sabato 26 aprile 2014

LA CONOSCENZA DELLA VERITA'

                                            
 
di Giovanni XXIII

Di tutti i mali che, per così dire, avvelenano gli individui, i popoli, le nazioni, e così spesso turbano l’animo di molti, causa e radice è l’ignoranza della verità. E non l’ignoranza soltanto, ma talvolta anche il disprezzo e uno sconsiderato disconoscimento del vero. Di qui errori d’ogni genere, che penetrano negli animi e si infiltrano nelle strutture sociali, tutto sconvolgendo con grave rovina dei singoli e dell’umana convivenza. Eppure Dio ci ha dato una ragione capace di conoscere le verità naturali. Seguendo la ragione seguiamo Dio stesso, che ne è l’autore e insieme legislatore e guida della nostra vita; se invece o per insipienza o per infingardaggine o, peggio, per cattivo animo, deviamo dal retto uso della ragione, con ciò stesso ci allontaniamo dal sommo bene e dalla legge morale. Possiamo, certamente, attingere con la ragione le verità naturali, come si è detto; questa conoscenza però - soprattutto per quanto concerne la religione e la morale - non tutti possono facilmente conseguirla, e se la conseguono, ciò spesso avviene non senza mescolanza di errori. Le verità poi che trascendono la capacità naturale della ragione non possiamo in alcun modo raggiungerle senza l’aiuto di una luce soprannaturale. Per questo il Verbo di Dio, che «abita una luce inaccessibile» (1 Tm 6,16), per amore e compassione del genere umano, «si è fatto carne e abitò fra noi» (Gv 1,14), per illuminare «ogni uomo che viene al mondo» (Gv 1,9) e condurre tutti non solo alla pienezza della verità, ma ancora alla virtù e all’eterna beatitudine. Tutti perciò sono tenuti ad abbracciare la dottrina dell’evangelo. Se la si rigetta, vengono messi in pericolo i fondamenti stessi della verità, dell’onestà e della civiltà.

Come è evidente, si tratta di una questione gravissima, inseparabilmente connessa con la nostra eterna salvezza. Coloro i quali, come dice l’apostolo delle genti, «stanno sempre a imparare senza mai giungere alla conoscenza della verità» (2 Tm 3,7), e negano all’umana ragione la possibilità di arrivare a qualsivoglia verità certa e sicura e ripudiano anche le verità da Dio rivelate, necessarie per l’eterna salvezza: questi infelici sono ben lontani dall’insegnamento di Gesù Cristo e dal pensiero dello stesso apostolo delle genti, il quale esorta ad «arrivare tutti insieme all’unità della fede e alla piena conoscenza del Figlio di Dio... Allora non saremo più fanciulli sbalzati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, tra i raggiri degli uomini e la loro scaltrezza a inoculare l’errore. Ma, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo. È in virtù sua che il corpo tutto intero, grazie ai vari legami che gli danno coesione e unità, cresce mediante l’attività propria di ciascuno dei suoi organi e si costruisce nella carità» (Ef 4,13-16).

Coloro poi che, con ardire temerario, impugnano di proposito la verità conosciuta, e parlando, scrivendo, operando, usano le armi della menzogna per attirarsi il favore del popolo semplice e per plasmare a loro modo l’animo dei giovani, ignaro e molle come cera, quale abuso non commettono, quale opera riprovevole non compiono essi mai!



Non possiamo qui fare a meno di esortare a presentare la verità con diligenza, cautela e prudenza, tutti quelli specialmente che attraverso libri, riviste e giornali, di cui oggi c’è tanta abbondanza, esercitano così grande influsso sull’animo dei lettori, dei giovani soprattutto, e sulla formazione delle loro opinioni e dei loro costumi. Essi hanno il dovere gravissimo non già di propagare la menzogna, l’errore, l’oscenità, non ciò che è di incentivo ai vizi, bensì soltanto il vero, e tutto quello che è di sprone al bene e alla virtù. Con grande tristezza vediamo verificarsi anche oggi quello che già deplorava il Nostro predecessore di felice memoria Leone XIII, «serpeggiare, cioè, audacemente la menzogna... in grossi volumi e piccoli libri, nelle pagine svolazzanti dei giornali e con la pubblicità teatrale»; e vediamo altresì con grande tristezza «libri e giornali che si stampano per irridere la virtù e coonestare il vizio».
Oggi poi c’è da aggiungere a tutto questo, come voi ben sapete, venerabili fratelli e diletti figli, la radio, il cinema e la televisione, i cui spettacoli possono essere seguiti fra le pareti stesse domestiche. Da tali mezzi può bensì derivare un invito e un incitamento al bene e all’onestà e anche alla pratica cristiana delle virtù. Purtroppo, invece, e specialmente in mezzo ai giovani, essi servono non di rado di incentivo al malcostume, alla corruzione, all’inganno dell’errore e ad una vita viziosa. Per neutralizzare quindi, con ogni cura e diligenza, il cattivo influsso di questi mezzi pericolosi che si va sempre più diffondendo, bisogna fare ricorso alle armi della verità e dell’onestà. Alla stampa cattiva e menzognera bisogna contrapporre quella buona e verace. Alle trasmissioni della radio e agli spettacoli cinematografici e televisivi, fatti strumento di errori e di corruzione, bisogna contrapporne altri a difesa della verità e del buon costume. In tal modo queste recenti invenzioni, che purtroppo tanto possono come allettamento al male, potranno diventare per l’uomo strumenti di bene e insieme mezzo di onesto svago, e verrà il rimedio dalla stessa fonte donde spesso promana il veleno.
Non mancano poi quelli che, pur non impugnando di proposito la verità, si mostrano tuttavia a suo riguardo oltremodo incuranti e indifferenti, come se Dio non ci avesse dato la ragione per cercarla e raggiungerla. Tale riprovevole modo di agire conduce, quasi per un processo spontaneo, a questa assurda affermazione che tutte le religioni si equivalgono, senza alcuna differenza tra il vero e il falso. «Questo principio - per usare le parole del medesimo Nostro predecessore - porta necessariamente alla rovina di tutte le religioni, specialmente di quella cattolica, la quale, essendo la sola vera fra tutte, non può senza somma offesa venire messa sullo stesso piano delle altre». Il negare qualsiasi differenza tra cose tanto contraddittorie, può condurre poi a questa rovinosa conclusione, che non si ammette più alcuna religione né in teoria né in pratica. Come potrebbe Dio, che è verità per essenza, approvare o tollerare la trascuratezza, la negligenza, l’insipienza di coloro che, allorquando si tratta di questioni da cui dipende l’eterna salute di tutti, non ne tengono conto alcuno, né si curano affatto di cercare e trovare le verità necessarie e di tributare a lui stesso il culto dovuto?

