Non c’è pace per il ministro Annamaria Cancellieri: nonostante la Camera abbia respinto la mozione di sfiducia in suo favore, nuove accuse piovono sulla guardasigilli che, secondo Salvatore Ligresti, avrebbe chiesto una raccomandazione per Berlusconi.
Il ministro ha subito smentito parlando di
quanto emerso come «destituito di ogni fondamento» e rinviando a una
nota ufficiale. «Qui c’è un accanimento che non ha limite, c’è un
disegno che non comprendo», insiste Cancellieri, che ha precisato di non
essere mai stata prefetto a Parma: «Ero già commissario straordinario a
Parma e pochi giorni dopo sono stata chiamata da Mario Monti al
ministero dell’interno». «È surreale – conclude il portavoce della
guardasigilli – pensare che, in entrambi i casi, Annamaria Cancellieri
abbia potuto chiedere un interessamento per rimanere a Parma,
potendo ricoprire incarichi più impegnativi e qualificanti».
L’accusa emerge dai verbali degli
interrogatori dello stesso Ligresti, diffusi dopo il voto alla Camera dalle
agenzie di stampa e relativi al suo interrogatorio nell’ambito dell’inchiesta milanese su Fonsai (nella tranche che vede Ligresti accusato di corruzione con l’ex presidente Isvap Giancarlo Giannini).
Ligresti in quegli interrogatori rivela che
egli stesso si fece «latore» presso l’ex presidente del consiglio,
Silvio Berlusconi, della volontà della Cancellieri stessa, allora
«prefetto in scadenza a Parma» che «preferiva rimanere in quella sede
anziché cambiare destinazione». Le pressioni su Berlusconi avrebbero
anche riguardato la promozione di carriera del presidente dell’Isvap.
Nei verbali, Ligresti si sofferma sulla
«particolare consuetudine» che ha avuto con Berlusconi: «Siamo amici di
vecchia data – dice – veniamo dalla gavetta e gli incontri sono tanto
frequenti quanto informali. Con il presidente Berlusconi si parla di
tutto. In ogni caso ricordo chiaramente di avergli presentato in più di
un’occasione questo tema».
Gli interrogatori riguardano anche Jonella
Ligresti, figlia dell’ingegnere (accusata di manipolazione del mercato e
falso in bilancio aggravato), che parla di favoritismi nei confronti di
Giancarlo Giannini: «Certamente mio padre e Berlusconi parlarono del
tema Giannini – dice in un interrogatorio del 2012 – ne parla come di
due «molto amici» e di altre occasioni in cui «mio padre ha sollecitato
l’ex presidente del consiglio a trovare una collocazione lavorativa a
Giannini». Alla Ligresti sono anche stati concessi oggi 19 novembre gli
arresti domiciliari, come chiesto dai suoi legali nelle settimane
scorse.
Già nel dicembre 2012, anche Salvatore
Ligresti descriveva i suoi rapporti con l’ex presidente Isvap e
spiegando di essere intervenuto sempre nei confronti di Berlusconi «per
cercare di trovare una soluzione per Giannini una volta che avesse
lasciata la presidenza dell’Isvap» al quale, secondo quanto i magistrati
hanno ricostruito, sarebbe stata promessa la poltrona
dell’Antitrust. Sempre Jonella Ligresti rivela anche che Marco Cardia,
figlio dell’ex presidente della Consob divenne consulente di Fondiaria
nonostante non fosse «un luminare del diritto».
Anche nei verbali di Emanuele Erbetta, ex amministratore delegato di
Fonsai, si parla di appoggi politici, in particolare di Salvatore
Ligresti che anche prima del 2011 aveva fatto pesare le sue relazioni
politiche con Berlusconi, Gianni Letta e Ignazio La Russa.Fonsai, la procura di Torino sta indagando sulla compagnia assicurativa della famiglia Ligresti da più di un anno, ha emesso ordinanze di custodia cautelare nei confronti del fondatore Salvatore Ligresti, i tre figli, Paolo, Jonella e Giulia Maria, i due ex amministratori delegati Fausto Marchionni ed Emanuela Erbetta, e l’ex vice presidente pro-tempore Antonio Talarico. Le accuse di falso in bilancio e aggiotaggio hanno fatto scattare gli arresti. Gli altri indagati sono l'avvocato Vincenzo La Russa, (fratello dell'ex ministro della Difesa) , i membri del comitato esecutivo di Milano Assicurazioni e la stessa società e la capogruppo Fondiaria Sai.
BUCO DA 800 MILIONI – L’inchiesta coordinata dai magistrati Marco Gianoglio e Vittorio Nessi avrebbe accertato una presunta falsificazione del bilancio del 2010, nel quale, sarebbe stata manipolata la voce «riserva sinistri», sottostimata di 800 milioni per nascondere un pesante passivo nei conti della società. In questo modo gli investitori sarebbero stati privati di informazioni per una corretta valutazione dei titoli azionari. Il bilancio 2010 sarrebbe servito come base per il prospetto informativo dell’aumento di capitale di Fonsai (datato luglio 2011). Per questa ragione la procura ha avanzato anche accusa di aggiotaggio. Al momento il patriarca Salvatore è ai domiciliari, Giulia e Jonella in carcere. Paolo invece, non è stato arrestato e risulta ricercato.
