Un diciannovenne di Nibionno (Lecco),
Joele Leotta, è stato ucciso a calci e pugni a Madistone, capoluogo del
Kent da un gruppo di nove ragazzi, tra i 21 e i 25 anni, fra cui 4 lituani ubriachi che volevano
impartire una lezione a lui e a un suo amico, Alex Galbiati, ''perché -
questo il motivo come raccontato dal quotidiano Il Giorno -
rubavano il lavoro''. Intanto è stato dimesso dall'ospedale Alex
Galbiati, l'altro ragazzo italiano sopravvissuto all'aggressione. La
famiglia di Alex si sta recando sul posto.
"Rubi lavoro" - Joele
Leotta era andato in Inghilterra per imparare l'inglese e, per
mantenersi, aveva trovato impiego con l'amico in un ristorante della
zona. E' qui che i giovani hanno cominciato a importunare i due
italiani, accusandoli di rubare lavoro e, quando ormai i due ragazzi
lecchesi erano nel loro alloggio, i nove hanno fatto irruzione e li
hanno massacrati. Uno di loro avrebbe anche usato un coltello contro
Leotta. L'amico, Alex Galbiati, ha avuto lesioni al collo, alla testa e
alla schiena: è ancora in ospedale ma sarebbe fuori pericolo.
La polizia: "Non sono inglesi" -
La polizia locale ha dichiarato che "sono di nazionalità straniera, non
inglesi" le persone che rimangono in stato di arresto per
l'aggressione. Lo ha riferito all'ANSA la polizia del Kent. "Non stiamo
trattando l'episodio come un incidente a sfondo razziale", ha detto un
portavoce della polizia.
Console, aspettiamo capire i fatti
- Comunque "sono in corso le indagini di polizia e siamo in attesa di
capire esattamente cosa sia accaduto". Lo ha detto il console generale
d'Italia a Londra, Massimiliano Mazzanti, che sta seguendo da vicino la
vicenda. Confermando che i responsabili sono in stato di fermo, il
console ha sottolineato che non sono stati diffusi dettagli sulla loro
età o nazionalità: "Aspettiamo di conoscere lo svolgimento dei fatti,
fino a quel momento ogni ricostruzione è illatoria", ha ribadito.
Intanto la famiglia del giovane italiano rimasto vittima
dell'aggressione è giunta nel Paese ed è costantemente assistita dal
personale del Consolato.
Polizia: fermate sette persone -
"Sono state originariamente fermate nove persone, sette rimangono in
stato di arresto e sono tutte di nazionalità straniera'', ha detto
inoltre il portavoce aggiungendo che delle due persone rilasciate, che
dovranno presentarsi alle forze dell'ordine a dicembre quando verranno
sentite sulla base degli sviluppi delle indagini, solo una è di
nazionalità britannica.
Padre: "So solo che è morto"
- "L'unica cosa certa è che mio figlio è stato ucciso, che si tratta di
omicidio... sul movente io non posso ancora dire nulla", ha detto Ivan
Leotta, padre di Joele. "Era arrivato solo una settimana fa, escludo
abbia avuto il tempo di infilarsi in situazione di rischio". ''Mio
figlio era arrivato qui lunedì 14 e il giorno dopo aveva cominciato a
lavorare nel ristorante Vesuvius a Maidestone dove aveva trovato anche
alloggio - ha spiegato ancora il padre - Se non sbaglio il ristorante è
gestito da italiani". "Conosco anche l'altro ragazzo aggredito con il
quale abbiamo cercato di parlare appena arrivati in Inghilterra - ha
aggiunto Leotta - ma è ancora sotto shock oltre che malridotto per il
pestaggio subito". Tornando sul movente Ivan Leotta ha ribadito di non
aver avuto conferma che l'aggressione abbia avuto uno sfondo razzista.
"Ma nel pomeriggio ho appuntamento con gli investigatori che si occupano
del caso - ha detto - per telefono non hanno voluto dirmi nulla".
Sindaco, hanno urlato italiani di m...
- Il sindaco di Nibionno, nel Lecchese, Claudio Usuelli, parla di
''comunità sconvolta'' dall'omicidio di Joele nel Kent, dove era andato
una decina di giorni fa per studiare inglese e aveva trovato lavoro in
un ristorante. Usuelli racconta che, da quanto ha appreso da ''fonti
qualificate'', le nove persone che hanno aggredito Joele e il suo amico
''hanno sfondato la porta della loro camera, urlando: italiani di m...,
ci rubate il lavoro''. E' "sconvolgente", secondo Usuelli, che "un
ragazzo lasci il proprio Paese per cercare un'esistenza libera" e trovi
la morte "da parte di energumeni, perché solo così vanno chiamati". Il
sindaco di Nibionno polemizza anche con le autorità inglesi che hanno
avvisato con ritardo quelle italiane. "Dobbiamo prendere lezioni di
efficienza tutti i giorni da inglesi, tedeschi e altri, quando, in
questo caso, i carabinieri di Costa Masnaga e la Farnesina si sono
impegnati al massimo per dare informazioni alla famiglia di Joele. "I
famigliari sono stati informati da un'amica del ragazzo dall'Inghilterra
- ha spiegato il sindaco -: solo grazie ai carabinieri e alla Farnesina
sono riusciti a capire che cosa era successo. Non dagli inglesi che si
sono mossi in ritardo".
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