venerdì 31 gennaio 2014

IL DECRETO SVUOTACARCERI

Il decreto legge 146 del 23 dicembre scorso, lo svuotacarceri a firma del ministro della Giustizia Cancellieri, potrebbe effettivamente aiutare l'Italia a evitare la pesante sanzione che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha minacciato di comminare al paese, se entro maggio i metri quadrati a disposizione dei singoli detenuti dovessero essere inferiori ai quattro. Lo afferma Emilio Santoro, docente di Filosofia e Sociologia del Diritto all'Università di Firenze ed esperto di sistema carcerario. Ma attenzione a gridare “vittoria”. I problemi delle carceri, infatti, son ben altri ed andrebbero risolti con riforme ben più incisive e strutturali. Abuso della detenzione e della custodia cautelare in primis, ma anche cronica difficoltà di reinserimento dei detenuti nella società, con tagli sempre più pesanti al mantenimento, assistenza, rieducazione e trasporto dei detenuti.

Sovrappopolamento: entro maggio sotto soglia limite
Grazie all'articolo 4 del decreto e a un aumento dei posti disponibili stimato attorno alle 4.500 unità, si dovrebbe arrivare – anche se non tutte le previsioni sono concordi – a una riduzione del gap fra posti disponibili e detenuti effettivi al di sotto dei 10.000 detenuti, con la popolazione complessiva che da 64.047 individui (rilevazione del 30/11/2013) dovrebbe arrivare attorno a quota 55.000. L'articolo 4, che aumenta i premi di buona condotta da 45 a 75 giorni per semestre di detenzione (ai condannati che, a decorrere dal 1° gennaio 2010, abbiano già usufruito della liberazione anticipata), è definito da Santoro come un “indultino” in un provvedimento di per sé “confusionario” che non risolve almeno due delle problematiche basilari delle carceri.

Troppe pene detentive e abuso di custodia cautelare. Così scoppiano le carceri
“Mandiamo troppa gente in galera” - dice Santoro. Confrontando infatti dati di paesi a noi equiparabili, come Inghilterra, Francia e Germania, si nota che mentre in Italia vi sono “tre persone in carcere per ogni condannato che sconta la pena fuori con misure alternative”, negli altri paesi “per ogni detenuto” ce ne sono tre che scontano la pena con “misure alternative”. In Italia perciò il rapporto è invertito. Analogo è il discorso per l'utilizzo della custodia cautelare di coloro che sono in attesa di sentenza definitiva. Negli altri paesi questi sono il 20% dei detenuti, in Italia “siamo attorno al 40%”. Agendo su questi due fattori la popolazione carceraria potrebbe più che dimezzare, attestandosi attorno alle 30.000 unità.

Il carcere di Sollicciano e L'Altro diritto
In Toscana abbiamo circa 4000 detenuti, dei quali più di mille occupano il carcere di Sollicciano, dove il sovrappopolamento è arrivato a picchi del 189% (dato Fondazione Michelucci). Nelle parole di Santoro, dati demografici alla mano, Sollicciano è “il più grande ospedale psichiatrico della Toscana, il più grande albergo popolare, la più grande comunità per tossico-dipendenti e il più grande centro di identificazione per immigrati clandestini”. Il docente è direttore e fondatore dell'associazione L'Altro diritto, che si occupa di consulenza giuridica ai detenuti in carcere e nella quale sono impiegati nella sola Firenze una quarantina di volontari, per lo più studenti.

Il carcere la prima volta
I ragazzi de L'Altro diritto, riunendosi una volta a settimana, discutono collettivamente caso per caso le problematiche dei singoli detenuti, cercando di fornirgli un supporto giuridico adeguato altrimenti ad essi precluso a causa delle loro difficili situazioni personali. A rotazione, una volta a settimana, sei di loro entrano in carcere per parlare direttamente con i reclusi. “Le prime volte che entri non è semplice – spiega una volontaria – anche perché ti trovi davanti un mondo che non ti immaginavi”. L'autolesionismo è infatti una pratica molto comune all'interno del carcere per attirare l'attenzione e ottenere qualcosa. “Ma poi – le fa eco un'altra – tristemente ti abitui e neanche ci fai molto più caso”. Dopo due anni di associazione si possono anche incontrare più di 400 detenuti. Un modo per mettere in pratica le tante nozioni che la facoltà di Giurisprudenza mette a disposizione ma che spesso rimangono pura teoria. Ma, soprattutto, un viatico per crescere umanamente ed imparare sin da giovani a cosa ci riferiamo per davvero quando parliamo di carcere. I problemi veri, infatti, non si risolvono mai con un colpetto di spugna. Uno di loro chiosa: “lo svuota carceri è come quando hai un tubo rotto in casa. Puoi mettere un secchio sotto il lavandino. Ma se non chiami l'idraulico e non lo fai cambiare, l'acqua, prima o poi, tornerà ad uscire”.

martedì 28 gennaio 2014

NAPOLITANO VERSO LA FINE DEL MANDATO ?




 Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, è nato a Napoli  88 anni or sono,  è sposato con l'avvocato Clio Maria Bittoni, ha due figli, Giovanni e Giulio (quest'ultimo è consigliere alla Presidenza del Consiglio) Si è laureato in giurisprudenza nel dicembre 1947 presso l'Università di Napoli con una tesi in economia politica. Nel 1945 ha aderito  al Partito Comunista Italiano, di cui è stato militante e poi dirigente fino alla costituzione del Partito Democratico della Sinistra aderendo alla corrente migliorista di Amendola.  Nel 1956, tra l'ottobre e il novembre, si consuma da parte dell'URSS la repressione dei moti ungheresi, che la dirigenza del PCI condannerà come controrivoluzionari (l'Unità arriva persino a definire gli operai insorti "teppisti" e "spregevoli provocatori"). Nel momento stesso degli eventi, Napolitano membro del Comitato Centrale del PCI  elogia l'intervento sovietico dichiarando: «L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo», Una posizione che in seguito rivedrà. È stato eletto alla Camera dei Deputati per la prima volta nel 1953 e ne ha fatto parte – tranne che nella IV legislatura – fino al 1996, riconfermato sempre nella circoscrizione di Napoli. Dal 1989 al 1992 è stato membro del Parlamento europeo. Rieletto deputato europeo nel 1999, è stato, fino al 2004, Presidente della Commissione per gli Affari costituzionali del Parlamento europeo. Non più parlamentare, è stato Ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile nel Governo Prodi, dal maggio 1996 all'ottobre 1998. Il 23 settembre 2005 è stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il 10 maggio 2006 è stato eletto Presidente della Repubblica con 543 voti.  Il 20 aprile 2013 è stato rieletto Presidente della Repubblica con 738 voti. 
 In molti siti web (come quello del politico Beppe Grillo o dei giornalisti Marco Travaglio, Piero Ricca e del politico Antonio Di Pietro), Napolitano è stato accusato di essere troppo accondiscendente nei confronti di Silvio Berlusconi, nel periodo in cui quest'ultimo è stato Presidente del Consiglio. In quest'ottica Napolitano viene accusato di aver firmato alcune delle leggi approvate dal Parlamento su proposta del Governo giudicate "delinquenziali" da una parte dell'opposizione. In particolare:
  • In occasione della promulgazione del Lodo Alfano Beppe Grillo ha posto cinque domande critiche a Napolitano, colpevole, secondo l'autore, di aver firmato e quindi legittimato una legge anticostituzionale, per il quale è stato richiesto il pronunciamento di costituzionalità da parte della Corte costituzionale e che il 19 ottobre 2009 la Corte ha effettivamente con  la sentenza n° 262 ha ritenuto la legge incostituzionale. In data 21 maggio 2009, sul sito web della Presidenza della Repubblica è stato pubblicato un comunicato ufficiale di risposta alle critiche mosse da un banner e da un video pubblicati sul blog del politico. In una intervista su Repubblica l'ex-presidente Carlo Azeglio Ciampi ha espressamente criticato la scelta di Napolitano di firmare subito e soprattutto di usare come motivazione, in risposta a una domanda specifica di un cittadino, il fatto che "tanto se me le ripresentano uguale a quel punto sono costretto a firmarla".
  • In occasione della promulgazione del cosiddetto Scudo fiscale, l'Italia dei Valori ha criticato Napolitano per aver firmato senza rinvio una legge accusata da vari economisti di essere un mezzo per riciclare legalmente denaro sporco Antonio Di Pietro ha definito la firma "un atto di viltà".
  • Qualche settimana prima delle elezioni regionali italiane del 2010, a seguito dell'esclusione delle liste PDL in Lazio e Lombardia, Napolitano ha firmato nottetempo il decreto legge del governo per la riammissione delle liste escluse. Per questa scelta Di Pietro ha dichiarato di valutare una richiesta di impeachment.
  • Nell'aprile del 2010 Giorgio Napolitano ha promulgato la legge sul legittimo impedimento del capo del governo e dei ministri, mentre i pubblici ministeri di Milano si sono detti pronti a ricorrere alla Consulta per sollevare eccezione di incostituzionalità. Con  la sentenza N. 23 anno 2011 la corte ha ritenuto la legge parzialmente incostituzionale
  • Altre promulgazioni criticate e discusse hanno riguardato il decreto Mastella per distruggere i dossier della security Telecom, l'ordinamento giudiziario Mastella-Castelli  la legge "salva-Pollari"  la norma della legge finanziaria che ha raddoppiato l'Imposta sul valore aggiunto a Sky i due pacchetti sicurezza del ministro Maroni accusati di contenere norme anti-immigrati.
Ora il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo vuole chiedere l' impeachment per Napolitano. Non è super partes, ci sono le telefonate con Mancino, ci sarebbe una presunta appartenenza alla massoneria e  i legami con i poteri forti. Va segnalata invece la sua sensibilità ai problemi dei detenuti e della carceri.  Oggi va registrata l'intolleranza  verso il Capo dello Stato di un deputato di origine egiziana ma di nazionalità italiana, tale Giorgis Sorial,  che, senza alcun  rispetto e usando  toni spregevoli e sprezzanti,  ha definito il Presidente Napolitano "boia". Speriamo solo  nella tolleranza e nel rispetto degli altri deputati grillini. Intanto, Napolitanto, pensa alla fine del suo mandato ( nei tempi e nei modi che dice lui)  dopo otto anni di permanenza al Quirinale e uno stipendio di oltre 239 mila euro lordi  l'anno. Viva l'Italia, viva la Repubblica!

