sabato 31 marzo 2012

La malasanità dell'Ospedale civile di Voghera




L'Ospedale civile di Voghera, creato nel 1840, 17 Reparti di degenza, un Pronto Soccorso diretto dalla dr.ssa Renata Martinotti con soli 2 medici presenti e tre infermieri per ogni turno  (e molte, troppe, infinite  ore di attesa per i cittadini che, spesso, rinunciano alla visita), ha circa 500 posti letto, un sacco di primari e vice primari, ed  è pieno di pezzi grossi della politica. Potremmo pensare ad una  parentopoli, ma  lo escludiamo a priori, trattandosi, evidentemente, di casualità. Ci lavorano, nientopopodimeno, che Fabrizio, il figlio del potentissimo deputato del Pdl, originario di Varzi, Giancarlo Abelli (vicinissimo a Comunione e Liberazione e al deputato Berlusconi)  che è primario del reparto  Radiologia  (l'altra figlia del deputato Abelli, invece, è direttore sanitario alla Clinica Fondazione Maugeri di Pavia). Sarà una coincidenza, ma prendiamo atto che i figli di un ciellino sono sistemati in due importanti ospedali. Poi, ci  lavora  la dottoressa   Silvia Azzaretti (Pdl)  che è vice  direttore sanitario ed è una delle due  illustri figlie dell'anziano ex parlamentare democristiano Giovanni Azzaretti, 79 anni, anch'egli originario di Varzi ( già  direttore sanitario, generale, e commissario del Policlinico San Matteo di Pavia per 27 anni consecutivi), già Presidente della società Terme di Salice  ed attuale consigliere Fondazione Cariplo). L’altra figlia di Azzaretti, Marina, 48 anni,   invece,  pubblicista, ex insegnante di aerobica e step,  si è data alla politica come papà, ed  è anche assessore all’Istruzione e Cultura  nella Giunta cittadina di Voghera guidata dal dr.  Carlo  Barbieri del Pdl (indagato dalla procura di Napoli per il caso Milanese. Secondo l'accusa Barbieri avrebbe dato soldi a Milanese  in cambio di una nomina pubblica). Le indagini sono state chiuse dalla Procura il 31 marzo 2012.  Ora vedremo se ci sarà il rinvio a giudizio per Marchese oppure no.  Infine, abbiamo, in questo gioiello dell'Oltrepo,  tutta una rete di medici e professionisti collegati al Pdl molti vicini a CL.  L'Ospedale, prima dei tagli  decisi dalla regione Lombardia,  aveva 506 posti letto: ora ne ha qualche unità di meno. Ma sui numeri non riusciamo  ad avere nessuna informazione esatta. C'è, stranamente,  il più stretto riserbo. Top secret. Il che, per un Ospedale che serve una  città di 40 mila abitanti e  l'Oltrepo con altri tre Ospedali,  non è  il massimo della trasparenza.  Il direttore sanitario dell'Ospedale  di Voghera adesso è la dottoressa Luigina Zambianchi, 58 anni, azzarettiana doc e di platino,  già direttore sanitario della Valtidone e del San Matteo di Pavia.  La Zambianchi è ritornata all'Ospedale di  Voghera dopo un'aspettativa durata  7 anni (dal 2001  era  diventata la potentissima direttrice sanitaria del San Matteo di Pavia)  ma ella dimostra, nell'esercizio delle sue funzioni, di possedere  abilità e conoscenze. Difende a spada tratta l'Ospedale,  medici, infermieri. Tutti, eccetto chi ci lascia la pelle o perde un occhio. Rilascia alla stampa dichiarazioni  sempre rassicuranti che possano riguardare episodi di presunta malasanità e comunque lei  "c'è" sempre.  Ma ha un limite: non fa mai un'autocritica, non riconosce sbagli, errori. Nulla di tutto questo. La macchina dell'Ospedale che, per lei  e la signora Silvia Azzaretti, è il fiore all'occhiello della città  va sempre bene. La direzione sanitaria vigila, controlla,  ed è allertata 24 ore su 24. Insomma,  tutto va bene madama la marchesa.
