lunedì 14 ottobre 2013

RENZI PRIMA DI PARLARE A VANVERA CONTI FINO A 10



Oggi in Italia i detenuti sono sono 64.458.  Il 35,19%è è composto da stranieri. Il 4,42% sono donne. Il 37,17% è in custodia cautelare. Il 39,44% ha una imputazione o condanna per violazione della legge sulle droghe. Il 53,41% è detenuto per reati contro il patrimonio. Il 10,2% ha una condanna o una imputazione di mafia. Il numero assoluto dei detenuti per associazione a delinquere di stampo mafioso è pari a 6.758 di cui 134 donne e 75 stranieri. Gli ergastolani sono 1.581. Il 36,8% è in carcere per reati contro la persona. Il 60,45% delle persone condannate deve scontare una pena residua inferiore ai 3 anni. Sono 16.626 i detenuti in affidamento in prova al servizio sociale. 1.295 detenuti sono  in semilibertà. 18.627 sono in detenzione domiciliare (il 21,6% è composto da stranieri). Il 15,3% della popolazione reclusa ha la licenza elementare o è privo di titolo di studio o è analfabeta. L'Italia ha il tasso di sovraffollamento più alto di tutta l'area dell'Unione Europea: 170 detenuti ogni 100 posti letto, secondo l'ultimo rapporto dell'Associazione Antigone. Per il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria i posti letto regolamentari sono 47 mila. Antigone ne conta 37 mila in quanto detrae i posti relativi a reparti chiusi in quanto in ristrutturazione (ad esempio due reparti del carcere romano di Regina Coeli). Se i numeri de DAP fossero esatti cio' significa che in cella sono presenti oltre 22 mila detenuti in più, con un tasso di affollamento più alto dell’Unione europea .  Circa 15 mila detenuti hanno meno di 30 anni, quindi una popolazione molto giovane. 587 detenuti hanno, invece, più di 70 anni. Oltre il 40% della popolazione ristretta è celibe o nubile. I laureati sono 604, di cui 176 stranieri, ovvero meno dell’1% del totale, un numero inferiore agli analfabeti totali. Meno di un terzo del totale dichiara di avere un lavoro.
                                        
           LA VERGOGNA E LO SCANDALO DELLE  CARCERI DELLA LIGURIA

Numeri da brividi, quelli delle violenze nelle carceri liguri. Sono quelli che diffonde il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, riferiti agli eventi critici accaduti nel primo semestre del 2013.
Spiega Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sappe: "Da tempo denunciamo l'invivibilità delle carceri liguri per i poliziotti penitenziari, costretti a fronteggiare una violenza sistemica fatta da costanti episodi di criticità. Oggi diamo anche i numeri di queste violenze, perchè le istituzioni sorde ascoltino finalmente il grido d'allarme dei poliziotti e si decidano ad intervenire sulle problematiche liguri. Dal 1° gennaio al 30 giugno scorsi, nella nostra Regione ci sono stati 21 atti di autolesionismo nel carcere di Marassi, 14 a Sanremo, 11 a Spezia, 6 a Pontedecimo, 5 a Imperia, 4 a Chiavari e 2 a Savona. 12 i detenuti che hanno tentato di togliersi la vita, salvati in tempo dalle donne e dagli uomini della Polizia penitenziaria: 3 a Marassi e Pontedecimo, 2 a Sanremo e Spezia, 1 a Chiavari ed Imperia. Pesante anche il numero delle colluttazioni: ben 38 a Sanremo (sintomo di una pessima organizzazione del lavoro e di una altrettanta negativa gestione degli strumenti disciplinari verso i detenuti), 16 a Pontedecimo, 7 a Imperia, 4 a Savona e 2 a Spezia, Marassi e Chiavari”.
Martinelli, che sottolinea anche come le manifestazioni di protesta di detenuti a vario titolo in Liguria hanno visto coinvolti complessivamente 1.003 detenuti - 746 nella rumorosa protesta della battitura delle inferriate e 257 nel rifiuto del vitto fornito dall’Amministrazione penitenziaria -, evidenziare che se il bilancio di queste violenze non si aggrava ulteriormente “è grazie alle donne e agli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri liguriPoliziotti, è bene ricordarlo, i cui organici sono carenti di circa 7mila unità – 400 in meno solo in Liguria -  e che mantengono l’ordine e la sicurezza negli oltre duecento Istituti penitenziari a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato, lavorando ogni giorno, ogni ora, nel difficile contesto penitenziario con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”.                       



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