lunedì 2 dicembre 2013

LAUREE FALSE IN ALBANIA: DIECI INDAGATI

Non solo Renzo Bossi. Ma almeno una decina di studenti italiani. Dottori in Scienze sociali, senza aver partecipato a nessuna lezione. Ora tutti indagati in Albania. "Sono una decina gli italiani sotto indagine qui a Tirana, per aver conseguito una laurea senza aver mai seguito le
Lauree comprate, 10 italiani indagati a Tirana. Il Ministro dell'Interno albanese: "Basta turismo dei titoli di studio"
lezioni". Lo conferma all' inviata di Radio 24 a Tirana Samjr Tahiri, ministro dell'Interno albanese: "non vogliamo il turismo delle lauree comprate, questi studenti fantasma sono indagati per corruzione, abuso d'ufficio e altri reati. Anche Renzo Bossi è uno dei casi." A Tirana, il Governo ha avviato un'operazione di verifica di qualità sul business degli atenei privati, il cui numero è esploso: "affidiamo ad una società internazionale di valutazione di verificare gli standard di qualità degli atenei. Gli studenti fantasma sono un danno per tutti. Hanno preso la laurea in Scienze sociali senza essere venuti neanche un giorno". Possibile la revoca del diploma di laurea? "Quella sarà una decisione amministrativa, noi stiamo indagando anche su quanti vanno all'estero per individuare le persone che vogliono questa laurea e pagano". Passa anche attraverso la lotta alla corruzione - in molti settori, compresa l'educazione - il cammino che l'Albania sta facendo, per rispondere alle richieste di Bruxelles per ricevere entro dicembre lo status di Paese candidato ad entrare nell'Unione Europea. Una corruzione e un'economia sommersa che il ministro Cuci, delegato dal Governo per preparare un piano nazionale, ha stimato nella metà del Pil del Paese. Allo stesso tempo, è stata avviata anche una lotta alla criminalità organizzata: "droga, traffico di uomini e di macchine ci preoccupano particolarmente", ha ammesso il ministro dell'Interno Tahiri.

PAPA FRANCESCO: I MALATI DI AIDS ABBIANO LE NOSTRE CURE ED ATTENZIONI


                                             

 CdV, 1 dicembre 2013  - “Nella vita di ognuno di noi c’è sempre bisogno di ripartire, di rialzarsi, di ritrovare il senso della meta della propria esistenza”. Lo ha ricordato Papa Francesco che ha dedicato all’Avvento, inizio di “un nuovo anno liturgico, cioè di un nuovo cammino del Popolo di Dio con Gesù Cristo, il nostro Pastore, che ci guida nella storia”, il breve intervento che ha preceduto l’Angelus. Anche “per la grande famiglia umana - ha scandito - è necessario rinnovare sempre l’orizzonte comune verso cui siamo incamminati”. L’orizzonte della speranza, quello è l’orizzonte per fare un buon cammino”.
Secondo il Papa, “questo cammino non è mai concluso”. E “il tempo di Avvento, che oggi di nuovo incominciamo, ci restituisce l’orizzonte della speranza”. “Una speranza che non delude perché è fondata sulla Parola di Dio”, ha spiegato Francesco ricordando che è questo “l’orizzonte della speranza” verso il quale camminiamo, l’attesa del “compimento del Regno di Dio”. “Perciò - ha aggiunto - questo giorno ha un fascino speciale, ci fa provare un sentimento profondo del senso della storia. Riscopriamo la bellezza di essere tutti in cammino: la Chiesa, con la sua vocazione e missione, e l’umanità intera, i popoli, le civiltà, le culture, tutti in cammino attraverso i sentieri del tempo”.
L’umanità, dunque, è in cammino, ma “verso dove? C’è una meta comune? Qual è questa meta?”, si è chiesto Francesco. “Il Signore - ha spiegato - ci risponde attraverso il profeta Isaia, ricordando che alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: ‘Venite, saliamo al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri’”.
Per Papa Francesco, quello descritto da Isaia “è un pellegrinaggio universale verso una meta comune, che nell’Antico Testamento è Gerusalemme, dove sorge il tempio del Signore, perché da lì, da Gerusalemme, è venuta la rivelazione del volto di Dio e della sua legge”. “La Rivelazione - ha ricordato il Pontefice - ha trovato in Gesù Cristo il suo compimento, e il ‘tempio del Signore’ è diventato Lui stesso, il Verbo fatto carne: è Lui la guida ed insieme la meta del pellegrinaggio del Popolo di Dio; e alla sua luce anche gli altri popoli possono camminare verso il Regno della giustizia e della pace”.
NESSUN MALATO DI AIDS SIA ESCLUSO DALLE CURE - “Ogni malato, nessuno escluso, possa accedere alle cure di cui ha bisogno”. Lo ha chiesto Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l’HIV/AIDS. “Esprimiamo - ha detto dopo l’Angelus - la nostra vicinanza alle persone che ne sono affette, specialmente ai bambini; una vicinanza che è molto concreta per l’impegno silenzioso di tanti missionari e operatori”. “Preghiamo - ha concluso - per tutti, anche per i medici e i ricercatori”.
PAPA: CHE BEL GIORNO SARA' QUANDO LE ARMI SARANNO SMONTATE - Papa Francesco ha fatto sua oggi all’Angelus la celebre profezia di Isaia: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”. “Mi permetto ripetere - ha scandito il Pontefice - questo che dice il profeta. Ma quando accadrà questo? Che bel giorno sarà quello in cui le armi saranno smontate per essere trasformate in strumenti di lavoro. Che bel giorno, e questo è possibile”. “Scommettiamo sulla pace - ha esortato - e sarà possibile”.
NEL POMERIGGIO IL PAPA VISITA PARROCCHIA DI SAN CIRILLO - Questo pomeriggio alle 16 il Papa visita la parrocchia di San Cirillo Alessandrino nel quartiere romano di Tor Sapienza. Accolto dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal parroco don Marco Ridolfo, incontrerà i malati e i battezzati dell’anno pastorale in corso, confesserà alcuni parrocchiani e presiederà la messa impartendo la cresima a nove ragazzi. Si tratta della seconda visita di papa Francesco a una parrocchia romana da quando è stato eletto.

LOMBARDIA, IL CENTRO DESTRA VUOLE LE CASE CHIUSE PER LA PROSTITUZIONE




Sei mesi dopo la proposta di legge per legalizzare e regolamentare la prostituzione presentata dalla Lega al Senato, il centrodestra in Lombardia è tornato a chiedere un referendum per cancellare almeno parzialmente la legge che nel 1958 mise fuori norma le case chiuse, proponendo un referendum per cancellarla, almeno in parte.
"La prostituzione è un fenomeno che esiste da sempre – aveva detto lo scorso giugno Massimo Bitonci, capogruppo della Lega al Senato – il 75% degli italiani è favorevole alla sua regolamentazione, anche per fermare ogni sfruttamento e violenza. Non ha più alcun senso nascondersi dietro ipocrisie e tabù".
Questa volta la proposta parte dalla maggioranza in Regione Lombardia. L’idea è quella di sfruttare l’articolo 75 della Costituzione che prevede la possibilità di indire un referendum popolare non solo se si raccolgono 500mila firme, ma anche se viene richiesto da cinque consigli regionali.
Il referendum sulla legge Merlin, per gli ideatori, è un modo di togliere le prostitute dalle strade, facendo in modo che la loro diventi una professione e anche che paghino le tasse. E in un momento di crisi economica come questa farebbe comodo "far emergere questo giro d'affari enorme significa per lo Stato e gli enti locali incassare abbastanza risorse per evitare non solo ulteriori aumenti delle tasse ma anche per abbassare una serie di imposte" dicono dalla Lega.
La proposta, partita dalla Lega Nord e poi allargata al centrodestra, sarà presentata oggi, lunedì 2 dicembre, in una conferenza stampa al Pirellone, dal capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo, da Giulio Gallera (Fi), Stefano Bruno Galli (Lista Maroni Presidente) e dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato.

domenica 1 dicembre 2013

3 MILIARDI DI TRUFFE E DI DANNI ERARIALI ALLO STATO DA PARTE DEGLI STATALI


 Funzionari e impiegati pubblici infedeli hanno provocato nei primi dieci mesi del 2013 un danno erariale stimato in 2 miliardi 22 milioni di euro; inoltre, le sole truffe sono costate alle casse dello Stato un miliardo e 358 milioni di euro. Sono dati della Guardia di Finanza, pubblicati oggi dal Corriere della Sera. Le Fiamme Gialle hanno denunciato nello stesso periodo 5.073 dipendenti pubblici, ma numerose indagini sono tuttora in corso. Non sono, tuttavia, solo i dipendenti pubblici a lucrare sui fondi dello Stato, ma anche i cosiddetti "falsi poveri":
I controlli della Finanza - "Su 8.000 controlli effettuati - scrive la Guardia di Finanza, sempre secondo quanto pubblica il Corsera - sono stati trovati 2.500 soggetti che hanno indebitamente beneficiato di prestazioni sociali agevolate come l'accesso in corsia preferenziale ad asili nido ed altri servizi per l'infanzia, la riduzione del costo delle mense scolastiche, i 'buoni libro' per studenti e le borse di studio, i servizi socio sanitari domiciliari, le agevolazioni per i servizi di pubblica utilità, quali luce o gas. Sono state accertate frodi al sistema previdenziale ed assistenziale per oltre 77 milioni di euro.
Le principali truffe  - Le principali truffe hanno riguardato la corresponsione del cosiddetto 'assegno sociale' a favore di cittadini extracomunitari fittiziamente residenti, l'indennità per falsi invalidi, le misure di sostegno alla disoccupazione per falsi braccianti agricoli ed il pagamento di pensione a soggetti deceduti". Inoltre, tra gennaio e ottobre 2013 la Guardia di Finanza ha denunciato alla Corte dei Conti 150 casi di consulenze non necessarie, calcolando un esborso illecito pari a 8 milioni e 454 mila euro. Le truffe e gli abusi compiuti nel settore del patrimonio pubblico - primi fra tutti gli alloggi popolari spesso assegnati con affitti a prezzi stracciati - hanno causato un danno di oltre 170 milioni di euro.
Le gare di appalto "truccate" - La mancata riscossione di tasse e tributi ha fatto perdere ben 150 milioni 480 mila euro, mentre le frodi relative ai finanziamenti erogati da enti pubblici nazionali e comunitari hanno provocato un mancato introito di ben 353 milioni di euro. Le gare di appalto "truccate" hanno determinato un buco nei bilanci statali pari a 330 milioni di euro, con 360 funzionari pubblici segnalati alla Corte dei Conti; nel settore della sanità 626 dipendenti pubblici dovranno rendere conto dei propri illeciti e di aver provocato un danno di 233 milioni di euro.