alberto.giannino@gmail.com

MASTROPASQUA (INPS) INDAGATO PER RIMBORSI GONFIATI PER 14 MILIONI DI EURO





Antonio Mastropasqua, 55 anni, romano, laureato in economia aziendale, dottore commercialista, revisore contabile, manager e presidente dell' INPS dal 2008,  ricopre molti incarichi pubblici ben remunerati. I giornalisti dicono 25 ma lui smentisce. "Sono soltanto  9: gli altri incarichi li ho avuti negli ultimi 15 anni".  A suo dire è   vicepresidente di Equitalia, per effetto di patti parasociali, e di Idea Fimit, presidente o membro di ''sei collegi'', e cioe':  ''Adr Engineering, Autostrade per l'Italia spa, Coni servizi, Loquenda, Mediterranean Nautilus Italy, Eur Tel. 
All'appello mancherebbero gli incarichi nei consigli di amministrazione di Quadrifoglio, di Telenergia, di Loquendo, di Aquadrome, Consel, Groma, EMSA Servizi, Telecontact Center, Idea Fimit SGR. Antonio Mastropasqua è anche vicepresidente di Equitalia Sud, Equitalia Nord, di Equitalia Centro, ed è dirigente di Italia Previdente, di Eur Congressi Roma, di Eur Spa,  di Fandango, di Telecom Italia Media.
Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, è indagato dalla procura di Roma per falso ideologico, abuso d’ufficio e per truffa.
Tra i suoi tanti incarichi vi è anche quello di direttore generale dell’ospedale Israelitico di Roma. L’accusa che la procura di Roma ha mosso nei confronti dell’ospedale della capitale, è quella di aver manipolato 12164 schede di dismissione per ottenere “13,8 milioni di euro di rimborsi”, a cui si sommano “71,3 milioni di euro” di presunto “vantaggio patrimoniale”. Il presidente dell'Inps, ente che dipende per l'appunto dal ministero del Lavoro, è finito nei guai  per un'indagine della procura di Roma per presunte cartelle cliniche truccate e fatture gonfiate dell'Ospedale Israelitico, di cui è direttore generale, per un giro di 85 milioni di euro. Secondo la ricostruzione del quotidiano La Repubblica, infatti, Mastrapasqua, in veste di direttore dell'Ospedale, avrebbe girato all'Inps, di cui è presidente, contributi previdenziali sotto forma di fatture della Regione Lazio non liquidate.

Il presidente del Consiglio Enrico Letta, a questo punto,  deve  commissariare l'Inps, e poi di mettere al posto di Mastrapasqua una persona pulita, competente e credibile.
Sul presidente dell'Inps,  indagato per truffa, falso ideologico e abuso d'ufficio dalla Procura di Roma, ieri è intervenuta anche l'ex ministro del Welfare Elsa Fornero che a La Stampa ha detto: “Il governo Monti voleva intervenire su Antonio Mastrapasqua, ma ci furono veti superiori che bloccarono la cacciata”.

Secondo i rumors furono Gianni Letta e Antonio Catricalà a bloccarne la rimozione.
 Intervistato da Repubblica, però, Mastrapasqua si dice sereno, dice che le accuse "non riguardano me", che "così (leggendo le carte dell'inchiesta senza sapere i fatti, ndr.) nasce il mostro, ma io non sono il mostro", e spiega che un'inchiesta "fotocopia" fu portata avanti tempo addietro, e durò quattro anni. "Sapete come si è conclusa?", chiede. "Proclamando la mia totale estraneità ai fatti". Quanto alle 25 poltrone su cui siederebbe, "quegli incarichi sono veri", spiega, "Ma sono tutte le cariche che ho avuto in quindici anni di lavoro". Quando poi il giornalista gli legge gli atti dell'inchiesta, lui lo liquida con "I Carabinieri dei Nas (che hanno condotto l'indagine, ndr.) non sono la Bibbia". Poi conclude: "Non mi dimetterò, non ci ho proprio pensato. Siamo ancora in uno stato di diritto". 
Rimangono alcune domande. Come fa Mastropasqua a dirigere bene l'Inps e altri 9 incarichi pubblici  contemporaneamente? In un Paese dove ci sono oltre 3 milioni  e 250 mila disoccupati non ritiene opportuno dimettersi per chiarire la sua posizione giudiziaria? E il Governo non pensa a stabilire un tetto per le consulenze di centinaia e migliaia di euro ai manager pubblici ?  E' giusto che una persona guadagni oltre 1 milione di euro l'anno quando ci sono anziani che devono tirare a campare con 450 euro al mese? Fino a quando gli italiani devono sopportare con rassegnazione e impotenza questi vergognosi  privilegi della casta? Mastropasqua non sia arrogante, non attacchi i Nas che hanno fatto solo il loro lavoro, si dimetta presto e subito. Il Paese intero è indignato, scandalizzato, sconcertato e soprattutto pensa anche al buco nei conti  che c'è all'INPS  durante la gestione Mastropasqua dopo anni di utili. 

