"Mi piace violentarti", e
poi, "Sandrì io la vojo violentà!". Sono solo alcune delle frasi
catturate da un registratore nascosto sotto al letto della donna di cui
l'assistente capo della Polizia di Stato, Sandro Contardo, ha abusato,
insieme al collega Alessandro Stronati. La voce di Contardo è chiara e
le sue parole, riportate oggi dal Messaggero, fanno venire i brividi ma hanno contribuito a incastrare i due agenti del Commissariato di San Basilio,
finiti in manette con l'accusa di violenza sessuale. La vittima, una
ventiseienne cubana detenuta agli arresti domiciliari, ha poi spiegato
agli inquirenti che stanca di subite abusi, si è decisa a documentare le
violenze subite.
La prima visita - Perché
il 2 giugno, la notte in cui hanno approfittato di lei, non era la prima
volta che i poliziotti le facevano visita. Sapevano dove abitava,
perché avevano eseguito controlli nel locale in cui la ragazza gestiva
con il marito un giro di prostituzione. Si erano già presentati a casa
sua 20 giorni prima dell'abuso, come ha riferito la detenuta nella sua
denuncia: “Hanno scherzato e hanno iniziato a farmi battute a sfondo
sessuale”. A detta della ragazza, uno dei due aveva anche tentato di
toccarla. Per questo la vittima si è procurata un registratore nel caso
in cui si fossero ripresentati.
L’abuso - Ed è andata
proprio così: il 2 giugno i poliziotti hanno bussato alla sua porta alle
21,15, si sono trattenuti pochi minuti ma sono tornati dopo mezzanotte.
La ragazza, prima di farli entrare, aveva azionato l'apparecchio
nascosto in uno stivale buttato sotto al letto. Dalla registrazione, si
sente la voce di Contardo che chiama Stronati: “Ti muovi! Do stai tu?
Muoviti che stiamo qua!”. I poliziotti hanno poi ammesso di aver
consumato un rapporto sessuale con la detenuta. “E' stato un attimo di
scelleratezza”, ha detto Stronati, “una stupidaggine”, ha ribadito
Contardo. Prima di andarsene, i poliziotti le avevano detto di tenere la
bocca chiusa e le avevano anche promesso un aiuto per ottenere
l'obbligo di firma: “Non ti preoccupare, ci mettiamo noi una buona
parola”.
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