giovedì 6 marzo 2014

PAPA FRANCESCO E IL CASO SERIO DI BOLOGNA











A Roma, nei Sacri Palazzi, si è scatenata la guerra per la successione del cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra che, tra poco, compirà i 76 anni d'età. Bologna con 1 milione di abitanti, ha 412 parrocchie, 608 sacerdoti, 868 suore, 275 religiosi, 123 diaconi permanenti e il 99% degli abitanti tutti battezzati.  Caffarra lascia la città di san Petronio che ha guidato per 10 anni consecutivi tenendo un profilo pastorale basso rispetto a quando era Arcivescovo di Ferrara-Comacchio dove si è battuto con determinazione per il rispetto dei valori della vita, della famiglia e della libertà d'educazione, ma a Bologna ha privilegiato l'ascolto e il dialogo evitando scontri e polemiche. Caffarra ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico alla Gregoriana e un Diploma di specializzazione in Teologia morale alla Pontificia Accademia Alfonsiana e, grazie a questi titoli accademici, imposterà il suo magistero episcopale sulla difesa della vita e della famiglia contro le unioni di fatto e i matrimoni gay. Lo farà con competenza, conoscenza e coraggio. Tutte le contraddizioni delle coppie gay, dei loro presunti diritti e del far west nella bioetica Caffarra le evidenzierà mettendo in difficoltà le associazioni che si battono da sempre per questi cosiddetti diritti.





Adesso, Carlo Caffarra, lascia Bologna dopo un lungo periodo sotto la guida luminosa del cardinale milanese Giacomo Biffi (mio ex parroco a Milano alla Parrocchia di Sant'Andrea Apostolo che saluto con affetto). Dicevo che sulla successione a Caffarra si è scatenata una guerra tra i ciellini e l'Azione cattolica perchè, Bologna come Palermo, è, guardacaso,  una sede cardinalizia. Tra i ciellini ci sono due vescovi che ambiscono alla sede bolognese: uno è Luigi Negri, milanese, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, 72 anni, una laurea in filosofia e una vocazione adulta e già vescovo di San Marino-Montefeltro. L'età non gioca a suo favore. Pertanto Negri è fuori dai giochi e stia sereno. L'altro vescovo ciellino è il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Massimo Camisasca, 68 anni, milanese, laurea in Filosofia, esponente di spicco del movimento ecclesiale cattolico Comunione e Liberazione, dal 1985 superiore generale della “Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo”. Camisasca ha dichiarato quando ha fatto il suo ingresso a Reggio Emilia che « la ragione fondamentale del mio episcopato: è annunciare che Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, che ha subìto per amore nostro la Passione e la Croce, è risorto e perciò è vivo, e agisce nella storia degli uomini con la forza attrattiva della sua divina umanità attraverso il suo Corpo nella storia, che è il popolo cristiano, la sua Chiesa…».



Ci sono, infine, due esponenti vicini all'Azione cattolica (che è fatta di mummie e c'è una psicologia di morte che aleggia attorno ad essa). A scanso di equivoci il sottoscritto non è un esponente nè di Cl nè di Ac. E' un umile giornalista professionista cattolico apostolico romano che ama studiare la teologia la filosofia e la letteratura italiana. Un altro vescovo che aspira fortemente alla sede di san Petronio è il vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, 66 anni, laurea in Teologia alla Gregoriana. Per 6 anni consecutivi Lambiasi ha guidato l'Azione cattolica nazionale. Poi, come outsider, ci sarebbe il vescovo di Carpi, Francesco Cavina, 59 anni, dottore in Diritto Canonico e Licenza in Teologia, è stato 5 anni nella Curia Romana, ha esperienze nel Seminario e nella docenza. Che mi pare un'ottima candidatura sia per la sua cultura che per la sua umiltà. Non mi sembra un arrampicatore sociale e Bologna ha bisogno di Pastori che sappiano essere Maestri e Sacerdoti, non di affaristi. Il nuovo arcivescovo di Bologna che sceglierà Papa Francesco ha davanti due sfide importanti. La prima. La città di Bologna saprà affrontare con serena fiducia le difficili sfide del nostro tempo se riuscirà a conservare "la bellezza antica e sempre affascinante del suo volto e della sua anima". Ma perché ciò avvenga, occorre un risveglio della fede: una fede che deve essere personale, continuamente alimentata e operosa. La città offre "cinque capisaldi spirituali", "cinque luoghi forti della fede, dove i credenti possono attingere quei supplementi di energia soprannaturale di cui ritengono dí avere bisogno": la Cattedrale, San Petronio, il santuario della Madonna di San Luca, il complesso di Santo Stefano, il Seminario di Villa Revedin.



L' altra sfida è il diffondersi di una cultura non cristiana, tra le popolazioni di antica fede cristiana. Davanti all' affermarsi di una tendenza culturale, animata da una razionalità scientifico-tecnologica, dalla "globalizzazione", dallo sviluppo sofisticato dei mezzi di comunicazione, dalla ricerca della "libertà senza verità", "molti aspetti non sono accettabili". "Occorre dunque un' abitudine alla valutazione e al discernimento, che ci dica di volta in volta che cosa si possa accogliere, che cosa si debba apertamente contrastare e che cosa sia plausibile orientare cristianamente; valutazione e discernimento che dovranno obbedire non a criteri politici , ma all' assoluta fedeltà nei confronti dell' immutabile verità rivelata e della nostra identità di credenti". La ciellinizzazione dell'Emilia Romagna è inopportuna. Chi l'ha detto che ogni movimento ecclesiale deve avere dei riferimenti nelle Diocesi o, peggio, in una Regione? Sarebbe un caso simile alla Lombardia in cui (eccetto il cardinale Scola) gli altri vescovi sono tutti di stretta osservanza martiniana. L'Emilia Romagna ha bisogno, invece, di un Pastore che stigmatizzi la società materialista, gaudente, libernista, individualista e consumista che dilaga non solo sulla Riviera ma anche nelle città con le discoteche che accolgono giovani di tutta Italia. Mi sembra che i ciellini vogliano fare dell'Emilia Romagna una terra di conquista. E' questo non è bene. Bisogna, prima dell'arrivismo, del potere, della carriera e del denaro pensare al gregge e mettere al primo posto l'incontro con una Persona: cioè Gesù Cristo crocifisso e risorto. E, ai Pastori troppo ambiziosi, farebbe bene una nomina nei Paesi del Terzo e Quarto mondo a contatto con gli ultimi della terra. Altro che cardinalato! Questo va conquistato ogni giorno con la preghiera, la carità
 e l'annuncio di Cristo e del suo Vangelo.


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aalberto.giannino@gmail.com

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