sabato 25 gennaio 2014

ALBERTO GIANNINO: PERCHE' NON SONO PEDOFILO




Nell'estate del 2012 sono stato accusato, ingiustamente,  a Rapallo, di pedofilia perchè trovato in stato confusionale con due minori  incontrati casualmente vicino alla spiaggia. Cercherò di raccontare la verità attenendomi ai fatti perchè alcuni  giornalisti prezzolati  speculano in maniera vergognosa e strumentale   su questa torbida vicenda (le cause civili  per risarcimento danni  nei loro confronti per il reato di diffamazione  sono quasi pronte)  e, con loro,  avversari spietati e feroci  in divisa con  manette e stivali che pensano di fare carriera alle mie spalle neanche se fossi il nobile francese Gilles de Rais che, con l'aiuto del suo valletto Poitou, stupro' e uccise 200 ragazzi nella Francia del XV secolo.    In questo modo i miei lettori, i miei amici, i miei colleghi, i miei concittadini non hanno più  una visione dei fatti deformata e calunniosa come è accaduto in questi mesi su La Provincia pavese (il giornalista Fizzarotti era sempre in possesso di notizie coperte dal segreto istruttorio che divulgava per la gioia dei suoi amici in divisa...).  Faccio una premessa doverosa: respingo nella maniera più categorica tutte le accuse formulate nei miei confronti e mi proclamo innocente,  vittima di un complotto ordito  per eliminare un personaggio scomodo per le sue battaglie per la legalità.  Ora la vicenda. Prima di andare in spiaggia alle 23 ero andato in una pizzeria intorno alle 22  dove ho ordinato una pizza e una birra media. Poi alla fine della cena un'altra birra media e un amaro, forse due. A questo punto mi dirigo in spiaggia per vedere il mare, sentire il rumore dell'acqua e delle onde e a prendere un po' di fresco. C'è un pescatore che si trova sugli scogli con la canna da pesca, ci sono due morosi  che si abbracciano e, infine, due ragazzi minorenni con un pacchetto di sigarette in mano. Essendo estate la spiaggia era illuminata a giorno e, chiunque, dalla passeggiata poteva vedere tutti coloro che erano sugli scogli.  Lo psichiatra, perito nominato dal Tribunale di Chiavari, ha scritto nella relazione peritale (dopo alcuni colloqui e un test scientifico elaborato da una Psicologa) che io non sono pedofilo e che non ero in grado di dare un'età a quei due ragazzi in quanto a causa dell'abuso di alcool avevo un deficit intellettivo e un'alterazione della coscienza. Il Gup non terrà conto di quello che ha scritto il suo perito e mi condannerà anche se innocente.  Lo psichiatra, però, nonostante avesse acquisito la mia cartella clinica e fosse documentato molto bene sulla mia salute  non ha detto ai giudici la verità sulla mia patologia e sulla terapia farmacologica istituita durante 15 colloqui con la psichiatra del carcere,  che assumevo psicofarmaci (ansiolitici e antidepressivi) e che, interagendo con l'alcool,  non ero nel possesso delle mie facoltà e cosi ha contribuito alla mia condanna.  Vi sembra poco? In quelle condizioni non potevo, quindi, razionalmente  perseguire alcun disegno criminoso rivolto a fare del male ai due ragazzi. Allora perchè mi hanno arrestato condannato in primo grado (ora sto facendo l'Appello avverso la sentenza del Tribunale)? E' molto semplice: nè la Polizia di Stato nè i Giudici nè il perito hanno tenuto conto  scientemente dell'abuso di alcool, dei farmaci che assumevo e soprattutto delle patologie mediche perchè avrebbbero dovuto assolvermi e rimangiarsi le accuse tendenziose senza un quadro indiziario solido e robusto. Le indagini sono state carenti, lacunose e insufficienti. Non c'è nè una prova nè un testimone. Incredibile.  La mia storia è quella di  una gravissima violazione dei diritti umani, di una carcerazione che è stata una tortura. E ancora: molti  abusi ed eccessi del diritto penale come mi hanno detto più avvocati. I poliziotti hanno perquisito due mie abitazioni e non hanno trovato materiale pedopornografico (ne  detenzione nè  produzione o vendita) ma la voglia di gogna era tanta che mi hanno portato in carcere a Chiavari. Dopo lo sciopero della fame in cui perdo 11 Kg mi portano a Marassi un carcere con agenti che hanno molta umanità e sensibilità . Essi aiutavano  i detenuti a riscoprire il senso di uno scopo  per trasformare la propria vita, riconciliarsi con le loro famiglie e i loro amici, e, per quanto possibile, assumersi le responsabilità e i doveri che permetteranno loro di condurre una vita onesta e retta in seno alla società. Chi l'avrebbe mai detto che gli agenti erano migliori del prete del carcere?  L'esperienza del carcere mi ha   offerto  l'opportunità di condividere le mie esperienze del misterioso volto di Cristo che risplendeva sui volti dei detenuti  che avevano anni da scontare.  Occorre un maggiore rispetto per la dignità dei detenuti.
 Ho fatto il Professore nei licei di Milano e Pavia e non c'è mai - e dico mai - stato un episodio o una voce che mi assimilava a personaggi ignobili.  Ho fatto tante battaglie giornalistiche contro la  pedofilia, contro gli abusi sessuali di una minoranza esigua del clero, per la difesa della vita (contro aborto ed eutanasia) e per la famiglia cellula fondamentale della società, luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri, e dove si opera per il bene dei coniugi e il bene  dei figli  (fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna) e mi sono ritrovato inquisito per questo infame reato. Con gli studenti ho sempre  avuto un ottimo rapporto basato sull'ascolto e sul dialogo. Come educatore ho trasmesso cultura e ho formato le nuove generazioni ai valori morali, spirituali e sociali. Altro che pedofilia!  Qui se c'è un pedofilo è qualcuno sporcaccione, depravato  e lussurioso della casta che magari fa turismo sessuale tutti gli anni  nei Paesi poveri arretrati economicamente abusando sessualmente di bambine o bambini. Ogni anno, secondo l'Unicef , 80 mila italiani vanno in  Thailandia, Vietnam, Laos, Cambogia, Filippine, Nepal, Pakistan, Russia, Taiwan, Cina, Sri Lanka, India, Indonesia. Ma anche Brasile, Repubblica Dominicana, Colombia, Messico, Venezuela, Cuba e Kenya. Lo scopo? cercare minori e abusare sessualmente di loro. Ma i giornali italiani, i magistrati, i carabinieri, la polizia tacciono rigorosamente su questo scandalo enorme internazionale. Perchè?
                                                         il nobile francese Gilles de Rais

Ritorniamo alla sera dell'arresto. In spiaggia, quando incontro i due ragazzi, gli  chiedo cortesemente una sigaretta. Me la offrono volentieri. Poi parliamo di vacanze e di scuola. Mi offrono altre sigarette. A questo punto chiedo loro una cortesia: se vanno al bar a comprami una Ceres perchè mi ero fatto male alla gamba sullo scoglio.  Essi vanno al bar (distanza 300 m) ma non chiedono aiuto a nessuno, non chiamano la polizia e non chiamano i genitori. Ritornano in spiaggia e mi danno la Ceres. Gli dico tenete pure  il resto (2 euro). Parliamo ancora  e io finisco la birra;  chiedo a loro se vanno a prenderne un'altra. Stessa scena. Vanno al bar, non chiedono aiuto a nessuno, non chiamano nè polizia nè genitori. Ritornano dal "mostro" che li avrebbe insidiati o molestati. Ma se li avevo molestati , abusati, violentati perchè non chiedono aiuto quando sono lontani da me? Possono scappare, ma non lo fanno.  Vi sembra possibile il fatto che io avrei compiuto con la spiaggia illuminata a giorno  chissa quali atti sessuali in cambio di 2 euro a testa? Che poi era la mancia... Per un giudice  la mancia era segno di prestazione mercenaria(sic!)
 C'è un pescatore, ci sono 2 fidanzati e i ragazzi  vanno e vengono dal bar tranquillamente senza chiedere aiuto e io li avrei molestati sessualmente? Lascio a voi la risposta. Ormai sono le 24 e decido di andare a casa. Loro mi sorreggono sugli scogli perchè non sono in grado di camminare in evidente  stato confusionale. Facciamo un tratto di strada insieme sulla passeggiata mare  e incontriamo i loro genitori che li prendono a schiaffi perchè alle 24 non erano rientrati ancora a rientrati a casa. Parlano tra di loro per 15 minuti e   poi stranamente  chiamano il 113. Io resto li senza allontanarmi.  Non temo niente e non ho paura (L'avvocato dei due genitori e il Giudice chiederanno un risarcimento di 100 mila euro. Why?)   Da quel momento non sono più libero nonostante sono stato dichiarato socialmente non pericoloso. I giudici non mi credono e nell' incidente probatorio i ragazzi cadono in contraddizione più volte.  Ma il Gip, il Pm e il Gup hanno deciso il verdetto:  colpevole.  Io non ero capace di intendere e di volere ma sono stato dichiarato capace di intendere e di volere e di voler perseguire addirittura  un disegno criminoso. Ora sono convinto che anche in Appello mi condanneranno: sento odore di bruciato, di forte pregiudizio, di accanimento e di voglia di punizione. Non mi aspetto nulla: il verdetto è già scritto. I giudici dell'Appello difficilmente daranno torto ai loro colleghi. Ecco perchè so che la condanna di primo grado sarà riconfermata. Aspetto solo che questa brutta storia dovuta a un'imprudenza finisca.  Ora non credo più nella giustizia dopo quello che mi è successo. Aspetto con ansia una riforma della giustizia dove ci sia contemplata  la responsabilità  per i giudici corrotti o incapaci.  Facessero pure: io so che davanti a Dio e davanti agli uomini sono nel giusto. La mia povera mamma, che ha 78 anni, mi crede e questo mi basta. Chi ha brigato per mettermi nei guai risponderà davanti a Dio.  Ho tentato di togliermi la vita in carcere ma non ci sono riuscito:  ero controllato dagli agenti e dai miei compagni di cella. 
La gente che mi conosce, le  centinaia e centinaia di minori che ho avuto come miei studenti, i miei amici, tutti possono dire ad alta voce che non ho mai avuto inclinazioni sessuali di tipo pedofilo. Non ho mai avuto preferenze erotiche verso minori, la mia condotta è sempre stata lecita nei confronti di minori, non ho mai molestato o abusato di minori. Mai. Ritengo anzi la pedofilia un crimine abominevole, orrendo e abietto, 
un delitto grave oltre che una malattia psichiatrica. Non ho mai messo piede in una Associazione sportiva di minori, negli oratori, nei cinema per minori, nei campeggi, nelle colonie estive, nei collegi e negli scouts tutti ambienti  dove circolano molto spesso minori e pedofili.  Ho sempre seguito principi sani e un'etica religiosa cattolica.

Reati di pedofilia si sono verificati in tutti i luoghi dove sono presenti bambini: famiglie (nel qual caso potrebbe trattarsi di incesto), centri religiosi (seminari, oratori), scuole d'infanzia, associazioni giovanili (negli Stati Uniti d'America i boy-scout). Data l'estrema ampiezza di tipologie di reati, che talvolta non richiedono nemmeno il contatto fisico col bambino (es. esibizionismo, riproduzione di materiale pedopornografico, ecc.), la diffusione dei reati di pedofilia è considerata elevatissima. «Il 10-30% circa dei bambini subisce molestie sessuali entro i 18 anni. L'attrazione del pedofilo può essere rivolta sia verso i bambini sia verso le bambine, ma sembra che queste ultime siano le vittime più frequenti (88%).»
Nel maggio 2007 tutti i media hanno parlato ripetutamente di notizie su reati svolti da membri del clero, sulla base del fatto che oltre 4000 sacerdoti sono stati accusati di abuso di minori negli USA e in Canada. Si tratta però del numero totale delle accuse raccolte in un arco di 50 anni e comprende non solo i casi di pedofilia in senso stretto, ma anche i rapporti con adolescenti minori di anni 18. Sino a oggi le condanne per pedofilia hanno riguardato solo 40 casi su 4000. Nel giugno 2009 il cardinale Cláudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero ha dichiarato al settimanale cattolico spagnolo Vida Nueva che «i casi di pedofilia a volte non arrivano nemmeno al 4% dei sacerdoti». Questa dichiarazione rettifica una precedente intervista dello stesso cardinale Hummes del 5 gennaio 2008 all'Osservatore Romano, in cui dichiarava che tra i sacerdoti «neppure l'1% ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale».
Nel settembre del 2009 l'arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all'ONU di Ginevra, in una dichiarazione emessa in una riunione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, in relazione ai crimini sessuali sui minori, ha dichiarato che «nel clero cattolico solo tra l'1,5% e il 5% dei religiosi ha commesso atti di questo tipo».
La cifra del 4% è stata contestata anche dallo studioso Massimo Introvigne, sulla base di uno studio indipendente (il John Jay Report) condotto dal John Jay College of Criminal Justice della City University of New York, che non è un'università cattolica ed è unanimemente riconosciuta come la più autorevole istituzione accademica degli Stati Uniti in materia di criminologia.
Nel 2009 è uscito un libro che riporta cifre aggiornate sulla pedofilia nella Chiesa americana. Tra il 1950 e il 2004 si sono registrati undicimila casi documentati di abusi sessuali su minori i cui autori sono preti (vedi John Jay Report). Mediamente i preti diocesani implicati negli abusi sono il 4,3 per cento. Alcuni anni hanno prodotto percentuali molto alte di preti pedofili. Nel 1963, 1966, 1970, 1970 e nel 1974 si è arrivati all'otto per cento di predatori diocesani, fino al nove per cento del 1975.
Nel libro si fanno anche delle estrapolazioni su quelli che possono essere i limiti del fenomeno pedofilia (abusi su minori) nella Chiesa e si stima che i casi sono stimabili in quaranta-sessantamila che farebbero salire il tasso dei preti abusanti a percentuali altissime.
Per quanto riguarda i crimini più efferati, uno studio del Centro Aurora di Bologna (Centro Nazionale per i bambini scomparsi e sessualmente abusati) ha evidenziato che in Italia dal 2004 al 2007 sono scomparsi 3.399 minori, non ritrovati nel periodo considerato.
La pedofilia in Italia
Secondo i dati raccolti da Telefono Azzurro e pubblicati nel Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza, quasi il 60% degli abusi su minori avviene in famiglia. Nel panorama internazionale emerge che in Francia e in Inghilterra i minorenni vittime di abuso sessuale sono molto più numerosi, ma ciò che preoccupa in Italia è il "sommerso": è probabile, infatti, che alcune situazioni di abuso non arrivino alla denuncia.
                                                                                                                          Alberto Giannino
alberto.giannino@gmail.com

TOTO' RIINA, IL MACELLAIO DI COSA NOSTRA


Totò Riina,  il capo dei capi,  83 anni, originario di Corleone (Pa), altezza cm158 (da qui il soprannome di Totò u' curtu) studi conseguiti: seconda elementare, agricoltore, unito in matrimonio con la sorella del boss Bagarella, Ninetta, dalla quale ha avuto 4 figli (diplomata al liceo classico di Corleone),   è in carcere da 20 anni col regime del 41 bis per associazione mafiosa e per diversi ergastoli a cui è stato condannato per una serie impressionante di omicidi. Riina ha iniziato giovanissimo la sua carriera criminale all'interno di Cosa Nostra  aderendo alla cosca di Luciano Liggio. Per 24 anni è stato il capo incontrastato di Cosa Nostra dedicandosi esclusivamente all' associazione criminale. Riina si è occupato di appalti pubblici (il sacco di Palermo con Ciancimino assessore all'urbanistica e il deputato dc Salvo Lima sindaco)  di traffico di droga, di estorsioni,  dei sequestri di persona e  dei finanziamenti alle aziende agricole erogati dalla Regione Sicilia. Nella latitanza è diventato ultra miliardario con tutta la rete di imprenditori, politici, colletti bianchi, investimenti,  acquisto di società, di azioni e di beni immobili (case, ville, terreni e aziende agricole) Non si fa una latitanza sofferta con sacrifici  e rinunce senza un interesse economico rilevante!  E il suo interesse primario era il business a qualunque costo. Questo spiega le sanguinose  guerre di mafia a Palermo in cui sono morti tutti i suoi avversari.





 Questo spiega anche  la sua ferocia e spietatezza nel disporre omicidi di giudici, poliziotti, politici, e prefetti perchè ostacolavano lui o i suoi uomini.
Lo scrittore Vincenzo Consolo di Riina ha detto: «A guardare le mani dalle dita gonfie, la testa piantata direttamente sul busto, il viso bolso, spugnoso sotto un casco di corti capelli imbiancati alle tempie, a guardare quegli occhi ingottati, segnati di fegatoso, occhi impassibili, privi di luce, ti sembra di fare un tuffo indietro nel tempo, un tuffo di trenta, quarant’anni nel tempo della mafia contadina, della mafia della lupara, quella che vestiva di nero e portava la coppola, quella che una iconografia insistita ha rovesciato in farsa, in macchietta. E ti chiedi come può essere accaduto che un uomo dall’aspetto così poco “moderno”, così paesano, così dialettale, un uomo così “arretrato” possa aver preso il comando di un’organizzazione criminale come Cosa Nostra». Buscetta invece lo definisce cosi:  «Sembra un contadino a vederlo, dottor Falcone, ma è intelligente, e furbo, è un uomo malato di sbirritudine. Si è sempre comportato come uno sbirro, rivolgendosi alla polizia per eliminare, se non poteva farli uccidere, i suoi avversari. No, non era un confidente. Aveva il vizietto, diciamo così, delle lettere anonime. Uh, quante ne ha scritte, ′ u viddanu! Io credo, dottore, che sia stato lui a far arrestare Liggio. Sì, Lucianeddu… nel 1974… a Milano. Liggio aveva messo il Corto accanto a Badalamenti e Bontate, nel triumvirato che governava Cosa Nostra. Tano finisce in carcere e Riina, fuori, comicia a fare sequestri. Rapisce il figlio del conte Arturo Cassina. Quando Tano esce, chiede al Corto: “Perché l’hai fatto?, non avevamo detto che non facevamo rapimenti in Sicilia?”. Liggio, che pure era complice di quei sequestri, lo leva dalla commissione e ci si mette lui. Riina ci aveva fatto il pelo a comandare e ci resta male (...) Riina, lo sbirro, aveva fatto la spiata. Rientra al vertice e comincia la demolizione di Badalamenti. In tre anni lo fa fuori, lo fa posare e si cominciano a contare i morti… l’hanno chiamata la guerra di mafia, dottore, ma è stato un massacro, una caccia all’uomo scatenata dai corleonesi contro tutti coloro che, indipendentemente dalla famiglia di appartenenza, erano stati o erano amici di Stefano Bontate e Totuccio Inzerillo». 


Ma chi l'ha protetto politicamente in tutti quegli anni? Ed è vera la storia del bacio con Andreotti? Dice il Procuratore Caselli: «Riina non è un comune delinquente né un rozzo ex contadino di Corleone. Riina è il capo di uno Stato, lo Stato di Cosa nostra. Come tale egli percepisce se stesso e si autorapporta ad Andreotti esponente di vertice dello Stato legale e alleato storico. Riina dunque non ha nei confronti di Andreotti nessun atteggiamento di “motus reverentialis”. È Riina che prende l’iniziativa di salutare in modo naturale, col bacio appunto, Andreotti e non viceversa. Riina sceglie, come gesto di esordio del suo incontro con Andreotti, il bacio, vale a dire un gesto che assume un significato distensivo e rassicurante che sdrammatizza la situazione. Ad Andreotti si deve far capire che egli non può prendere le distanze: deve invece ricordare sempre che lui e Riina sono stati, sono e saranno la stessa cosa»).
Ora Riina è in una cella del carcere di Opera (Mi) sorvegliato a vista 24 ore su 24 (anche al gabinetto). Ci domandiamo: valeva la pena ammazzare, rubare, dedicarsi al narcotraffico e ai sequestri di persona con una latitanza di  24 anni e finire in carcere gli ultimi 30 anni della propria vita? Cosa ha goduto Riina nella latitanza? Beh, ha esercitato il potere, l'arrivismo e ha messo al primo posto i soldi. Tanti soldi. Ma dove sono questi soldi? Come sono stati investiti? Chi sono i suoi prestanome? Bisogna, quindi, indagare ed  aggredire i grossi patrimoni dei mafiosi che sono al Nord riciclati in cliniche, Rsa,  case di cura, assicurazioni, finanziarie, aziende di costruzioni, alberghi, catene di ristoranti e di  pizzerie: beni quasi tutti quotati in Borsa. Non dimentichiamoci che, nel 1974, il corleonese Luciano Liggio, ex capo di Riina, fu catturato proprio a Milano, sede della Borsa, e non già  a Corleone. 