L'Ospedale che ella dirige (ma la Zambianchi era ancora a Pavia)  è passato alla storia per un intervento chirurgico alla cataratta di 6 persone anziane che sono entrate al mattino con tutti e due  gli occhi  sani e ne sono usciti alla sera con il bulbo oculare asportato(sic!).   Uno di essi, invece, ha la vista compromessa per sempre. Sono stati tutti risarciti economicamente  dalla Compagnia di assicurazione dell'Ospedale per somme che variano dai 60 agli 80 mila euro ciascuno per un importo  complessivo di circa 400 mila euro per la remissione della querela e nessuna costituzione di parte civile.   E comunque, querela o no,  al  Tribunale penale  in Via Plana,  davanti al giudice Daniela Garlaschelli a rispondere di questo scempio, c'era  solo il professor Aldo Tafi  accusato di lesioni colpose.  Ma il Tribunale, dopo questi risarcimenti, queste remissioni di querele e nessuna costituzione di parte civile,  ha stabilito "il non luogo a procedere" nei confronti del professor Tafi. Siamo davvero sicuri che non ci siano  responsabilità penali o civili  e che tutti i protocolli, come si dice in gergo, siano stati rispettati? Come mai il professor Tafi primario di Oculistica  che nel corso della sua esperienza professionale ha fatto 12 mila interventi ha sbagliato proprio questi sei casi? I cittadini di Voghera vogliono capire come mai cinque  cittadini hanno perso un occhio  e un altro ha perso la vista. La colpa è solo del maledetto batterio  Pseudomonas  che era nella sala operatoria dell'Oculistica dell'ospedale di Voghera o ci sono altre responsabilità?
Passiamo a un altro caso. Si tratta di un malato psichico, C.F.,  di 57 anni, ricoverato in medicina (ci domandiamo perchè non in psichiatria) il quale, nei mesi scorsi,  si è gettato dal terzo piano ed è morto. Luigina Zambianchi,  dopo la morte tragica e orribile di C.F. dentro il  nosocomio, ha  prontamente dichiarato:  "Purtroppo certi stati d'animo sono insondabili, e nei giorni scorsi non era emerso alcun indizio di quelle che erano le sue intenzioni. D'altronde, un ospedale non è una prigione: non ci sono inferriate e i pazienti sono liberi di andare al bagno da soli, quando credono".  Io, di fronte a queste parole che si commentano da sole, rilevo quanto mi risulta. All'Ospedale di Voghera esiste il reparto di Psichiatria che come tutti i reparti di psichiatria deve avere elementari misure di sicurezza a tutela dei pazienti e dei non pazienti (vale a dire la porta del reparto è chiusa, è apribile soltanto da parte degli addetti e le finestre devono avere le sbarre. Pertanto, o il paziente in questione è stato ricoverato per motivi diversi da quelli psichici e i sanitari non erano a conoscenza delle sue problematiche psichiche, oppure se i motivi  del ricovero erano di natura psichica o i sanitari erano a conoscenza delle condizioni psichiche del paziente,  dovevano agire di conseguenza: ricoverare il paziente nel reparto Psichiatria, oppure, in mancanza di posti in quest'ultimo,  disporre il ricovero in altro Ospedale che potesse accoglierlo in sicurezza, oppure infine accoglierlo in altro reparto dell'Ospedale garantendo la sicurezza del pazienza e delle persone intorno a lui.  I tre figli del malato psichico morto sull'asfalto e sul cemento  dell'Ospedale  si sono rivolti alla magistratura perchè accerti tutte le responsabilità.
Raccontiamo un'altra storia.  La giovanissima  paziente Francesca Schiavi,  25 anni, vogherese, si era sottoposta, in day hospital, ad un intervento chirurgico di routine presso il reparto di ostetricia dell' Ospedale civile di Voghera, poi stranamente muore. Tragedia, fatalità, disgrazia?  Non lo sappiamo, ma la Zambianchi come il solito è sempre solerte e dichiara prontamente. "Ho immediatamente avviato tutte le verifiche del caso. I medici del reparto di ostetricia sono sereni, hanno rispettato parametri e protocollo, tant'è che la paziente, come prevede il day hospital, è stata subito dimessa ed è tornata a casa". Dalla dinamica descritta sembrerebbe rilevarsi un rapporto di causa ed effetto tra l'intervento e il successivo decesso. D'altra parte, la cronaca sanitaria nazionale è ricca di casi in cui a un intervento condotto in condizioni igieniche magari carenti a  un intervento ginecologico,  puo' subentrare un'infezione successiva più o meno grave  oppure talmente grave da causare la morte. Del resto, il fatto che la  Zambianchi abbia ritenuto di emanare un comunicato  per sottolineare di essersi adoperata e di aver appurato la regolarità della situazione, come minimo significa che qualcuno aveva messo in dubbio tale regolarità.
