Francesco è ritornato a parlare nella nostra società postmoderna, relativista e nichilista del tema di Dio nell'Evangelii gaudium ( par. 80) e nell'Udienza generale del 14 gennaio 2014. Secondo il Papa molte persone, oggi, nella nostra società materialista, consumista e individualista (par. 83 Evangelii gaudium) sono senza Dio e vogliono essere come Dio e arrivare alla sua altezza. E qui Francesco ha fatto riferimento alla logica umana che ricerca spesso la realizzazione di se stessi nel potere, nel dominio, nei mezzi potenti. Dio - secondo il Pontefice - deve essere invece ''l'unico Signore della nostra vita'' anche se sono tanti i ''dominatori'' che la vorrebbero ''indirizzare e guidare''. In questa società plurale, relativista e nichilista contano soprattutto i valori dell'apparire, del denaro, del successo e del potere perché sono diffusi l’indifferenza religiosa e l’ateismo. Una società dove vengono accantonati il mistero, il sacro e la trascendenza è indifferente a Dio, è agnostica, è senza fede cioè in stati di dubbio, di arbitrio, di particolarismo, di debolezza nella Chiesa di Dio. L’uomo vive (vedi par. 80 dell'Evangelii Gaudium) come se Dio non esistesse: non è contro Dio ma vive senza Dio. Senza i valori del bello, del vero, del giusto, dell’amore, dell’amicizia, della giustizia e della verità. Ma come fare per contrastare i dominatori di quest’ epoca? La sua ricetta è semplice: seguire e imitare Cristo. Quel Cristo che però ha due nature: umana e divina. Cioè è Uomo e Dio. Un Maestro, un Profeta, un Salvatore, e Dio. E non già solo un Rivoluzionario, un Leader e un Personaggio storico come asseriscono alcuni teologi e preti in odore di eresia. Secondo Francesco in qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio, che ha voluto chiamarci a collaborare con Lui e stimolarci con la forza del suo Spirito. La vera novità è quella che Dio stesso misteriosamente vuole produrre, quella che Egli ispira, quella che Egli provoca, quella che Egli orienta e accompagna in mille modi. In tutta la vita della Chiesa si deve sempre manifestare che l’iniziativa è di Dio, che «è lui che ha amato noi» per primo (1 Gv 4,10) e che «è Dio solo che fa crescere» (1 Cor 3,7). Questa convinzione ci permette di conservare la gioia in mezzo a un compito tanto esigente e sfidante che prende la nostra vita per intero. Ci chiede tutto, ma nello stesso tempo ci offre tutto. (par. 12) "L’isolamento, che è una versione dell’immanentismo, si può esprimere in una falsa autonomia che esclude Dio e che però può anche trovare nel religioso una forma di consumismo spirituale alla portata del suo morboso individualismo. Il ritorno al sacro e la ricerca spirituale che caratterizzano la nostra epoca sono fenomeni ambigui. Ma più dell’ateismo, oggi abbiamo di fronte la sfida di rispondere adeguatamente alla sete di Dio di molta gente, perché non cerchino di spegnerla con proposte alienanti o con un Gesù Cristo senza carne e senza impegno con l’altro. Se non trovano nella Chiesa una spiritualità che li sani, li liberi, li ricolmi di vita e di pace e che nel medesimo tempo li chiami alla comunione solidale e alla fecondità missionaria, finiranno ingannati da proposte che non umanizzano né danno gloria a Dio." (par. 89)
Pertanto bisogna credere sia al Cristo della fede sia al Gesù storico. Mentre oggi sono molti coloro che credono solo al Gesù storico proclamando di fatto la morte di Dio come il vescovo anglicano J.A.T. Robinson, e i teologi Hamilton, Th. Altizer, G. Vahnian, H. Cox e P. Van Buren. Francesco critica sovente nei suoi interventi l’arrivismo, il potere, la carriera, la superbia, la zizzania, non solo nella Chiesa ma nella società e lo fa con grande onestà intellettuale. Da diverso tempo richiama i credenti a non essere mondani: «La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa”, e che consiste “nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale». Questa mondanità si esprime nel “fascino dello gnosticismo, una fede rinchiusa nel soggettivismo” e nel “neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico di coloro che fanno affidamento unicamente sulle proprie forze”, nell’essere “irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato”. Si tratta – scrive papa Francesco - di “una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri, e invece di facilitare l'accesso alla grazia si consumano le energie nel controllare” ma da un po’ di tempo insiste sulla fede affinchè questi concetti siano recepiti dai credenti. Il “caso serio” della Chiesa oggi è la scristianizzazione, il neopaganesimo e la secolarizzazione (ma forse è meglio parlare di secolarismo). Percio’ Francesco ci richiama alla sequela di Cristo (Uomo e Dio). Non certo al Dio "totalmente Altro" di Barth, al Gesù inteso come "Uomo per gli altri" di Bonhoeffer o al Dio di Gesù Cristo di Bruno Forte e Kasper; teologi avventati propagandano fra i loro alunni negando, di fatto, la libertà di apprendimento in nome della libertà di insegnamento. Percio’ ha dato un impulso nuovo e dinamico al Dicastero per la nuova evangelizzazione affidato all’umile, colto e raffinato arcivescovo mons. Rino Fisichella. Francesco è consapevole che senza un’adeguata cultura religiosa gli uomini e le donne del nostro tempo non potranno accrescere dentro il loro cuore la fede. Cioè l’adesione piena e totale a Cristo e al Vangelo. Francesco nel suo cuore pensa certamente che “Senza la fede è impossibile essere graditi a Dio; chi infatti gli s'accosta deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano”. (Lettera agli Ebrei).