Oggi tanto ci si affatica e tanta diligenza si pone nello studio e nel progresso dell’umano sapere, e la nostra epoca può ben gloriarsi delle mirabili conquiste raggiunte nella ricerca scientifica. Perché dunque non dovrebbe usarsi uguale impegno, anzi maggiore, per il sicuro acquisto di quel sapere che riguarda non già questa vita terrena e caduca, ma la celeste che mai verrà meno? Allora soltanto, quando avremo raggiunto la verità che scaturisce dall’evangelo e che deve tradursi nella pratica della vita, allora soltanto il nostro animo potrà godere il tranquillo possesso della pace e della gioia; gioia immensamente al di sopra di quella che può provenire dalle scoperte della scienza e da quelle meravigliose odierne invenzioni che giustamente vengono ogni giorno esaltate e portate, per così dire, alle stelle.

venerdì 25 aprile 2014

LA DOLCE VITA DI ROBERTO FORMIGONI. UNA VACANZA AI CARAIBI, UNA NEL SULTANATO DI OMAN, UNA IN CROAZIA, UNA IN SUDAFRICA, UNA A SAINT MORITZ, UNA IN VALTELLINA E TANTI TANTI SOLDI...




Il  13 aprile 2012 con l’accusa di avere distratto 56 milioni di euro dalla Fondazione Maugeri di Pavia, finiscono in carcere, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Milano, l’ex assessore alla Sanità lombardo Antonio Simone, il direttore amministrativo del polo sanitario Costantino Passerino, il consulente Gianfranco Mozzali, il commercialista Claudio Massimo e l’uomo d’affari Pierangelo Dacco’. 
Ai domiciliari va il Presidente della Fondazione, Umberto Maugeri. Le accuse a vario titolo sono riciclaggio, appropriazione indebita, associazione per delinquere, frode fiscale, fatture false. Dagli atti spunta il nome del Governatore Roberto Formigoni. 
Vengono pubblicati sulla stampa i verbali in cui Giancarlo Grenci, fiduciario svizzero di Dacco’ indagato per associazione per delinquere, mette in relazione l’uomo d’affari e Formigoni: «So che erano in rapporti d’amicizia e che risultano pagamenti con carte di credito di viaggi». La replica del governatore lombardo: «Un Presidente di Regione conosce tanta gente, nulla di male ad aver passato alcuni di giorni di vacanza con Dacco’» La Guardia di Finanza sequestra a sei indagati, tra i quali Dacco’, uno yacht di 30 metri, mille bottiglie di vini pregiati per un valore di oltre 300mila euro, 34 immobili, auto, moto e quote di società, oltre a 50 conti correnti riconducibili agli indagati. La Procura ipotizza l’esistenza di un’associazione a delinquere transnazionale finalizzata a plurimi reati. Emergerebbe l’esistenza di oltre 70 milioni di fondi neri accumulati negli anni e di cui Dacco’ era il `tesoriere´. 



Il gip Tutinelli concede i domiciliari a Passerino e Mozzali, due indagati che forniscono indicazioni ritenute utili agli investigatori. 
 Il capo della Procura di Milano Edmondo Bruti Liberati rende noto con un comunicato che Formigoni è indagato per corruzione aggravata dal carattere transnazionale. Secondo la ricostruzione della Procura, Formigoni avrebbe favorito con 15 delibere del Pirellone la Maugeri in cambio di un lungo elenco di «utilità», il cui valore ammonterebbe a 8 milioni e mezzo di euro. «Almeno 4 milioni - rivela un’informativa della Gdf - sarebbe lo `sconto´ di cui avrebbero goduto Formigoni e Alberto Perego (ndr memores domini convivente del Celeste) cui Dacco’ ha venduto una villa in Sardegna». 
 Il 12 febbraio 2013: i pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta notificano l’avviso di chiusura delle indagini al presidente della Lombardia e ad altre 16 persone tra cui, oltre a Dacco’, Simone e agli ex vertici della Maugeri, a Nicola Maria Sanese, segretario generale della Regione e al dg dell’assessorato alla Sanità Carlo Lucchina.
Associazione per delinquere e corruzione. Con queste accuse l’ex Governatore della Lombardia, ora senatore di Ncd, Roberto Formigoni, è stato mandato a processo per il caso Maugeri assieme all’ex assessore regionale Antonio Simone, al faccendiere Pierangelo Daccò e ad altre sette persone. Accuse che Formigoni ha sempre respinto. 

 Lo ha deciso nel pomeriggio il gup di Milano Paolo Guidi dopo circa cinque ore di camera di consiglio. Il giudice, che ha in sostanza accolto la richiesta dei pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, ha solamente prosciolto Mario Cannata, avvocato ed ex consulente della Fondazione, e ha dichiarato il non luogo a procedere per alcuni fatti legati alle false fatturazioni avvenuti prima del luglio 2013. 
E così il prossimo 6 maggio, davanti ai giudici della decima sezione penale del Tribunale, si aprirà un dibattimento che si annuncia lungo e delicato. Alla sbarra, oltre a Formigoni (che è indagato anche per la vicenda Guarischi e per quella con al centro la discarica di cappella Cantone), Dacco’ e Simone, ci saranno anche Costantino Passerino, ex direttore amministrativo della struttura di riabilitazione di Pavia, Carlo Lucchina, ex direttore generale dell’assessorato alla sanità, Nicola Maria Sanese, ex segretario generale del Pirellone, Alberto Perego, amico storico del Celeste nonché suo convivente con altri `Memores Domini´ nella casa in via Villani di proprietà di Salvatore Ligresti, Alessandra Massei, ex dirigente regionale, Carla Vites , moglie di Simone (solo per riciclaggio), e Carlo Farina, il legale rappresentante di una società che, secondo le indagini, si sarebbe prestato per sottoscrivere contratti di consulenza fittizi con la Maugeri per giustificare il presunto dirottamento di fondi dalle sue casse verso conti esteri. 
 Dirottamento che, come hanno ricostruito le indagini, si sarebbe aggirato attorno ai 61 milioni in una decina di anni, cifra che avrebbe costituito la cosiddetta `provvista´ per pagare, tramite Dacco’ e Simone e sotto forma di benefits di lusso e utilità per circa 8 milioni, anche l’allora Presidente lombardo e ai suoi amici e familiari.                  

Viaggi aerei, vacanze ai Caraibi o a bordo di maxi-yacht, fino a un maxi sconto per l’acquisto di una villa in Sardegna e, tra l’altro, finanziamenti elettorali, in cambio di delibere di Giunta ad hoc che assicurassero alla Fondazione rimborsi «indebiti» per le funzioni non tariffabili (quindi extra Drg) e che, in base agli accertamenti, sono arrivati a sfiorare i 200 milioni di euro.  
 Un meccanismo questo che per l’accusa ha riguardato anche il San Raffaele, sebbene i fondi sottratti ammonterebbero a una cifra inferiore (per il crac dell’ospedale Dacco’, in carcere dal novembre 2011 è già stato condannato a 9 anni in appello), e che ha portato i tre pm a ritenere che Formigoni sarebbe stato tra i promotori di un’associazione per delinquere che avrebbe operato all’ombra del Pirellone per 14 anni, tra il 1997 e il 2011. Tanto che la Regione Lombardia, ora guidata da Roberto Maroni, si è costituita parte civile a fianco dell’Agenzia delle Entrate. 
 La Fondazione Maugeri imputata in qualità di persona giuridica, nei mesi scorsi ha patteggiato, con il versamento di un milione di euro a titolo di sanzione pecuniaria e la confisca di immobili per un valore di 16 milioni di euro mentre altre sei persone hanno chiesto di patteggiare a pene che vanno da un anno e 10 mesi a 3 anni e 4 mesi. La richiesta di due di loro sarà valutata dal gup il prossimo 16 aprile.  

Tra i rinviati a giudizio oltre a Formigoni c'è lo storico ciellino Antonio Simone già assessore alla sanità della Regione Lombardia.
Da oltre trent’anni sono migliori amici. Non solo. Entrambi sono cresciuti in seno a Comunione e Liberazione di don Luigi Giussani, a cui erano molto vicini. Uno dei due è diventato pure memor domini, ovvero consacrato laico del movimento e si chiama Roberto FormigoniAntonio Simone, ex assessore alla Sanità negli anni Novanta e Formigoni hanno destini diversi per i due amici, visto che uno è impegnato a rispedire al mittente ogni coinvolgimento negli scandali che hanno travolto la Regione Lombardia e l’altro, invece, già coinvolto in Tangentopoli, è finito in manette a San Vittore con l’accusa di riciclaggio e associazione a delinquere nell’ambito delle stesse inchieste. Tra loro uno “strettissimo legame personale”, come aveva dichiarato l’ex assessore a gennaio davanti ai pm di Milano.
Un rapporto sul quale squarcia il silenzio Carla Vites, moglie di Simone, che invia una lettera durissima al Corriere per denunciare tutte le bugie del governatore, dai suoi rapporti con Pierangelo Daccò, l’intermediario d’affari in campo sanitario arrestato per il crac del San Raffaele e destinatario di un altro ordine di custodia per l’inchiesta sulla Fondazione Maugeri di Pavia, fino alle lussuose vacanze tra yacht e chef. Nessuna rilevanza penale, ma un attacco frontale al ciellino Formigoni che rischia di fare rivoltare contro di lui la base del movimento.
La Vites scrive, nel giorno del 58esimo compleanno del marito, e immagina il presidente “su un letto megagalattico del Salone del Mobile, che se la ride soddisfatto” mentre Simone “detenuto nelle patrie galere di San Vittore da venerdì alle 16”. Poi aggiunge: “Mi risulta che il suo migliore amico, mentre lui si adagia mollemente a beneficio dei giornalisti esibendo quel che resta di un fisico a suo tempo quasi prestante, deve discutere su chi oggi avrà il diritto di allungare le proprie di gambe all’interno di una cella che ospita altri 5 detenuti”.         


 

Il presidente della Regione Lombardia, parlando a margine di un dibattito del Pdl a Roma, risponde: “Non commento la lettera della moglie di Simone. Rivendico l’amicizia quarantennale con Simone, ma aspetto che svuotino i bidoni della spazzatura per parlare”.

Restano però le parole pesanti della Vites, in controtendenza rispetto alla linea scelta da Formigoni, che, mentre montava lo scandalo, ha sempre preso le distanze dai suoi protagonisti. Daccò, oltre a essere coinvolto negli scandali San Raffaele e Maugeri, avrebbe pagato viaggi e vacanze ai Caraibi al titolare del Pirellone, secondo quanto ha raccontato ai pm di Milano il suo fiduciario svizzero, Giancarlo Grenci. Eppure, a fronte delle dichiarazioni, Formigoni spiega: “Conoscevo Daccò da molti anni, ma non ha mai avuto rapporti direttamente con me, ma con l’assessorato”. E anche su Nicole Minetti, inserita nel suo listino bloccato, aveva preferito scaricare le colpe sul fondatore del San Raffaele: ”Chiesi informazioni al fondatore, don Luigi Maria Verzè - aveva spiegato -che me la descrisse come seria e impegnata. Non trovai motivi specifici per oppormi alla richiesta del partito dinserirla nel mio listino”. Per non parlare del tenore di vita del Presidente, tutt’altro che sobrio, nonostante la sua appartenenza al gruppo dei Memores.
Menzogne su cui fa luce la Vites che ”da privata cittadina e soprattutto da militante ciellina della prima ora” si sfoga: “Non ho potuto trattenermi dal pormi una serie di domande, anche perché, pur essendo una persona qualunque, la sorte mi ha riservato una conoscenza ravvicinata con l’attuale Governatore della Regione Lombardia”. E scrive:
“Passiamo al fatto che [Formigoni, ndr] possa serenamente dire che non ha mai avuto rapporti direttamente con Daccò. Ebbene lo spettacolo dei suoi «rapporti» con Daccò è sotto gli occhi dei molti chef d’alto bordo dove regolarmente veniva nutrito a spese di Daccò stesso, vuoi Sadler, vuoi Cracco, vuoi Santin, vuoi Aimo e Nadia, per non parlare dei locali «à la page» della Costa Smeralda dove a chi, come me, accadeva di passare per motivi vari, era possibilissimo ammirare il nostro Governatore seguire come un cagnolino al guinzaglio Daccò, lo stesso con cui non aveva rapporti diretti.
Vederli insieme era una gioia degli occhi: soprattutto per una come me che assieme a tanti altri meravigliosi amici di Cl ha militato per lui volantinando, incontrando gente, garantendo sulla sua persona. Era una gioia degli occhi perché – e qui secondo me è la vera tragedia, cioè non tanto se e come egli abbia intascato soldi – Robertino con Daccò e tutta la sua famigliola, si divertiva e tanto!
Eccolo con la sua «24 ore»: me lo vedo sul molo di Portisco arrivare diritto da Milano pronto ad imbarcarsi sullo yacht di Daccò dove le sue figliole (guarda caso, non sono depositarie del diritto a usare del Pirellone come mega location per eventi da migliaia di euro a botta?) lo attendevano con ansia pronte a togliersi il pezzo di sopra del bikini appena il capitano avesse tirato su l’ancora, perché così il sole si prende meglio, chiaramente”.               

 Delle due l'una: o Roberto Formigoni è molto corrotto oppure è molto sfortunato (e molto tradito) nel circondarsi di amici che poi, a detta degli imprenditori di cui sono «consulenti», puntualmente usano il suo nome e la sua amicizia e il suo ruolo pubblico per lucrare denaro negli appalti della sanità decisi dalla Regione Lombardia che presiedeva.
LE INCHIESTE - I pm Pedio-Ruta-Pastore ne hanno chiesto il rinvio a giudizio per le ipotesi di «associazione a delinquere» e «corruzione» per i rapporti 2006-2011 con il mediatore Pierangelo Daccò e il triangolo multimilionario con l'istituto privato Maugeri che della consulenza di Daccò si avvaleva per «aprire porte in Regione». Ma adesso il senatore ncd  e neopresidente della Commissione Agricoltura è rinviato a giudizio anche per le ipotesi di «corruzione» e «turbativa d'asta»  nel procedimento penale sui suoi rapporti con un altro suo grande amico (dopo l'arresto di Daccò nel novembre 2011) compagno di viaggi di lusso: Massimo Guarischi, già consigliere regionale con Formigoni di Forza Italia, arrestato nel 2000 per gli appalti post alluvioni 1996-2000, condannato in Cassazione a 5 anni, poi tornato di casa in Regione come consulente della Hermex Italia srl, la società della famiglia Lo Presti in cerca di piazzare negli ospedali regionali un costoso acceleratore lineare per la diagnostica.        

LA DEPOSIZIONE - «Guarischi - dice il capofamiglia Giuseppe Lo Presti, che per la Procura gli avrebbe dato 900.000 euro - aveva sottolineato di essere amico del presidente Formigoni e aveva fatto intendere che parte dei soldi che gli versavo a titolo corruttivo erano destinati allo stesso. Mi viene chiesto di precisare meglio questo passaggio e non saprei come specificarlo. Posso solo dire che le somme di denaro mi venivano richieste da Guarischi sempre motivandole con l'esigenza di intervenire in Regione per farmi ottenere i finanziamenti». Guarischi «mi faceva intendere che il rilascio di questi finanziamenti poteva essere agevolato grazie alle sue conoscenze in Regione e in particolare con il presidente Formigoni», rapporto «nell'ambiente ampiamente noto». Le sfumature però non mancano. E non solo perché Guarischi, da tre mesi in carcere, ribatte «di avere con Formigoni solo condiviso un rapporto di amicizia da vent'anni, di non aver mai nemmeno parlato con lui della Hermex, e di non avergli versato mai alcuna somma». I due fanno insieme tanti viaggi e cene, e Lo Presti ricorda ai pm Gittardi e D'Alessio le «pressanti richieste di denaro da Guarischi nel giugno 2012 per un viaggio che doveva svolgere».
I «REGALI» - Ma racconta anche come «a Natale 2010 Guarischi mi chiese di comprare un regalo che lui voleva fare al presidente. Andai da Bulgari e comprai dei gemelli da 3.000 euro che consegnai a Guarischi a casa sua», ma «non so se poi Guarischi li ha dati a Formigoni: dico questo perché l'anno dopo ricevetti analoga richiesta da Guarischi e andai a comprare sempre da Bulgari in via Montenapoleone un braccialetto d'argento da 1.000 euro, che consegnai a Guarischi a casa sua» ma che un mese dopo «era al polso di Guarischi. A mia domanda, rispose che se lo era tenuto lui perché gli piaceva».
Anche il capitolo dei viaggi con Guarischi, dopo quelli pagati da Daccò, appare più variegato: qui Formigoni, a differenza del passato, può esibire un paio di ricevute.

I VIAGGI - Il viaggio in Oman dal 28 febbraio al 6 marzo 2013 (Guarischi, figlia, Formigoni e un'amica) costa 22.400 euro, e a nome Formigoni c'è un bonifico all'agenzia viaggi per 5.740 euro. Il fine anno 2011 in Sudafrica (Guarischi, Formigoni e due amiche) costa 55.500 euro, rispetto ai quali c'è un assegno di Formigoni da 7.340 euro e due della sua amica per 16.000, mentre Guarischi paga parte in assegni e 16.000 euro in contanti. Per i voli in Croazia nell'estate 2012 (Guarischi, Formigoni e 5 persone), la dipendente dell'agenzia ha ricevuto «contanti per 2.110 euro a fronte dei quali ho emesso 4 ricevute», una a «saldo Formigoni Roberto per 490 euro», ma «non ricordo chi abbia materialmente consegnato i contanti: potrei averli presi o a casa di Guarischi o potrebbero averli consegnati in agenzia gli altri passeggeri». Al momento non si sa, invece, chi avrebbe pagato il jet privato che il 3 settembre 2012 ha permesso a Formigoni di andare da Spalato a Milano (e poi tornare in giornata in Croazia) per partecipare ai funerali del Cardinale Martini.Ciò che la Dia sta verificando, insomma, è se la provvista dei bonifici/assegni di Formigoni fossero i contanti che Lo Presti afferma di aver dato a Guarischi su sua richiesta per oliare la Regione di Formigoni.
Infine l’imprenditore Giuseppe Lo Presti avrebbe “versato” un “assegno” da 9mila euro a Leonardo Boriani, ex direttore della Padania, il quale gli aveva detto che sarebbe servito per “una fondazione a nome di Maroni”. L’assegno, però, venne poi “incassato personalmente da Boriani”. Lo Presti  ha raccontato agli inquirenti di aver versato a Boriani “un assegno tratto dal conto corrente della Hermex”, la sua società, “nel dicembre del 2012”. Boriani “mi disse che si sarebbe costituita una fondazione a nome di Maroni, che la Lega era in difficoltà per le note vicende politiche e che sarebbe stato pertanto utile un finanziamento da parte della Hermex, che quantificò in 10 mila euro”.
Lo Presti avrebbe firmato, quindi, “un assegno della Hermex per 9mila euro non trasferibile che consegnai a Boriani senza intestarlo”. Boriani “precisò che faceva così perché la fondazione non era stata costituita”. Dopo un po’, ha proseguito, “io chiesi la ricevuta trattandosi di un finanziamento a una fondazione e lui disse che me l’avrebbe fatta avere”. Quando, però, Lo Presti controllò “in banca” si “rese conto che l’assegno era stato incassato personalmente da Boriani”.

                                  

LA CORRUZIONE NELLA SANITA' CI COSTA 6 MILIARDI DI EURO L'ANNO

                                                         

E' di 6,4 miliardi di euro all'anno il peso della corruzione sul sistema sanitario italiano. La stima è contenuta nel Libro bianco sulla sanità dell'Istituto per la promozione dell’etica (Ispe), presentato ieri a Roma alla seconda assise nazionale sull’etica di sanità pubblica, organizzata da Transparency International e Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità. Secondo le stime dell'Ispe, sui 114 miliardi di spesa del sistema sanitario del 2013, quasi sei miliardi e mezzo bruciati dalla corruzione, altri 14 miliardi sono andati dispersi in sprechi e 3,2 in inefficienze varie.
Come il solito, il peso maggiore di corruzione e sprechi si avverte al Sud, dove si concentra il 41% dei casi, contro il 30% del centro e il 23% del Nord. In generale, secondo il rapporto, corruzioni e frodi pesano in media sui sistemi sanitari tra il 5 e il 6 per cento. Partendo da questa stima, vengono fuori i circa sei miliardi e mezzo italiani.
Un tema quello delle frodi, che può avere molte facce. Dai cartelli tra case farmaceutiche per mantenere artificiosamente alti i prezzi, alle prescrizioni "pilotate" di medici compiacenti. Proprio a questo fenomeno è dedicato 'Il venditore di medicine', un film di Antonio Morabito che sarà nelle sale cinematografiche a maggio. Nel film un informatore medico per un'importante azienda farmaceutica, Bruno, da anni coltiva un gruppo di medici che, in cambio di viaggi, regali o soldi, sono disposti a prescrivere i suoi farmaci ai propri pazienti. In un difficile momento di tagli al personale, spinto da una capo area, cerca di allargare il proprio giro anche ad un celebre oncologo che sembra inizialmente restio. Pur di tenersi stretto il lavoro, in un momento di grande instabilità sociale, Bruno si dimostrerà capace di tutto.

martedì 22 aprile 2014

MARIA ELENA BOSCHI, LA MINISTRA PIU' BELLA DEL PARLAMENTO

                                                   

Maria Elena Boschi, 33 anni, single, originaria di Montevarchi (Arezzo), avvocato, esponente del Partito Democratico, è Ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti col Parlamento. Due deleghe importanti in vista delle riforme che il governo Renzi intende attuare nel corso del suo mandato. Maria Elena è una donna di classe ed è molto bella. Inoltre crede nei valori dell'amicizia, del bene, del vero, del bello, della solidarietà, della verità, della giustizia, dell'amore, ecc.  Maria Elena è single ed è giustamente annoiata. Ama conversare, confrontarsi con un amico e odia la solitudine. Vorrebbe evitare la nuova storia con  un parlamentare perchè dopo una giornata di stress sui disegni di legge sul Titolo V o sull'art. 138 a cena vorrebbe parlare d'altro o magari uscire a cena in pizzeria o al ristorante con un amico. Vorrebbe un nuovo compagno  e almeno tre figli. Sicuramente gli impegni di governo non la aiutano. Tuttavia, oltre alla bellezza, ha tante qualità. Ha, infatti, competenze, conoscenze e abilità. Per esempio, si è laureata in giurisprudenza con 110 lode e ha conseguito un master in diritto societario. Bella e brava. Ma la sera quando rientra dal Parlamento o dal Partito non ha nessuno con cui parlare. Almeno Berlusconi ha Dudù...  Io consiglio a Maria Elena di adottare un gattino perchè è autosufficiente è affettuoso e attende la sua padroncina. E poi non richiede impegni particolari. Solo due coccole.