Parliamo adesso  di un caso che conosco personalmente: quello di mia madre (che per 30 anni ha lavorato e ha  pagato la tassa sulla salute di 10 mila lire al mese ) che ora è disabile, sofferente di insufficienza respiratoria, BCPO, e  morbo di parkinson.  Nel 2007 cade per terra alle 19.30  a  100 m.  da casa  e  viene ricoverata al Pronto soccorso con l'ambulanza. Il medico di turno,  Marisa Zucchella,  la dimette senza neanche  controllare i valori dell'ossigeno il che, per una persona che soffre di gravi patologie respiratorie  (che risultano al computer del pronto soccorso),  è il massimo.   A questo punto le chiedo gentilmente di tenerla in astanteria una notte per ulteriori accertamenti in quanto la mamma non riesce a deambulare. Niente da fare. La Zucchella è irremovibile. "Se la porti a casa, dice. Qui non siamo al mercato delle vacche dove si  negozia un posto letto a tutti i costi. Casi come quello di sua madre ce ne sono 50 ogni sera e se dovessi ricoverarli tutti dovremmo chiudere."  Insisto con educazione.  Si tratta di una donna anziana  che non riesce a camminare. "La porti a casa" è la risposta senza appello, gelida, e insensibile ai bisogni di una persona disabile. "Chiami un taxi o si paghi la Croce rossa".  Sono allibito, esterrefatto, e trasecolato  soprattutto per il tono,  l'arroganza e l'impudenza della Zucchella che tutti mi dicono essere cattolica.   Le dico: chiami la signora Moneta (all'epoca direttore sanitario). "Lei non sa - replica duramente - che sono io il direttore sanitario in questo momento, ha capito si o no?"  La Zucchella alza la voce, mi aggredisce verbalmente,  mi urla di uscire dall'ufficio nel quale mi aveva convocato lei.   Mai, in tanti anni,  avevo trovato un medico del genere.  Che fosse sotto stress, depressa, con disturbi di aggressività? Non so darmi una spiegazione razionale dopo 4 anni e mezzo. Dopo che comunico alla Zucchella che parlerò del suo comportamento poco professionale e deontologico con i giornalisti e che  lascerò la mamma  in Ospedale per le necessarie cure ( nonostante  i poliziotti del 113 da lei chiamati che non mi intimoriscono per niente) lei per ritorsione mi denuncia alla Polizia per due reati inesistenti: abbandono e interruzione di un pubblico servizio. Il giudice, naturalmente, archivia il tutto per insussistenza dei fatti. Intanto, però,  ho dovuto pagare un avvocato per una lite temeraria scatenata scientemente dalla Zucchella (io non ho i soldi dell'assicurazione dell'ospedale!) A proposito, signora Zambianchi, per trasparenza è dato di conoscere in questi 10 anni quanto ha pagato l'assicurazione dell'Ospedale per episodi di malasanità?   La Zucchella, per la cronaca,  chiamerà nel corso della notte ben due neurologi per tutelarsi da un punto di vista sanitario.  Mi domando: se era sicurissima che mia madre stesse bene e non avesse nulla perchè li ha chiamati  solo dopo che mi sono allontanato dal pronto soccorso? Non solo: sul verbale medico e della polizia  la Zucchella scriverà, senza fare alcun controllo o esercitare un attento discernimento,   che mia madre stava andando dal parrucchiere,(come fa una donna a recarsi dal parrucchiere alle 19.30 quando alle 20 chiudono?),  scriverà che a casa mia fa la spesa mia madre  personalmente con tanto di borse (da anni la spesa, guarda caso, viene fatta a domicilio da un supermercato gratuitamente ) e  poi dichiara che io voglio inserire mia madre in una casa di riposo quando nel 2005 ho rifiutato tutte le proposte in tal senso dell'assessorato ai servizi sociali di Voghera ( io la cultura dell'accoglienza e della solidarietà ce l'ho, altri non sappiamo) persino in residenze a 5 stelle che ho visitato nell'Oltrepo. Tutte bugie per delegittimarmi, per appannare gravemente la mia immagine, e gettare discredito sulla mia persona. Ma se avesse trovato un cittadino codardo, vile,  molle, e tiepido, e non certo uno che si fa rispettare perchè crede nella cultura della  legalità, l'avrebbe avuta vinta.  L'avrebbe spuntata e magari sarei pure inguaiato per tutta la vita  da un punto di vista giudiziario. Questo solo per fare gli interessi di una persona malata, buona, mite, fragile, a me carissima.  Invece  ho dato battaglia: ho  scritto ai giornali, ho informato carabinieri, ho prodotto memorie per i giudici, ho scritto a Roma e a Milano alle persone competenti  e ho reso pubblico il tutto senza alcun timore e senza vergogna perchè ero nel giusto.  Sapevo di tutelare una persona bisognosa, non protetta, e indifesa.  Infatti  sono da  sempre convinto che l'assistenza sanitaria sia un diritto per i malati e non una cortesia che ti fanno  certi medici arroganti, prepotenti, cinici, che si ritengono  al di sopra di tutto.