E con Dante nel Paradiso (canto XXIV) direbbe anche "...e credo in tre persone etterne, e queste credo una essenza sì una e sì trina, che soffera congiunto 'sono' ed 'este'..." Gesu' -dice il Papa - invita a non fermarsi all'orizzonte umano e ad aprirsi all'orizzonte di Dio, all'orizzonte della fede. Egli esige un'unica opera: accogliere il piano di Dio, cioe' 'credere a colui che egli ha mandato. Gesù ha spiegato papa Francesco - vuole aiutare la gente ad andare oltre la soddisfazione immediata delle proprie necessità materiali, pur importanti. Vuole aprire ad un orizzonte dell’esistenza che non è semplicemente quello delle preoccupazioni quotidiane del mangiare, del vestire, della carriera. Gesù parla di un cibo che non perisce, che è importante cercare e accogliere. Gesù – prosegue il Papa - : ‘Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’Uomo vi darà’”.E alla gente meravigliata che pensa solo alla osservanza della legge come automatismo per ottenere il pane materiale spiega che cosa è la vera osservanza della legge che è l’amore: "Il centro dell’esistenza,- continua il Papa- ciò che dà senso pieno e ferma speranza al cammino spesso difficile è la fede in Gesù, è l’incontro con Cristo. Non si tratta di seguire un’idea, un progetto, ma di incontrarlo come una Persona viva, di lasciarsi coinvolgere totalmente da Lui e dal suo Vangelo." Perchè «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva». Solo grazie a quest’incontro – o reincontro – con l’amore di Dio, dice Francesco, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Giungiamo ad essere pienamente umani quando siamo più che umani, quando permettiamo a Dio di condurci al di là di noi stessi perché raggiungiamo il nostro essere più vero. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice.
Nelle giornate cariche di occupazioni e di problemi, ma anche in quelle di riposo e di distensione, ci rammentava papa Benedeto che il Signore ci invita a non dimenticare che se e' necessario preoccuparci per il pane materiale e ritemprare le forze, ancora piu' fondamentale e' far crescere il rapporto con Lui, rafforzare la nostra fede in Colui che e' il 'pane di vita', che riempie il nostro desiderio di verità e di amore". Il Papa, in un anno di pontificato, ci ha abituati a esprimere grandi concetti teologici in poche parole che dimostrano notevole capacità di sintesi. Nell' Evangelii gaudium il Papa ci ricorda che le cose materiali sono antitetiche a quelle spirituali. non si puo' parlare di spiritualismo, metafisica o trascendenza, l' Assoluto, il Mistero se ci si riconosce nel materialismo. Dunque è netta la condanna del Papa al materialismo. Come non ricordare, a questo riguardo, per esempio, due grandissimi poeti materialisti come Foscolo e Leopardi? oppure filosofi del livello di Boyle, Vanini, Pomponazzi, Newton, Diderot, Helvetius, d'Holbach, Comte, Marx, Hegel, Lamarck, Darwin, ecc. Il materialismo per tutti costoro è la concezione filosofica per la quale l'unica realtà che può veramente essere detta esistere è la materia e tutto deriva dalla sua continua trasformazione. Ciò vale a dire che, fondamentalmente e sostanzialmente, tutte le cose hanno una natura materiale; ovvero che il fondamento e la sostanza della realtà sono materiali. Come si vede, il materialismo si coniuga con l'ateismo, cioè la negazione di Dio, oppure l'agnosticismo cioè l'indifferenza religiosa. Ecco perchè Francesco vede nel materialismo un'insidia pericolosa per il Cattolicesimo. Tutte le verità di fede vengono messe in discussione. Gesù non è Dio, il Messia e il Risorto, ma solo un Uomo! E nell'anno della fede voluto e promosso da Benedetto XVI ( e concluso da Francesco) era impensabile negare la Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero. Certo, la nostra è una religione che contiene diversi misteri, ostica, difficile ma se rifiutiamo la Chiesa voluta e fondata da Cristo, e se propaliamo eresie in alcune Facoltà Teologiche o in alcuni Seminari, ci avviciniamo alla mentalità scientista, positivista, e relativista che ama il potere, lo snobismo, il sofisma, il vuoto e la desolazione. Niente a che vedere con la carità e l'umiltà.
PREGHIERA A MARIA MADRE DELLA CHIESA
Aiuta, o Madre, la nostra fede!
Apri il nostro ascolto alla Parola, perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata.
Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa.
Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede.
Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare.
Semina nella nostra fede la gioia del Risorto.
Ricordaci che chi crede non è mai solo.
Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finché arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore!
FRANCISCUS P.P.
Nessun commento:
Posta un commento