mercoledì 26 febbraio 2014

IL SOGNO DI UNA CHIESA PROGRESSISTA




Davvero qualcuno può pensare che papa Benedetto XVI, nel 2013,  si sia dimesso liberamente, spontaneamente, senza condizioni, senza pressioni, senza la gravissima minaccia di uno scisma, senza dossiers relativi a  scandali  (IOR, scisma invocato da alcuni cardinali e pedofilia) che coinvolgevano vescovi e cardinali? Stiamo ai fatti e al contesto storico in cui sono avvenute le dimissioni.  La Chiesa cattolica, durante il suo pontificato,  viene attaccata un giorno si e un giorno no dai giornali inglesi, tedeschi  e americani sul caso della pedofilia dei chierici che hanno abusato sessualmente di minori. I giornali  suddetti sono tutti di area protestante, massonica, oppure anticlericali e laicisti. Vedi Repubblica, L'Espresso, Corriere della Sera (Non è un caso che Martini abbia una rubrica fissa su tale giornale) e La Stampa; giornali  il cui capofila in Italia è il cardinale gesuita Carlo Maria Martini accusato di essere un massone di rito ebraico del 33° grado che aveva buoni rapporti con la Bocconi, Profumo, Unicredit e Intesa San Paolo,  Prodi, i deputati Monaco e Duilio (fatti eleggere dalle parrocchie e dall'azione cattolica su sua indicazione) e la sinistra democristiana di Martinazzoli. Non è stato amato dai ciellini, dall'Opus Dei, dalla Lega Nord e da Forza Italia e lui ha ricambiato cordialmente.  Il capolavoro di Martini sarà quello di controllare la Facoltà teologica di Milano e tutti i vescovi lombardi. Tutti privilegeranno la Sacra Scrittura e la politica rispettivamente con le scuole della Parola e le scuole  di Formazione Sociale e Politica che avranno molto successo di partecipazione. Per Martini l’unica autorità è la Bibbia (Sola Scriptura), cioè le Sacre Scritture che sono l’unica, sufficiente e infallibile regola di fede. Il magistero ecclesiastico ed in particolare l’autorità papale e la Sacra Tradizione non sono poi così  vincolanti... Martini credeva fermamente a ciò che Giovanni Calvino disse a tale riguardo:  "La differenza tra noi e i papisti sta nel fatto che essi credono che la chiesa non possa essere la colonna e il fondamento della verità se essa non signoreggia la Parola di Dio. Ma noi, al contrario, afferiamo che, solo in quanto essa si inchina reverente dinanzi alla Parola di Dio, può preservarla e trasmetterla ad altri". Possiamo dire che Martini è innamorato della Scrittura ma anche della teologia biblica protestante.
Martini, che era un biblista di fama internazionale, uomo colto e raffinato, aristocratico, che ha guidato per 25 anni la Diocesi più popolosa del mondo, Milano, dopo 7 anni di papato ratzingeriano,  ha voluto  con forza una discontinuità nel papato  con un gesuita che risiede a Buenos Aires: Jorge Mario Bergoglio che vive da solo rinunciando a privilegi del palazzo arcivescovile, senza lusso, senza scorta, senza sfarzo, sobriamente e che  frequenta le periferie, gli ultimi, i deboli e i non tutelati. 