“UNO SPACCATO INQUIETANTE” – «Uno spaccato inquietante». Così il procuratore aggiunto Vittorio Nessi della procura di Torino sull’inchiesta Fonsai ha commentato la svolta nelle indagini: «Una società assicurativa – ha aggiunto – molto importante era piegata agli interessi di una parte dell’azionariato, quello che contava. I Ligresti attraverso Premafin detenevano oltre il 30 percento della società». Ammonta a 253 milioni di euro la somma di denaro che la holding della famiglia Ligresti e Premafin hanno incassato come utili al posto di registrare perdite. I finanzieri hanno infatti verificato, in un’inchiesta partita nell’agosto del 2012, come fosse avvenuta una «sistematica sottovalutazione delle riserve tecniche del gruppo assicurativo della riserva sinistri», che ha consentito nell’arco degli anni l’afflusso di milioni di euro nelle casse della famiglia. La famiglia Ligresti, secondo la tesi dell’accusa, contando anche sulla «compiacenza del top management si è assicurata oltre al costante flusso di dividendi anche il via libera a numerose operazioni immobiliari con parti correlate». La Procura di Torino ha deciso di procedere con le misure cautelari nei confronti della famiglia Ligresti sia per le concrete possibilità di fuga, sia per il rischio di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. «Salvatore Ligresti ha reagito all’arresto con molta serenità», ha spiegato il comandante della guardia di finanza di Torino, generale Giuseppe Gerli.
PAOLO LIGRESTI IN SVIZZERA - Le misure cautelari disposte dalla magistratura di Torino sono state eseguite dalla Guardia di Finanza in diverse città. Salvatore Ligresti ha avuto la notifica dei domiciliari nella sua casa di Milano; la figlia Giulia è stata fermata nel capoluogo lombardo e trasferita in carcere; l’altra figlia Jonella è stata raggiunta a Cagliari, dove era in vacanza e portata nel carcere cittadino. Gioacchino Paolo Ligresti, altro figlio di Salvatore, è l’unico che non è stato rintracciato e si trova in Svizzera: allo stato risulta «ricercato» ma a quanto si apprende non sarebbe intenzionato a rientrare. Ad Emanuele Erbetta l’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata a Novara, dove l’uomo vive. Fausto Marchionni è stato raggiunto a Forte dei Marmi e trasferito ai domiciliari nella sua casa in provincia di Cuneo. Antonio Talarico, infine, ha ricevuto la notifica dei domiciliari nella sua abitazione di Milano.
ALTERATO IL PREZZO DELLE AZIONI - Salvatore Ligresti e i figli Giulia, Jonella e Paolo erano già indagati nell’inchiesta coordinata dai procuratori torinesi Vittorio Nessi e Marco Gianoglio che ipotizzava da parte dei vertici di Fonsai di aver «truccato» la voce destinata alla cosiddetta riserva sinistri alterando tra il 2008 e il 2010 il bilancio della società, per poi comunicare ai mercati notizie false sul bilancio dell’azienda quotata in borsa, alterando il prezzo delle sue azioni.
Tra il 2009 e il 2010, quando era ministro della Difesa, Ignazio La Russa avrebbe percepito dal gruppo Fonsai 451 mila euro come «parcelle spese sinistri» e «altre prestazioni di servizi». È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta di Milano - secondo quanto scrive la Repubblica - che vede indagati Salvatore Ligresti e Giancarlo Giannini per corruzione. Anche il figlio dell’ex ministro, Geronimo, avrebbe ricevuto parcelle professionali dal gruppo per un totale di 211mila euro. Analogo trattamento economico per il fratello del parlamentare di Fratelli d’Italia, Vincenzo, per un totale di 300mila euro.
LE PARCELLE - Le parcelle di La Russa, che non è indagato ed ha uno studio legale a Milano, emergono da un documento dell’Isvap in cui figurano i pagamenti fatti a parti correlate da Fonsai nel biennio 2009-2010. Dall’atto, frutto del lavoro ispettivo dell’authority, emerge che nel 2009 La Russa percepì dalla compagnia dei Ligresti e dalla sua controllata Milano Assicurazioni circa 297.400 euro, a cui si aggiunsero altri 153.600 euro nel 2010. La Russa è considerato parte correlata in quanto fratello di Vincenzo, allora consigliere di Fonsai, nonché padre di Geronimo, ex amministratore della controllante Premafin. L’Isvap rileva anche che nello stesso biennio Vincenzo La Russa percepì da Fonsai a titolo di «parcelle spese sinistri» circa 300 mila euro mentre l’allora quasi trentenne Geronimo La Russa, fatturò 211 mila euro tra «parcelle spese sinistri» e «altre prestazioni di servizi». Che i La Russa lavorassero molto con le società dei Ligresti è emerso con chiarezza a partire dal 2011, quando la Consob ha obbligato le società quotate a un maggior livello di trasparenza sui rapporti economici con parti correlate, quali sono gli amministratori, per neutralizzare i rischi di conflitti di interesse e di indebiti benefici. Dalle relazioni sulle remunerazioni per gli esercizi 2011 e 2012 delle società dei Ligresti emerge infatti che Vincenzo La Russa ha percepito complessivamente da Fonsai 1,094 milioni di euro (di cui 907 mila per prestazioni professionali e il resto come emolumento da consigliere). Una cifra vicina agli 1,1 milioni è stata versata da Premafin a Geronimo La Russa, anche in questo caso in gran parte (1,054 milioni) per «prestazioni professionali rese dallo Studio Legale La Russa» a Fonsai e a sue controllate. I servizi fatturati dalla famiglia La Russa alle compagnie dei Ligresti erano stati in passato oggetto di polemiche.
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