"Vivere, mai vivacchiare", ha detto, e "non lasciatevi rubare l'entusiasmo giovanile". Gli studenti delle università romane, in particolare quelle pontificie, sono uno spaccato di giovani da diverse parti del mondo. Incontrandoli oggi, in un contesto liturgico e di preghiera, papa Bergoglio ha lanciato alcuni messaggi, sulla linea di altri incontri con i ragazzi, come, tra gli altri, quello con i giovani argentini, a Rio, nell'ambito della Giornata mondiale della gioventù. Tra l'altro, a braccio, ha inserito il richiamo a non vivere stando al balcone.
"Il pensiero - ha spiegato il Pontefice - è fecondo quando è espressione di una mente aperta, che discerne, sempre illuminata dalla verità, dal bene e dalla bellezza: se non vi lascerete condizionare dall'opinione dominante, ma rimarrete fedeli ai principi etici e religiosi cristiani, troverete il coraggio di andare anche contro-corrente". "La pluralità di pensiero e di individualità - ha affermato papa Francesco - riflette la multiforme sapienza di Dio quando si accosta alla verità con onestà e rigore intellettuale, così che ognuno può essere un dono a beneficio di tutti".
Nel vivere coerentemente con il Vangelo, ha suggerito, "può essere di aiuto la bella testimonianza del beato Pier Giorgio Frassati, il quale diceva: 'Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere'". "Sapete cari giovani universitari - ha detto il Papa in un inserto a braccio - che non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide". "Per favore, - ha raccomandato - non guardate la vita dal balcone, mischiatevi lì dove ci sono le sfide, la vita, lo sviluppo, la lotta per la dignità delle persone, la lotta contro la povertà, la lotta per i valori, e tante lotte che troviamo ogni giorno".
Prima di iniziare i vespri, il Papa ha ascoltato con molta attenzione il saluto di un rettore - del quale non è stato fornito il nome nè l'ateneo di provenienza - che ha denunciato il fallimento della "meritocrazia" di fronte alla "legge del più forte", ai "tagli" decretati dalla dittatura delle "agenzie di rating, della obbedienza alla finanza". Il professore ha raccontato anche il caso di studenti che lavorano in nero per pagare gli studi all'unico fratello che la famiglia può mantenere all'università, e ha denunciato la "morte di un ceto medio". In tale contesto, ha detto il rettore, è vitale il richiamo del Papa ai "valori": "abbiamo bisogno - ha detto - del suo richiamo alla speranza e alla carità" e "ci verrà chiesto come abbiamo usato i talenti" senza cedere all'"utilitarismo immediato".
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