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DARIA BIGNARDI, LA SIGNORA RADICAL CHIC DE LA7


                            


Daria Bignardi, 53 anni (ma non li dimostra),  ferrarese, sposata con Luca Sofri, 2 figli, laureata in Lettere a Bologna, è una delle donne italiane più famose e popolari dello schermo insieme a Lilli Gruber, Milena Gabanelli,  Barbara D'Urso, Mara Venier, Maria De Filippi, Paola Perego, ecc. E' giornalista professionista e conduce "Le invasioni barbariche" su la 7.  Ha iniziato a lavorare in TV con Gad Lerner e Gianni Riotta, poi è passata a Mediaset dove ha  lanciato il Grande fratello ottenendo ascolti record e vincendo l'Oscar della TV e il Telegatto. Sempre su Mediaset lancia "la fattoria" un altro programma che avrà successo e su Italia 1  guiderà un'edizione de "Le jene".  Infine passa a la 7 dove finalmente  ritaglia un programma tutto suo in cui parla  di attualità, politica e cultura intervistando più ospiti nel corso della trasmissione. L'unico appunto che muoviamo a Daria è che nella sua trasmissione non abbiamo mai visto servizi sul Papa, sul Vaticano,  sulla Chiesa santa e peccatrice, sui missionari, sulle monache di clausura, sulle Caritas che danno pasti gratis a stranieri e a moltissimi italiani diventati poveri (sic!), sul fenomeno delle Madonne che piangono, sull'esistenza di Dio, su Milingo,  sul papa emerito Benedetto XVI che ha allontanato dalla Chiesa 400 preti pedofili nel biennio 2011-12 e, per esempio, capire come mai a Milano sei studenti su 10 non fanno religione a scuola. Forse che Daria è atea o agnostica o non le interessino le tematiche religiose? Forse che Daria crede che l'uomo sia un aggregato di materia e non abbia un'anima? Che sia solo corpo e non spirito? Oppure crede che l'universo non è un libro scritto da Dio e sia frutto del caso (teoria del tutto irrazionale), sia caos, ci sia sempre stato e, quindi, non è opera  di una Intelligenza Ordinatrice e Creatrice e che l'uomo non è  creato a immagine e somiglianza di Dio? Ma in questa ipotesi, cara Daria,  l'uomo sarebbe una "scimmia nuda" o solo un "insieme di acqua, calcio e molecole organiche"... E, in ogni caso, la scienza, piaccia o no, da sola non è in grado di rispondere alle domande di senso che ogni uomo si pone da sempre: da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo, e cosa c'è dopo la morte.     
                                          

 Per amore della verità, occorre dire che, nonostante Daria sia una bella progressista ontologica, è intelligente, preparata e bravissima a fare interviste anche se lei si schermisce e dice che non ama questo genere di giornalismo.  Prima si documenta, si prepara, legge di  tutto e poi l'ospite deve aspettarsi domande suggestive e insidiose che lo potrebbero mettere in seria difficoltà come è successo con Brunetta e Alemanno. Daria sa investigare nell'animo umano e andare a fondo come pochi. E' una donna anticonformista, indipendente,  libera e con  una notevole apertura della mente il che non guasta. Penso che sia una donna femminista e sia sensibile ai temi del femminicidio, alla violenza sessuale contro donne e minori  al  ruolo della donna nella società e alle quote rosa in politica.  Non accetta compromessi come quando rescisse il contratto alla Rai  nel 2009 per dissensi con i dirigenti.                                    

Adesso, l'appuntamento del venerdi sera su la 7 per vedere le invasioni barbariche, è obbligatorio sia perchè è un bel programma, sia perchè c'è molto progressismo. Non a caso ha aperto la prima puntata con l'intervista a Matteo Renzi neo segretario del PD. Ma in una società liquida (Bayman), in una società plurale e postmoderna (Jean-François Lyotard),  in una società relativista e nichilista (Nietzsche) in una società dove conta l'avere e non l'essere (Fromm), è bene seguire la nostra Daria e il suo programma anche se il cattivo Urbano Cairo (il proprietario de la7) le ha concesso solo sei puntate per invadere il campo altrui.

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martedì 21 gennaio 2014

BEPPE GRILLO E LA DITTATURA DEI MILITARI



Beppe Grillo nasce a Genova 65 anni fa,  è sposato e ha 4 figli.  E' un uomo versatile, intelligente, brillante. Sa essere freddo, duro e cinico quando serve. Compie gli studi di Ragioneria ma, essendo un grande comunicatore, in una  societa dell'immagine e dell'apparire,  decide di fare il comico anzichè occuparsi  di partita doppia, attività,  passività, utili  e delle dichiarazioni dei redditi dei suoi concittadini. E' benestante, guadagna parecchi centinaia di migliaia di euro (tutti dichiarati al fisco), è un po'  edonista:  non disdegna la bella vita, le auto e le moto di grossa cilindrata. Va al mare in Toscana e non si fa mancare niente.  Con i media ha un rapporto di amore e odio. Ma, poichè li sa usare bene, finge di non volerli, ma in realtà ne ha necessità assoluta per sponsorizzare il suo movimento politico. E, quanto più li allontana, tanto più essi lo cercano come se fosse l'unico caso italiano.
Negli anni 80  viene assunto in Rai e, in un monologo passato alla storia, attacca pesantemente  i socialisti che sono al Governo. Viene cacciato da Craxi e, per un periodo, assapora l'esilio che per lui è un onore e non già un'umiliazione.  Ma non si scoraggia: va nei teatri italiani, fa spettacoli  e fa sempre il pieno con la sua ironia beffarda e mordace e con  il suo istrionismo innato.  Gli argomenti forti sono la satira politica, la corruzione, l'ambiente e le multinazionali. Nel 1981 la sua vita cambia tragicamente.  Nella sua automobile  ci sono tre suoi amici e, in un terribile  incidente,  muoiono tutti e tre. Verrà condannato per omicidio plurimo colposo e questa è   anche la ragione per cui non può essere eletto in Parlamento.  Grillo, dopo la tragedia che lo segnerà per tutta la vita,  si appassiona all'ambiente, studia, si documenta al punto che potrebbe fare il ministro dell'Ambiente vista la sua preparazione e competenza. 
Ma c'è un'altra cosa che gli sta a cuore: la questione morale. E' schifato della classe dirigente corrotta, dei ladri di Stato, dei politicanti che non hanno mai lavorato nella loro vita  e dei concussi e da quelli che praticano il peculato sistematicamente. Non riesce a capire l'indifferenza degli italiani, la loro assuefazione e il loro menefreghismo di fronte a tanta tanta corruzione e a tanto sudiciume.  E decide, come Berlusconi nel 1993, di  scendere in campo e di fare politica attiva fondando un movimento politico con l'obiettivo precipuo di mandare a casa l'attuale classe dirigente che non ha dato certo esempi di moralità e pulizia.   Grillo non perde l'occasione di attaccare i pregiudicati scagliandosi in particolare contro Berlusconi. Non ama Napolitano che considera uomo di parte ed è cordialmente ricambiato. In questi giorni attacca Matteo Renzi per l'inciucio con Berlusconi sulla riforma elettorale Italicum che lo taglia fuori  dai giochi e, quindi,  fa di tutto per rompere l'asse Berlusconi Renzi.  Grillo, poi,  studia come fare ad eliminare questa classe dirigente  in cui troviamo tra i ministri anche camorristi, mafiosi, massoni,  banchieri, Presidenti di Enti pubblici, che continuano a rubare imperterriti  da anni. Il progetto ce l'ha in mente ma ha bisogno di un esperto e imprenditore  informatico ( che ama la politica) per realizzare il suo disegno politico e lo trova in Gianroberto Casaleggio originario di Milano. Decidono di fare un blog a cui tutti possono accedere commentando i vari post di Grillo  e raggiungono due-tre milioni di italiani. Il suo blog  diventerà cosi importante e popolare che è tra i primi 50 nel mondo.  L'informatica per Grillo diventerà il secondo pallino dopo l'ambiente.  E, infatti, nell'era digitale e postmoderna,  la rete, che raggiunge tutti,  creerà con le sue consultazioni   la classe dirigente del Movimento 5 stelle, che, nel maggio 2013, ha mandato  in Parlamento una bella truppa di parlamentari giovani:  104 deputati e  54 senatori. Una minoranza esigua (che non fa testo) pare che abbia abbandonato  il loro ex  capo ma tutti gli altri peones restano fedelissimi  a Beppe Grillo. Il quale  ha doti di leader trascinatore di folle e un carisma innegabile. Certo, continuerà ad usare un linguaggio forte, duro e spesso volgare per arrivare al cuore degli italiani, ma l'uomo è cosi e non lo puoi cambiare a 65 anni.   