Mia madre,  il 9 marzo 2011,  viene operata al ginocchio all'Ospedale di Voghera nel reparto di Traumatologia   (ecco perchè non camminava quella sera  dottoressa  Zucchella!), le mettono una protesi per una  gravissima gonartrosi. Ringrazio ancora una volta  il prof. Guido Bossi e la sua equipe per l'intervento e tutto il personale del reparto. Cosi come  i  due medici del reparto pneumologia che assistono  da anni mia madre.(Ci sono anche medici dotati di umanità per fortuna!).  Dopo l'intervento chirurgico, com' è normale, mia madre viene ricoverata per 22 giorni nel reparto riabilitazione specialistica, poi viene dimessa. Il primario Mauro Gorini e la sua collaboratrice, dottoressa Delfitto,  mi dicono: solo 22 giorni di degenza e basta, così ha stabilito la Regione. Le faccia fare il Day hospital riabilitativo qui da noi". Porto mia madre a casa molto preoccupato. Anche perchè vengo a sapere che il dr. Gorini poteva fare delle deroghe ai 22 giorni, ma stranamente non le fa.   Vorrei sapere adesso una cosa da lui: nelle deroghe che ha fatto nel recente  passato per altri  pazienti quest'ultimi erano più gravi  da un punto di vista sanitario e più bisognosi di una vera disabile? La signora Zambianchi ora controlli con la sua vice Azzaretti  e mi dia una risposta scritta e mi comunichi quali provvedimenti abbia adottato  visto che è pagata con i soldi pubblici.   Quindi come stabilito vengono a prendere mia madre  alle 8.00  del giorno  a casa dopo per farle fare riabilitazione specialistica al Day hospital dell'Ospedale di Voghera. Il rmedico responsabile del Day hospital riabilitativo  la dimette addirittura   il giorno dopo senza fare le tre settimane previste di riabilitazione.  Prima, però,  mi informa e mi chiede  l'assenso scritto visto che,  a suo dire,  la mamma  "non collabora perchè arriva stanca ed è debole". Lascio ai lettori giudicare l'operato di questo medico che chiamava col nome di battesimo  sia me che mia madre durante i colloqui per una forma di captatio benevolentiae.   Mia madre era  a casa  abbandonata dalla Riabilitazione specialistica  con la mia sola assistenza. Il ginocchio si aggrava e lei deve assumere  antibiotici per 2 settimane  perchè esso  è infiammato, è gonfio, le caviglie pure, il colore degli arti è bluastro  e la temperatura del ginocchio è calda.  Rischia di brutto.  Finalmente (senza raccomandazioni come avviene in questa città molto  provinciale e che è  spenta, grigia, e triste) il  24 giugno  2011 mia madre viene ricoverata in una casa di cura del  Piemonte a ben 180 Km da Voghera. Li farà quella riabilitazione (che le spettava  di diritto  a Voghera essendo disabile prima e cittadina residente poi)  e il nuovo ricovero  le salverà il ginocchio che stava per partire nuovamente a causa  di negligenze e omissioni. Incontrerò un medico  che accanto a ortopedici e fisiatri  mi dice: "Io sono un chirurgo toracico, ho guardato  tutti i raggi , le TAC ai polmoni della mamma. Mi prenderò cura di sua madre in questi 40 gg di soggiorno presso la nostra casa di cura e le farò sapere qualcosa per ciò che riguarda i suoi polmoni". Non ho pagato 200 euro per la visita e per il referto scritto come avrei dovuto fare a Voghera privatamente. Mai ho trovato un angelo che l'ha fatto per amore e disinteresse. Questi sono i medici che vogliamo,  che esistono che fanno del bene e che  purtroppo non fanno notizia.  Non quelli raccomandati, politicizzati, arroganti e affaristi. Che ti trattano bene soltanto se fai visite a pagamento domiciliari dalle 100 euro in su. Altrimenti sei numero, non una Persona.