Bergoglio, fino al 2005, era un cardinale sconosciuto, ma quando nel Conclave che eleggerà Ratzinger prenderà ben  40 voti dai cardinali elettori anche l'area progressista finalmente avrà un suo candidato  autorevole e un suo punto di riferimento anche perchè il cardinale Martini era stanco e malato. L'altro candidato progressista, Dionigi Tettamanzi,  che aspira al soglio di Pietro, prenderà solo due voti.  Ma Bergoglio supplica i fratelli cardinali di non votarlo perchè si sente impreparato a fare il Papa. E cosi la sua candidatura perde consensi e al quarto e ultimo scrutinio  saranno solo 26 cardinali a votarlo, gli altri 14 voti Martini li farà confluire su Ratzinger.  In totale 84 cardinali elettori voteranno compatti per il cardinale Joseph  Ratzinger. I 26 cardinali progressisti pensano che Ratzinger farà un pontificato breve come quello di Giovanni XXIII avendo ben 78 anni.  Ma egli, non solo resiste come papa Leone XIII che morirà a 93 anni (che la massoneria odiava per avere riabilitato nel 1879  la filosofia di san Tommaso con l'Enciclica Aeternis Patris),  ma ribadirà i cosiddetti valori non negoziabili: vita, famiglia, libertà di educazione  e bene comune che non sono graditi ai cardinali progressisti ( essi dicono: "è meglio parlare d'altro senza irrigidirsi troppo su questi argomenti e mettere al primo posto l'annuncio del Vangelo"...). Questi principi, ovviamente, non sono verità di fede, anche se sono illuminati e confermati dalla fede; sono insiti nella natura umana, e pertanto sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nella loro promozione non è quindi di carattere professionale, ma si dirige a tutte le persone, indipendentemente dalla loro affiliazione religiosa.
"Questa azione - diceva papa Benedetto XVI -  è anzi ancor più necessaria nella misura in cui questi principi sono negati o fraintesi, perché in questo modo si compie un’offesa alla verità della persona umana, una grave ferita provocata alla giustizia stessa".
Nell’intervista a la “Civiltà Cattolica” papa Francesco dice:  «Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione». E’ giusto dare ragione della nostra posizione in campo bioetico e cercare di aiutare gli altri a capire i loro errori, ma non è l’essenziale per un cristiano. Invece, ci spiega Papa Francesco, «l’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali».




Il desiderio dev’essere innanzitutto di portare a tutti lo sguardo di misericordia che abbiamo incontrato nel volto di Gesù e quindi nella Chiesa. «Il messaggio evangelico non può essere ridotto dunque ad alcuni suoi aspetti che, seppure importanti, da soli non manifestano il cuore dell’insegnamento di Gesù», ha spiegato giustamente. E ancora più chiaramente: «La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”». Da questo deriva anche tutto il resto: quando si prende coscienza di tale annuncio e lo si fa proprio, infatti, allora ne conseguirà anche una posizione morale sull’aborto, sull’eutanasia, sul matrimonio omosessuale ecc. E’ anche vero, comunque, che la sacralità della vita la si può capire e difendere anche per sola ragione, come fanno tantissimi laici nostri compagni. Ma se ci limitiamo a questo, senza un impegno principale nell’annuncio cristiano (“Gesù Cristo ti ha salvato!”) la nostra difesa in campo bioetico alla lunga risulterà sterile. La Chiesa deve innanzitutto «curare le ferite e riscaldare il cuore dei fedeli», perché siamo tutti feriti senza distinzione di credo o di filosofia o di fede politica.
Inoltre da buon teologo Papa Ratzinger custodirà il deposito della fede cattolica. Ribadirà l'importanza del Vaticano II, proclamerà santi e beati, ribadirà la grandezza della Maria Madre di Dio la grande assente tra i teologi di casa nostra, vigilerà sulla penetrazione della teologia protestante nei Seminari e nella Facoltà teologiche e controllerà con una pazienza certosina il curriculum di ogni aspirante vescovo al fine di evitare nomine controverse, discutibili, fallaci e nefaste. Il successore di Pietro di colui che fu eletto dal Signore a fondamento della sua Chiesa, e a cui il Signore affidò le somme chiavi del suo regno, con la missione di pascere e di riunire il suo gregge, l’umanità redenta, fino al suo finale ritorno glorioso, deve essere ridimensionato. Ed ecco la parola chiave dei martiniani  "collegialità" tenendo presente ovviamente  il dogma dell'Infallibilità del Pontefice Ex Cathedra ( proclamato nel 1870 da Pio IX nella Costituzione dogmatica Pastor Aeternus del Vaticano I)  che, come tutti gli altri dogmi cattolici, vengono ritenuti una prigione del pensiero. Il  gesuita padre De Rosa (di cui abbiamo sempre avuto una grandissima stima), nel 1985, vicedirettore de La Civiltà Cattolica, scriverà a questo riguardo, stupendoci e meravigliandoci non poco : “senza arrecare prove documentarie Pio IX, afferma che dell'infallibilità pontificia non vi è traccia né nella Scrittura né nella Tradizione; che, anzi, la storia dimostra doviziosamente il contrario; e che quella successiva al Concilio prova la sterilità del dogma di fronte all'attesa di verità importanti”. Ne conclude che "nessun nemico avrebbe potuto danneggiare la Chiesa più di Pio IX" e che "difficilmente nella storia avrebbe potuto esserci un papa cui applicare l'aggettivo di infallibile con maggiore trepidazione". 
      Il curioso  stemma di papa Francesco (la stella nella seconda versione è più grande)