Grillo è destinato ad essere un protagonista di questa Italietta di furbi che è in piena depressione economica  in cui ogni anno si evadono 180 miliardi di euro di imposte, in cui c'è un debito pubblico di oltre  2.104 miliardi di euro, dove ci sono 10 milioni di italiani alla fame, e 3,5 milioni di disoccupati, esodati e cassaintegrati. Senza contare le spese folli nella Pubblica Amministrazione che sono incontrollate e  incontrollabili e l'impunità della casta corrotta fino alle midolla.  Il problema, caro Grillo,  sono i tagli alla spesa pubblica, gli stipendi annuali d'oro di  almeno 250 mila euro ad personam  e i privilegi della casta quando un povero pensionato prende 500 euro al mese e spesso non gli danno la casa popolare che gli spetterebbe mentre nullafacenti clandestini se le godono alla nostra faccia di cittadini onesti e lavoratori! I parlamentari- mi dicono- che prendono 14 mila euro al mese: vogliamo ridurre sia il loro stipendio sia i 1000 parlamentari? Il loro numero è una vergogna e un'indecenza e solo l'Italia ha queste cifre impressionanti abnormi e assurde.
Grillo, per cambiare l'Italia, sceglierà la via democratica o farà come Masaniello, Mazzini, Carlo Pisacane, Anita Garibaldi, Monti  Tognetti, Gabriele D'Annunzio e Mussolini ? Per ora non è dato sapere. Ma se andiamo avanti cosi  - mi dicono  fonti ben informate -  ci sarebbe  pronto un governo presieduto da un militare che siederebbe al ministero dell'Interno: gli altri 25 ministeri sarebbero  tutti aboliti.  I 60 milioni di italiani come reagirebbero alla sospensione della democrazia? Accetterebbero anche una "dittatura democratica" militare (che poi  è una contraddizione)  che risolverebbe non pochi problemi in un Paese  da "aggiustare" perchè ormai completamente "rotto".Contrariamente ai poteri forti che, raccontandoci balle, parlano di una lieve ripresa economica. Peccato che alla Caritas ora ci vanno anche gli italiani per un pasto, mentre  quasi tutte le Regioni sono sotto inchiesta da parte  della magistratura.


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domenica 19 gennaio 2014

MATTEO RENZI E LA LIQUIDAZIONE DELLA CLASSE DIRIGENTE DEL PD












Mattei Renzi, 39 anni, estroverso, dinamico, intelligente, una laurea in Giurisprudenza, sposato, tre figli, è il nuovo Segretario politico dell'ex partito comunista italiano guidato da Enrico Berlinguer. Al tempo stesso è Sindaco di Firenze e cumula due incarichi impegnativi che dovrebbe svolgere a tempo pieno. L'Intercity Roma-Firenze non è sufficiente a colmare questo squilibrio. Renzi è l'uomo che ha mandato in pellicceria tutte le volpi del vecchio gruppo dirigente del partito (D'Alema, Veltroni, Bersani, Prodi, Marini, Fassino, Luigi Berlinguer, Cofferati, Bindi, Minniti, Finocchiaro, Epifani ecc.); gruppo dirigente che non è rappresentato negli organismi di  partito ma solo dentro le istituzioni. Il partito è saldamente nelle mani di Renzi ma i parlamentari no perchè rispondono a Gianni Cuperlo leader della minoranza del PD.  Questo potrebbe essere un motivo valido per andare a votare a giugno e favorire il ricambio della classe dirigente a Montecitorio e a Palazzo Madama. Ma in questa ipotesi cadrebbe il Governo Letta e, se venissse nominato Renzi,  cumulerebbe ben  tre incarichi. Renzi, quindi, pensa a se stesso o a un Letta bis?  Il Presidente Giorgio Napolitano ha già 88 anni suonati  e bisogna scegliere il successore, ma occorre una maggioranza condivisa e coesa in quanto Marini e Prodi sono bruciati. Speriamo solo che non salti fuori Giuliano Amato titolare di una pensione mensile record di 31 mila euro che, in tempi di recessione economica,  grida vendetta davanti agli uomini.Ricordiamo a Renzi che molti pensionati hanno la sociale di 450 euro mensili.
Matteo Renzi, sicuramente,  è un uomo popolare e  fortunato politicamente dopo gli immortali De Mita, Casini e Andreotti ( a 29 anni guidava la Provincia di Firenze). Dante Alighieri, concittadino di Renzi,  diceva che: "la fortuna è impersonificata in una dea volubile e cieca che dispensa a  caso i beni mondani fra gli uomini, è  ministra della volontà di Dio che amministra secondo disegni imperscrutabili, al di sopra delle capacità interpretative dei mondani".   Senza contare che "Vecchia fama nel mondo li chiama orbi; gent'è avara, invidiosa e superba: dai lor costumi fa che tu ti forbi. La tua fortuna tanto onor ti serba, che l'una parte e l'altra avranno fame di te, ma lungi fia dal becco l'erba".
  Un'altro concittadino di Renzi, il filosofo e storico Niccolò Macchiavelli, affermava: "E poiché la fortuna vuol fare ogni cosa, ella si vuole lasciarla fare, stare quieto e non le dare briga, e aspettar tempo che la lasci fare qualche cosa agl'huomini". E ancora: "Meglio è vincere il nimico con la fame che col ferro, nella vittoria del quale può molto più la fortuna che la virtù". Infine: "Giudico che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che ce ne lasci governare l'altra metà".
Renzi è tenace, ambizioso, determinato, freddo e calcolatore. Ha un eloquio un po' noioso, non usa un linguaggio lezioso, è ripetitivo e non è un intellettuale nonostante sia stato un primo della classe.  In una società plurale, postmoderna e liquida non va bene. Appare sorridente con un viso d'angelo e  ciò lo rende simpatico.  In una società dell'immagine e nell'era digitale Renzi guarda molto all'esteriorità e all'apparire (in pieno inverno porta gli occhiali da sole e va in ogni TV). Non ha bisogno di pensare al denaro o alla carriera, all'edonismo o ai beni di consumo perchè ha già ottenuto molto. Ora si guardi  le spalle perchè coloro che ha pensionato gli faranno delle imboscate. Uomo avvisato...

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BENEDETTO XVI HA ALLONTANATO 384 PRETI PEDOFILI



La stampa laicista ed anticlericale ha sempre attaccato in maniera becera e rozza papa Benedetto XVI sul problema della pedofilia nel clero. Anche se, a tale riguardo, dobbiamo dire che su  408 mila sacerdoti sparsi in tutto il mondo la pedofilia sfiora  solo il 2-3% di costoro, cioè una percentuale inferiore di quanto questo fenomeno coinvolge le famiglie. In ogni caso dico questo non per giustificare il clero, ma per raccontare la cronaca in maniera obiettiva.
Ieri Padre Lombardi (portavoce della Santa Sede) ha detto che il Papa emerito Benedetto XVI ha ridotto allo stato laicale nel biennio  2011-12  ben  384 sacerdoti pedofili. Un numero abnorme e sproporzionato ma che rende giustizia sull'operato di questo Papa accusato di coprire la pedofilia del clero. “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!”. E’ il 2005, alla Via Crucis al Colosseo, vengono lette le meditazioni del cardinale Ratzinger. Sono parole, quelle dedicate alla nona stazione, che scuotono le coscienze dei fedeli. Parole che sembrano drammaticamente profetiche qualche anno dopo quando, stavolta non più Joseph Ratzinger ma Benedetto XVI si trova ad affrontare il più grande scandalo nella Chiesa, quello degli abusi su minori da parte di membri del clero. Certo si tratta di un'infima minoranza, rispetto alla stragrande maggioranza di sacerdoti che ogni giorno servono Dio e il prossimo.“Il Papa ci ha compresi, ha capito il nostro dolore”: in queste parole di una vittima della pedofilia sta forse l’essenza, semplice e drammatica, dell’impegno senza sosta di Benedetto XVI per sradicare la spaventosa piaga degli abusi su minori da parte di membri del clero. Papa Ratzinger è il primo Pontefice ad incontrare le vittime di quello che definisce un “orrendo crimine”. Negli Stati Uniti e poi in Australia, in Inghilterra e a Malta, il Papa si commuove nell’ascoltare in prima persona le testimonianze di chi è stato abusato. Da questa esperienza, dalla consapevolezza della profondità delle ferite su questi innocenti, scaturisce lo sforzo - senza precedenti nella storia della Chiesa - per contrastare la pedofilia. Uno scandalo, osserva con amarezza Papa Benedetto, che fa più male alla Chiesa persino delle persecuzioni anticristiane.Il Papa affronta in prima persona le situazioni più gravi. Nel 2010, scrive una toccante lettera ai fedeli irlandesi in cui afferma di “condividere lo sgomento e il senso di tradimento” che molti “hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati”. Assieme alla Lettera, il Papa ordina una visita apostolica per rinnovare le diocesi e renderle davvero capaci di affrontare il terribile fenomeno. Analogo il provvedimento che il Papa compie nei confronti dei Legionari di Cristo. Il Pontefice impone al fondatore della Congregazione, Marcial Maciel, una vita di penitenza. E di lui dice, nel libro Luce del mondo, è stato “un falso profeta che ha condotto una vita immorale e contorta”, “purtroppo il suo caso è stato affrontato molto lentamente e in ritardo”. Significativamente, lo scandalo degli abusi - già emerso nel Pontificato di Giovanni Paolo II - esplode in modo eclatante mentre la Chiesa sta celebrando l’Anno sacerdotale, voluto da Benedetto XVI nel 150.mo della morte di San Giovanni Maria Vianney:
“E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti, soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario”. (Omelia, 11 giugno 2010)
Chiediamo “insistentemente perdono a Dio e alle persone coinvolte - aggiunge il Papa - mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più”. Un impegno che il Papa chiede a tutti i livelli anche per un senso di giustizia nei confronti della stragrande maggioranza di sacerdoti che, ogni giorno, testimonia la bellezza e la purezza del proprio servizio a Dio e agli uomini. Il Papa ribadisce con forza questa necessità anche nella Lettera ai seminaristi nella quale parla di “sacerdoti che hanno sfigurato il loro ministero” e che hanno provocato “con i loro abusi, distruzioni di cui proviamo profondo dolore e rincrescimento”. Al termine del 2010, Annus horribilis per lo scandalo della pedofilia, il Papa confida dunque alla Curia Romana tutto il suo dolore:Nella visione di sant’Ildegarda, il volto della Chiesa è coperto di polvere, ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato – per la colpa dei sacerdoti. Così come lei l’ha visto ed espresso, l’abbiamo vissuto in quest’anno. Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva”. (Discorso alla Curia Romana, 20 dicembre 2010)
L’impegno a tutto campo del Papa contro gli abusi raggiunge il suo culmine con l’emanazione, nel 2010, di nuove norme che trattano i “delitti più gravi” dei sacerdoti tra cui la pedofilia. Si tratta di un “contributo alla chiarezza e alla certezza del diritto in un campo in cui la Chiesa” è impegnata “a procedere con rigore e con trasparenza”. Non solo, il Papa chiede a tutte le conferenze episcopali del mondo di preparare delle linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale da parte di sacerdoti e religiosi. La lotta allo scandalo della pedofilia è dunque per il Papa uno sforzo che deve continuare, senza sosta. E’ questo uno dei messaggi più forti e duraturi che Benedetto XVI consegna alla Chiesa:
Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere. (20 dicembre 2010).
E  rivolto ai vescovi irlandesi in visita ad limina apostolorum ricevuti  in Vaticano Benedetto XVI afferma: “Nell’esercizio del vostro ministero pastorale avete dovuto rispondere di recente i casi di abusi sessuali sui minori”. Tali casi “sono particolarmente tragici – ha affermato il Pontefice – quando colui che abusa e un prete”. E’ dunque importante, ha affermato Ratzinger, “stabilire cosa sia avvenuto realmente nel passato, e prendere ogni provvedimento affinché casi del genere non avvengano di nuovo”, è poi necessario assicurarsi che i principi di giustizia siano pienamente rispettati quindi aiutare le vittime “e tutti coloro che sono stati colpiti da questo grave crimine”. [...] Il pregevole lavoro e l’abnegazione della grande maggioranza dei sacerdoti e religiosi d’Irlanda – ha concluso – non devono essere oscurati dalle trasgressioni di alcuni dei loro fratelli. Sono certo che la gente lo capisca e continui a guardare al suo clero con affetto e stima”.

sabato 18 gennaio 2014

BERLUSCONI VERSO IL CARCERE ?




 Silvio Berlusconi, dopo essere stato dichiarato decaduto da senatore, è  visibilmente depresso. Non sorride più, non dorme la notte, sul volto ha delle occhiaie profonde, non fa più battute colorite. Il motivo risiede nel fatto che egli  non ha più  alcun scudo parlamentare e i magistrati lo possono arrestare anche se ha 77 anni compiuti. Infatti, in Italia,  puoi stare in carcere fino a 84 anni salvo che uno abbia seri e comprovati motivi di salute incompatibili col regime carcerario. Poichè diverse procure  stanno indagando su Berlusconi,  teoricamente,  potrebbe essere arrestato. I magistrati gli hanno ritirato il passaporto onde evitare fughe all'estero, magari nella Russia di Putin o a Panama dove ha buoni rapporti col Presidente. Va detto che io non sono come Travaglio che è un giustizialista ante litteram e, quindi, non auguro la galera per Silvio Berlusconi.  La cattiveria di Travaglio emerge nelle sue comparsate televisive e non risparmia l'odiato  Berlusconi anche se è caduto in disgrazia come se gli altri politici fossero delle mammole.  Non auguro il carcere a Berlusconi perchè con 57 processi e 2700 udienze è un vero  perseguitato della giustizia.  E vi spiego anche perchè. In politica in questi anni molti politici  (di tutte le bandiere ) hanno rubato nella PA, concusso, corrotto,  aderito a mafie, a massonerie, esportato capitali all'estero e non hanno fatto un giorno di carcere come sanno benissimo Di Pietro, Travaglio, Santoro, Mentana, Gruber, Annunziata, Crozza ( quanta cattiveria sul video!)  Fazio,  Littizzetto (ma davvero questa signora ossessionata dalle battute sul sesso in TV  fa ridere? a me fa venire il latte alle ginocchia) Ingroia, De Benedetti, Cordero di Montezemolo, Saviano, Floris, Bignardi, Formigli, Mauro, Padellaro, Peter Gomez,  Gad Lerner,  Paragone ( che disinvoltura: dalla Lega alla sinistra con tanto di orecchino alla Vendola)  e la brava e coraggiosa Milena Gabanelli. Lo stesso dicasi per gli imprenditori avversi a Forza Italia che controllano banche, finanziarie, giornali e aziende. Ma poichè essi sono del centro sinistra nessuno li tocca, anzi vengono blanditi, coccolati e vezzeggiati. Per Silvio, invece,  l'odio e la gogna. Non gli perdonano di essere entrato in poltica nel 2003 e aver vinto democraticamente  diverse elezioni politiche nazionali sconfiggendo lealmente i suoi rivali. Ma è una colpa scendere in campo? Secondo alcuni magistrati si; secondo alcuni giornalisti sul libro paga di imprenditori e banchieri di sinistra si; secondo alcuni parlamentari si. Allora non siamo in una democrazia, ma in uno Stato in cui comandano le toghe rosse, il loro sindacato di riferimento e il PD.
Che dire? In un Paese in cui molti sono corrotti e molti rubano, in un Paese in cui ogni anno ci sono 150 miliardi di euro di imposte evase, il capro espiatorio -ha deciso il direttorio delle toghe rosse - è Silvio Berlusconi. Questo non è giusto e non è eticamente corretto. Lo dice uno che non è del centro destra nè di di Forza Italia e non ha nessuna tessera in tasca.
A Berlusconi consiglio di andare, si, in carcere come fece la bellissima Sofia Loren nel 1982. Deve sfidare questa casta corrotta fino alle midolla e tenere duro. Non deve mollare.  Del  suo arresto ne parlerebbe tutto il mondo ed egli  potrebbe spiegare i legami torbidi dei poteri forti di questo Paese, le ruberie dei politici, il finanziamento pubblico fai-da-te,  gli imprenditori di sinistra e i banchieri rossi ammanicati  col potere.  Forse, quando gli italiani  conosceranno il vero  sudiciume che sta anche nel centro sinistra, non odieranno più Berlusconi ma avranno maggiore rispetto e tolleranza verso un uomo invidiato, odiato e avversato da sempre. Inspiegabilmente.

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venerdì 17 gennaio 2014

DEBITO PUBBLICO ITALIANO DI EURO: 2.104 MILIARDI





Nel 2013 il tasso di inflazione medio annuo è stato pari all'1,2%, in netta decelerazione rispetto al 3% del 2012. Lo rileva l'Istat, confermando le stime preliminari diffuse a inizio gennaio. Si tratta del livello più basso dal 2009. A novembre, però, fa sapere Bankitalia, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 18,7 miliardi, raggiungendo un nuovo massimo storico pari a 2.104,1 miliardi.