Altra episodio riguarda il Pronto soccorso.  Il 21 marzo 2012 mia madre perde l’equilibrio e cade verso la porta del soggiorno della sua abitazione. Chiamo subito il 118  alle 12.50 e viene portata alle 13.05 al pronto soccorso. Nonostante un trauma cranico, i due polsi fratturati  e una ferita profonda all’arcata sopraccigliare sinistra e l’evidente stato di choc viene tenuta vergognosamente e incredibilmente  in barella ben 6 ore. Dopo l’intervento di Carabinieri e del Ministero della Salute viene finalmente ingessata e suturata con 5 punti alla ferita. Mi domando:  le 40 persone che l’hanno preceduta erano tutte più gravi di Lei? I posti letto sono andati tutti a persone veramente bisognose? Da ultimo: mia madre era un codice verde o bianco? Ora non aspetto la risposta della Zambianchi, che non arriverà,  (la zarina di Voghera nonostante abbia un URP non si degna di rispondere nonostante il suo favoloso stipendio) aspetto quella del Procuratore De Socio e del PM.
 Di tutte queste negligenze e ritardi mi sono rotto. E degli uomini, anzi, donne, di Azzaretti non mi fido. Andrò a Roma a parlare con alcuni parlamentari: è giunta l'ora di finirla perchè l'Ospedale civile di Voghera è di tutti.
Una signora che incontro al bar ogni giorno a Voghera prima di andare a lavorare mi dice: "Prof. ho saputo di sua madre e delle sue disavventure leggendo La Stampa e Il Giornale, mi dispiace molto. Anche le mie colleghe sono tutte sconcertate. Sconvolte. Non riescono a credere." Ringrazio per la solidarietà e la vicinanza.  "Sa prof.  -continua la signora Sabrina - che mia madre in agosto  2011 era ricoverata  a Medicina  3  all'Ospedale civile di Voghera  e con oltre 35° di temperatura , non aveva l'aria condizionata e rischiava di morire?"   Non solo, continua la signora Sabrina: " Abbiamo portato da casa i  ventilatori. Mia madre era trattata malissimo, le medicine le venivano somministrate con tutto comodo degli infermieri..."  La signora Sabrina è infuriata: " Basta,  dobbiamo dire ad alta voce queste cose vergognose.  Io e altre persone abbiamo i testimoni"  mi dice seria.  E conclude: "Scriva un pezzo, faccia discutere la città su queste vicende di malasanità. E' giunta l'ora di porre fine a queste cose odiose."  Tra me e me penso che allora la malasanità non l'ho inventata io.  A marzo 2012, la mamma di Sabrina,  morirà nell'Ospedale di Voghera. Concludo, rivolgendo una domanda alla signora Zambianchi. Perchè se tutto va bene all'Ospedale civile di Voghera, nonostante medici di livello e professionisti,  alcuni  cittadini, non vogliono ricoverarsi e ricoverare i loro cari e ne parlano tanto male evidenziando solo carenze, lacune e difetti? A cosa è dovuta questa brutta nomea, e cosa sta  facendo per eliminarla col suo staff, e col suo team di collaboratori, in primis la Azzaretti sua Vice?
Intanto,  sono partiti i lavori di ampliamento dell'Ospedale civile di Voghera. Costo previsto: 11 milioni di euro.  Speriamo che, nonostante tutto,  la qualità dell'Ospedale (non quella certificata da un bollino) sia destinata a migliorare seriamente  con questa montagna di denaro pubblico e che gli appalti  pubblici siano più che trasparenti visto la presenza della n'drangheta nella Asl pavese ai più alti livelli appurata dal giudice  della procura di Milano Ilda Boccassini, e che prevalga sempre una vera cultura  dell'accoglienza nei confronti di tutti i malati specialmente di quelli più deboli,  più bisognosi, e  senza protezione.  