Pio IX avrebbe convocato il Concilio mosso soprattutto da ambizioni personali ed avrebbe fatto dell'infallibilità (della/nella Chiesa) una questione ed una istanza personalissime per risarcirsi moralmente della deminutio politica: per riaccreditare il suo prestigio e riproporre la sua autorità, in forte calo dopo l'usurpazione dello Stato pontificio e la prevedibile prossima occupazione di Roma. Avrebbe voluto che fosse proclamata di fede l'incondizionata infallibilità del papa (e quindi la sua propria),
nonostante fosse priva di validi fondamenti scritturistici,
non fosse attestata da autentica ed universale tradizione,
fosse del tutto inopportuna dal punto di vista politico,
mettesse la Chiesa in totale contraddizione con la cultura moderna,
avesse contro un'agguerrita ed informata minoranza.
E per ottenere quella definizione, avrebbe forzato il Concilio:
cioè montata e plagiata la maggioranza,
imposto presidenze, commissioni, regolamenti e formule,

intimorito e ricattato e diviso la minoranza antiinfallibilista, la quale, ciononostante, si contrappose fino all'ultimo, disertando poi la votazione finale, così facendo mancare la unanimità morale alla Costit. Pastor Aeternus.

Il comportamento di Pio IX durante i lavori del Concilio, la durezza mostrata verso gli antiinfallibilisti, il non essere stato, egli, nel pieno possesso delle sue facoltà  (come si evincerebbe dallo scontro col patriarca melchita Gregorio Yussef e con il card. Guidi), proverebbero che il Concilio non ha avuto una libertà sufficiente e che quindi almeno la sua seconda Costituzione, la Pastor Aeternus, non può considerarsi valida.

Infine, l'accettazione del dogma da parte della minoranza antiinfallibilista è frutto delle pressioni subite e si riduce ad un atto di obbedienza, non ad una convinta professione di fede.
                                                 il cardinale Cardinale Carlo Maria Martini


Altra parola chiave dei martiniani (Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, honduregno, il cardinale brasiliano-tedesco Claudio Hummes, l’arcivescovo di Santiago del Cile Javier Francisco Erraruriz Ossa, il brasiliano, Joao Braz de Avizil capo dei vescovi Usa, Timothy Dolan, l'arcivescovo di San Paolo Odilo Scherer, quello di Tegucicalpa Oscar Maradiaga ( salesiano come Bertone), il cardinale di Boston Sean O'Malley, Cristoph Schoenborn, vescovo di Vienna. Godfried Danneels, l' arcivescovo di Bruxelles, Robert Sarah (della Guinea), il ghanese Peter Turkson, Luigi Bettazzi, vescovo Emerito di Ivrea,  è “sogniamo un nuovo Concilio Ecumenico.” E' evidente, a questo punto, che i progressisti vogliono l'abolizione del celibato sacerdotale, un ruolo importante per la donna nella Chiesa, discutere la questione della sessualità, rivedere la disciplina del matrimonio e quella della prassi penitenziale. Ma con Ratzinger sono bloccati nelle loro aspirazioni e sono disposti – solo a parole – a fare uno scisma. Ma Ratzinger pensa  nel suo cuore che  Gesù disse tre volte a Pietro: «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore», essendo  ormai dichiarato suo continuatore, suo vicario nell’ufficio pastorale, che Gesù stesso indicò come sua caratteristica e preferita missione: «Io sono il buon Pastore» (Gv  10, 11). Il primato di Pietro, nella guida e nel servizio del popolo cristiano, sarebbe stato un primato pastorale, un primato d’amore. Nell’amore, ormai inestinguibile, di Pietro a Cristo sarebbero fondate la natura e la forza della funzione pastorale del primato apostolico. Dall’amore di Cristo e per l’amore ai seguaci di Cristo la potestà di reggere, di ammaestrare, di santificare la Chiesa di Cristo. Una potestà che non è lecito né contestare, né ingannare (cf. At  5); ma una potestà nascente dalla carità, nella carità esercitata e per la carità. Una potestà, di cui Pietro lascerà eredi i suoi successori sulla  sua cattedra romana, ed a cui egli darà nel sangue la suprema testimonianza: «Cum autem senueris, extendes manus tuas, et te alius cinget et ducet quo tu non vis»; «quando poi sarai invecchiato, - sono parole di Gesù a Pietro al termine del fatto evangelico ricordato - tenderai le mani, e un altro ti cingerà e ti condurrà dove tu non vorresti. Disse questo (il Signore) per indicare con quale morte egli (Pietro) avrebbe reso gloria a Dio. E, detto ciò, gli soggiunse: Seguimi» (Gv  21, 18-19). La pietra di cui parla Gesù è sempre presente nei pensieri di Benedetto XVI,  questa vuol essere immagine ed onore, concepita da Cristo Signore, quando disse a Pietro: «Sopra questa pietra costruirò la mia Chiesa» (Mt  16, 18), edificata nell’amore? Dura ancora l’edificio escatologico, dura ancora la Chiesa, e sempre la carità è la sua vita.            
                   ll Patriarca di Venezia S.E. Mons. Francesco Moraglia


