispondere del denaro della Lega Nord speso per fini personali e, se condannati,  rifonderlo tutto. Lo stesso dicasi per le persone de  il "cerchio magico" che hanno tratto vantaggi, privilegi e denaro. Ma prima chiedano scusa ai militanti e simpatizzanti della Lega Nord e agli italiani visto che si tratta di denaro pubblico. Poi escano di scena. Il teatro è finito. Ormai, la gente della Lega e l’opinione pubblica,  li ritiene inaffidabili, indifendibili e inattendibili. Vent'anni di potere, poi, li fatti anche Mussolini...