Oggi,
imitando la teologia protestante, in talune Facoltà teologiche italo- olandesi,
Seminari, Università cattoliche, si negano arbitrariamente fra alcuni
teologi ed ecclesiastici i dogmi della Chiesa Cattolica ingenerando nei
fedeli e nei nuovi preti sconcerto e disorientamento. Alcuni
ecclesiastici
si arrogano la licenza e l'arbitrio di selezionare le verità di fede
privilegiando di fatto un soggettivismo privo dell'assistenza del
magistero ecclesiastico e della s. Tradizione.
«Il soggettivismo dei moderni - scrive un teologo
cattolico contemporaneo deceduto nel 2004 - ha obbligato a insistere sul fatto che questa
obiettività del dato rivelato e tradizionale si troverebbe ridotta a
niente, se fosse in potere di chi che sia di attribuirle il senso
ch’egli giudica buono, e non in potere del corpo stesso (la Chiesa)
al quale e per il quale la Parola divina è stata data, e
specialmente, nell’interno di esso, ai membri responsabili del
tutto, in virtù del loro mandato apostolico» (Louis Bouyer).
Di
fronte a
tale grave dissenso dottrinale devono prevalere due cose come affermava
Papa Benedetto XVI: l'amore verso la Chiesa e l'unità della fede.
Un
altro problema dottrinale della Chiesa di Francesco e quello della
Congregazione per la Dottrina della Fede guidata dal cardinale Gerhard
Ludwig Muller (definito,
dal connazionale cardinale Marx alla conclusione dell’assemblea
d’autunno dei vescovi
bavaresi, un esempio di «erudizione dottrinale» e un «recinto» costruito
attorno a quell’«ospedale da campo» della misericordia rappresentato
dalla Chiesa nel suo rivolgersi ai feriti della società), è
quello del dubbio sistematico e della contestazione corrosiva dei dogmi
cattolici formulati o dai Concilii Ecumenici nel corso della storia
della Chiesa, o dai Pontefici. Si tratta di quattro dogmi mariani
(Verginità perpetua della Madonna, Maria Madre di Dio, Maria Assunta in
cielo, e
Maria Immacolata Concezione). Poi ci sono il dogma sulla S.S. Trinità,
quello sulle due nature di Gesù : quella umana e divina, il dogma sul
Purgatorio, il dogma sul Primato e Infallibilità del Pontefice solo
quando parla
ex cathedra, e quello della Transustanziazione, e quello su Gesù
Cristo che è il Figlio di Dio, ed è stato generato prima dei secoli, ma
non è una creatura di Dio, ed è della stessa sostanza del Padre.
Ebbene, questi dogmi (considerati spesso discutibili ed infraumani)
proprio perché elaborati da Papi o da Concilii Ecumenici o perché non
presenti all'interno dei testi sacri, non vengono tenuta nella debita
considerazione o, peggio, negati da alcuni sacerdoti e alcuni vescovi
orfani della Riforma protestante.
C'è, insomma, un atteggiamento di sospetto o di pregiudizio in nome del
libero pluralismo religioso. Senza contare che ci sono anche Facoltà
teologiche che educano i loro studenti alla negazione di tali dogmi: libertà di
insegnamento, ma non libertà di apprendimento perché scattano
l'arbitrio, la licenza, il dissenso dottrinale, l ’incertezza, la
servilità, la desolazione, perché tale negazione
è priva dell’assistenza del magistero ecclesiastico. E come non
rilevare con amarezza il disorientamento e lo sconcerto tra i Fedeli
che vedono i loro preti dall'altare negare verità di fede? Assistiamo
di fatto a una grave forma di indifferenza, di incredulità, di laicismo
areligioso e pagano, e a un atteggiamento di soggettivismo che
nuocciono fortemente alla fede e alla Chiesa. Il Popolo di Dio che si
distingue e si qualifica per il suo carattere religioso
e messianico, sacerdotale e profetico che tutto converge verso Cristo,
come suo centro focale, e che tutto da Cristo deriva com’è compaginato?