Siamo nel 2012 Martini muore ma i suoi confratelli progressisti intendono portare avanti le sue istanze con determinazione. In Vaticano, intanto, i corvi fanno sparire documenti riservati e fanno capire a Benedetto XVI che sono in grado di controllare ogni sua mossa, attaccano violentemente il Segretario di Stato Tarcisio Bertone e chiedono la testa del presidente IOR Gotti Tedeschi ( al suo posto verrà nominato un massone tedesco).  I giornali di area protestante continuano a perseguitare Benedetto XVI  sul tema della pedofilia del clero nonostante egli abbia fatto più di ogni altro papa per ridurre allo stato laicale i preti e vescovi pedofili. Non solo: Il Papa subisce l'umiliazione a Ratisbona nel corso della sua lectio magistralis.  Nel discorso di Ratisbona, Benedetto XVI rivendicò le radici ebraiche, greche e cristiane della propria fede, spiegando perché erano diverse dal monoteismo islamico. Odio e fanatismo, disse papa Ratzinger, sono “patologie” della religione e il jihad è “irragionevole” e “contrario” a Dio. La lectio papale conteneva una drammatica citazione dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo che annotava questo suo scambio con un persiano: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”. Dinamite magistralmente addolcita dalla citazione di una sura coranica del tempo giovanile, annotava Ratzinger, “in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato”, e che recita: “Nessuna costrizione nelle cose di fede” (sura 2, 256). A Ratisbona Ratzinger mise in scena il dramma del nostro tempo, esploso letteralmente con l’11 settembre e quel quadruplice volo mortale sui cieli d’America. Il Papa discusse di islam senza ripetere banalità ireniste. Fece ciò che nel mondo islamico, pena la testa e la lingua, è vietato fare: discutere liberamente di fede. Ma fu costretto a porgere le sue scuse. Inoltre non potrà tenere il suo discorso all'Università La Sapienza di Roma.  Tutte singolari coincidenze? Lo escludiamo nella maniera più categorica.

Benedetto XVI infine  quando avrà la prova e la certezza  che alcuni cardinali vogliono lo scisma si dimette per il bene della Chiesa. E, finalmente, verrà eletto Papa Bergoglio il quale insiste nel suo magistero sul concetto di collegialità, si proclama solo Vescovo di Roma, ( ma Romano Pontefice è l'appellativo alternativo con cui si designa, specialmente nel Diritto canonico, il Papa, che quale successore di Pietro, detiene il potere supremo di guida pastorale della Chiesa, che si fonda nella Scrittura e nella sacra Tradizione. Quale Vicario di Cristo in terra, successore dell'apostolo Pietro e pastore universale, il Papa ha, su tutta la Chiesa, una potestà suprema, piena, immediata e universale che può esercitare liberamente.

  • Potestà suprema consiste nel fatto che le sue deliberazioni non necessitano di ottenere l'approvazione del Collegio episcopale o di altra persona o organo; quindi nell'insindacabilità delle medesime sue decisioni da parte dei fedeli.
  • Potestà piena indica che essa è diretta ed esercitata nella pienezza sia in materia di fede che di costumi.
  • Potestà immediata significa invece che essa deriva direttamente da Dio e pertanto priva della necessità delle mediazioni umane.               


Bergoglio apre alle donne nella Chiesa e declassa il prefetto della Congregazione del Clero, cardinale Mauro Piacenza, (pupillo di Siri) alla Penitenzieria Apostolica ma promuove il chiaccherato e discusso prelato omosessuale mons. Battista Ricca allo IOR (consigliere di nunziatura di prima classe), ingaggia un braccio di ferro incomprensibile ed estenuante  con il capo della CEI, l'ottimo tomista Angelo Bagnasco, non nomina cardinale il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia (apprezzato Professore e Dottore in Teologia dogmatica), parla di “teologia in ginocchio” e di "misericordia" e "perdono" esattamente come i fratelli protestanti. Alla base della preoccupazione di Lutero, infatti,  vi è un rapporto irrisolvibile un Dio giusto che perseguita il peccatore, dall'altra la coscienza dell'uomo che non riesce a tranquillizzarsi. Invece, la base del cristianesimo è l'annuncio di una realtà nuova nel mondo (evangelo, buona novella), a cui il singolo partecipa nella sua individualità: nessun limite o errore proprio del soggetto pregiudica la certezza dell'evento, credendo che esso è più grande del suo male. Con la Riforma il problema fondamentale del cristiano diventa quello di non avere problemi con Dio. È come se scomparisse l'evento di Cristo, dentro il quale la misericordia di Dio accoglie l'uomo così com'è, pur invitandolo continuamente a non peccare più.

«
Dio infine ebbe pietà di me e, meditando giorno e notte un certo versetto, cominciai allora a comprendere che la giustizia di Dio è quella per mezzo della quale il giusto vive del dono di Dio, se ha la fede. Mi sentii allora letteralmente rinascere e mi sembrò di essere entrato nel paradiso »
(Martin Lutero).
In ogni caso,  il nuovo vescovo di Roma, eletto il 13 marzo 2013,  può contare sull'Ordine dei Gesuiti, sui cardinali progressisti, sulla diplomazia vaticana, sul cardinale Parolin, su mons. Becciu,  sull'anziano cardinale Kasper, su Padre Lombardi, sul cardinale milanese  Francesco Coccopalmerio martiniano doc,  e sull'esuberante e ambizioso teologo  Bruno Forte che aspira al posto del cardinale Crescenzio Sepe nella Arcidiocesi di Napoli perchè la diocesi di Vasto e Chieti gli sta stretta.  L'era dei cosiddetti conservatori è finita anche se il cardinale australiano George Pell è stato nominato "responsabile della stesura degli Statuti definitivi del Consiglio per l'Economia, della Segreteria per l'Economia e dell'ufficio del Revisore Generale". 

                 Il grande sconfitto del Conclave del 2013 il cardinale Scola

Non escludiamo che Francesco convochi, all'inizio del Terzo millennio, in una società "complessa", "liquida" e "postmoderna" secolarizzata,  scristianizzata e neopagana,  un nuovo Concilio Ecumenico per discutere i temi cari a Carlo Maria Martini.  Per quanto riguarda Benedetto XVI,  in questa torbida vicenda che riguarda il suo breve pontificato dove abbiamo visto aggirarsi  avvoltoi, parassiti ed ecclesiastici disonesti (interessati solo al potere, al denaro e alla carriera) ci appare come Don Abbondio  uno dei personaggi principali de I Promessi Sposi, il più noto romanzo di Alessandro Manzoni. Il religioso è, com'è noto, un uomo pauroso, remissivo, senza coraggio, che si sottrae davanti alle difficoltà e agli ostacoli che incontra. Esattamente come Benedetto XVI che si è dimesso, ritirato dal mondo, chiuso in un monastero a pregare come volevano massoni, protestanti e progressisti.


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