domenica 1 febbraio 2015

RENZI VERRA' ROTTAMATO PRIMA DEL 2018


Silvio Berlusconi è stato condannato a quattro anni per frode fiscale lo scorso anno poi, i giudici, hanno rideterminato la pena e ora sta scontando un anno ai Servizi sociali fino a marzo 2015. Nel frattempo, è stato dichiarato decaduto da senatore perchè la sua pena era superiore ai due anni. Berlusconi a 79 anni ha avuto tutto dalla vita: soldi, potere, successo. Ma, il fatto di essere un pregiudicato e di essere fuori dal Parlamento, non lo fa dormire la notte. Lui, conosciuto dagli statisti di tutto il mondo, vuole essere riabilitato e ritornare in Parlamento per una questione personale. Vuole essere presentabile, pulito, immacolato, senza condanne da scontare.E non vuole nessuna interdizione dai pubblici uffici tantomeno perpetua. Berlusconi è uno degli uomini più ricchi d'Italia con il suo patrimonio di 8,6 miliardi di dollari e certe cose gli sono "dovute" secondo la sua "mentalità di uomo d'affari" abituato agli yes man.
Perciò ha pensato a una legge ad personam, a una depenalizzazione dei suoi reati, a un'amnistia e a un indulto. E chi poteva garantire almeno una di queste cose? L'ambizioso Matteo Renzi in cambio dell'appoggio parlamentare alle sue riforme.

Il premier Matteo Renzi è  ambizioso, determinato, e attaccato al potere: vuole infatti governare fino al 2018 come fece Craxi che governo' cinque anni. Mentre uomini come D'Alema, Monti, Letta, Ciampi, Amato governarono solo qualche mese. I due, Silvio e Matteo, hanno stipulato un patto che prevede anche la riforma sulla giustizia. E al Senato insieme hanno varato la nuova legge elettorale (astenuta la sinistra Pd) che prevede l'abolizione delle preferenze e la nomina dei futuri parlamentari per cooptazione, la soglia del 3% per entrare in Parlamento e la riforma del titolo V della Costituzione, cioè abolizione delle Provincie e un Senato composto da esponenti delle Regioni). Adesso, la nuova legge elettorale, è bloccata alla Camera e cosi la riforma del titolo V della Costituzione.  Renzi, nel frattempo ha rotto il patto del Nazareno perchè il nome condiviso era Giuliano Amato. Il nome di Mattarella l'ha tirato fuori unicamente per ricompattare  la sinistra Pd che era pronta alla scissione. Renzi è convinto che Berlusconi alla Camera farà passare la legge elettorale e la nuova Costituzione. Al limite - pensa Renzi - la sinistra Pd, dopo il mio capolavoro politico, mi darà i voti necessari. Ma qui viene il bello. Con Renzi sono parecchi ad avere un conto aperto: Fassina, Enrico Letta, Civati, Boccia, Speranza, Violante, D'Alema, Cuperlo, Epifani, Bersani, Marini, Castagnetti,
Veltroni, Rosy Bindi, ecc. Renzi ha fatto eleggere Mattarella, la sinistra Pd ha incassato e adesso la strada è in salita, contrariamente a quanto pensa Renzi. Ci vuole ancora  l'aiuto e il soccorso azzurro di Berlusconi. Ma dopo quello che è successo Berlusconi non si fida più di Renzi. Ma i due potranno mettersi d'accordo se Silvio ritornerà ad essere un non pregiudicato e un uomo senza l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. A Berlusconi preme la riabilitazione più di ogni altra cosa e, per questa, venderebbe l'anima al diavolo. Renzi, invece, pensa di ripartire dalla Camera come se nulla fosse successo. Mattarella è un amico degli avversari di Renzi. E, quando sarà il momento, lo sostituirà democristianamente come Renzi ha fatto con Enrico Letta prima del 2018. Questa rottura con Berlusconi la pagherà cara politicamente perchè ora il premier ha due gruppi ostili: la sinistra Pd e il Pdl di Berlusconi. La politica dei due forni è finita. Mattarella è una persona per bene, schivo, riservato ma sempre della scuderia della sinistra dc a cui peraltro deve tutto. Anche l'elezione al Quirinale.

venerdì 9 maggio 2014

IL VERO BUSINESS DELL'EXPO DA ME DENUNCIATO NEL 2008-2009

                                      



Quella dell'Expo 2015 è una storia complicata, l'esposizione universale che l'anno prossimo si terrà a Milano, nei padiglioni che sono ancora in via di costruzione nell'area di Rho-Pero. Un evento colossale, che porterà (nelle speranze degli organizzatori) milioni e milioni di visitatori, che coinvolge circa 120 paesi, durerà sei mesi e si pensa possa avere delle ripercussioni importanti sulla ripresa economica e l'occupazione (il giro d'affari è stimato in 5 miliardi di euro, 500 milioni solo dalla vendita dei biglietti). Insomma, si attende che l'evento cominci anche per vedere se aiuterà l'Italia nel suo rilancio. Fino a questo momento, però, l'Expo ha più che altro messo in evidenza quelli che sono i classici problemi italiani.
Nel 2008 Milano vince l'assegnazione dell'Expo 2015, presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi, superando la candidatura della città turca di Smirne. I mille progetti che iniziano immediatamente a venire presentati sono stratosferici: parchi urbani al confronto dei quali Hyde Park svanisce; la riapertura dei navigli, i canali d'acqua milanesi in gran parte ricoperti; il "boulevard" di Corso Sempione trasformato in un quartiere della cultura pedonale e ovviamente i tre grattacieli di CityLife, che non sono direttamente legati a Expo, ma che sono sempre stati visti come il simbolo della nuova città che sorge per l'esposizione universale.

Facile immaginare come nulla di tutto questo si sia mai visto, di come i progetti più ambiziosi e immaginifici siano stati presto messi da parte e come al loro posto siano sorte una miriade di infrastrutture più o meno utili, mentre i lavori per la residenza di lusso di CityLife e i suoi grattacieli iniziavano a inanellare ritardi. Ed ecco che, in poco tempo, proprio "ritardi" diventa la parola chiave di tutto  l'Expo. Ritardi nella costruzione delle infrastrutture, nelle nuove linee della metropolitana pensate appositamente per la manifestazione, nei nuovi collegamenti stradali, nei lavori più direttamente legati a Expo 2015.
 Una situazione che inizia a preoccupare fin dall'inizio l'allora sindaco di Milano Letizia Moratti e il presidente della Regione Roberto Formigoni, che su molti aspetti non si trovano d'accordo. Le prime difficoltà, insomma, non tardano a farsi notare, assieme a una raffica di dimissioni dalle cariche di punta: nel 2010 si dimette l'ad Lucio Stanca, nel 2011 si dimette Letizia Moratti dall'incarico di commissario straordinario, nel 2012 si dimette il commissario del Padiglione Italia Luigi Roth, e queste solo per restare alle cariche più importanti.
La città in buona parte non gradisce il "circo" dell'Expo, soprattutto per il sospetto che in troppi se ne stiano approfittando, e che dietro la facciata della "cibo per nutrire la terra" (che è il tema portante) si nascondano interessi economici e speculazione. Nascono i movimenti No Expo, che più che avere la possibilità di fermare l'esposizione universale milanese, provano a mettersi di traverso ai progetti più contestati: l'autostrada BreBeMi, la Rho-Monza, la Via d'Acqua (il nuovo canale, che avrebbe dovuto collegare il Canale Villoresi con il Naviglio Grande passando per il sito Expo, ma che oggi non si sa nemmeno se si farà più).
Nel frattempo cambiano sindaco e governatore, Giuliano Pisapia e Roberto Maroni, e si prova a imprimere un'accelerata ai lavori. Accelerata che passa dai finanziamenti statali per sbloccare i cantieri a volte fermi, ma che passa soprattutto dall'istituzione del commissario straordinario Giuseppe Sala, a cui vengono affidati poteri eccezionali per riuscire a fare andare le opere più spedite: tempi più rapidi per le gare d'appalto, meno vincoli paesaggistici per le opere temporanee, nessuna possibilità di ricorsi al Tar dopo l'assegnazione dei bandi. Insomma, si va di corsa. Con il rischio che tutta questa velocità, indispensabile per arrivare alla fine dei lavori per tempo, possa portare a infiltrazioni criminali e a speculazioni economiche.
È la crisi più profonda che Expo abbia mai attraversato, che fa parlare di una "nuova Tangentopoli" e che fa passare in secondo piano tutte le problematiche, anche gravi, viste finora. E questo proprio mentre si sta correndo come matti per rispettare le scadenza. Angelo Paris era infatti l'uomo con il compito di sorvegliare le gare e i lavori, un compito cruciale in questa fase. Il commissario Sala ha chiesto cinque giorni per trovare una via d'uscita. A questo punto, ritornano ancora più forti i timori che l'Expo possa non farcela.
E a questo punto, quelli che dovevano essere gli ultimi tocchi per il grande evento - la festa per l'inaugurazione dell'Infopoint in piazza Castello (l'Expogate), la nascita della mascotte Foody, la vendita dei biglietti che sta per cominciare - sembrano improvvisamente fuori luogo.
                                

CASO GUGLIOTTA, 9 POLIZIOTTI ALLA SBARRA E RICHIESTE DI CONDANNA


 

Roma, 9 mag. - Condannare gli agenti del reparto celere della polizia che hanno picchiato Stefano Gugliotta. Il pm Pierluigi Cipolla ha chiesto l'affermazione della penale responsabilità nei confronti dei poliziotti che la sera del 5 maggio 2010, in occasione di una finale di Coppa Italia, picchiarono Stefano Gugliotta dopo che uno di loro lo aveva fermato. Secondo quanto ricostruito dal magistrato, davanti ai giudici della X sezione penale del Tribunale di Roma, non c'era alcun motivo di ordine pubblico che dovesse portare al fermo di Gugliotta e di un suo amico che erano in motorino. Per l'agente che fermò Gugliotta e che inizio il pestaggio, il pubblico ministero ha chiesto tre anni di condanna, per gli altri otto due anni. Come ricordato dal magistrato, uno stesso agente di polizia urlò contro i colleghi: "Ora basta con i manganelli". Adesso è la volta di un vice questore aggiunto disonesto buzzurro e cafone chè è il disonore della Polizia  tuttora in servizio in  un'altra cittadina che mi minaccia e usa dossier falsi contro la mia persona. Il ministro dell'Interno, i Sottosegretari di stato e il Capo della Polizia devono sapere e conoscere il volto autoritario e violento di quest'uomo che viola la legge ogni giorno con i suoi uomini. . Resto a disposizione della commissione Interni di Casmera e Senato per produrre prove di ciò che dico mettendo a serio rischio la mia vita. 

mercoledì 7 maggio 2014

VATICANO, 848 PRETI SOSPESI A DIVINIS PERCHE' ACCUSATI DI PEDOFILIA




Ginevra (Svizzera), 6 mag. (LaPresse/AP) - Il Vaticano ha diffuso per la prima volta i dati sui provvedimenti imposti nei confronti di sacerdoti accusati di stupri e molestie nei confronti di bambini. Sono 848 i preti sospesi a divinis e 2.572 quelli cui sono state imposte punizioni minori, nel corso dello scorso decennio. In precedenza, nel suo documento annuale la Santa Sede aveva rilasciato dati discordanti sui provvedimenti, mentre ora li ha forniti in modo dettagliato, scorporati anno per anno. L'ambasciatore della Santa Sede alle Nazioni unite, l'arcivescovo Silvano Tomasi, ha riferito i dati durante il secondo giorno dell'udienza davanti alla commissione Onu che monitora l'applicazione della Convenzione contro la tortura. Tomasi ha insistito su quanto già dichiarato ieri, ovvero che il trattato si applicherebbe soltanto all'interno dei confini di Città del Vaticano. Tuttavia, i dati da lui diffusi riguardano tutto il mondo. Tomasi, inoltre, ha ammesso che gli abusi sessuali a danni di bambini "possono essere considerati tortura".

martedì 6 maggio 2014

IL PRESIDENTE DELLA LAZIO LOTITO: "NELLE CURVE C'E' SPACCIO E PROSTITUZIONE"

                                   


Dopo aver assistito ai fatti antecedenti alla finale di Coppa Italia, giocata proprio nello stadio Olimpico sede delle continue contestazioni degli ultras biancocelesti ai suoi danni, Claudio Lotito condanna il tifo delle curve e rincara pure la dose. "Nelle curve si è creata una zona franca, si deve sapere che c'è spaccio di droga, merchandising falso e prostituzione. Per estirparle occorrono processi per direttissima e tolleranza zero", dichiara il presidente della Lazio. Per il patron non ci sono mezzi termini: bisogna estirpare il fenomeno ultras. Per farlo Lotito non ha la minima intenzione di scendere a compromessi e auspica la mano pesante: "Il Daspo non basta". Intanto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, intervistato a 'La telefonata' di Belpietro, torna sui fatti di sabato, chiarendo ancora una volta la dinamica dei fatti e soprattutto dei concitati momenti in cui Marek Hamsik ha colloquiato con il capo ultras Gennaro 'a Carogna: "La trattativa non sta né in cielo né in terra, nessuno puo' immaginare che lo Stato abbia deciso con i violenti di giocare né una partita. Come governo abbiamo il dovere di stabilire le regole, la sicurezza spetta all'autorità di pubblica sicurezza, in questo caso il prefetto, e da parte loro è stata valutata la possibilità di giocare. In curva si era diffusa la voce della morte di un tifoso per una faida fra tifoserie e, a livello di società come Napoli calcio, hanno deciso di mandare Hamsik per rassicurare la curva che così non era. La cosa concreta è che il ferimento è avvenuto a Tor di Quinto, a 3-4 km dallo stadio e la partita poi si è svolta regolarmente".

PAPA PAOLO VI SARA' BEATO

                                   



I cardinali e vescovi del dicastero per le Cause dei Santi hanno confermato il miracolo attribuito all'intercessione di Paolo VI, la guarigione inspiegabile di un bambino non ancora nato. La notizia è stata comunicata dall'Ansa. Montini sarà beato entro l'anno: la data prevista è il 19 ottobre, a conclusione del Sinodo dei Vescovi, organo istituito proprio da Paolo VI.




 La vita
Il 26 settembre 1897 Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, nasce a Concesio (Brescia) da Giorgio Montini, esponente di primo piano del cattolicesimo sociale e politico italiano di fine Ottocento, e da Giuditta Alghisi. Ordinato sacerdote il 29 maggio 1920, il giorno seguente celebra la prima Messa nel Santuario di Santa Maria delle Grazie in Brescia.

Trasferitosi a Roma, tra il 1920 e il 1922 il futuro Papa Paolo VI frequenta i corsi di Diritto civile e di Diritto canonico presso l'Università Gregoriana e quelli di Lettere e Filosofia presso l'Università statale.

Nel maggio 1923 inizia la carriera diplomatica presso la Segreteria di Stato di Sua Santità. È inviato a Varsavia come addetto alla Nunziatura Apostolica. Rientrato in Italia nell'ottobre dello stesso anno, è nominato dapprima (1924) assistente ecclesiastico del Circolo romano della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), quindi nel 1925 assistente ecclesiastico nazionale della stessa Federazione, carica che lascerà nel 1933.

Il 13 dicembre 1937 è nominato Sostituto della Segreteria di Stato e il 29 novembre 1952 Pro-Segretario di Stato per gli Affari Straordinari.

Il 1° novembre 1954 Pio XII lo elegge arcivescovo di Milano. Il 15 dicembre 1958 Giovanni Battista Montini è creato cardinale da Giovanni XXIII.

Il 21 giugno 1963 viene eletto Pontefice e il 29 settembre apre il secondo periodo del Concilio Ecumenico Vaticano II, che, alla fine del quarto periodo, concluderà solennemente l'8 dicembre 1965.

Il 1° gennaio 1968 celebra la prima Giornata mondiale della Pace.

Il 24 dicembre 1974 apre la Porta Santa nella Basilica di San Pietro, inaugurando l'Anno Santo del 1975.

Il 16 aprile 1978 scrive alle Brigate Rosse implorando la liberazione di Aldo Moro e il 13 maggio nella basilica di San Giovanni in Laterano assiste alla messa in suffragio dello statista assassinato e pronuncia una solenne preghiera.

Il 6 agosto 1978, alle ore 21.40, muore nella residenza estiva dei papi a Castel Gandolfo.

                                                        
Il magistero
Le encicliche
Ecclesiam Suam (6 agosto 1964), sul dialogo all'interno della Chiesa e della Chiesa con il mondo. Mense Maio (29 aprile 1965) che invita a pregare la Madonna per il felice esito del Concilio e per la pace nel mondo. Mysterium fidei (3 settembre 1965) sull'Eucaristia. Christi Matri (15 settembre 1966) con la quale chiede nuovamente preghiere alla Madonna per la pace nel mondo. Populorum progressio (26 marzo 1967) sullo sviluppo dei popoli. Sacerdotalis caelibatus (24 giugno 1967) sul celibato sacerdotale. Humanae vitae (25 luglio 1968) sul matrimonio e sulla regolazione delle nascite.
Altri documenti
Assai numerose le Lettere Apostoliche, le Esortazioni, le Costituzioni. Tra questi documenti meritano particolare menzione: le costituzioni apostoliche Paenitemini (17 febbraio 1966) sulla nuova disciplina del sacramento della Penitenza e Regimini Ecclesiae universae (15 agosto 1967); la lettera apostolica Octogesima adveniens (14 maggio 1971) per l'80° dell'enciclica di Leone XIII Rerum novarum; le esortazioni apostoliche Evangelica testificatio (29 giugno 1971) per il rinnovamento degli Ordini religiosi secondo l'insegnamento del Concilio, Marialis cultus (2 febbraio 1974) sul culto alla Madonna, Gaudete in Domino (9 maggio 1975) ed Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975) sull'evangelizzazione.               



I viaggi
Paolo VI fu il primo papa ad usare l'aereo per numerosi viaggi all'estero e in Italia.

All'estero
Terra Santa (4-6 gennaio 1964), nel corso del quale si incontrò con il patriarca ortodosso Atenagora.
India (2-5 dicembre 1964).
ONU, New York (4-5 ottobre 1965).
Fatima (13 maggio 1967).
Turchia (25-26 luglio 1967), nel corso del quale, ad Istanbul si incontrò nuovamente con il patriarca Atenagora.
Colombia (22-25 agosto 1968.
Ginevra (10 giugno 1969) dove visita il Bureau International du Travail e il Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Uganda (31 luglio-2 agosto 1969).
Estremo Oriente (26 novembre-4 dicembre 1970).

In Italia
1964: Orvieto (11 agosto) e Montecassino (24 ottobre); 1965: Pisa (10 giugno); 1966: Alatri, Fumone, Ferentino, Anagni (1 settembre) e Firenze (24 dicembre); 1968: Taranto (24 dicembre); 1970: Cagliari (24 aprile); 1971: Subiaco (8 settembre); 1972: Udine, Venezia, Aquileia (16 settembre); 1973: Acilia (31 ottobre); 1974: Fossanova, Aquino, Roccasecca (14 settembre); 1976: Bolsena (8 agosto); 1977: Pescara (17 settembre).

Concistori
Paolo VI tenne sei Concistori (22 febbraio 1965; 26 giugno 1967; 28 aprile 1969; 5 marzo 1973; 24 maggio 1976; 27 giugno 1977) creando 142 nuovi Cardinali.

Paolo VI fissò a 120 il numero massimo dei cardinali elettori del papa e con il motu proprio Ingravescentem aetatem stabilì che al compimento dell'80° anno di età perdono il diritto alla partecipazione al Conclave per l'elezione di un nuovo papa ma non quello di essere eletti.

Principali incontri e udienze
1963: J.F. Kennedy, S. U Thant, A. Segni; 1964: il patriarca Atenagora, Re Hussein di Giordania, Sukarno; 1965: G. Saragat; 1966; M. Ramsey, arcivescovo di Canterbury; 1967: N.V. Podgornyj, due volte il patriarca Atenagora, L.B. Johnson, Ch. De Gaulle; 1968; S.S. Mobutu, il patriarca Makarios III; 1969: R. Nixon, Hailé Selassié; 1971: Tito, il card. J. Mindszenty; 1972: G. Leone, Suharto; 1973: N. Van Thieu, Golda Meir, il Dalai Lama; 1975: G.R. Ford; 1977: Coggan, arcivescovo di Canterbury, J. Kadar, K. Waldheim, E. Gierek; 1978: S. Pertini.

Riforme e innovazioni
Numerose le riforme e le innovazioni apportate da Paolo VI nelle strutture e nella vita della Chiesa. Tra queste: l'istituzione della Pontificia Commissione per le Comunicazioni sociali (11 aprile 1964); l'istituzione del Segretariato per i non cristiani (19 maggio 1964); l'istituzione del Segretariato per i non credenti (9 aprile 1965; l'istituzione del Sinodo dei Vescovi (15 settembre 1965); la riforma del S. Offizio (7 dicembre 1965); l'istituzione del Consiglio per i laici e della Pontificia Commissione «Iustitia et pax» (6 gennaio 1967); l'istituzione della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, della Prefettura della Casa Pontificia e dell'Ufficio centrale di statistica della Chiesa (15 agosto 1967); l'istituzione della Giornata mondiale della pace (8 dicembre 1967); l'istituzione dei Chierici della Cappella Pontificia e della Consulta dello Stato della Città del Vaticano (28 marzo 1968); l'istituzione della Commissione teologica internazionale (11 aprile 1969); il nuovo regolamento dell'Ufficio delle Cerimonie Pontificie (1 gennaio 1970); lo scioglimento dei Corpi armati Pontifici ad esclusione della Guardia Svizzera (15 settembre 1970); l'istituzione del Pontificio Consiglio «Cor Unum» (15 luglio 1971); l'istituzione della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico Orientale (10 giugno 1972).

sabato 3 maggio 2014

47 DETENUTI MORTI NELLE CARCERI ITALIANE DALL'INIZIO DELL'ANNO

                                          

Roma, 2 mag. (Adnkronos) - Un detenuto di 51 anni in cella da due settimane, si è tolto la vita nel carcere di Poggioreale, a Napoli. Il suicidio risale a ieri ed è stato reso noto dall'Osservatorio permanente sulle morti in carcere.
''L'uomo -spiega una nota- faceva l'autotrasportatore e il 19 aprile scorso è stato fermato alla guida di un Tir con a bordo un ingente quantitativo di droga (78 kg di cocaina). Aveva accanto a se' il giornale che riportava la notizia del suo arresto''.
Da inizio anno, tira le somme l'Osservatorio permanente sulle morti in carcere, salgono a 50 i morti negli istituti penitenziari, 47 tra i detenuti (di cui 14 suicidi), mentre tra gli agenti di polizia penitenziaria si sono registrati 3 suicidi (l'ultimo in ordine di tempo il 29 aprile a Padova). A Poggioreale il precedente suicidio è del 19 febbraio scorso, quando un 33enne si è tolto la vita asifissiandosi con il gas.