Nella media del 2013, per l'Istat, si sono riscontrate decelerazioni nella crescita dei prezzi per quasi tutte le divisioni di spesa. Le decelerazioni più marcate riguardano i prezzi dei trasporti (+1,2%, da +6,5% del 2012), dell'abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+2,1%; era +7,1% il precedente anno), delle bevande alcoliche e tabacchi (+1,4%, da +5,9% del 2012), dei servizi sanitari e spese per la salute (+1,5%, da +4,3% del 2012) e dell'abbigliamento e calzature (+0,3%; era +2,2% nel 2012). L'Istruzione è stata l'unica divisione per la quale si rileva una accelerazione nella crescita dei prezzi (+2,5%, dal +2,3% del 2012). Si è accentuata sensibilmente la flessione in media d'anno dei prezzi delle comunicazioni (-5,1%, da -1,5% del precedente anno).
                                                 L'aumento del debito delle amministrazioni pubbliche, a quanto risulta dal supplemento "Finanza pubblica, fabbisogno e debito" della Banca d'Italia, è invece riconducibile principalmente al fabbisogno del mese (6,9 miliardi) e all'aumento (11,5 miliardi) delle disponibilità liquide del Tesoro (che hanno raggiunto 59,0 miliardi).                
  Come negli anni passati, sottolinea l'istituto di via Nazionale, nel mese di dicembre è molto probabile che il debito si sia fortemente ridotto, riflettendo un consistente avanzo e il netto calo delle disponibilità liquide del Tesoro, tornate a fine anno poco al di sopra del livello di fine 2012. L'incremento del debito nei primi undici mesi dell'anno (114,6 miliardi) ha riflesso principalmente il fabbisogno delle Amministrazioni Pubbliche (90,2 miliardi) e l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (24,6 miliardi).

Sul fabbisogno ha inciso per 12,8 miliardi il sostegno finanziario ai paesi dell'area dell'euro. In particolare, la quota di competenza dell'Italia dei prestiti erogati dall'European Financial Stability Facility (Efsf) è stata pari a 6,7 miliardi; i versamenti della terza e quarta tranche della sottoscrizione del capitale dell'European Stability Mechanism (Esm), effettuati nei mesi di aprile e ottobre, sono stati complessivamente pari a 5,7 miliardi.

Dal 2010 il contributo italiano al sostegno finanziario ai paesi dell'area dell'euro è stato pari a 55,1 miliardi, di cui 33,6 miliardi riguardanti la quota dell'Italia dei prestiti dell'Efsf, 11,5 riguardanti la sottoscrizione del capitale dell'Esm e 10 miliardi relativi ai prestiti bilaterali in favore della Grecia (la cui erogazione è terminata alla fine del 2011). Nei primi 11 mesi dell'anno le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 339,1 miliardi (di cui 31,2 nel mese di novembre), in lieve calo rispetto a quelle dello stesso periodo del 2012 (340,7 miliardi).



GLI INVESTITORI- Il portafoglio dei titoli di Stato italiani in mano agli investitori non residenti è invece salito a 693,061 miliardi di euro in ottobre dai 684,208 miliardi di settembre. La quota dei titoli del debito pubblico italiano detenuta da soggetti esteri si è attestata in ottobre al 39,4% del totale, il medesimo livello del mese precedente. In questi dati sono computati anche i titoli di Stato italiani in mano alle banche centrali estere, compresi quelli sottoscritti dalla Bce attraverso il programma Smp, e quelli da investitori domestici attraverso soggetti non residenti. A metà 2011, momento che segna l’ingresso dell’Italia nella crisi del debito sovrano, la quota dei titoli pubblici nazionali in mano a soggetti esteri superava, anche se di poco, il 50%.

EVASIONE FISCALE: 150 MILIARDI DI EURO DI TASSE EVASE.





Le tasse evase in Italia ammontano a circa 150 miliardi di euro, come stimato dalla Corte dei Conti. Un livello, insieme all’elusione, «non compatibile con la nostra economia e con nessun sistema veramente democratico». Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, lo afferma chiaramente, in occasione del convegno sulla legalità fiscale, convinto che «c’è bisogno di dire una parola forte e certa».
L’evasione va contrastata «fermamente», insiste il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, tutelando così le imprese «sane» e quindi rendendo «più efficace ed efficiente» l’azione amministrativa di accertamento dei tributi ma «al tempo stesso evitando di trasformare il sistema fiscale in un ostacolo per la crescita dell’economia nazionale». La via per raggiungere questo obiettivo, indica lo stesso ministro, è «tracciata» dalla delega fiscale ora all’esame del Senato, che passa anche attraverso il potenziamento dei sistemi di tracciabilità dei pagamenti e dell’utilizzo di quelli `elettronici´. L’auspicio è che venga approvata definitivamente in tempi stretti.
 D’altra parte, la potenza di fuoco del girone dei grandi evasori è certificata dall’analisi delle nostre denunce dei redditi incrociate con i nostri stili di vita. Siamo al sesto posto della classifica mondiale dei consumatori di champagne, tra i primi acquirenti di Suv, e abbiamo un patrimonio familiare (163mila euro) pari al triplo di quello di un cittadino tedesco, eppure i contribuenti che dichiarano un reddito superiore ai 300mila euro sono appena 31.752, mentre gli italiani che dichiarano e versano zero tasse rappresentano il 27 per cento della popolazione. Qualcosa non quadra.
In una fascia intermedia tra il grande e il piccolo evasore possiamo collocare buona parte dei commercianti che sfuggono al fisco. Dagli oltre 400mila controlli della Guardia di finanza compiuti soltanto nell’ultimo anno, risulta che un negozio su tre, compresi bar e ristoranti, non rilascia né ricevute né scontrini. Un gioielliere ha un reddito medio attorno ai 10mila euro, e il titolare di un negozio di abbigliamento dichiara in media 6.500 euro l’anno di reddito, un terzo della sua commessa che viene tassata su un imponibile lordo di 20mila euro. C’è da dire, a difesa della categoria dei commercianti e in generale del lavoro autonomo, che diversi contribuenti versano tributi molto bassi come persone fisiche, mentre hanno una quota significativa del reddito tassata attraverso le loro società. Nell’ultimo gradino della scala dobbiamo inserire gli artigiani che, specie quando sono molto piccoli, evadono per definizione. Lo sappiamo tutti quando chiamiamo in casa un idraulico, un falegname, un elettricista: la fattura diventa una fantasma. E se proprio insistiamo, la risposta di rito è disarmante: “Se devo fatturare, il prezzo sale”. Un metodo che i piccoli artigiani hanno imparato dai professionisti, specie gli avvocati e i medici.
La diffusione della piccola evasione, a cavallo tra stato di necessità e italica furbizia, è confermata dal dato geografico degli italiani che sfuggono alle tasse. Secondo l’Istat, sono concentrati nelle regioni meridionali e in particolare le prime 34 posizioni delle città italiane per redditi evasi sono tutte occupate da centri del Sud: a partire da Crotone, Cosenza ed Agrigento, dove quasi la metà della popolazione attiva non paga le tasse. In pratica l’evasione rovescia la classifica dei redditi, dove invece è il Nord ad essere molto più forte, e se non vogliamo cadere nella facile retorica dello scarso senso civico delle popolazioni del Sud, allora dobbiamo prendere atto che nel vaso di Pandora dell’evasione c’è anche uno squarcio sull’impoverimento e sulle diseguaglianze territoriali.
Infine, c’è una domanda che deve fare riflettere: lo Stato quanto riesce a recuperare con la sua lotta all’evasione? Poco, troppo poco. Nonostante uno spiegamento di mezzi umani, tecnologici e finanziari ormai imponente. Come dicevamo siamo a 400mila controlli l’anno, è entrato in funzione, tra mille polemiche comprese le accuse di “Stato di polizia”, il redditometro, i nostri conti correnti non hanno segreti per il fisco, 1.900 persone lavorano presso la Sogei, la società informatica di Equitalia che si occupa dei controlli fiscali. Bene: dei 150 miliardi di tasse evase, nel 2012 lo Stato ne ha recuperati, incassandoli, 12,7, un risultato pari al doppio rispetto al 2008. Se però sottraiamo i 5,5 miliardi incassati per dichiarazioni presentate e imposte non versate (anche in questa categoria si segnalano scelte per stato di necessità del contribuente in difficoltà), si arriva a un totale di 7,2 miliardi di euro. In pratica appena il 4 per cento. Come dire che il gigante buono (lo Stato) che vuole rovesciare il vaso di Pandora dell’evasione fiscale in Italia assume anche le sembianze di una montagna che partorisce un topolino. E anche questo è un segno di un sistema Paese che non funziona.