venerdì 25 aprile 2014

LA DOLCE VITA DI ROBERTO FORMIGONI. UNA VACANZA AI CARAIBI, UNA NEL SULTANATO DI OMAN, UNA IN CROAZIA, UNA IN SUDAFRICA, UNA A SAINT MORITZ, UNA IN VALTELLINA E TANTI TANTI SOLDI...




Il  13 aprile 2012 con l’accusa di avere distratto 56 milioni di euro dalla Fondazione Maugeri di Pavia, finiscono in carcere, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano, l’ex assessore alla Sanità lombardo Antonio Simone, il direttore amministrativo del polo sanitario Costantino Passerino, il consulente Gianfranco Mozzali, il commercialista Claudio Massimo e l’uomo d’affari Pierangelo Dacco’. 
Ai domiciliari va il Presidente della Fondazione, Umberto Maugeri. Le accuse a vario titolo sono riciclaggio, appropriazione indebita, associazione per delinquere, frode fiscale, fatture false. Dagli atti spunta il nome del Governatore Roberto Formigoni. 
Vengono pubblicati sulla stampa i verbali in cui Giancarlo Grenci, fiduciario svizzero di Dacco’ indagato per associazione per delinquere, mette in relazione l’uomo d’affari e Formigoni: «So che erano in rapporti d’amicizia e che risultano pagamenti con carte di credito di viaggi». La replica del governatore lombardo: «Un Presidente di Regione conosce tanta gente, nulla di male ad aver passato alcuni di giorni di vacanza con Dacco’» La Guardia di Finanza sequestra a sei indagati, tra i quali Dacco’, uno yacht di 30 metri, mille bottiglie di vini pregiati per un valore di oltre 300mila euro, 34 immobili, auto, moto e quote di società, oltre a 50 conti correnti riconducibili agli indagati. La Procura ipotizza l’esistenza di un’associazione a delinquere transnazionale finalizzata a plurimi reati. Emergerebbe l’esistenza di oltre 70 milioni di fondi neri accumulati negli anni e di cui Dacco’ era il `tesoriere´. 



Il gip Tutinelli concede i domiciliari a Passerino e Mozzali, due indagati che forniscono indicazioni ritenute utili agli investigatori. 
 Il capo della Procura di Milano Edmondo Bruti Liberati rende noto con un comunicato che Formigoni è indagato per corruzione aggravata dal carattere transnazionale. Secondo la ricostruzione della Procura, Formigoni avrebbe favorito con 15 delibere del Pirellone la Maugeri in cambio di un lungo elenco di «utilità», il cui valore ammonterebbe a 8 milioni e mezzo di euro. «Almeno 4 milioni - rivela un’informativa della Gdf - sarebbe lo `sconto´ di cui avrebbero goduto Formigoni e Alberto Perego (ndr memores domini convivente del Celeste) cui Dacco’ ha venduto una villa in Sardegna». 
 Il 12 febbraio 2013: i pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta notificano l’avviso di chiusura delle indagini al presidente della Lombardia e ad altre 16 persone tra cui, oltre a Dacco’, Simone e agli ex vertici della Maugeri, a Nicola Maria Sanese, segretario generale della Regione e al dg dell’assessorato alla Sanità Carlo Lucchina.
Associazione per delinquere e corruzione. Con queste accuse l’ex Governatore della Lombardia, ora senatore di Ncd, Roberto Formigoni, è stato mandato a processo per il caso Maugeri assieme all’ex assessore regionale Antonio Simone, al faccendiere Pierangelo Daccò e ad altre sette persone. Accuse che Formigoni ha sempre respinto. 

 Lo ha deciso nel pomeriggio il gup di Milano Paolo Guidi dopo circa cinque ore di camera di consiglio. Il giudice, che ha in sostanza accolto la richiesta dei pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, ha solamente prosciolto Mario Cannata, avvocato ed ex consulente della Fondazione, e ha dichiarato il non luogo a procedere per alcuni fatti legati alle false fatturazioni avvenuti prima del luglio 2013. 
E così il prossimo 6 maggio, davanti ai giudici della decima sezione penale del Tribunale, si aprirà un dibattimento che si annuncia lungo e delicato. Alla sbarra, oltre a Formigoni (che è indagato anche per la vicenda Guarischi e per quella con al centro la discarica di cappella Cantone), Dacco’ e Simone, ci saranno anche Costantino Passerino, ex direttore amministrativo della struttura di riabilitazione di Pavia, Carlo Lucchina, ex direttore generale dell’assessorato alla sanità, Nicola Maria Sanese, ex segretario generale del Pirellone, Alberto Perego, amico storico del Celeste nonché suo convivente con altri `Memores Domini´ nella casa in via Villani di proprietà di Salvatore Ligresti, Alessandra Massei, ex dirigente regionale, Carla Vites , moglie di Simone (solo per riciclaggio), e Carlo Farina, il legale rappresentante di una società che, secondo le indagini, si sarebbe prestato per sottoscrivere contratti di consulenza fittizi con la Maugeri per giustificare il presunto dirottamento di fondi dalle sue casse verso conti esteri. 
 Dirottamento che, come hanno ricostruito le indagini, si sarebbe aggirato attorno ai 61 milioni in una decina di anni, cifra che avrebbe costituito la cosiddetta `provvista´ per pagare, tramite Dacco’ e Simone e sotto forma di benefits di lusso e utilità per circa 8 milioni, anche l’allora Presidente lombardo e ai suoi amici e familiari.                  