Maria Elena non si vergogna di essere religiosa e questo le fa onore. In questa società  materialista, edonista, laicista, consumista molti vivono come se Dio non esistesse. Ma invece occorre porsi razionalente le domande del vivere e del morire che il relativismo non ammette. Lei è per la dimensione orizzontale ma anche quella verticale, metafisica, trascendente e misteriosa. Vorrei richiamare a questo riguardo  il celebre episodio in cui il Signore era in cammino e un tale - un giovane - gli corse incontro e, inginocchiatosi, gli pose questa domanda: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (Mc 10,17). Noi forse oggi non diremmo così, ma il senso della domanda è proprio: cosa devo fare, come devo vivere per vivere realmente, per trovare la vita. Quindi dentro questo interrogativo possiamo vedere racchiusa l’ampia e variegata esperienza umana che si apre alla ricerca del significato, del senso profondo della vita: come vivere, perché vivere. La “vita eterna”, infatti, alla quale fa riferimento quel giovane del Vangelo non indica solamente la vita dopo la morte, non vuol sapere soltanto come arrivo al cielo. Vuol sapere: come devo vivere adesso per avere già la vita che può essere poi anche eterna. Quindi in questa domanda questo giovane manifesta l’esigenza che l’esistenza quotidiana trovi senso, trovi pienezza, trovi verità. L’uomo non può vivere senza questa ricerca della verità su se stesso - che cosa sono io, per che cosa devo vivere - verità che spinga ad aprire l’orizzonte e ad andare al di là di ciò che è materiale, non per fuggire dalla realtà, ma per viverla in modo ancora più vero, più ricco di senso e di speranza, e non solo nella superficialità. E penso che questa – e l’abbiamo visto e sentito nelle parole del nostro amico – sia anche la nostra esperienza. I grandi interrogativi che portiamo dentro di noi rimangono sempre, rinascono sempre: chi siamo?, da dove veniamo?, per chi viviamo? E queste questioni sono il segno più alto della trascendenza dell’essere umano e della capacità che abbiamo di non fermarci alla superficie delle cose. Ed è proprio guardando in noi stessi con verità, con sincerità e con coraggio che intuiamo la bellezza, ma anche la precarietà della vita e sentiamo un’insoddisfazione, un’inquietudine che nessuna cosa concreta riesce a colmare. Alla fine tutte le promesse si dimostrano spesso insufficienti.                     
Occorre  prendere coscienza di questa sana e positiva inquietudine, a non aver paura di porci le domande fondamentali sul senso e sul valore della vita. Non bisogna fermarsi  alle risposte parziali, immediate, certamente più facili al momento e più comode, che possono dare qualche momento di felicità, di esaltazione, di ebbrezza, ma che non  portano alla vera gioia di vivere, quella che nasce da chi costruisce – come dice Gesù – non sulla sabbia, ma sulla solida roccia. Impariamo allora a riflettere, a leggere in modo non superficiale, ma in profondità la vostra esperienza umana: scopriremo, con meraviglia e con gioia, che il nostro cuore è una finestra aperta sull’infinito! Questa è la grandezza dell'uomo e anche la sua difficoltà. Una delle illusioni prodotte nel corso della storia è stata quella di pensare che il progresso tecnico-scientifico, in modo assoluto, avrebbe potuto dare risposte e soluzioni a tutti i problemi dell’umanità. E vediamo che non è così. In realtà, anche se ciò fosse stato possibile, nulla e nessuno avrebbe potuto cancellare le domande più profonde sul significato della vita e della morte, sul significato della sofferenza, di tutto, perché queste domande sono scritte nell’animo umano, nel nostro cuore,  e oltrepassano la sfera dei bisogni. L’uomo, anche nell’era del progresso scientifico e tecnologico - che ci ha dato tanto - rimane un essere che desidera di più, più che la comodità e il benessere, rimane un essere aperto alla verità intera della sua esistenza, che non può fermarsi alle cose materiali, ma si apre ad un orizzonte molto più ampio. Tutto questo voi lo sperimentiamo  continuamente ogni volta che ci domandiamo: ma perché? Quando contempliamo  un tramonto, o una musica muove in noi il cuore e la mente; quando proviamo che cosa vuol dire amare veramente; quando sentiamo forte il senso della giustizia e della verità, e quando sentiamo anche la mancanza di giustizia, di verità e di felicità.
L'esperienza umana è una realtà che ci accomuna tutti, ma ad essa si possono dare diversi livelli di significato. Ed è qui che si decide in che modo orientare la propria vita e si sceglie a chi affidarla, a chi affidarsi. Il rischio è sempre quello di rimanere imprigionati nel mondo delle cose, dell'immediato, del relativo, dell’utile, perdendo la sensibilità per ciò che si riferisce alla nostra dimensione spirituale. Non si tratta affatto di disprezzare l’uso della ragione o di rigettare il progresso scientifico, tutt’altro; si tratta piuttosto di capire che ciascuno di noi non è fatto solo di una dimensione “orizzontale”, ma comprende anche quella “verticale”. I dati scientifici e gli strumenti tecnologici non possono sostituirsi al mondo della vita, agli orizzonti di significato e di libertà, alla ricchezza delle relazioni di amicizia e di amore.
                                             


domenica 20 aprile 2014

SIENA, IL MAESTRO FONTANI VITTIMA DI MOBBING NELLA SCUOLA




Adriano Fontani, senese, 61 anni, maestro elementare, sposato, 2 figli, abita a Monteroni d'Arbia (Siena), ha avuto gli onori della cronaca per tre motivi. Il primo: l'allontanamento dai Testimoni di Geova per i loro metodi discutibili. Il secondo: la lotta feroce della scuola pubblica e del sindacato attraverso forme di mobbing e di bossing (gentaglia o plebaglia che ti attacca). Il terzo: la magistratura e il partito locale che lo perseguitano da anni. Fontani nella scuola ha subito ispezioni, sanzioni disciplinari, visite psichiatriche (peraltro brillantemente superate), trasferimenti, ma i suoi avversari non ci sono mai riusciuti a cacciarlo. Egli gode della stima delle famiglie e dei bambini a cui insegna e questa è la sua forza. Cioè è un maestro, un educatore serio, credibile, trasmette cultura e forma moralmente le nuove generazioni. Ancora adesso Fontani mostra lettere di ex alunni che lo ringraziano per l'educazione ricevuta e la cultura trasmessa. Egli ha a cuore il bene  dei nostri bambini, adolescenti e giovani. Fontani sa  infatti che da loro dipende il futuro di questa nostra società individualista, materialista ed edonista.