com’è caratterizzato? com’è organizzato? come esercita la sua missione
ideale e tonificante nella società, nella quale è immerso? Sappiamo che
il Popolo di Dio
ha, storicamente, un nome a tutti più familiare; è la Chiesa; la Chiesa
amata, fino al sangue, da Cristo, suo mistico corpo, sua opera in via
di costruzione perenne; la nostra Chiesa, una, santa,
cattolica ed apostolica; ebbene, chi davvero la conosce, la vive? Chi
possiede quel sensus ecclesiae, cioè
quella coscienza di appartenere ad una società speciale,
soprannaturale, che fa corpo vivo con Cristo, suo capo, e che forma
appunto con Lui quel totus Christus.
Bisogna ricordare che i dogmi della
Chiesa possono essere attuali sotto un duplice aspetto: sotto un
aspetto relativo al loro contenuto di verità rivelata, in quanto
cioè sono definizioni autorevoli di un insegnamento divino contenuto
nella Sacra Scrittura, o derivato a noi dalla predicazione
apostolica, per via di Tradizione (cfr. Dei
Verbum, 8, 9); sono la fede pensata, vissuta, celebrata dalla
Chiesa, come Popolo di Dio animato dallo Spirito Santo e ammaestrato
da una testimonianza autorizzata e qualificata, il Papa e i Vescovi
con lui; e sotto questo aspetto i dogmi della Chiesa sono sempre
attuali, cioè sono sempre veri di quella verità divina e
soprannaturale, alla quale essi si riferiscono. La verità divina non
cambia; perciò i dogmi della fede sono sempre attuali, sono sempre
veri.
Ma
essi possono essere attuali anche sotto un altro
aspetto, quello contingente, relativo al tempo e alle condizioni
storiche, che ne provocarono la definizione, che prestarono alla
definizione stessa il linguaggio e che ne giustificarono
l’opportunità. Questo aspetto può venir meno col cambiamento
delle condizioni storiche e culturali, alle quali i dogmi, nel
momento preciso della loro formulazione, portavano lume di verità e
rimedio canonico d’autorità. Perciò possono essere classificati
secondo il processo storico, che li portò alla coscienza soggettiva
della Chiesa, e che li chiama cronologicamente antichi o moderni
secondo questo rapporto antico o moderno, cioè attuale con la vita
temporale della Chiesa. A me pare che essi conservano non solo
l’attualità perenne della loro verità oggettiva, ma conservano
altresì l’attualità contingente della loro opportunità relativa
al tempo nostro per la ragione cioè che le verità affermate dai
vari Concilii sono presentissime alla nostra moderna mentalità, sia
pure per essere impugnate, discusse, sperimentate, professate in
piena coscienza ai giorni nostri. Qualche teologo e qualche vescovo
pensa che le
definizioni dogmatiche siano forme superate dell’insegnamento cattolico,
e che il Concilio Vaticano II non avendo pronunciato dogmi di fede
può essere considerato come una liberazione dagli antichi
dogmi e relativi anatemi. La fede, si dice, non è il dogma verbalmente
considerato; questo consiste in formule fisse che tentano di definire e
di
racchiudere verità immense, ineffabili e inesauribili. E sta bene; anche
S.
Tommaso c’insegna che l’atto di fede non termina alle formule che la
espongono,
ma alla realtà a cui esse si riferiscono; ma non senza una visione
integrale di
questa dottrina (cf. II, IIæ, 1, 2,
ad 2). Inoltre si osserva che la fede ha una virtù dataci dallo Spirito Santo, e
perciò sembrerebbe che nessun intermediario debba imporle una disciplina
particolare; non si vedrebbe così quale funzione possa avere un magistero che la
definisca e la tenga sotto tutela; così che la fede dovrebbe essere libera da
vincoli esterni, ed avere per strumento interno di decifrazione la coscienza; e
potrebbe perciò avere fra gli uomini differenti concezioni e differenti
contenuti.
Non vogliamo pensare che a queste conclusioni si voglia arrivare: la fede
resterebbe senza «simboli», che la definiscono e la esprimono; resterebbe senza
catechesi univoca e autorevole; resterebbe fonte di divisione e non più d’unione
(una fides!), resterebbe senza la guida, stabilita da Cristo, d’un
magistero incontestabile, che ne vigila, le espressioni, ne promuove
l’insegnamento e la diffusione, ne difende l’integrità, di cui i fedeli si
alimentano, e per cui è doverosa la testimonianza. Paolo VI affermava a questo proposito: "Non è vero [...] che la fede sia una paralisi del pensiero e che
le sue formulazioni dogmatiche arrestino la ricerca della verità; è
vero il contrario. Il dogma non è una prigione del pensiero; è una
conquista, è una certezza, che stimola la mente alla contemplazione e
all’esplorazione, sia del suo contenuto, di solito profondo fino
all’insondabile, sia del suo sviluppo nel concerto e nella derivazione
di altre verità. Intellectus quaerens fidem,
l’intelligenza esercita nella fede la sua ricerca, diceva il teologo
medievale e tuttora degno d’esserci maestro, S. Anselmo; e aggiungeva: fides quaerens intellectum, la fede ha bisogno dell’intelletto. La
fede infonde fiducia all’intelligenza, la rispetta, la esige, la
difende; e per il fatto stesso che la impegna allo studio di verità
divine, la obbliga ad un’assoluta onestà di pensiero, e ad uno sforzo che non la debilita, ma la conforta, tanto nell’ordine speculativo naturale, quanto in quello soprannaturale."Vogliamo piuttosto osservare che, se il Concilio non tratta espressamente della fede, ne parla ad ogni pagina, ne riconosce il carattere vitale e soprannaturale, la suppone integra e forte, e costruisce su di essa le sue dottrine. Basterebbe ricordare le affermazioni conciliari sulla necessità congiunta della Chiesa insegnante e della fede (Lumen Gentium, 14, 48), sul senso della fede, sotto la guida del sacro magistero, anima tutto il Popolo di Dio (ibid. 12), sulla doverosa purezza della fede, asserita proprio in funzione del dialogo ecumenico (Unit. red., 11), sull’opera dei Vescovi nell’insegnamento delle verità della fede (Christus Dominus, 36), sull’incontro della fede e della ragione in un’unica verità al livello degli studi superiori (Graviss. educ., 10), sulla sintesi nuova, che s’intravede possibile e magnifica fra la fede antica e la cultura moderna (Gaudium et spes, 57), e così via, per rendersi conto dell’essenziale importanza che il Concilio, coerente con la tradizione dottrinale della Chiesa, attribuisce alla fede, alla vera fede, quella che ha per sorgente Cristo e per canale il magistero della Chiesa.