Viaggi aerei, vacanze ai Caraibi o a bordo di maxi-yacht, fino a un maxi sconto per l’acquisto di una villa in Sardegna e, tra l’altro, finanziamenti elettorali, in cambio di delibere di Giunta ad hoc che assicurassero alla Fondazione rimborsi «indebiti» per le funzioni non tariffabili (quindi extra Drg) e che, in base agli accertamenti, sono arrivati a sfiorare i 200 milioni di euro.  
 Un meccanismo questo che per l’accusa ha riguardato anche il San Raffaele, sebbene i fondi sottratti ammonterebbero a una cifra inferiore (per il crac dell’ospedale Dacco’, in carcere dal novembre 2011 è già stato condannato a 9 anni in appello), e che ha portato i tre pm a ritenere che Formigoni sarebbe stato tra i promotori di un’associazione per delinquere che avrebbe operato all’ombra del Pirellone per 14 anni, tra il 1997 e il 2011. Tanto che la Regione Lombardia, ora guidata da Roberto Maroni, si è costituita parte civile a fianco dell’Agenzia delle Entrate. 
 La Fondazione Maugeri imputata in qualità di persona giuridica, nei mesi scorsi ha patteggiato, con il versamento di un milione di euro a titolo di sanzione pecuniaria e la confisca di immobili per un valore di 16 milioni di euro mentre altre sei persone hanno chiesto di patteggiare a pene che vanno da un anno e 10 mesi a 3 anni e 4 mesi. La richiesta di due di loro sarà valutata dal gup il prossimo 16 aprile.  

Tra i rinviati a giudizio oltre a Formigoni c'è lo storico ciellino Antonio Simone già assessore alla sanità della Regione Lombardia.
Da oltre trent’anni sono migliori amici. Non solo. Entrambi sono cresciuti in seno a Comunione e Liberazione di don Luigi Giussani, a cui erano molto vicini. Uno dei due è diventato pure memor domini, ovvero consacrato laico del movimento e si chiama Roberto FormigoniAntonio Simone, ex assessore alla Sanità negli anni Novanta e Formigoni hanno destini diversi per i due amici, visto che uno è impegnato a rispedire al mittente ogni coinvolgimento negli scandali che hanno travolto la Regione Lombardia e l’altro, invece, già coinvolto in Tangentopoli, è finito in manette a San Vittore con l’accusa di riciclaggio e associazione a delinquere nell’ambito delle stesse inchieste. Tra loro uno “strettissimo legame personale”, come aveva dichiarato l’ex assessore a gennaio davanti ai pm di Milano.
Un rapporto sul quale squarcia il silenzio Carla Vites, moglie di Simone, che invia una lettera durissima al Corriere per denunciare tutte le bugie del governatore, dai suoi rapporti con Pierangelo Daccò, l’intermediario d’affari in campo sanitario arrestato per il crac del San Raffaele e destinatario di un altro ordine di custodia per l’inchiesta sulla Fondazione Maugeri di Pavia, fino alle lussuose vacanze tra yacht e chef. Nessuna rilevanza penale, ma un attacco frontale al ciellino Formigoni che rischia di fare rivoltare contro di lui la base del movimento.
La Vites scrive, nel giorno del 58esimo compleanno del marito, e immagina il presidente “su un letto megagalattico del Salone del Mobile, che se la ride soddisfatto” mentre Simone “detenuto nelle patrie galere di San Vittore da venerdì alle 16”. Poi aggiunge: “Mi risulta che il suo migliore amico, mentre lui si adagia mollemente a beneficio dei giornalisti esibendo quel che resta di un fisico a suo tempo quasi prestante, deve discutere su chi oggi avrà il diritto di allungare le proprie di gambe all’interno di una cella che ospita altri 5 detenuti”.         


 

Il presidente della Regione Lombardia, parlando a margine di un dibattito del Pdl a Roma, risponde: “Non commento la lettera della moglie di Simone. Rivendico l’amicizia quarantennale con Simone, ma aspetto che svuotino i bidoni della spazzatura per parlare”.

Restano però le parole pesanti della Vites, in controtendenza rispetto alla linea scelta da Formigoni, che, mentre montava lo scandalo, ha sempre preso le distanze dai suoi protagonisti. Daccò, oltre a essere coinvolto negli scandali San Raffaele e Maugeri, avrebbe pagato viaggi e vacanze ai Caraibi al titolare del Pirellone, secondo quanto ha raccontato ai pm di Milano il suo fiduciario svizzero, Giancarlo Grenci. Eppure, a fronte delle dichiarazioni, Formigoni spiega: “Conoscevo Daccò da molti anni, ma non ha mai avuto rapporti direttamente con me, ma con l’assessorato”. E anche su Nicole Minetti, inserita nel suo listino bloccato, aveva preferito scaricare le colpe sul fondatore del San Raffaele: ”Chiesi informazioni al fondatore, don Luigi Maria Verzè - aveva spiegato -che me la descrisse come seria e impegnata. Non trovai motivi specifici per oppormi alla richiesta del partito dinserirla nel mio listino”. Per non parlare del tenore di vita del Presidente, tutt’altro che sobrio, nonostante la sua appartenenza al gruppo dei Memores.
Menzogne su cui fa luce la Vites che ”da privata cittadina e soprattutto da militante ciellina della prima ora” si sfoga: “Non ho potuto trattenermi dal pormi una serie di domande, anche perché, pur essendo una persona qualunque, la sorte mi ha riservato una conoscenza ravvicinata con l’attuale Governatore della Regione Lombardia”. E scrive:
“Passiamo al fatto che [Formigoni, ndr] possa serenamente dire che non ha mai avuto rapporti direttamente con Daccò. Ebbene lo spettacolo dei suoi «rapporti» con Daccò è sotto gli occhi dei molti chef d’alto bordo dove regolarmente veniva nutrito a spese di Daccò stesso, vuoi Sadler, vuoi Cracco, vuoi Santin, vuoi Aimo e Nadia, per non parlare dei locali «à la page» della Costa Smeralda dove a chi, come me, accadeva di passare per motivi vari, era possibilissimo ammirare il nostro Governatore seguire come un cagnolino al guinzaglio Daccò, lo stesso con cui non aveva rapporti diretti.
Vederli insieme era una gioia degli occhi: soprattutto per una come me che assieme a tanti altri meravigliosi amici di Cl ha militato per lui volantinando, incontrando gente, garantendo sulla sua persona. Era una gioia degli occhi perché – e qui secondo me è la vera tragedia, cioè non tanto se e come egli abbia intascato soldi – Robertino con Daccò e tutta la sua famigliola, si divertiva e tanto!
Eccolo con la sua «24 ore»: me lo vedo sul molo di Portisco arrivare diritto da Milano pronto ad imbarcarsi sullo yacht di Daccò dove le sue figliole (guarda caso, non sono depositarie del diritto a usare del Pirellone come mega location per eventi da migliaia di euro a botta?) lo attendevano con ansia pronte a togliersi il pezzo di sopra del bikini appena il capitano avesse tirato su l’ancora, perché così il sole si prende meglio, chiaramente”.               

 Delle due l'una: o Roberto Formigoni è molto corrotto oppure è molto sfortunato (e molto tradito) nel circondarsi di amici che poi, a detta degli imprenditori di cui sono «consulenti», puntualmente usano il suo nome e la sua amicizia e il suo ruolo pubblico per lucrare denaro negli appalti della sanità decisi dalla Regione Lombardia che presiedeva.
LE INCHIESTE - I pm Pedio-Ruta-Pastore ne hanno chiesto il rinvio a giudizio per le ipotesi di «associazione a delinquere» e «corruzione» per i rapporti 2006-2011 con il mediatore Pierangelo Daccò e il triangolo multimilionario con l'istituto privato Maugeri che della consulenza di Daccò si avvaleva per «aprire porte in Regione». Ma adesso il senatore ncd  e neopresidente della Commissione Agricoltura è rinviato a giudizio anche per le ipotesi di «corruzione» e «turbativa d'asta»  nel procedimento penale sui suoi rapporti con un altro suo grande amico (dopo l'arresto di Daccò nel novembre 2011) compagno di viaggi di lusso: Massimo Guarischi, già consigliere regionale con Formigoni di Forza Italia, arrestato nel 2000 per gli appalti post alluvioni 1996-2000, condannato in Cassazione a 5 anni, poi tornato di casa in Regione come consulente della Hermex Italia srl, la società della famiglia Lo Presti in cerca di piazzare negli ospedali regionali un costoso acceleratore lineare per la diagnostica.        

LA DEPOSIZIONE - «Guarischi - dice il capofamiglia Giuseppe Lo Presti, che per la Procura gli avrebbe dato 900.000 euro - aveva sottolineato di essere amico del presidente Formigoni e aveva fatto intendere che parte dei soldi che gli versavo a titolo corruttivo erano destinati allo stesso. Mi viene chiesto di precisare meglio questo passaggio e non saprei come specificarlo. Posso solo dire che le somme di denaro mi venivano richieste da Guarischi sempre motivandole con l'esigenza di intervenire in Regione per farmi ottenere i finanziamenti». Guarischi «mi faceva intendere che il rilascio di questi finanziamenti poteva essere agevolato grazie alle sue conoscenze in Regione e in particolare con il presidente Formigoni», rapporto «nell'ambiente ampiamente noto». Le sfumature però non mancano. E non solo perché Guarischi, da tre mesi in carcere, ribatte «di avere con Formigoni solo condiviso un rapporto di amicizia da vent'anni, di non aver mai nemmeno parlato con lui della Hermex, e di non avergli versato mai alcuna somma». I due fanno insieme tanti viaggi e cene, e Lo Presti ricorda ai pm Gittardi e D'Alessio le «pressanti richieste di denaro da Guarischi nel giugno 2012 per un viaggio che doveva svolgere».
I «REGALI» - Ma racconta anche come «a Natale 2010 Guarischi mi chiese di comprare un regalo che lui voleva fare al presidente. Andai da Bulgari e comprai dei gemelli da 3.000 euro che consegnai a Guarischi a casa sua», ma «non so se poi Guarischi li ha dati a Formigoni: dico questo perché l'anno dopo ricevetti analoga richiesta da Guarischi e andai a comprare sempre da Bulgari in via Montenapoleone un braccialetto d'argento da 1.000 euro, che consegnai a Guarischi a casa sua» ma che un mese dopo «era al polso di Guarischi. A mia domanda, rispose che se lo era tenuto lui perché gli piaceva».
Anche il capitolo dei viaggi con Guarischi, dopo quelli pagati da Daccò, appare più variegato: qui Formigoni, a differenza del passato, può esibire un paio di ricevute.

I VIAGGI - Il viaggio in Oman dal 28 febbraio al 6 marzo 2013 (Guarischi, figlia, Formigoni e un'amica) costa 22.400 euro, e a nome Formigoni c'è un bonifico all'agenzia viaggi per 5.740 euro. Il fine anno 2011 in Sudafrica (Guarischi, Formigoni e due amiche) costa 55.500 euro, rispetto ai quali c'è un assegno di Formigoni da 7.340 euro e due della sua amica per 16.000, mentre Guarischi paga parte in assegni e 16.000 euro in contanti. Per i voli in Croazia nell'estate 2012 (Guarischi, Formigoni e 5 persone), la dipendente dell'agenzia ha ricevuto «contanti per 2.110 euro a fronte dei quali ho emesso 4 ricevute», una a «saldo Formigoni Roberto per 490 euro», ma «non ricordo chi abbia materialmente consegnato i contanti: potrei averli presi o a casa di Guarischi o potrebbero averli consegnati in agenzia gli altri passeggeri». Al momento non si sa, invece, chi avrebbe pagato il jet privato che il 3 settembre 2012 ha permesso a Formigoni di andare da Spalato a Milano (e poi tornare in giornata in Croazia) per partecipare ai funerali del Cardinale Martini.Ciò che la Dia sta verificando, insomma, è se la provvista dei bonifici/assegni di Formigoni fossero i contanti che Lo Presti afferma di aver dato a Guarischi su sua richiesta per oliare la Regione di Formigoni.
Infine l’imprenditore Giuseppe Lo Presti avrebbe “versato” un “assegno” da 9mila euro a Leonardo Boriani, ex direttore della Padania, il quale gli aveva detto che sarebbe servito per “una fondazione a nome di Maroni”. L’assegno, però, venne poi “incassato personalmente da Boriani”. Lo Presti  ha raccontato agli inquirenti di aver versato a Boriani “un assegno tratto dal conto corrente della Hermex”, la sua società, “nel dicembre del 2012”. Boriani “mi disse che si sarebbe costituita una fondazione a nome di Maroni, che la Lega era in difficoltà per le note vicende politiche e che sarebbe stato pertanto utile un finanziamento da parte della Hermex, che quantificò in 10 mila euro”.
Lo Presti avrebbe firmato, quindi, “un assegno della Hermex per 9mila euro non trasferibile che consegnai a Boriani senza intestarlo”. Boriani “precisò che faceva così perché la fondazione non era stata costituita”. Dopo un po’, ha proseguito, “io chiesi la ricevuta trattandosi di un finanziamento a una fondazione e lui disse che me l’avrebbe fatta avere”. Quando, però, Lo Presti controllò “in banca” si “rese conto che l’assegno era stato incassato personalmente da Boriani”.

                                  

Nessun commento: