lunedì 10 marzo 2014

FORMIGONI, CROZZA E LA TRUFFA DA 70 MILIONI DI EURO




Sabato sera, ho visto su la 7, la bellissima imitazione del senatore  Roberto Formigoni fatta dal comico genovese Maurizio Crozza.  Formigoni, ex Movimento popolare,  ex Dc, ex Forza Italia, ex Pdl e ora approdato ai lidi del N.C.D. (Nuovo Centro Destra) di Angelino Alfano, non ha gradito e ha preannunciato una causa civile per danni all'immagine.  Il cattolicissimo e devotissimo Formigoni che convive in un appartamento a Milano con altri Memores Domini, che ha fatto il voto di povertà, castità e obbedienza,   sta in una formazione politica nuova (ma in realtà vecchia) perchè si tratta di fuori-usciti da Forza Italia tutti ingrati verso l'Imperatore di Arcore che li ha valorizzati, candidati ed eletti nelle fila dei suoi governi o in Parlamento. Costoro facevano ore di anticamera nelle stanza di Arcore poi facevano il bacio della pantofola per avere posti e prebende. Ah, che brutta cosa è l'ingratitudine... Ma l'Imperatore di Arcore, che sa come vanno le cose a questo mondo, aspetta le prossime elezioni  politiche per la vendetta. Ora è seduto sulla riva del fiume e aspetta che passino i cadaveri.   Formigoni, per la verità, era stato beneficato come candidato del Polo  al Pirellone dove  poi è rimasto per 17 anni consecutivi raggiunto spesso da informazioni di garanzia ma abile a schivarle. Questa volta gli è andata male. E' accusato di associazione per delinquere e corruzione, è stato rinviato a giudizio con altri 9 imputati tra cui l'ex assessore regionale ciellino  Antonio Simone e il faccendiere Pierangelo Daccò per il caso Maugeri. Lo ha deciso il gup di Milano Paolo Guidi. E il processo si aprirà il prossimo 6 maggio, davanti alla Decima Sezione Penale del Tribunale di Milano.Oltre al senatore del Nuovo Centrodestra e presidente della Commissione agricoltura Roberto Formigoni, il gup di Milano ha rinviato a giudizio, nell’ambito della vicenda Maugeri, anche l’uomo d’affari Pierangelo Daccò già condannato a 10 anni per il crac del san Raffaele, l’ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone, sua moglie Carla Vites, e lo «storico» amico e collaboratore di Formigoni Alberto Perego.  Cos'è la Compagnia delle Opere?  Il presidente è il tedesco Bernhard Scholz. Il loro giro d’affari è imponente: 70 miliardi di euro, realizzati da 35 mila aziende e professionisti, il 69% delle quali opera nel Nordovest italiano.
L’adesione alla Compagnia delle Opere tocca annualmente una crescita del 10% e questo perché qualunque imprenditore nasca e intenda lavorare in quella zona deve fare parte di certi circoli, altrimenti resta tagliato fuori dagli appalti e dagli interessi economici, sopratutto tra le medio – piccole imprese dove il fatturato è di circa 2 milioni di euro l’anno, i settori sono vari: edilizia, sanità, fiere, servizi ect.

A livello manageriale, come vedremo, cresce la presenza di uomini targati Comunione e liberazione e Compagnia delle Opere. In campo internazionale, la Cdo ha già uffici in 12 Paesi stranieri e sta preparando lo sbarco in grande stile negli Stati Uniti. Tutto questo, nonostante la crisi economica, ed è nei momenti di recessione che il peso di certi ambienti si fa schiacciante e di vitale importanza per la sopravvivenza di alcune imprese. Gli uomini che nella rocca forte di Formigoni dettano legge in campo finanziario ed economico, intrecciando pericolose amicizie politiche ad amicizie imprenditoriali, bancarie fino a congiungersi, talvolta, in quel di San Marino.
Ogni settore ha una sua associazione, ognuna di queste piccole associazioni fa capo alla setta che le guida e le istruisce. Principali partner sono Bombardier, Finmeccanica, Sai e Intesa Sanpaolo.
Il Cofidi-Compagnia delle opere, in collaborazione con Banca Intesa, facilitano l’accesso al credito da parte delle pmi. Alcune attività si appoggiano al partner pubblico come il Coexport, il consorzio della Compagnia delle Opere per l’esportazione, che è il punto operativo di Regione Lombardia in Argentina, Cile, Cuba, Germania, Kazakhstan, Romania e Stati Uniti.
SISTEMA — Dei 200 milioni, 61 milioni sarebbero stati distratti dalle casse della Maugeri, tramite Daccò e Simone. In cambio delle delibere, Formigoni sarebbe stato ricompensato con benefit per oltre 8 milioni di euro: viaggi, vacanze ai Caraibi, l’utilizzo di tre yacht, un maxi sconto sull’acquisto di una villa in Sardegna, finanziamenti per cene e soggiorni al meeting di CL, e 270 mila euro in contanti. Rinviati a giudizio anche Nicola Maria Sanese, ex segretario generale della Regione Lombardia, Carlo Lucchina, ex direttore generale dell’assessorato alla Sanità del Pirellone e l’ex dirigente regionale Alessandra Massei.                                                           


SOCIETA’ DI COMODO — Un’organizzazione, si legge nel capo di imputazione, finalizzata a «commettere plurimi delitti di corruzione di pubblici ufficiali per atti contrari ai doveri di ufficio, frode fiscale, trasferimento fraudolento di valori, appropriazione indebita pluriaggravata ai danni della Fondazione Salvatore Maugeri, riciclaggio e reimpiego di denaro di provenienza illecita, attraverso una collaudata e stabile organizzazione interna, un’articolata struttura di società di comodo italiane ed estere, e una precisa ripartizione di funzioni». In questa ripartizione di funzioni, a Formigoni è contestato in particolare che «in qualità di presidente della Regione Lombardia, garantiva alla Fondazione Salvatore Maugeri, a fronte delle illecite remunerazioni, una `protezione globale´ e si adoperava affinché fossero adottati da parte della Giunta, in violazione della legge e dei doveri di imparzialità ed esclusivo perseguimento dell’interesse pubblico, di anno in anno, provvedimenti diretti ad erogare consistenti somme di denaro e procurare agli altri indebiti vantaggi economici alla Fondazione». Formigoni è poi accusato di corruzione, «perché in qualità di presidente della Regione» insieme al segretario generale Nicola Sanese; al direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina; alla dirigente regionale Maria Alessandra Massei; e ad Albergo Perego, definito dai magistrati «persona di fiducia di Formigoni con cui convive», «si accordavano, fin dal 1997 e sino al 2011», affinché il presidente della Fondazione Umberto Maugeri; il direttore amministrativo Costantino Passerino e un collaboratore di quest’ultimo, Gianfranco Mozzali, «corrispondessero negli anni ingenti somme di denaro, per un complessivo importo di oltre 61 milioni di euro, agli intermediari Simone e Daccò e, per loro tramite, a Formigoni per il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio e in particolare per l’adozione, in violazione della legge, di provvedimenti amministrativi della Giunta della Regione Lombardia, presieduta da Formigoni, diretti a trasferire ingenti risorse pubbliche, ulteriori rispetto ai rimborsi dei drg e, comunque, a procurare alla Fondazione Salvatore Maugeri indebiti vantaggi, con il sistematico asservimento della funzione pubblica agli interessi della Fondazione, così da assicurarle una `protezione globale, in relazione, tra l’altro, all’adozione delle delibere annuali della Giunta regionale cosiddette di remunerazione di funzioni non tariffabili, di provvedimenti di accreditamento di strutture sanitarie quali quelle di via Camaldoli e via Dardanoni a Milano, all’attivazione di posti di letto nell’ambito di sperimentazioni sanitarie, al finanziamento di progetti non profit ai sensi della legge regionale 34/2007, all’adozione di bandi di gara redatti in modo da assicurarne l’aggiudicazione alla Fondazione Maugeri, all’indebita comunicazione alla Fondazione di informazioni riservate sulla politica sanitaria della Regione Lombardia, a transazioni vantaggiose e ad altri eventuali provvedimenti di competenza regionale comunque finalizzati a privilegiare la Fondazione anche nel rapido pagamento di rimborsi e altre erogazione».


Di questi 61 milioni di tangenti, che secondo la procura sono state «calcolate quale percentuale delle erogazioni riconosciute alla Fondazione dagli organi della Regione Lombardia, 8 secondo gli inquirenti sono serviti «per procurare a Formigoni, suoi familiari e amici, nonché a Perego, utilità economiche», quali 270mila euro in contanti e «spese di viaggio, vitto e alloggio relative» a cinque vacanze di capodanno in Sudamerica e ai Caraibi, altri viaggi aerei, l’uso esclusivo di tre imbarcazioni, l’organizzazione di cene e convention, il finanziamento della campagna elettorale del 2010, l’acquisto di una villa in Sardegna «a un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato». L'imitazione di Crozza mi è piaciuta molto: Formigoni all'interno di  una discoteca come nel film di Sorrentino a ballare con sottofondo una canzone della icona degli italiani: Raffaella Carrà.  Durante il ballo frenetico baci e abbracci di personaggi  ambigui, donne che attorniavano il Roberto nazionale che, quand'era al Pirellone (poveretto!), si faceva le vacanze nelle isole più belle del mondo in resort favolosi e in yacht. Questa volta sto con Crozza anche se il suo linguaggio è sempre duro, pesante e tagliente. Crozza, del resto,  è un uomo deciso, risoluto e grintoso. La passione, l'energia e la forza ce le mette tutte nel suo lavoro. Non si lascia certo intimorire da Formigoni quando sa che milioni di italiani la pensano esattamente come lui.   La causa civile  di Formigoni ci sta tutta. Però gli italiani stanno con Crozza che ha denunciato apertamente ciò che nessuno dice sul ciellino che ha dominato la Regione che ha 10 milioni di abitanti e che è più grande di molti Stati europei. Non a caso, la Lega Nord vuole la secessione perchè la Lombardia, la Liguria, il Piemonte e il Veneto e il Friuli  insieme sono ricchi e l'economia avrebbe uno sviluppo e un cambio di rotta. A Brescia ogni  8 persone c'è un'azienda.  Formigoni ha regnato come un monarca, non ha mai consentito un ricambio, non dico generazionale,  ma della classe dirigente, ha piazzato i suoi uomini nei posti chiave, ha favorito Bernardo, Lupi, Simone, Intiglietta, la Bertani, e molti, troppi ciellini.


                 L'ex assessore regionale ciellino Simone

Possiamo dire che i ciellini hanno perseguito il bene comune durante la gestione di assessorati ed enti? Mah, Simone  che non è l'ultimo arrivato è stato in carcere due volte, il faccendiere Daccò, l'imprenditore miliardario Giuseppe Grossi, Oreste Ceriani e Massimo Vanzulli, Franco Nicoli Cristiani, Massimo Guarischi, Carlo Lucchina, Giancarlo Grenci, Costantino Passerino pure. Alcuni di questi personaggi devono rispondere dei 70 milioni di euro sottratti e  occultati all'estero derivanti dai finanziamenti regionali. Per quanto mi riguarda Formigoni può proclamarsi innocente fin che vuole, ma io non gli credo. Da sempre si è circondato di Antonio Simone, 60 anni, una casa di  310 mq a Milano ( low cost  perchè avuta dal Pio Albergo Trivulzio)vicino all'Arco della pace pagata a un prezzo  di 1,5 milioni di euro. E' proprietario di un aereo del  valore  di 3,5 milioni. Ha interessi economici  in Olanda (Karmal e Simone corporation) e nella Repubblice Ceca. Di Antonio Simone si dice negli ambienti giornalistici e politici che sia il cassiere di  Formigoni. Non è dato sapere. Però questo sessantenne arrivato a Milano dalle Puglie con residenza a Piazza Prealpi (case popolari) di strada ne ha fatta molta e di soldi ne ha fatti tanti. Come ha fatto se è partito da Piazza Prealpi con belle speranze? Lo stipendio dei genitori non è certo una spiegazione plausibile.   Ritorniamo a Crozza che ha osato sfidare il Celeste. Quest'ultimo ancora non ha capito che per lui non c'è più posto nella politica. Non ha ancora capito che la gente è stanca di tutti  i ladri che depredano gli italiani. Formigoni viveva al 30 piano del Pirellone e da 20 anni  ha perso il contatto con la gente. Non sa cosa significhi non avere un lavoro, una pensione, una casa. Non ha ancora capito che dopo un'eventuale  condanna della Cassazione la Giunta per le autorizzazioni lo dichiarerà decaduto. E che gli italiani lo riempiranno di monete per non avere contrastato la sporcizia morale dentro la Regione.  Il comico e imitatore Crozza, viceversa,  vive in mezzo alla gente, sa che esiste una separazione, uno scollamento  tra società civile e società politica. Crozza ha il polso della situazione, sa che gli italiani sono stanchi di questa classe politica corrotta, illegale,  e impresentabile. Sa che ci sono 3,3  milioni di disoccupati pronti a scendere nelle piazze per protestare contro chi ci ha rubato la speranza e contro chi ci ha tolto il sorriso  all'inizio di questo Terzo millennio. Per queste ragioni, anche se Crozza è andato sopra le righe, io sto con lui senza se e senza ma. Anzi, sai che ti dico Formigoni? Vogliamo essere tutti querelati come Maurizio Crozza.                                                              
  Post scriptum: se tutti questi ciellini hanno fatto il voto di povertà perchè molti di loro  sono accusati di avere sottratto soldi alla comunità? Oltre al precetto c'è il comandamento: Non rubare. Ma perchè prendete in giro migliaia di giovani ingenui e puri? Non vi vergognate? Come è possibile rubare e pregare? La vostra regola è quella di San Benedetto: ora et labora. Ma avete ingannato il prossimo e avete scelto non Dio come esortava Gesù, ma mammona.          

Nessun commento: