lunedì 31 marzo 2014

REGIONE LOMBARDIA: 62 CONSIGLIERI INQUISITI PER PECULATO


I nomi di altri 37 consiglieri regionali della Lombardia sono stati iscritti nel registro degli indagati della procura di Milano, con l'accusa di peculato, nell'ambito dell'inchiesta sui rimborsi spese. 22 consiglieri sono del Pdl, 15 della Lega. Adesso complessivamente i consiglieri regionali indagati per i rimborsi sono 62, perchè vanno aggiunti i 22 che hanno ricevuto in precedenza inviti a comparire e che vengono interrogati in questi giorni e i tre indagati originari, Franco Nicoli Cristiani, Massimo Buscemi e Davide Boni. Per i 37 nuovi indagati nelle prossime ore potrebbero arrivare altrettanti inviti a comparire per interrogatori che dovrebbero svolgersi a gennaio, dopo le vacanze natalizie.

Tra gli indagati c'é anche Renzo Bossi  - Per i 37 indagati (22 esponenti del Pdl e 15 della Lega) stanno partendo gli inviti a comparire con l'accusa di peculato e tra i destinatari degli inviti c'é anche Renzo Bossi (il suo nome da indagato era già emerso nell'inchiesta). I 37 politici - tra cui consiglieri attuali (anche se dimissionari perché il Consiglio regionale si è sciolto) ed ex consiglieri - sono indagati per presunti rimborsi illeciti con soldi pubblici di spese 'sospette'. Soldi che avrebbero ottenuto, a vario titolo, tra il 2008 e il 2012. Venerdì scorso erano partiti i primi 22 inviti a comparire (11 per consiglieri del Pdl e 11 per quelli della Lega).

In totale sono 62 gli inquisiti - Lo scorso ottobre, con le acquisizioni dei documenti dei gruppi consiliari del Pdl e del Carroccio da parte dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, coordinati dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio, erano risultati indagati Davide Boni, ex presidente del Consiglio regionale, e gli ex assessori Massimo Buscemi e Franco Nicoli Cristiani. Al momento, dunque, gli indagati per la vicenda dei presunti rimborsi illeciti sono in tutto 62. Gli investigatori poi stanno analizzando anche le spese dei gruppi dell'opposizione dopo l'acquisizione di documenti al Pirellone effettuata venerdì scorso.
Minetti: spese sospette per 27mila euro - Secondo le indagini la consigliera comunale, che risulta indagata, già imputata per il caso Ruby, avrebbe usato i soldi pubblici per prendere taxi molte volte e pagare cene in ristoranti di lusso di Milano. Inoltre, stando all' inchiesta, Minetti malgrado avesse già a disposizione un Ipad in dotazione ai consiglieri regionali, ne avrebbe acquistato un altro da 750 euro. Tra le spese anche "400 euro" per "sei coperti" al ristorante 'Giannino', e 16 euro per acquistare il libro 'Mignottocrazia' di Paolo Guzzanti. L'elenco delle spese sospette effettuate da Nicole Minetti, tra il 2010 e il 2012, ammonta a circa 27.000 euro. E' quanto emerge dagli atti dell'inchiesta della Procura di Milano sui rimborsi regionali. In particolare, Minetti avrebbe speso oltre 6.000 euro nel 2010, circa 15.000 euro nel 2011 e più di 6.000 euro quest'anno. La consigliera, stando all'elenco delle spese in mano agli inquirenti, avrebbe pagato molte cene, spesso in un ristorante giapponese, e 899 euro per un Iphone nel 2012.

Le spese di Renzo Bossi - nche l'ormai ex consigliere regionale lombardo Renzo Bossi, detto 'il trota', figura, da quanto si è saputo, tra gli indagati nell'inchiesta della procura di Milano sulle spese illecite effettuate coi soldi dei rimborsi regionali. Anche per lui l'accusa è quella di peculato. Tra le spese che Renzo Bossi, indagato per peculato dalla Procura di Milano, avrebbe effettuato coi soldi del gruppo consiliare lombardo della Lega Nord ci sono anche numerosi acquisti di videogiochi, sigarette e bibite, in particolare la 'Red Bull'. Tra gli indagati poi, da quanto si è saputo, c'é anche un consigliere che avrebbe comprato coi rimborsi regionali anche il pane. 

Il capogruppo del Pdl ha speso 118mila euro -  Paolo Valentini, avrebbe fatto spese "estranee all'espletamento del mandato" per una somma complessiva di oltre 118.000 euro tra il 2008 e il 2012. E' quanto emerge dall'invito a comparire notificato all'esponente del Pdl. In particolare, Valentini avrebbe speso anche "1.560 euro" per una cena da 26 coperti nel dicembre del 2008 e "2.697 euro" di prodotti elettronici. 

Quindicimila euro in pasticceria e gratta e vinci - Il consigliere regionale lombardo della Lega Nord, Cesare Bossetti, avrebbe speso nel 2011 quasi 15 mila euro per comprare dolci in pasticceria e per fare colazioni con brioche e caffé. E' quanto emerge dall'inchiesta della Procura di Milano sui rimborsi regionali. Ad un altro consigliere lombardo, Angelo Giammario (Pdl), viene contestato invece di aver usato per fini personali oltre 27.000 euro di soldi pubblici. In particolare per noleggi auto e taxi. Pierluigi Toscani, uno dei 22 destinatari degli inviti a comparire della Procura di Milano, avrebbe acquistato anche "gratta e vinci" con i soldi pubblici. E' quanto emerge dalle carte delle indagini. All'esponente del Carroccio nell'elenco delle sue spese viene contestato anche l'acquisto di "salsicce di Norimberga" e di "lecca-lecca", oltre a "cartucce, armi, munizioni" da caccia per 752 euro.

Formigoni: "Batman non c'è in Lombardia" - "Credo proprio - ha aggiunto - che i nostri gruppi abbiano rispettato fino in fondo le regole". Arrivando al Pirellone a un convegno nell'ambito delle celebrazione dell'editto di Milano, Formigoni ha tenuto ad osservare "due cose" sull'inchiesta sui rimborsi. "La prima - ha detto - è che mi stupisce che siano soltanto alcuni gruppi, visto che le regole sono uguali per tutti". "La seconda cosa - aveva concluso l'ex governatore - è che in Lombardia le regole sono molto chiare, nette e del tutto diverse da quelle vigenti in altre Regioni: credo proprio che i nostri gruppi abbiamo rispettato fino in fondo le regole".

Nel mirino cene  e viaggi -  Alcuni consiglieri lombardi avrebbero speso soldi pubblici per degustazioni, cocktail e acquisti di carne in macelleria, oltre a videogiochi, cappuccini e brioche. E' quanto emerge dall'inchiesta della Procura di Milano sulle spese dei gruppi consiliari lombardi di Pdl e Lega.Stando a quanto ricostruito nelle indagini, alcuni consiglieri avrebbero usato i soldi pubblici per prendere ogni mattina cappuccino e brioche al bar. Inoltre, sarebbero stati spesi i soldi dei gruppi consiliari per acquisti di carne in macelleria, per pranzi in ristoranti di lusso milanesi, come 'A Riccione' e 'Berti', ma anche al Mc Donald's. In un caso poi un consigliere avrebbe anche chiesto lo sconto per un pranzo pagato con il prezzo 'Menu' bambinì. E gli investigatori avrebbero accertato anche soldi spesi per cocktail e degustazioni in pub e in altri locali, ma anche per pizze da asporto la domenica e per serate offerte ad amici.                              

Indagini su altri gruppi - I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, su ordine del procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dei pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio, stanno notificando i decreti di esibizione a tutti gli altri gruppi consiliari (esclusi quelli di Pdl e Lega). Con questa attività gli investigatori puntano a raccogliere tutta la documentazione relativa alle spese dei gruppi per accertare eventuali comportamenti illeciti.La richiesta di documentazione è stata fatta ai gruppi di Pd, Idv, Sel, Partito Pensionati, Udc e gruppo misto. La richiesta riguarda copia conforme della documentazione riguardo spese per attività di comunicazione, rappresentanza collaborazione/consulenza o comunque dichiarati utili per l'espletamento del mandato consigliare nel periodo compreso fra il 2008 e il 2012.
Taxi, alberghi, voli e biglietti del treno. Ma anche un vasetto di Nutella, i conti del gommista, quadri di un pittore lodigiano e tombole. Questi alcuni dei rimborsi 'sospetti' che i pm Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Antonio D'Alessio contestano a 29 consiglieri regionali di Pd, Sel, Idv, Pensionati e Udc, indagati per peculato. Sette di loro, però, non dovranno presentarsi in procura per chiarire la loro posizione, ritenuta più lieve vista la scarsa entità delle spese sostenute con i soldi pubblici. Tra i nuovi indagati, che si vanno ad aggiungere ai 62 colleghi di Pdl e Lega, ci sono i capigruppo Luca Gaffuri (Pd), Chiara Cremonesi (Sel), Stefano Zamponi (Idv), Elisabetta Fatuzzo (Pensionati) e Gianmarco Quadrini (Udc). Oltre a loro, hanno già ricevuto avviso di garanzia e invito a comparire Giuseppe Civati (Pd), Alessandro Alfieri (Pd), Angelo Costanzo (Pd), Enrico Marcora (Udc), Franco Mirabelli (Pd), Carlo Porcari (Pd), Francesco Prina (Pd), Carlo Spreafico (Pd) e Antonio Viotto (Pd) e altri 12 politici regionali. Gli importi contestati sono generalmente più bassi rispetto a quelli scoperti per il centrodestra.


La "finalità istituzionale" di alcune voci, però, merita di essere spiegata, come ad esempio i 2,70 euro spesi dal consigliere Pd Carlo Sprafico per un barattolo di Nutella. Tra i rimborsi di Spreafico, anche il dvd del film Disney Hercules, un corso d'inglese, 4000 euro per due quadri del pittore lodigiano Romano Trojani, una macchina fotografica e una telecamera. Indagato anche Pippo Civati, volto emergente del Pd, per oltre 700 euro di taxi, biglietti ferroviari e hotel. L'esponente di Sel Chiara Cremonesi dovrà spiegare ai pm come, tra il 2010 e il 2012, abbia speso gli oltre 114mila euro che le vengono contestati in qualità di capogruppo al Pirellone. Nel suo 'carrello della spesa' un master su come vincere le elezioni da 59 euro, cappuccini, brioches, focacce, spremute e pieni di benzina. Tra le ricevute anche abbonamenti settimanali ai mezzi pubblici e parcheggi, un'orchidea da 25 euro, ben 6.534 euro sborsati il 20 marzo 2012 per l'ottimizzazione dei contenuti all'interno del sito, progetto a favore di www.giuliocavalli.net, spot a Radio Popolare e manifesti 'Lega Ladrona' e 'Formigoni go home'.

Tra le spese bizzarre, anche 11 tombole comprate dall'esponente dell'Udc Marcora dall'associazione Valeria Onlus, diverse copie del libro "Il bene di tutti. Gli affreschi del buon governo" per un totale di 2.380 euro, pranzi e cene e un treppiede per la telecamera con relativa sacca per 304 euro.
Le spese allegre di certi consiglieri regionali sono delle più svariate specie, come dimostra la vicenda dei 64 consiglieri lombardi sui quali pende l’accusa di peculato. I soldi pubblici in questo caso sarebbero stati spesi "tra i 2008 e il 2011 per l’acquisto di aspirine e vasetti di Nutella, serrature e caviale ma anche banchetti ben orchestrati. In tutto 2 milioni e 140mila euro" sacrificati sull’altare delle esigenze degli amministratori del Pirellone. Esigenze ritenute dai magistrati non corrispondenti alle previsioni di legge, evidentemente. Dalle indagini è esclusa la Giunta anche “se – stando a quanto riporta oggi il Corriere della Sera e riprende TgCom 24 – la Procura fa notare che i rimborsi, pur essendo corretti dal punto di vista formale, sono anomali”.
I consiglieri coinvolti - I consiglieri coinvolti apparterrebbero a Pdl (31), Lega (23), Pd (5), Udc (2), Sel (1), Italia dei Valori (1) e Pensionati (1). Tutti rischiano di essere rinviati a giudizio per peculato. Le spese dei consiglieri in questione infatti sembrano aver poco a che fare con l’attività politica. Secondo il Corriere, un consigliere della Lega (Alessandro Marelli) avrebbe speso 35 euro in un negozio di serrature. Mentre un altro del Pd (Guido Galberti) si sarebbe fatto rimborsare una confezione di aspirina da 12,10 euro. Il capogruppo dell’Udc (Gianmarco Quadrini) avrebbe presentato una ricevuta da 2.190, 29 euro per “caviale e pesce vario”. Giuseppe Angelo Giammario (Pdl) "si sarebbe fatto rimborsare 120 bottiglie di vino Refosco da 1.094 euro mentre il collega di partito Gianluca Rinaldin avrebbe speso 265,5 euro per pasteggiare con due commensali sorseggiando Brunello di Montalcino". Solo alcune delle spese pazze, perché non mancano tanti televisori, tablet e smartphone comprati a carico della Regione Lombardia.                     


Coppetta di gelato e vaso di Nutella - Colpisce in questa vicenda - come in quella di altre regioni del resto - che i consiglieri non abbiano esitato ad acquistare a carico dei cittadini oggetti e servizi particolari di un certo valore ma anche cose di valore infimo. Quasi che lo stipendio da consigliere non bastasse a far fronte neppure a certe piccole spese. Così "un esponente leghista del consiglio avrebbe presentato per il rimborso uno scontrino da 2,70 euro per una coppetta di gelato, mentre un altro del Pd avrebbe chiesto il rimborso di un vasetto di Nutella da 2,70 euro".

Si salva la Giunta - Si salva invece la Giunta. I Pm Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Antonio D’Alessio hanno chiesto l’archiviazione per venti degli assessori nonostante alcune loro spese siano state definite “anomale e inopportune”. Si parla di “aperitivi da 179,75 euro, pranzi e cene in ristoranti stellati e costose degustazioni di vini pregiati”. Il Corsera parla per esempio di "un lungo elenco di pasti (quasi 17mila euro) riguardanti l’ufficio di presidenza allora guidato da Roberto Formigoni, ad esempio 22 pranzi o cene nell’ hotel a 5 stelle Le Meridien Gallia a due passi dal Pirellone. Ma anche in ristoranti famosi, come quello dell’11 marzo 2009 allo stellato Cracco in occasione di un incontro tra il Presidente e la Consulta architetti del Bie. Accompagnato da degustazione di vini, costato all’erario 2.520 euro". La decisione di non procedere nei loro confronti pare tuttavia derivi dal fatto che le norme applicabili sono più elastiche rispetto a quelle in vigore per i consiglieri regionali.

