lunedì 10 febbraio 2014

LA POLIZIA AL G8 DEL 2001 FU RESPONBILE DI PESTAGGI INAUDITI E DI COMPORTAMENTI ILLEGALI DEGNI DEI PEGGIORI REGIMI AUTORITARI

L'ex capo dello Sco della polizia, Gilberto Caldarozzi - nell'ambito delle violenze alla Diaz commesse dalle forze dell'ordine contro no-global indifesi durante il G8 di Genova del 2001 - ad avviso della Cassazione, si "è prestato a comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici" e, per questo, legittimamente, scrivono gli 'ermellini', la magistratura di sorveglianza gli ha negato l'affidamento in prova". Con la conseguenza che Caldarozzi, condannato in via definitiva a tre anni e otto mesi di reclusione, deve scontare ai domiciliari, e non in espiazione esterna, questa ultima parte della pena non coperta dall'indulto.
Nessun "ripensamento critico" per Caldarozzi - La Suprema Corte, inoltre, nella sentenza 6138 depositata - con le motivazioni della conferma del no all'affidamento ai servizi sociali deciso nell'udienza dell'11 dicembre - aggiunge che con "stretta coerenza logica", il Tribunale di sorveglianza lo scorso aprile ha dato parere negativo all'espiazione esterna per la "non apprezzabile predisposizione del condannato ad un ripensamento critico della sua condotta, dedotta dalla sua indifferenza rispetto ad una prospettiva risarcitoria volontaria delle vittime, dalla lettura minimale delle sue responsabilità, dal rifiuto di esprimere pubblica ammenda per quanto accaduto in riferimento alle sue colpe".
Violenze alla Diaz un fatto "di estrema gravità" - Ritiene, la Cassazione, che le violenze alla Diaz siano un fatto, in sè, di "estrema gravità" in quanto si è trattato di "un pestaggio forsennato, di inaudita violenza e privo di alcuna ragione di inermi dimostranti colti nel sonno mentre si trovavano al chiuso di un edificio scolastico". Per quanto riguarda gli addebiti contestati a Caldarozzi, i supremi giudici sottolineano che nel 2001 lui era "dirigente della polizia, tutore della legge e della legalità" e si è prestato "a comportamenti illegali di copertura poliziesca proprii dei peggiori regimi antidemocratici, in violazione di diritti fondamentali di libertà, di tutela giudiziaria, della dignità della persona, riconosciuti in tutte le democrazia occidentali, dalla nostra suprema carta e nella stessa Corte europea dei diritti". Tra i fattori che avrebbero potuto spezzare una lancia a favore dell'affidamento in prova, la Cassazione sottolinea il "recentissimo impegno" di Caldarozzi, dallo scorso febbraio, nel volontariato, e l'attività lavorativa come "consulente per la sicurezza in favore di un importante istituto di credito" a seguito della sua sospensione dal servizio per cinque anni. Ma sono dettagli liquidati come "sub valenti" rispetto agli altri "elementi sfavorevoli".
                                                               


 Erano  state confermate in via definitiva le condanne per falso aggravato inflitte agli alti funzionari di polizia coinvolti nelle violenze alla scuola Diaz di Genova, il 21 luglio 2001. Lo aveva  deciso la quinta sezione penale della Cassazione. Nel dettaglio, la Cassazione aveva confermato l'impianto accusatorio della Corte d'Appello di Genova del 18 maggio 2010. Convalidata la condanna a 4 anni per Francesco Gratteri, attuale capo del dipartimento centrale anticrimine della Polizia; convalidati anche i 4 anni per Giovanni Luperi, vicedirettore Ucigos ai tempi del G8, oggi capo del reparto analisi dell'Aisi. Tre anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, attuale capo servizio centrale operativo. Convalidata anche la condanna a 5 anni per Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma. 
                                                                  
 Interdizione dai pubblici uffici per 5 anni - La Cassazione ha confermato le pene accessorie dell'interdizione dai pubblici uffici per tutti i dirigenti condannati per i falsi verbali nella vicenda della Scuola Diaz. In pratica, a parte la condanna per Vincenzo Canterini che aveva cinque anni di reclusione che verranno ridotti per la prescrizione del reato di lesioni, per gli altri dirigenti, tra i quali Gratteri, Caldarozzi e Luperi, rimangono inalterate le pene del verdetto d'appello.
Prescrizione per otto capisquadra - Sono otto i capisquadra del VII Nucleo Speciale della Squadra Mobile di Roma nei confronti dei quali la Cassazione aveva dichiarato la prescrizione del reato di lesioni ai danni dei no global della Scuola Diaz di Genova. Si tratta degli agenti di polizia Tucci, Cenni, Basili, Ledoti, Compagnone, Stranieri, Lucaroni e Zaccaria. A quanto si è appreso nei loro confronti, data la dichiarazione di prescrizione, non dovrebbe scattare la pena accessoria della condanna all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
I legali delle vittime: giustizia è fatta - "Ci sono voluti 11 anni per arrivare a questo verdetto e la Cassazione è stata coraggiosa. Mai, nelle democrazie occidentali, si è arrivati ad una condanna per funzionari della Polizia di così alto livello" ha commentato Emanuele Tambuscio, legale di alcuni no-global picchiati alla Diaz. "La catena di comando è stata condannata e questo è un grande risultato, rimane però il dato di fatto che quella notte alla scuola Diaz è stata una pagina nera per la democrazia italiana e il Parlamento non ha nemmeno fatto una Commissione di inchiesta per individuare le responsabilità politiche" ha detto l'avvocato Francesco Romeo, difensore di alcune vittime del pestaggio alla Diaz. Heidi Giuliani, madre di Carlo ucciso durante il G8, ha aggiunto che "la giustizia c'é benché incompleta". "In verità le responsabilità sono più ampie - ha aggiunto Giuliani - e penso all'assoluzione dell'allora capo della polizia e al mancato processo per la morte di mio figlio".
Il primo processo -  Il primo grado si era concluso il 13 novembre del 2008, con 13 condanne per 35 anni e sette mesi di reclusione e l'assoluzione di chi guidava la catena di comando. In appello, invece, le condanne - emesse il 18 maggio del 2010 - colpirono anche gli uomini più alti in grado (per un totale di 85 anni di reclusione). Il faldone della Diaz è arrivato in Cassazione solo lo scorso 26 novembre, per le lungaggini nelle quali si sono trascinate le operazioni di notifica, sollevando le proteste degli avvocati delle parti lese. La Suprema Corte ha però fissato l'udienza entro i 'canonici' sette mesi dall'arrivo delle carte mettendo fine alla spirale dei ritardi.  Finora il ministero dell'Interno ha pagato circa un milione e mezzo per le prime tranche del risarcimento alle vittime e le spese legali di chi si è costituito parte civile, ossia quasi tutte le persone picchiate e arrestate.                          

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