Alberto Giannino
alberto.giannino@gmail.com

mercoledì 28 marzo 2012

COMMISSARIARE L'OSPEDALE DI VOGHERA


In questo post,  segnalo un grave episodio di malasanità, occorso a Voghera a  mia madre, G.G., 76 anni, disabile, e non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita.  La mamma, caduta accidentalmente nella sua abitazione, ha riportato un trauma cranico, un taglio profondo alla sopracciglia sinistra e una frattura bilaterale ai polsi e alle braccia. Immediatamente trasportata al Pronto soccorso dell'Ospedale civile di Voghera col 118  è iniziata la sua odissea. Ella è ' rimasta ben 6 ore in barella con codice bianco prima che uno dei due medici di turno si prendesse cura di lei. A questo punto, le hanno suturato il sopracciglio  con 5 punti, le hanno praticato l'iniezione antitetanica e le hanno ingessato le due braccia per 35 gg.  Dopo è rimasta una notte in osservazione in astanteria  affinchè ci fosse la certezza assoluta che ella  non avesse conseguenze per il trauma cranico.  Dimessa, senza scienza e coscienza,  ha dormito una notte a casa, poi,  dopo un 'altra caduta dal letto  l'ho portata nuovamente al Pronto soccorso. Qui, l'ha presa in carico il dr. Mourad Ziad, che l'ha assistita con grande umanità, competenza  e professionalità dalle 9 alle 15, poi è stata trasportata  all'Ospedale di Varzi (PV) reparto medicina.
La vicenda accaduta a una paziente disabile è gravissima, vergognosa, e inqualificabile. Sei ore in barella non vengono date neanche a una persona cosiddetta normale. A Voghera l'Ospedale va commissariato politicamente d'ufficio come in altre parti d'Italia,  e ai disabili (che sono fragili, deboli, senza protezione e senza tutela),  deve  essere erogata un'assistenza sanitaria non per pura cortesia, ma perchè è un loro imprescindibile diritto. A questo punto alcune brevi  domande alla Procura di Voghera: coloro che in quelle sei ore hanno avuto un posto letto ne avevano realmente diritto al punto da scavalcare mia madre disabile?  2) Perchè nonostante polsi rotti, trauma cranico, sopracciglio con  ferita profonda sanguinante, le è stato dato il codice bianco? 3) Perchè solo dopo 6 ore l'anziana disabile G.G. è stata presa in cura e le sono state praticate le cure urgenti di cui aveva bisogno? 4) Chi ha deciso e valutato che l'anziana disabile poteva stare in barella senza assistenza e cure per ore?  5) Perchè nessuno ha ottemperato alla disposizione della Dottoresa  Gatti  la quale dice che i disabili hanno precedenza assoluta insieme agli ultrasettantacinquenni non autosufficienti? La dottoressa Buccoliero ha più volte detto che conosceva bene mia madre e allora perchè l'ha tenuta sei ore in barella? 6) Le 40 persone che hanno preceduto mia madre avevano titoli e requisiti? oppure godevano di favori?
Ora presentero' un Esposto-denuncia  alla Procura della Repubblica di Voghera, al Ministero, alla Regione e all' Ispettorato della Dipartimento Funzione Pubblica affnchè da questa scandalosa e vergognosa vicenda, emergano  tutte le responsabilità, negligenze,  ritardi,  lacune, e le  omissioni  di questi incompetenti  durante tutte  le 6 ore in cui mia  madre è rimasta in barella dolorante e piangente con un trauma cranico (ancora adesso in seguito all'incidente ella è in stato confusionale e perde la memoria!). E, una volta accertate le responsabilità,  chiedero' i danni patiti e patiendi; soldi  che saranno dati ad associazioni per i diritti del malato.