venerdì 28 marzo 2014

L'ARMA DEI CARABINIERI DIMEZZATA DALLA SPENDING REVIEW





Duramente «colpiti», ridimensionati, quasi privati della capacità di reazione. La «mannaia» di Carlo Cottarelli, il commissario alla revisione della spesa, sta per abbattersi sull’Arma dei carabinieri dopo anni di «tagli decimanti» che già hanno piegato la «spina dorsale» della Benemerita. Con la prospettata spending review ad avere la peggio potrebbe essere, come pare inevitabile, la sicurezza dei cittadini. È quanto emerge da uno studio interno elaborato dal Cocer dell’Arma, «disarmata» nell’attesa degli ulteriori «tagli» che non tengono conto della straordinaria e inveasiva opera di razionalizzazione già messa in campo in questi anni dalla Benemerita. Numeri e cifre di quanto già fatto; ricadute e conseguenze che rischiano di abbattersi sulle nostre «divise», quelle che al loro interno annoverano anche il nome di Giuseppe Giangrande, il brigadiere ferito proprio davanti l’ufficio di Palazzo Chigi che ha dato mandato a Cottarelli di trovare 7 miliardi di euro. Eppure l'Arma, che ogni giorno rischia la vita dei suoi uomini, ha già dato, è già venuta incontro alle esigenze di «cassa» dei governi che si sono succeduti.
INTERVENTI GIÀ EFFETTUATI
A causa delle varie leggi finanziarie susseguitesi negli anni, i carabinieri sono stati «costretti» a rivedere la propria organizzazione, «intingendo» nella carne viva di ogni singolo militare, a chiudere uffici, eliminare auto, elicotteri, navi. Perché quando si parla di riformare stazioni e tenenze, è di questo che si tratta: «colpire» un uomo un divisa che si sveglia ogni mattina per proteggere lo Stato e i cittadini. Dal 2001, ad esempio, esiste il Centro Nazionale Amministrativo, creato allo scopo di ricondurre ad un’unica unità organizzativa tutte le attività di gestione di stipendi, pensioni, documentazione matricolare e assistenza fiscale. Un lavoro «amministrativo» che prima era portato a termine da 1.300 militari, dislocati sul territorio nazionale, e che oggi viene svolto da poco più di 300 uomini. Gli «sforzi» dell'Arma, a cui ora si chiede inspiegabilmente di più, sono stati rivolti anche alla cosiddetta «Organizzazione Centrale-Comando Generale Roma», con la soppressione, nel triennio 2009/2012, di ben 266 posizioni d’impiego. Avete letto bene: 266, non una o due. Non è stato nemmeno possibile «proteggere» l'organizzazione addestrativa della Benemerita: sono infatti state soppresse due Scuole Allievi di Fossano (Cn) e Benevento, che hanno significato il recupero complessivo di 486 unità organiche. La «carneficina» non finisce qui. Inevitabile è stato anche «toccare» l'organizzazione Mobile e Speciale, con la soppressione dei servizi amministrativi dei reggimenti e battaglioni, le cui funzioni sono state assorbite dai servizi amministrativi dei comandi Legioni, consentendo il recupero di 1.014 uomini. E poi anche la soppressione dei Raggruppamenti Tecnico Logistico Amministrativi dei Comandi Interregionali, che ha permesso il recupero di 1.083 unità. Di più, obiettivamente, è impossibile fare      


 VIA AUTO, AEREI, NAVI, ARTIFICIERI, ELICOTTERI
L'Arma, dunque, ha subìto colpi micidiali, colpi da cui, a bocce ferme, sarà difficile riprendersi, soprattutto se si pensa al resto: 178 unità e 51 elicotteri recuperati nel servizio aereo; 234 unità e144 mezzi nel servizio navale (con la relativa chiusura di 82 siti); 49 unità recuperate nel 2012 sul reparto Carabinieri Presidenza della Repubblica e Reggimento Corazzieri; dai nuclei cinofili altre 87, con la riduzione dei presidi a 21; è poi 55 unità dai Comandi Artificieri, 107 tra i tiratori scelti e 60 nell’ambito dei subacquei.




STAZIONI CHIUSE, COMPAGNIE A RISCHIOI cittadini hanno potuto assistere alla «sparizione» delle stazioni dei carabinieri, perdendo un punto di riferimento imprenscindibile, una garanzia di protezione e «sicurezza», un «alleato» fidato e sempre presente. Sono state accorpate 31 stazioni. Per quattro di esse è già pervenuto l’assenso del ministero della Difesa e si procederà all’accorpamento. Per altre cinque è stato richiesto l’assenso ministeriale. La «mannaia» rischia inevitabilmente di abbattersi anche su altre 32, sulle quali sono in corso di ulteriori approfondimenti. Sono stati, inoltre, soppressi due presidi presso scali ferroviari e aeroportuali, mentre sei compagnie sono state rimodulate in tenenze. Infine un'altra compagnia è stata soppressa e le competenze sono state trasferite a quella confinante. Dovrebbe bastare per convincere Cottarelli a rivedere i suoi piani, convincerlo che «tagliare» ancora le «divise» è un non sense, un boomerang, illogico. Nell'ambito di un tavolo tecnico presso il dipartimento della polizia di stato si è anche agito verso un'ulteriore razionalizzazione con altri interventi che penetrano nella vita dei militari e conseguentemente dei cittadini. L'attenzione è stata posta su 228 Comuni, e sono stati individuati 45 centri su cui fondare la riorganizzazione della sicurezza. Più esattamente sono state soppresse sei compagnie, altre tre sono state spostate, avendo come fine l'accorpamento di 9 stazioni. In pochi dei comuni individuati la situazione e rimasta invariata. Interventi «massacranti» per la Benemerita, che consentirebbero sì di recuperare 276 «posizioni di impiego», ma a che prezzo?


GAZZELLE SPARITE E SICUREZZA A RISCHIO
Eppure è chiaro, assodato, accertato, che ogni volta che da un paese o quartiere sparisce una caserma, la «gazzella» non si vede più e al numero di telefono memorizzato da decenni (il 112) non risponde più nessuno, gli effetti sulla comunità sono pessimi. Lo dimostrano le indagini demoscopiche, che provano come gli italiani ripongano la loro fiducia proprio negli uomini in divisa. Il loro gradimento verso i carabinieri e tutte le forze di polizia è sempre alto. Ed è quasi un mistero il come riescano ancora ad agire e svolgere il proprio lavoro, nonostante da sette anni i loro bilanci si siano drasticamente assottigliati. Allora c'è da chiedersi: come può uno Stato ordinare una sicurezza più oculata sul territorio e allo stesso stesso tempo tagliare le risorse economiche per attuarla?

UMILIATI E OFFESI, DIVISE A META’ STIPENDIO
La spending review ha creato fra gli uomini dell'Arma scoraggiamento e sofferenze. Negli ultimi anni leggi e decreti si sono abbattiti sulla Benemerita, mese dopo mese, anno dopo anno, sfiancando chi nell'Arma c'è da decenni e chi c'ha appena messo piede. E se nonostante ciò i carabinieri continuano a servire lo Stato fedelmente e proteggere i cittadini, dall'altro non si può far finta di non vedere che vengono trattati come gli «altri» dipendenti pubblici ignorando la loro specificità, che viene così calpestata, sminuita, messa in secondo piano. Cos'è infatti, se non questo, il blocco degli aumenti stipendiali, quello dei contratti, l'accorpamento del contratto normo-economico triennale, il blocco degli avanzamenti nel grado, quello su alcune indennità come l’assegno di funzione, la rivisitazione del sistema pensionistico, il blocco ormai infinito della previdenza complementare. E il protrarsi anche nel 2014 del blocco delle retribuzioni relative alle promozioni e agli automatismi stipendiali, non può non alimentare un disagio palpabile, crescente, a volte ingestibile. Se solo le Istituzioni dessero un segnale di considerazione in questo ambito, di certo ciò rappresenterebbe un passo concreto verso il riconoscimento di quella «specificità» sostanzialmente messa da parte.

RAZIONALIZZAZIONE DEI COMANDI Lo Stato ha dunque abbandonato i «suoi» carabinieri? Ha lasciato al loro destino quei servitori che «nei secoli» hanno dato e danno la vita per gli altri? Lo Stato dimentica che quegli stessi carabinieri hanno moltiplicato i loro sforzi con la inevitabile conseguenza di aver dovuto accantonare, trascurare, le loro famiglie per dedicarsi alla sicurezza dei cittadini? Lo Stato non sa che i carabinieri sempre più spesso si separano dalle proprie mogli e che molti di loro si suicidano, come dimostrano i numeri? È solo un dato statistico o non è un segnale drammatico di scelte sbagliate? Oggi un carabiniere non finisce più la carriera nell’Ufficio/Comando che ha contribuito a far crescere; non ha certezze sulla pensione (chi va in pensione in questo momento storico subirà un notevole danno economico); non si vede riconosciuta la previdenza complementare; si vede congelati gli aumenti stipendiali, l’avanzamento nel grado, l’assegno di funzione; assiste al mancato riordino dei gradi che preclude la speranza di carriera e nemmeno al rinnovo dei contratti; non si vede più affiancato da carabinieri giovani a causa del blocco delle assunzioni. È troppo. A causa del blocco parziale del turn over, la forza effettiva dell’Arma registra un deficit organico di 12.600 unità a fronte di una forza prevista dalle leggi di 117.920 unità.

PAPA FRANCESCO RIMUOVE IL DISCUSSO VESCOVO DI LIMBURG



Il Papa ha accolto le dimissioni del Vescovo di Limburg Franz-Peter Tebartz-van Elst e ha annunciato la nomina di un Amministratore apostolico  il Vescovo Mons. Manfred Grothe. Il 20 ottobre 2013 Tebartz-van Elst, 54 anni, studi teologici, aveva presentato le sue dimissioni a seguito dello scandalo per le spese faraoniche  ed eccessive per la costruzione del Centro Diocesano "St. Nikolaus" che comprende anche la residenza vescovile. Il tutto per la modica somma di 31 milioni di euro. L'ex Vescovo di Limburg era chiaccherato e, più volte, era finito sulla stampa per il suo comportamento disinvolto. Circa un anno fa andò in India con un altro Vescovo per vedere la possibilità di costrire un villaggio per bambini disagiati.  e prese due biglietti di prima classe andata e ritorno. La cosa si venne a sapere e la cittadinanza di Limburg protestò. La goccia che ha fatto traboccare il vaso però è stata la costruzione del Centro Diocesano Saint Nikolas.
                                     

                           Il Duomo e il centro diocesano


La diocesi di Limburg ha 2 milioni e 222 mila abitanti e 700 mila battezzati, 700 sacerdoti, 256 uomini religiosi,  1030 suore, 61 diaconi permanenti e 329 parrocchie. Ora il Papa che ha accolto le dimissioni di questo Vescovo un po' stravagante per le sue follie e bella vita chiede il silenzio alla comunità di Limburg. Il vescovo è il successore degli Apostoli ed è un uomo di carità, di fede e di speranza.  esecita la prudenza ma a Limburg l'ex vescovo ha ecceduto. Anche se ha buone conoscenze e appoggi a Roma e in Germania noi non rinunciamo a dire la nostra opinione. Il vescovo fa il voto di povertà a cui deve attenersi tutta la vita. Ma qui Franz-Peter Tebartz-van Elst non sa neanche cosa sia la povertà di cui ci ha parlato papa Francesco anche nell'Esortazione apostolica Evangelii gaudium. Gli sprechi, gli sfarzi, il lusso di questo vescovo sono un insulto alla povertà, al miliardo di persone che è alla fame, allo stremo, e non puo' nè bere nè mangiare. Ancora peggio delle periferie di Buenos Aires è l'Africa centrale e meridionale. E questo vescovo per i suoi capricci ha realizzato una megacostruzione che lo rende megalomane. E se è megalomane è malato suo malgrado. Questa è la situazione in estrema sintesi.
            
                            Il centro diocesano Saint Nikolas

 Ma vediamo cosa dice il dizionario medico su questa patologia. La megalomania (dal greco μεγαλομανία) è uno stato psicopatologico caratterizzato dalle fantasie di ricchezza, di fama e di onnipotenza. La parola deriva da due parole greche: megas (grande) e "mania" ovvero ossessione. Questa patologia mentale è certe volte sintomo di disturbi paranoici e maniacali. Pertanto, poichè la grazia non può supplire la natura, ne consegue che questo Vescovo avendo manie di grandezza ed essendo megalomane non può fare nè il sacerdote nè il vescovo. A meno che un pool di psichiatri se ne assume le responsabilità. Questo per il bene della Chiesa e dei fedeli. I Vescovi, è noto, sono i successori degli Apostoli. E gli Apostoli, chi sono? Sono coloro che il Signore ha scelto, ha separato, segregato in ordine ad una missione in favore del popolo (Eb 5, 1). Sono coloro, che Egli manda (cfr. Gv  15, 16; Mt  19, 29; Lc 18, 29; Gal. 1, 15; Rm  1, 1; At  13, 2). Apostolo vuol dire mandato. Gli Apostoli, e perciò i Vescovi loro successori, sono i rappresentanti, o meglio i veicoli, gli strumenti della carità di Cristo verso gli uomini. Il ministero episcopale è segno e strumento di salvezza (cfr. Mt 9, 38; Lc  6, 13; Gv  20, 21). Gli uomini nell’economia ordinaria e divina della salvezza non si salvano da soli. La Chiesa è il sacramento visibile dell’amore salvifico di Dio (cfr. Lumen Gentium, n. 9).
            Il vescovo e la sua macchina sportiva costosissima


E il sacerdozio ministeriale è indispensabile (ib. n. lo), ed ha nell’Episcopato la sua piena espressione. Occorre infatti chi porta agli uomini la parola di Dio (Dei Verbum, n. 10); occorre chi distribuisce ad essi i misteri della grazia (cfr. 1 Cor. 4, l-2); occorre chi guida sulle vie del Signore (cfr. Gv  21, 15; Lumen Gentium, nn. 19-20); occorre chi riunisce in Cristo mediante il Vangelo (Rm 10, 8; 1 Cor. 4, 1-2; Tit. 1, 7; 1 Petr. 4, 10; ecc.). Cioè i Vescovi sono ministri, sono servitori; essi non sono per sé; sono per gli altri. Sono  per i  Fedeli della Chiesa (cfr. Lc 22, 26; Rm 1, 14; Lumen Gentium, n. 20). Essi sono per la Chiesa. Per la Chiesa i Vescovi hanno diritto e dovere di esercitare le funzioni di Maestri, di Sacerdoti, di Pastori (cfr. 1 Petr. 4, 11; Pont. Rom. n. 18; Decr. Christus Dominus, nn. 12- 16). Sono per la Chiesa, e alla Chiesa offrono tutta la loro vita (2 Cor. 12, 15). 


       Il successore pro tempore del Vescovo di Limburg  Mons. Manfred Grothe

Papa Francesco, invece, disegnando il ruolo del vescovo  pone l'accento  sul fatto che i vescovi sono stati costituiti nelle cose che riguardano Dio. Al vescovo compete più il servire che il dominare. Sempre in servizio, sempre il servizio”. “Mediante l’orazione ricordate quel primo conflitto nella Chiesa di Gerusalemme, quando i vescovi avevano tanto lavoro per custodire le vedove, gli orfani e hanno deciso di nominare i diaconi. Perché? Per pregare e predicare la Parola. Un vescovo che non prega è un vescovo a metà cammino. E se non prega il Signore finisce nella mondanità”. “Amate- dice Francesco -  con amore di padre e di fratello tutti coloro che Dio vi affida. Anzitutto presbiteri e diaconi: sono vostri collaboratori, sono i più prossimi dei prossimi, per voi. Mai far aspettare un presbitero, un’udienza, subito rispondere. Siate vicini a loro. Il vescovo è chiamato ad amare anche i poveri, gli indifesi e quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto”.
“Vegliate con amore su tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo vi pone a reggere la Chiesa di Dio. Vegliate nel nome del Padre, del quale rendete presente l’immagine; nel nome di Gesù Cristo, suo Figlio, dal quale siete costituiti maestri, sacerdoti e pastori. Nel nome dello Spirito Santo che dà vita alla Chiesa e con la sua potenza sostiene la nostra debolezza!”.
 Obiettivamente possiamo dire che l'ex Vescovo di Limburg   Franz-Peter Tebartz-van Elst,  vescovo megalomane, abbia questi requisiti? Basta osservare la mimica facciale, i suoi gesti e la cinesica per essere preoccupati.

mercoledì 26 marzo 2014

FORMIGONI RINVIATO A GIUDIZIO PER CORRUZIONE


         Mi accusano di un gravissimo reato (associazione per delinquere)per  aver preso 8, 5  milioni di euro, ma almeno mi  sono goduto la vita   in Sudamerica, Argentina, Patagonia, Brasile; nei Caraibi (Anguilla e Saint Marteen) e in Costa Smeralda Sardegna con un mare azzurro verde cristallino,  yacht, resort di lusso, donne. Il tutto per la modesta somma di  4,5 milioni pagati dal mio faccendiere Daccò. Dal 2006 al 2011. Io ho ricambiato facendo passare solo 15 delibere per la Fondazione Maugeri per un valore di 200 milioni in 10 anni. Chiamatemi scemo... Certo, sono un cattolico dei Memores Domini e ho fatto i  tre voti di castità, povertà e obbedienza. Ma, in fondo, mi accusano di aver rubato; oggi però rubano tutti. Poi non ho rispettato il voto di povertà con lussi, sfarzi, vacanze da sogno e tanti soldi, troppi. Farò penitenza visto che siamo in Quaresima.  Il sesso? Sono vergine da sempre e a 64 anni sono solo un po' gaudente, libertino, ed epicureo. Ora, don Julian Carron (il capo mondiale dei ciellini) mi caccerà dal movimento ecclesiale per la mia indegnità. Ma almeno  se vado a finire in mezzo alla strada un po' di fieno in cascina l'ho messo in 17 anni al Pirellone. Grazie lumbard per avermi fatto governatore: siete proprio dei pirla!



 

La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di corruzione per l'ex Governatore lombardo e senatore del Ncd Roberto Formigoni (insieme ad altre 12 persone) nell'ambito dell'inchiesta sulla realizzazione di una discarica di amianto a Cappella Cantone (Cremona). Secondo l'accusa, l'imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli avrebbe versato oltre un milione di euro alla Compagnia delle Opere di Bergamo su input dell'ex governatore lombardo e altri 100mila euro sarebbero finiti nelle tasche dell'allora vicepresidente del Consiglio regionale, Franco Nicoli Cristiani, per ottenere il via libera alla realizzazione della discarica attraverso una delibera proposta dallo stesso Formigoni, in contrasto con alcune norme a protezione dell'ambiente.
Lo riferiscono fonti giudiziarie.I pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio avevano depositato l'avviso di chiusura indagini lo scorso dicembre.
Coinvolte 13 persone e 5 società Dopo l'avviso di chiusura delle indagini notificato lo scorso dicembre, il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e i pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio hanno formulato la richiesta di processo a carico di 13 persone e 5 società per la vicenda.
Stando alle indagini, l'imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli, interessato alla realizzazione della discarica, avrebbe versato 100mila euro all'allora vicepresidente del Consiglio Regionale, Franco Nicoli Cristiani «al fine - stando all'imputazione - di ottenere l'Autorizzazione integrata ambientale, necessaria». Locatelli avrebbe pagato poi gli ex vertici della Compagnia delle opere di Bergamo, «che agivano in nome e per conto dei pubblici ufficiali Raimondi Marcello», ex assessore regionale all'Ambiente, e «Formigoni».

L'accusa: oltre 1 milione di euro alla Compagnia delle opere di Bergamo
Diecimila euro poi sarebbero andati all'ex funzionario dell'Arpa Lombardia, Giuseppe Rotondaro. In più, l'imprenditore avrebbe versato, tra «denaro ed altre utilità», oltre un milione di euro «in favore della Compagnia delle Opere di Bergamo»: un modo per remunerare, secondo i pm, Formigoni e Raimondi. In cambio, sempre stando all'imputazione, Locatelli avrebbe ottenuto «l'approvazione della delibera di Giunta Regionale del 20 aprile 2011 n.1594, su proposta del Presidente, che consentiva la disapplicazione delle prescrizioni contenute nel Piano Cave adottato dal Consiglio Regionale».
                                        
                                        

GRUBER, MENTANA, SANTORO E BIGNARDI



Non abbiamo ancora capito se per l'editore Urbano Cairo da Alessandria, proprietario de La 7, gli investimenti nelle risorse umane (che brutto termine) producano utili o passività. Se cioè i programmi che vanno in onda in prima serata hanno uno share discreto, buono, ottimo oppure è scarso e, quindi, i ricavi della pubblicità non arrivano come per esempio a Mediaset o nella corazzata della Rai. E', evidente, che in caso di passività Urbano Cairo dovrà tenere una Tv in perdita o fare una selezione rigorosa dei vari programmi e dei conduttori e conduttrici. Questo è il ragionamento che fa ogni imprenditore. Prima viene la logica del profitto, poi quella dell'uomo e dei suoi bisogni. Una logica che un marxista come Michele Santoro non condivide (per la verità anche noi cattolici) ma purtroppo è cosi. Piaccia o no.
Vediamo ora i protagonisti de la 7. Tutte le sere il Tg lo conduce Enrico Mentana, 59 anni, origini calabresi, una gioventù al quartiere Giambellino di Milano e un diploma al liceo ginnasio classico statale  Manzoni in via Orazio 3, sposato  due volte, 4 figli.  A Mentana io gli conferirei una laurea ad honerem in scienze della comunicazione e del giornalismo. Sa comunicare, è tempista, fa gioco di squadra, è un po' spregiudicato (nel senso buono), è un professionista, è un leader. Il che in una società digitale, dell'informazione e globalizzata è un pregio. Sicuramente è un uomo di buone letture. Ha alle spalle anni passati alla Rai e anni passati a Mediaset sempre come giornalista e direttore. Legge tutte le mattine i quotidiani, i settimanali, è attento a quello che succede in ogni angolo del pianeta. Vuole l'esclusiva e gli riesce quasi sempre. E' preparato anche se da buon ex socialista non si fida dei preti ma a Matrix nel febbraio 2006 difendeva a spada tratta padre Fedele Bisceglie ora ridotto allo stato laicale. Ma su papa Francesco, sui concetti di misericordia e di perdono che egli propugna, dovrà ricredersi. Perchè la Chiesa di Francesco è “una Chiesa santa e peccatrice senza macchia né ruga”(San Paolo). Voto: 8+         

Passiamo all'altro volto serale: quello di Lilli Gruber giornalista, 56 anni, originaria di Bolzano, compagna di un giornalista di guerra, giornalista, conduttrice e scrittrice. Una donna laureata in Lettere a Venezia non poteva che scrivere libri e fare giornalismo. Lilli Gruber una delle donne più belle della TV appare sempre elegante, affabile, gentile con il suo caschetto e la sua frangetta color rosso ramato pettinati in maniera ineccepibile. Rigorosamente in pantaloni e tacchi a spillo (cm 10 ) a lei piace avere un ruolo non secondario: è una primadonna. Sa esercitare il comando, ha coraggio da vendere come quando è partita come inviata di guerra a Bagdad, oppure quando ha fatto la telecronaca da Berlino e dagli Usa per l'11 settembre. E' una donna che ama la conversazione, è brillante, e non è noiosa e antipatica. L'ascolteresti non mezzora, ma un'ora. I suoi libri per chi volesse approfondire l' Islam, la condizione della donna e le cronache da inviato sono da leggere con attenzione. Voto: 8  1/2       

Ora parliamo di Michele Santoro, salernitano, 63 anni a luglio, una laurea in Filosofia, giornalista, conosciuto in tutta la penisola sia per la sua passione politica e le battaglie per la legalità  sia  per il suo giornalismo fazioso e intollerante. Appare in crisi,  depresso e demotivato. Quando il Cavaliere era in sella lui era come un leone. Adesso è sottotono. Anche se rispetto a qualche anno fa è migliorato. E' più gentile, è democratico, non ti toglie il microfono, non dice parolacce. Insomma, questo ex maoista, ci stupisce. Più diventa vecchio più diventa buono. E' come il vino che sta nella botte diversi anni. Santoro è in crisi perchè tutti hanno copiato il suo format (si dice cosi?). Tutti intervistano politici, sindacalisti, leghisti e grillini. Tutti vanno davanti alle fabbriche che chiudono. Tutti parlano di Renzi. Tutti parlano dell'eurozona e degli euroscettici. Tutti parlano degli stipendi d'oro. Quello di  Paolo Scaroni ad dell'ENI è addirittura scandaloso (6,4 milioni di euro l'anno!!!),  Mauro Moretti ( della CGil ) ha ripianato i debiti e se prende 870 mila euro l'anno ma  sono meritati. Non sono rubati.  Lo stipendio dell'ad di Enel Fulvio Conti è vergognoso: 4 milioni l'anno più un bonus di 2,5 milioni. Massimo Sarmi dirigente delle Poste spa cumula due incarichi: presidente e ad per uno stipendio annuale di  2,2 milioni di euro l'anno. Pietro Franchi Tali ex ad di Saipem è andato tra pensione e stipendio ha preso 6,94 milioni e un bonus di 2, 28 milioni.   Ritornando a Santoro che prima mandava in avanscoperta Ruotolo adesso che fa? Tutte le sue idee le hanno prese Paragone, Sottile, e Formigli (è bravo, è corretto è un professionista). E Santoro è rimasto spiazzato. 
                                
 

Ora potrà fare qualche servizio sulle europee, sulla secessione, sui prepensionamenti, sugli stipendi d'oro, sugli 80 euro mensili netti in busta paga promessi da Renzi. Anche Santoro (notoriamente ateo) non ha mai fatto un servizio sui temi religiosi. Forse la pensa come Fuerbach: “Non è Dio che ha creato l'uomo, ma è l'uomo che ha creato Dio”. Oppure la pensa come Marx: “La religione è l'oppio dei popoli” oppure come Freud : “ La religione è un'illusione, e deriva la sua forza dal fatto che corrisponde ai nostri desideri istintuali”. Ma quand'anche la pensasse come quelli vengono definiti i maestri del sospetto, potrebbe fare qualche servizio sulle unioni di fatto, sui matrimoni gay, sull'eutanasia, sull'abolizione del celibato, sulle donne nella Chiesa. Insomma, caro Santoro, se lei fa un programma come Formigli o Paragone gli ascolti saranno sempre bassi. Se poi il giustizialista Marco Travaglio continuerà a declamare versi come faceva Dante con "La Commedia"  il flop è assicurato. In effetti Travaglio per noi è la nota stonata di Servizio pubblico. Bisogna cambiare strategia. Voto: 6/7
Corrado Formigli,  napoletano, 48 anni, viene dalla covata di Santoro, è stato inviato di guerra e ha fatto giornalismo TV con Carelli e Santoro. Ha vinto due volte il premio televiso Ilaria Alpi e conosce il mestiere da giornalista avendo fatto la gavetta. Che dire? Fare tre programmi fotocopie non serve. E' vero che qualcuno dirà che ci sono delle differenze e delle sfumature che io non so cogliere, ma la gente percepisce questo. Formigli è migliorato molto. Voto: 7+              

Gianluigi Paragone ha origini meridionali ma è nato a Varese nella terra di Bossi e di Maroni. E' li che ha conosciuto i due ed è stato nominato direttore de la Padania. Si innervosisce quando gli rinfacciano il suo periodo nella Lega Nord. Ma Paragone non dimenticarti che non facevi le fotocopie in Bellerio ma eri il direttore del giornale di Partito della Lega Nord. Questo è il tuo passato se poi l'hai rinnegato è un altro discorso.  Non ricordo storici editoriali o fondi particolari durante la sua gestione. Mi ricordo che aveva la passione per le inchieste ma il giornalismo non è solo inchieste! Il pennarello e la lavagna che usa a "la gabbia" la usava anche a la Padania che non ha mai avuto lettori nonostante in Lombardia ci siano 10 milioni di abitanti, in Veneto 5 milioni e in Piemonte 4,5 milioni. Se aggiungiamo Friuli e Liguria si arriva a 23 milioni di abitanti complessivi nel Nord. Ma la Padania con Paragone non ha mai avuto tirature, non dico milionarie ma neanche di decine di migliaia di copie. Una gestione fallimentare. La carta stampata evidentemente  non fa per Paragone. Di Montanelli ce n'è stato uno solo. Ora Paragone dopo la Padania ha cambiato look E' dimagrito, non porta più giacca e cravatta, indossa orecchini, jeans, la solita inseparabile camicia blu. Porta la barba e indossa scarpe da ginnastica verdi, gialle, bianche che il cameramen per rispetto del suo capo non riprende. In ogni caso, gli diamo la sufficienza: 6- per il suo impegno e entusiasmo. 

 
Da ultimo lasciamo la brava giornalista Daria Bignardi, ferrarese, 54 anni, sposata 2 volte, 2 figli, laureata in Lettere moderne, giornalista e  conduttrice de “Le invasioni barbariche.” Per tre ore ogni mercoledi la vedete fare interviste ai personaggi più variegati del mondo della cultura, dello spettacolo, del cinema, della politica e dell'attualità consumata padrona di casa al punto da offrire da bere all'ospite. E' una indagatrice come pochi. Ti mette a tuo agio e poi arriva la domanda imbarazzante per l'ospite. Ma questo è il bello della diretta.  Come faccia a fare salotto e intrattenimento per tre ore lo sa solo lei. Comunque è un programma culturale,  ben strutturato, con idee nuove e originali. Daria dimostra di essere, si, una donna anticonformista ma consapevole che viviamo in una società liquida, plurale e postmoderna. E questo si evince dalle sue interviste. A volte come la sua collega Gruber si  avvale della collaborazione di Beppe Severgnini, un giornalista educato, serio, perbene. Ma le sue analisi sono di un uomo più anziano e non sembrano adeguate alla nostra società iperindividualista e soggettivista, edonista, consumista e materialista. Il programma della signora Bignardi lo vedono circa 1 milione di italiani. Voto: otto.
La star de la 7 è Maurizio Crozza che fa sempre il pieno di ascolti. E' un comico genovese, ha lavorato molto nei teatri italiani, non è sempre super partes, ma è bravissimo a imitare il Celeste divo  che è inguaiato fino al collo con informazioni di garanzia e rinvii a giudizio. Crozza imita bene quasi tutti con questo gioco di parrucche che lo rende travestito (non nel senso  uomo travestito da donna) e strano. A Crozza piacciono le tematiche politiche che emergono di suoi sketch.  Crozza merita la stima degli italiani perchè gli sta a cuore la questione morale che nel nostro Paese non esiste. Voto: 10

  













POLIZIA CORROTTA



Il comandante e il vicecomandante della polizia stradale di Como sono stati arrestati assieme ad altri tre poliziotti con accuse pesanti: falso, abuso d'ufficio e peculato. Ventisei gli indagati nell'inchiesta della guardia di finanza che ha scosso dal profondo la questura lariana. Le indagini erano partite un anno fa. Al centro degli accertamenti, multe misteriosamente sparite o cancellate. Si parla anche di episodi in cui alcun poliziotti avrebbero abusato della propria posizione per ottenere vantaggi. Alle indagini ha partecipato anche la sezione giudiziaria della stessa polizia stradale. Perquisizioni sono state effettuate nelle abitazioni degli indagati, oltre che in tutti gli uffici a disposizione degli agenti o collegati con la loro professione (tra cui alcune strutture nelle disponibilità del Comune di Como). L'ordinanza di custodia cautelare ha disposto la custodia in carcere per  il vicecomandante: gli altri fermati sono ai domiciliari. Altre quattro persone sono state sospese dal servizio: fra loro c'è un funzionario del reparto.
         


Avrebbero omesso di notificare centinaia di contravvenzioni elevate con il sistema tutor lungo l’autostrada Milano-Bergamo, falsificando la banca dati. Con questa accusa sono stati arrestati il Comandante della polizia stradale di Como, Patrizio Compostella, il suo vice e tre poliziotti.
Gli arresti sono stati compiuti questa mattina: le accuse sono per falso, abuso d’ufficio e peculato nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Como e dalla stessa Polstrada comasca su un giro di multe che sarebbero sparite o state cancellate e per altri episodi in cui avrebbero ottenuto vantaggi personali.
Nell’ambito dell’inchiesta, che ha portato a cinque arresti nella polizia stradale di Como (l’unico in carcere è il vicecomandante Gian Piero Pisani, gli altri sono agli arresti domiciliari), la procura di Como ha anche chiesto la sospensione dal servizio di tre agenti della stradale e di un funzionario della polizia locale di Como. Sono una decina i capi di imputazione contestati ai 26 indagati. Tra le contestazioni, vi è anche l’uso di auto di servizio a scopi privati e la cancellazione di contravvenzioni per eccesso di velocità o divieto di sosta elevate ai danni degli stessi indagati.
   
                                         

 POST SCRIPTUM: Gli agenti di Polizia in Italia sono circa 110 mila e, ovviamente,  non intendo generalizzare quando parlo di corruzione. Mi riferisco agli inquisiti della Stradale di Como  e a  una squadraccia composta da qualche poliziotto ignorante, buzzurro e cafone di mia conoscenza che commette reati a gogo  e ruba lo stipendio (sono disponibile ad essere ascoltato o da parlamentari o da  funzionari dell'Interno o da magistrati).  Gli altri agenti, quelli onesti e perbene, hanno la mia stima e solidarietà. I corrotti, alla fine, pagano sempre come abbiamo visto oggi...

lunedì 24 marzo 2014

BAGNASCO, LA SCUOLA E' UN CAMPO DI INDOTTRINAMENTO





Il Presidente della CEI,  Angelo Bagnasco,  nella sua prolusione davanti ai 250 Vescovi Italiani ha affrontato tutti i temi di stretta attualità: dalla disoccupazione alla povertà; dalla crisi dell'Europa all'individualismo sfrenato; dalla scuola all'educazione; dai valori morali alle scelte dell'uomo.  Il ritorno delle ideologie e l’obiezione di coscienza. Se negli ultimi decenni si è parlato, in Occidente, di tramonto delle ideologie, “oggi dobbiamo riconoscerne il ritorno, magari sotto vesti diverse, ma con la medesima logica e arroganza”. Un segno sta nel fatto che “l’obiezione di coscienza è ormai sul banco europeo degli imputati: non è più un diritto dell’uomo?”.L’umanesimo si allontanerà dall’Occidente. Se l’Occidente, che ha generato l’umanesimo plenario, finirà per negare a quell’umanesimo la linfa ispiratrice delle sue origini cristiane, corrompendolo, allora “sarà l’umanesimo che si allontanerà dall’occidente e troverà – come già succede – altri lidi meno ideologici e più sensati”. Il Sud della Terra, ricorda Bagnasco, “preme alla tavola della dignità e della giustizia”. L’iperindividualismo e la rete virtuosa. All’origine dei mali del mondo “tanto all’interno delle famiglie quanto nell’economia, nella finanza e nella politica” – denuncia Bagnasco - c’è “una visione iperindividualista”. È questo “individualismo scellerato” il responsabile ultimo della violazione dei diritti umani: dalla tratta delle donne ai crimini contro il bambino, “oggi sempre più aggredito: ridotto a materiale organico da trafficare, o a schiavitù, o a spettacolo crudele, o ad arma da guerra, quando non addirittura esposto all’aborto o alla tragica possibilità dell’eutanasia”. Eppure, osserva Bagnasco, “il sentire profondo del nostro popolo è diverso”. I vescovi conoscono l’impegno della gente nei doveri quotidiani, il suo senso della famiglia, l’eroismo nella dedizione a malati e anziani, la passione responsabile nell’educare i figli. “È questa rete virtuosa che sostiene il Paese e la speranza nel futuro”.I vescovi ribadiscono il loro sostegno alla scuola confessionale: il cardinale Angelo Bagnasco lo ha sottolineato nella sua prolusione in apertura dei lavori del Consiglio generale della Cei. "Come sappiamo, l'annuncio di Cristo - ha affermato - è fondamento e criterio dell'educazione delle intelligenze e dei cuori, una educazione integrale che la scuola è chiamata a offrire: 'Il compito educativo è una missione chiave', affermava recentemente il Santo Padre".
"E noi, Vescovi italiani, con rinnovato impegno - ha proseguito il presidente della Conferenza episcopale - camminiamo nella via del decennio che abbiamo dedicato a questa missione. Per questo, con tutte le persone di buona volontà e di retto sentire, guardiamo all'appuntamento del 10 maggio prossimo in piazza San Pietro con il Papa. Davanti a Lui e con Lui, riaffermeremo l'urgenza del compito educativo; la sacrosanta libertà dei genitori nell'educare i figli; il grave dovere della società - a tutti i livelli e forme - di non corrompere i giovani con idee ed esempi che nessun padre e madre vorrebbero per i propri ragazzi; il diritto ad una scuola non ideologica e supina alle mode culturali imposte; la preziosità irrinunciabile e il sostegno concreto alla scuola cattolica".
"Essa - ha ammonito il cardinale - è un patrimonio storico e plurale del nostro Paese, offrendo un servizio pubblico seppure in mezzo a grandi difficoltà e a prezzo di sacrifici imposti dall'ingiustizia degli uomini: ingiustizia che i responsabili fanno finta di non vedere pur sapendo - tra l'altro - l'enorme risparmio che lo Stato accantona ogni anno grazie a questa peculiare presenza".
" La scuola come "campo di indottrinamento" minaccia di "stravolgere o disattendere i fondamentali fatti e principi di natura che riguardano i beni della vita, della famiglia e dell'educazione". A lanciare questo attacco contro gli opuscoli antiomofobia "Educare alla diversità a scuola" è stato oggi il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco.
Nella sua prolusione in apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei, Bagnasco ha detto: "Colpisce che la famiglia sia non di rado rappresentata come un capro espiatorio, quasi l'origine dei mali del nostro tempo, anziché il presidio universale di un'umanità migliore e la garanzia di continuità sociale. Non sono le buone leggi che garantiscono la buona convivenza - esse sono necessarie - ma è la famiglia, vivaio naturale di buona umanità e di società giusta"."Bisogna andare contro la corrente di un individualismo scellerato che - applicato ai vari campi dell'esistenza privata e pubblica - porta a camminare sulla pelle dei poveri, a non aver tempo di fermarsi accanto alle moltitudini ferite sulla via di Gerico. E' una visione iperindividualista all'origine dei mali del mondo, tanto all'interno delle famiglie quanto nell'economia, nella finanza e nella politica". Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Commissione episcopale italiana, nella sua prolusione in apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei.
"La ripresa, giustamente invocata, sarà un'illusione - ha ammonito il presule - senza una rinascita morale e spirituale; e ciò sarebbe tanto più grave perché la dura lezione della crisi sarebbe stata vana, pagata soprattutto dai deboli. Bisogna accelerare la conversione dall'io al noi e dal mio al nostro: non certo nel senso che non esistono più l'io e il mio, ma nel senso che mai più dovranno essere intesi come degli assoluti, cioè slegati dal resto del mondo fatto di 'altri': persone, istituzioni, aziende, Paesi". La scuola e la famiglia. Ricordando l’appuntamento del 10 maggio in piazza San Pietro con il Papa, il presidente della Cei ribadisce che in questa logica distorta e ideologica, si innesta la recente iniziativa - variamente attribuita - di tre volumetti dal titolo 'Educare alla diversità a scuola', che sono approdati nelle scuole italiane, destinati alle scuole primarie e alle secondarie di primo e secondo grado. In teoria le tre guide hanno lo scopo di sconfiggere bullismo e discriminazione - cosa giusta -, in realtà mirano a 'istillare' (è questo il termine usato) nei bambini preconcetti contro la famiglia, la genitorialità, la fede religiosa, la differenza tra padre e madre... parole dolcissime che sembrano oggi non solo fuori corso, ma persino imbarazzanti, tanto che si tende a eliminarle anche dalle carte. E' la lettura ideologica del 'genere' - una vera dittatura - che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l'identità di uomo e donna come pure astrazioni".
"Viene da chiederci con amarezza - ha rincarato la dose Bagnasco - se si vuol fare della scuola dei 'campi di rieducazione', di 'indottrinamento'. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati? Si è chiesto a loro non solo il parere ma anche l'esplicita autorizzazione? I figli non sono materiale da esperimento in mano di nessuno, neppure di tecnici o di cosiddetti esperti". "I genitori non si facciano intimidire, hanno il diritto - ha sostenuto - di reagire con determinazione e chiarezza: non c'è autorità che tenga".

GLI STIPENDI D'ORO DEI BOIARDI DI STATO

Stipendi dei manager pubblici, tutti i Paperoni italiani: ecco la classifica




Le retribuzioni dei top manager pubblici sono  faraoniche e vergognose. Ci chiediamo: quanto guadagna l'amministratore delegato di Fs Mauro Moretti per minacciare la fuga all'estero in caso di taglio? Esattamente 873.666,03 euro. Tanti, troppi ma non certo un caso isolato. Secondo gli ultimi dati, ad esempio, per il mandato 2011-2014 lo stipendio per la guida operativa di Poste, Massimo Sarmi, arriva a 1.563.719,83 euro. Al suo presidente, Giovanni Ialongo, sono andati comunque oltre 900 mila euro. Al presidente del Coni, Gianni Petrucci sono spettati complessivamente 194 mila euro e 336 mila all'a.d, Raffaele Pagnozzi. Ancora meglio è andata a Mauro Masi, a.d. Consap, autorità che gestisce i servizi assicurativi della P.A, che al 2012 ha ricevuto come totale erogato oltre 473 mila euro. Di tutto rispetto anche la retribuzione annua del presidente dello stesso ente, Andrea Monorchio, ex direttore generale del Tesoro: poco meno di 226 mila euro.
Addirittura superiori sono i compensi per i "gioielli" quotati dello Stato, i colossi dell'industria a partecipazione pubblica. L'ad di Eni, Paolo Scaroni ha visto lo stipendio salire per il 2012 a 6,4 milioni (di cui quasi 5 milioni di bonus), staccando l'ad dell'Enel, Fulvio Conti, i cui compensi sono scesi a poco meno di 4 milioni (con un bonus di 2,5 milioni) ma posizionandosi un pochino sotto il timoniere della controllata Saipem, dove l'ex a.d. Pietro Franco Tali ha incassato 6,94 milioni comprensivo però della buonuscita dopo le dimissioni per lo scandalo in Algeria nonché un bonus di 2,28 milioni. Per il presidente del Cane a sei zampe, Giuseppe Recchi, si è passati nello stesso periodo da 637 mila a poco più di un milione. A Flavio Cattaneo, amministratore e direttore generale di Terna sono andati 2,35 milioni.
Lo stipendio del nuovo presidente di Finmeccanica Giovanni De Gennaro, pur essendo il gruppo quotato, rientra invece nel tetto dei 300 mila euro previsto per i compensi dei manager previsto dal decreto SalvaItalia. A stabilirlo è stato il Comitato per le remunerazioni del gruppo nell'ambito della nuova politica di moderazione dei costi e degli stipendi. La decisione di De Gennaro era stata preceduta da quella adottata dall'a.d. e direttore generale di Finmeccanica, Alessandro Pansa, che aveva rinunciato alla parte fissa dello stipendio.
Tra i manager più pagati c'è anche Domenico Arcuri, nel 2012 remunerato con quasi 800 mila euro, stipendio decurtato nel 2012 secondo quanto previsto dalle nuove leggi, così come potrebbe essere accaduto anche ad altri. Dietro di lui l'amministratore unico di Anas, Pietro Ciucci (750 mila) e quello dell'Enav, Massimo Garbini (poco meno di 503 mila euro), l'a.d di Sogin, Giuseppe Nucci (570 mila) e dell'Expo 2015 Giuseppe Sala (428 mila contro i solo 47 mila per la presidente Diana Bracco). Seguono il numero uno del Gse (il gestore dei servizi energetici), Nando Pasquali (oltre 411 mila). Di oltre 600 mila euro è stata invece la retribuzione complessiva nel 2012 di Maurizio Prato, presidente e a.d. del Poligrafico e Zecca dello Stato. Alla presidente della Rai Anna Maria Tarantola, in carica dal 10 luglio sono andati invece 140 mila euro. Ben remunerate anche le cariche apicali di Eur Spa nel 2012: oltre 287 mila per l'a.d. Riccardo Mancini, poco meno di 129 mila per il presidente Pierluigi Borghini.



LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Nome carica Retribuzione lorda (dati in euro)
Gaetano Silvestri Presidente Corte Costituzionale 545.286
Ugo Zampetti Segretario generale Camera 478.149
Giuliano Amato Giudice costituzionale 454.405
Aurelio Speziale Vice segretario gen. Camera 358.642
Guido Letta Vice segretario gen. Camera 358.642
Daniele Franco Ragioniere generale Stato 303.353
Attilio Befera Direttore Agenzia Entrate 302.937
Mauro Nori Direttore generale Inps 302.937
Marcello Cardani Presidente Agcom 302.937
Alessandro Pansa Direttore Dipart. Ps Min. Interno 301.344
Giorgio Clemente Pres. Aggiunto Corte dei Conti 301.320
Michele Valensise Segretario generale Farnesina 301.320
Luciana Lamorgese Capo gabinetto Mininterno 301.320
Salvatore Nottola Procuratore gen. Corte dei Conti 301.320
Franco Gabrielli Capo Protezione civile 298.071
Guido Bortoni Presidente Autorità Energia 293.656
Vincenzo La Via Direttore generale Tesoro 293.600
Antonio Perrucci Vice Segr.Gen. Agcom 293.600
Fonte: nostra elaborazione su dati attinti dalla sezione “Amministrazione trasparente” dei vari siti istituzionali. I valori sono annuali, al lordo di imposte e contributi previdenziali. La retribuzione di Giuliano Amato, citato perché è di fresca nomina, è pari a quella degli altri 13 giudici costituzionali. Molte amministrazioni non rispettano gli obblighi di legge. Mancano così, ad esempio, le retribuzioni degli ambasciatori, o quelle degli avvocati dello Stato, che sicuramente figurerebbero in questa graduatoria. Va notato che la legge 214 del 2011 ha posto un tetto alle retribuzioni di ministeri ed enti pubblici: non possono superare lo stipendio del Primo Presidente di Cassazione, pari nel 2012, dato valido per le retribuzioni dell’anno successivo, a 302 mila


Potrebbe interessarti: http://www.today.it/economia/stipendi-manager-pubblici-italiani-classifica.html
Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/Todayit/335145169857930