Di fronte a queste divisioni e lacerazioni occorre
quella comunione unitaria in Cristo dell’umanità, che costituisce il
grande disegno dell’amore di Dio verso di noi, e da cui dipende la
nostra salvezza; comunione con papa Francesco, i
Pastori, in unità di dottrina - nello studio assiduo e attento della
Scrittura, dei documenti conciliari (non mai abbastanza approfonditi),
nonché
degli atti del Magistero pontificio ed episcopale - e in unità di
amore, nella certezza che l’unione alla Gerarchia è il mezzo voluto da
Cristo per assicurare la fondamentale unione col Padre celeste. Chi
rifiuta per incredulità, o per radicale laicismo questa sapienza
superiore spegne la luce di Cristo sulla nostra vita, la quale sembra
liberata da dogmi difficili, estranei e vincolanti, mentre
è privata della fede e della scienza vitale, ch’essa dall’alto
liberamente e amorosamente proietta sui nostri passi, poveri passi
disorientati e presto mortificati dall’oscurità, o dall’insufficiente
lume del pensiero profano. Cito ancora a questo riguardo S. Paolo: “vi
esorto
dunque, o fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri
corpi come ostia vivente santa, gradevole a Dio, quale vostro culto
ragionevole; e non conformatevi al secolo
presente, ma trasformatevi col rinnovamento del vostro spirito” (Rm 12,
2). In conclusione, i dogmi della Chiesa sono attuali. Per
le sue dottrine. Possono essere attuali sotto un duplice aspetto: sotto
un aspetto relativo al loro contenuto di verità rivelata, in quanto
cioè sono definizioni autorevoli di un insegnamento divino contenuto
nella Sacra Scrittura, o derivato a noi dalla predicazione apostolica,
per via di Tradizione (cfr. Costituzione dogmatica Dei
Verbum, 8, 9); sono la fede pensata, vissuta, celebrata dalla Chiesa,
come Popolo di Dio animato dallo Spirito Santo e ammaestrato da una
testimonianza autorizzata e qualificata, il Papa e i Vescovi con lui; e
sotto questo aspetto i dogmi della Chiesa sono sempre attuali, cioè sono
sempre veri di quella verità divina e soprannaturale, alla quale essi
si riferiscono. La verità divina non cambia; perciò i dogmi della fede
sono sempre attuali, sono sempre veri, checchè ne dicano i cosiddetti
teologi progressisti considerati a là page.
Sogno una Chiesa che è Porta Santa, aperta, che accoglie tutti, piena di
compassione e di comprensione per le pene e le sofferenze dell'umanità,
tutta protesa a consolarla.
Sogno una Chiesa che è Parola, che mostra il libro del Vangelo ai quattro punti cardinali della terra, in un gesto di annuncio, di sottomissione alla Parola di Dio, come promessa dell'Alleanza eterna.
Sogno una Chiesa che è Pane, Eucaristia, che si lascia mangiare da tutti, affinché il mondo abbia la vita in abbondanza.
Sogno una Chiesa che è appassionata di quella unità che ha voluto Gesù.
Sogno una Chiesa che è in cammino, Popolo di Dio, che dietro al Papa che porta la croce, entra nel tempio di Dio e pregando e cantando va incontro a Cristo Risorto, speranza unica, incontro a Maria e a tutti i Santi.
Sogno una Chiesa che porta nel suo cuore il fuoco dello Spirito Santo, e dove c'è lo Spirito, c'è la libertà, c'è il dialogo sincero con il mondo; e specialmente con i giovani, con i poveri e con gli emarginati, c'è il discernimento dei segni dei nostri tempi.
Sogno una Chiesa che è testimone di speranza e di amore, con fatti concreti, come quando si vede il Papa abbracciare tutti...nella grazia di Gesù Cristo, nell'amore del Padre e nella comunione dello Spirito, vissuti nella preghiera e nell'umiltà.
Sogno una Chiesa che è Parola, che mostra il libro del Vangelo ai quattro punti cardinali della terra, in un gesto di annuncio, di sottomissione alla Parola di Dio, come promessa dell'Alleanza eterna.
Sogno una Chiesa che è Pane, Eucaristia, che si lascia mangiare da tutti, affinché il mondo abbia la vita in abbondanza.
Sogno una Chiesa che è appassionata di quella unità che ha voluto Gesù.
Sogno una Chiesa che è in cammino, Popolo di Dio, che dietro al Papa che porta la croce, entra nel tempio di Dio e pregando e cantando va incontro a Cristo Risorto, speranza unica, incontro a Maria e a tutti i Santi.
Sogno una Chiesa che porta nel suo cuore il fuoco dello Spirito Santo, e dove c'è lo Spirito, c'è la libertà, c'è il dialogo sincero con il mondo; e specialmente con i giovani, con i poveri e con gli emarginati, c'è il discernimento dei segni dei nostri tempi.
Sogno una Chiesa che è testimone di speranza e di amore, con fatti concreti, come quando si vede il Papa abbracciare tutti...nella grazia di Gesù Cristo, nell'amore del Padre e nella comunione dello Spirito, vissuti nella preghiera e nell'umiltà.
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