Alberto Giannino

giovedì 1 marzo 2012

PRETE ARRESTATO PER MOLESTIE SESSUALI



Un altro sacerdote, in Liguria, è stato arrestato per abusi sessuali. Questa volta si tratta di don Fabio Bonifazio, un giovane prete di 32  anni,  vice parroco ad Imperia, che ha preferito non parlare avvalendosi della facoltà prevista dalla  legge. Probabilmente era sotto choc per il fermo dei Carabinieri  e la traduzione in carcere. La sua vittima è una ragazza di 19 anni che sarebbe stata aggredita sul lungomare di Loano dopo un lungo pedinamento culminato con dei palpeggiamenti. Ora è stato scarcerato con il divieto di avvicinarsi alla ragazza. 
 In Italia ci sono 38 mila sacerdoti e pochi sui  media  parlano del loro impegno nella Charitas, nella scuola, negli Ospedali e Case di Riposo, nelle carceri, nelle parrocchie, nelle missioni ecc. Si potrebbe dire che il bene c'è, ma non fa notizia. Ciò che fa notizia, purtroppo, sono gli abusi sessuali, la pedofilia e il comportamento inqualificabile di pochi preti indegni. Papa Benedetto XVI, sin dall'inizio del suo pontificato, ha cercato di fare pulizia negli Usa, in Irlanda e in Australia. Ha rimosso Vescovi e  ha allontanato preti dalle parrocchie. Tuttavia le mele marce ci sono sempre. Il Diritto Canonico, però, prevede nei loro confronti sanzioni molto dure che raramente vengono applicate dai Vescovi diocesani e residenziali: per esempio la sospensione a divinis e, infine, la riduzione allo stato laicale. Se il Vescovo, una volta a conoscenza di nefandezze, adottasse i necessari e opportuni provvedimenti probabilmente non assisteremmo alla reiterazione di reati da parte di sacerdoti indegni.
L'elenco purtroppo è lunghissimo. Ci sono preti responsabili di crimini contro i giovanissimi; altri contro le donne; altri ancora che fanno uso di droghe. Spesso vengono trasferiti da una parrocchia all'altra, come se il trasferimento impedisse loro di  svolgere nuovamenti  dei reati.
I sacerdoti sono stati in seminario per alcuni anni ed è auspicabile che coloro che non sono adatti o hanno dei problemi non vengano ordinati nonostante la crisi delle vocazioni. La Chiesa ha bisogno di tutto fuorchè di ministri di Dio che offendono, deturpano e macchiano la Chiesa, Sposa di Cristo e "santa e immacolata senza macchia nè ruga" (San Paolo). Noi  tutti vogliamo dei sacerdoti che siano dei veri "alter Christus", delle guide morali per le Comunità, delle persone autorevoli e rappresentative. Non è possibile che a guidare le parrocchie siano persone che diano scandalo alle persone semplici e pure. Che disorientano il gregge e creano sconcerto.
Benedetto XVI, nel suo pontificato, ha fatto più di tutti i Suoi Predecessori per la pulizia morale. Ora si tratta di attuare le sue direttive, il Codice di Dirito Canonico e auspicare vivamente che i 250 Vescovi italiani adottino provvedimenti esemplari di fronte a reati gravi. I cattolici vedono nel prete un uomo di fede, di spiritualità, di preghiera. Mentre troppo spesso vediamo preti che pensano al denaro, al potere, al successo e alla carriera. Senza contare i preti che privilegiano l'avere e non già l'essere. E a quelli che pensano all'edonismo. I preti non devono conformarsi al mondo dice il Vangelo, ma quante volte accade di assistere a questo conformismo dilangante. E allora a costoro  il Sacramento dell'Ordine non gli deve essere conferito. Essi sono consapevoli che fanno il voto di castità e che lo devono osservare rigorosamente. Cosi come  quello della povertà e quello dell'obbedienza verso i Superiori. Nessuno li obbliga a diventare sacerdoti!
In conclusione, la società postmoderna e nichilista, rischia di travolgere anche qualche sacerdote come leggiamo sulla cronaca, ma il futuro della Chiesa è nei Sacerdoti che amano la loro comunità e si spendono totalmente  per essa. Che non considerano la Chiesa una bottega da aprire alle sette di mattina e chiudere alle 19,  ma un luogo dove si celebra la Messa domenicale e i Sacramenti. Che dialogano con i fedeli, che siano d'esempio per tutti e che al centro del loro ministero sacerdotale ci sia Gesù Cristo Crocifisso e Risorto.

Alberto Giannino