Fontani nella sua attività didattica è sempre stato sollecito per la formazione delle nuove generazioni, per la loro capacità di orientarsi nella vita e di discernere il bene dal male, per la loro salute non soltanto fisica ma anche morale. Oggi aumenta  la domanda di un'educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita. Ma ogni vero educatore sa che per educare deve donare qualcosa di se stesso e che soltanto così può aiutare i suoi allievi a superare gli egoismi e a diventare a loro volta capaci di autentico amore.
Già in un piccolo bambino c'è inoltre un grande desiderio di sapere e di capire, che si manifesta nelle sue continue domande e richieste di spiegazioni. Sarebbe dunque una ben povera educazione quella che si limitasse a dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita. L'educazione non può dunque fare a meno di quell'autorevolezza che rende credibile l'esercizio dell'autorità. Essa è frutto di esperienza e competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, espressione dell'amore vero. L'educatore è quindi un testimone della verità e del bene: certo, anch'egli è fragile e può mancare, ma cercherà sempre di nuovo di mettersi in sintonia con la sua missione. Da queste semplici considerazioni emerge come in Adriano Fontani  sia decisivo il senso di responsabilità: responsabilità dell'educatore, certamente, ma anche, e in misura che cresce con l'età, responsabilità del figlio, dell'alunno, del giovane che entra nel mondo del lavoro. E' responsabile chi sa rispondere a se stesso e agli altri.
Esaminando le numerose sfide della nostra epoca, possiamo constatare che l’educazione occupa un posto di primo piano. Essa avviene oggigiorno in contesti in cui l’evoluzione degli stili di vita e di conoscenza crea fratture umane, culturali, sociali e spirituali inedite nella storia dell’umanità. Le reti sociali, altra novità, tendono a sostituire gli spazi naturali della società e della comunicazione, divenendo spesso l’unico punto di riferimento dell’informazione e della conoscenza. La famiglia e la scuola non sembrano essere più il terreno fertile primario e naturale da dove le giovani generazioni attingono la linfa nutritiva della loro esistenza. Inoltre, nell' ambito scolastico,  l’autorità degli insegnanti è messa in discussione e, purtroppo, la competenza di alcuni di loro non è esente da parzialità cognitiva e da carenza antropologica, escludendo o limitando così la verità sulla persona umana (specialmente dai mobbers che sono gentaglia che ruba lo stipendio ndr).
Quest’ultima è un essere integrale e non una somma di elementi che si possono isolare e manipolare a proprio piacimento. La scuola pubblica  sembra essere divenuta incapace di progetti creativi che rechino in sé una teleo-logia trascendentale in grado di affascinare i giovani nel loro essere profondo, sebbene questi ultimi, pur essendo preoccupati per il loro futuro, siano tentati dallo sforzo minore, dal minimo sufficiente e dal successo facile, utilizzando talvolta in modo inappropriato le possibilità offerte dalla tecnologia contemporanea. Molti vorrebbero aver successo e ottenere rapidamente uno status sociale e professionale importante, disinteressandosi della formazione, delle competenze e dell’esperienza richieste. Il mondo attuale e gli adulti responsabili non hanno saputo dare loro i necessari punti di riferimento. La disfunzione di alcune istituzioni e di alcuni servizi pubblici e privati non potrebbe essere spiegata da un’educazione mal garantita e male assimilata?
Riprendendo le parole di  Papa Leone XIII, non si può non essere  convinti che «che la vera dignità e grandezza dell’uomo è tutta morale, ossia riposta nella virtù; che la virtù è patrimonio comune, conseguibile ugualmente dai grandi e dai piccoli, dai ricchi e dai proletari» (Rerum novarum, n. 20). Fontani invita dunque nella scuola primaria a  contribuire con coraggio al progresso della nostra umanità favorendo l’educazione delle nuove generazioni grazie alla promozione di una sana antropologia, base indispensabile per ogni educazione autentica, e conforme al patrimonio naturale comune. Questo compito potrebbe passare prima di tutto per una riflessione seria sulle diverse problematiche esistenti nel nostro Paese, dove talune opzioni politiche o economiche possono erodere subdolamente i  patrimoni antropologici e spirituali. Questi sono passati al vaglio dei secoli e si sono pazientemente costituiti su basi che rispettano l’essenza della persona umana nella sua realtà plurale, restando nel contempo in perfetta sintonia con l’insieme del cosmo. Fontani invita ancora ad avere il coraggio di adoperarsi per il consolidamento dell’autorità morale — intesa come chiamata a una coerenza di vita — necessaria per un’autentica e sana educazione delle giovani generazioni.
Il diritto a un’educazione ai giusti valori non deve mai essere negato né dimenticato. Il dovere di educare a tali valori non deve essere mai impedito o indebolito da qualsivoglia interesse politico nazionale o sindacale.  È pertanto necessario educare nella verità e alla verità come fa il maestro Fontani nelle Scuole primarie del Senese da decenni.


Allora perchè tanto accanimento, tanto odio, tanto livore  nei confronti di un maestro che ha competenze, conoscenze e abilità? Semplicemente perchè Fontani è per la cultura della legalità e non è abituato a fare lo zerbino della Dirigente scolastica o omaggiarla. No, Fontani fa il suo dovere e non appartiene alla cricca della dirigente scolastica o, peggio, alla cricca del sindacato dominante composto spesso da donne ignoranti e cafone, femministe e disoneste verso la P.A. Costoro se ne approfittano del Fontani che non ha appoggi sindacali o di partito. Usano metodi scorretti: denigrazioni, isolamento, demansionamento lavorativo, lettere pilotate al Dirigente scolatico provinciale o regionale, lettere pilotate di genitori iscritti al partito o al sindacato; si inventano reati come la diffamazione. Inoltre Fontani è attenzionato: loro possono arrivare in ritardo, ma lui no. Loro possono occupare armadietti con roba rubata, lui no. Loro decidono di fare scrutini quando vogliono disattendendo la circolare interna che è sempre vincolante. Loro non valutano gli alunni con un congruo numero di verifiche ma non vengono mai sanzionate. Loro si mettono in malattia per 1-2 mesi l'anno perchè hanno la lombosciatalgia, la cervicale, l'emicrania, o la colica...


Queste donne che praticano mobbing entrano nel sindacato per avere privilegi e piccole prebende: se voi controllate il fondo d'istituto degli ultimi anni sono sempre le stesse persone. Ecco, Fontani non ci sta all'illegalità e alla disonestà. Da qui la persecuzione feroce del sindacato scuola e del partito dominante nei suoi confronti.

Poi ci sono massoneria, partito, forze dell'ordine e magistratura tutti compatti nel perseguitare il Fontani. Poichè il livello dello scontro si è fatto alto il Fontani si è rivolto ai media (radio, TV e giornali) e a parlamentari che hanno fatto interpellanze sul suo caso. Nell'era digitale e nell'era dell'informazione il caso di Fontani sta emergendo in tutta la sua gravità e con tutte le sue collusioni. Un altro si sarebbe tolto la vita, ma Adriano Fontani è un uomo forte, determinato e consapevole di essere nel giusto. Ha fondato una associazione nazionale contro il mobbing e ha diritto di andare in Rai tutti i mesi a raccontare storie vergognose di persecuzione. Ora la battaglia si deve spostare in Parlamento perchè nel Codice penale ci sia il reato di mobbing come in tutti Paesi europei. Noi abbiamo il reato di “maltrattamenti” ma di fronte a delle jene che ci sono nelle sale professori non è sufficiente. Questa gentaglia e plebaglia va fermata prima che facciano danni alle famiglie di mobbizzati con un doppio mobbing.

Un ultima considerazione sui Testimoni di Geova. Le dottrine fondamentali del movimento si basano sulla fede in Geova, Dio Onnipotente, e in Cristo, il cui ritorno inaugurerà un’era di prosperità e di pace, e affermano la totale condanna del mondo terreno, dominato da Lucifero. I Testimoni ritengono di dover obbedire alle leggi soltanto se esse non sono in contrasto con la loro interpretazione delle Scritture: da ciò deriva la renitenza alla leva militare e il rifiuto delle trasfusioni di sangue. Non esiste una divisione tra clero e laicato: tutti i membri battezzati sono ministri ordinati e partecipano all’opera di predicazione e istruzione biblica organizzandosi in comunità, dette "congregazioni", composte da un centinaio di membri sotto la supervisione di un corpo di anziani. Il rito comporta il battesimo, praticato per immersione e conferito solo agli adulti, e la celebrazione annuale della morte di Cristo. Nessuno riesce a comprendere razionalmente l'odio di questa setta (che dice di applicare le Scritture) verso Adriano Fontani attraverso vendette e ritorsioni.                 
                        

mercoledì 16 aprile 2014

POLIZIOTTO CALPESTA E CAMMINA SULLA PANCIA DI UNA DONNA. INDAGATO DALLA PROCURA


 


"Abbiamo avuto un cretino che dobbiamo identificare e va sanzionato". Lo ha detto il capo della Polizia Alessandro Pansa parlando del poliziotto che si è visto nelle foto sul corteo di sabato a Roma con il piede su una manifestante a terra. "Tutti gli altri che hanno lavorato - ha aggiunto Pansa - vanno invece applauditi per come hanno operato e agito, con grandissima correttezza e mantenendo l'ordine pubblico. Non eccedendo assolutamente nell'esercitare la forza nei limiti della correttezza".Si è presentato in Questura l'agente in borghese che, durante il corteo di sabato a Roma, è stato ripreso mentre calpesta una manifestante stesa a terra. "In Questura - si legge in una nota - era stata avviata un'inchiesta interna finalizzata alla ricostruzione dell'accaduto e all'individuazione del responsabile. Nelle more di tale attività, un operatore della Questura di Roma si è presentato, essendosi riconosciuto. I relativi atti saranno trasmessi all'autorità giudiziaria e valutati per gli aspetti disciplinari". Sull'accaduto la procura di Roma ha aperto un'inchiesta e ha chiesto alla Digos un'informativa che farà parte di un fascicolo diverso dal primo aperto sugli scontri.
Lesioni volontarie aggravate dall'abuso di posizione. E' questo il reato per cui è stato iscritto sul registro degli indagati l'agente di polizia che, con casco e manganello, si avvicina a una coppia abbracciata sull`asfalto e con un piede sale sull`addome di una ragazza durante i tafferugli avvenuti a margine della manifestazione dei movimenti per il diritto all'abitare di sabato. Ma Debora Deborah Angrisani, la ragazza calpestata non lo denuncerà: "Non voglio infilarmi in un processo che non porterebbe a nulla".                              

Relazione fatta dalla Digos - Secondo quanto si è appreso a piazzale Clodio la formalizzazione dell'accusa da parte del pm Eugenio Albamonte è dovuta alla relazione fatta dalla stessa Digos. Allo stato - si sottolinea - la donna che ha subito la lesione non ha presentato alcuna denuncia. Questo potrebbe rappresentare un problema visto che le ferite riportate non arrivano a formare un referto con oltre venti giorni di prognosi, quindi perseguibile d'ufficio. Il funzionario indagato, un artificiere, ieri si è presentato dai colleghi della Questura dopo essersi riconosciuto nel video che mostra quanto accaduto. E' indagato per lesioni l'agente di polizia che sabato, durante la manifestazione a Roma, ha calpestato una manifestate che si trovava già a terra bloccata assieme al suo fidanzato. Il fatto è stato documentato da alcuni video e foto. Il pm Eugenio Albamonte, che ha ricevuto una relazione sull'accaduto da parte della Digos, contesta all'agente, un artificiere, anche l'aggravate dall'abuso di potere. Al momento all'attenzione del magistrato non è arrivata alcuna denuncia da parte della giovane manifestante. Il reato di lesioni è perseguibile d'ufficio solo in caso di ferite giudicate guaribili in oltre venti giorni. L'agente si è ieri presentato dai colleghi della Questura dopo essersi riconosciuto nel video che mostra quanto accaduto. "Pensavo di aver calpestato uno zainetto abbandonato in strada, non ho visto la persona" dice l'artificiere. Mente o dice il vero? Sta di fatto che non è un cretino, ma un violento.  Nella relazione della Digos è stata allegata anche la ricostruzione del poliziotto. "Stavo guardando in aria - ha detto - per controllare che nella nostra direzione non stessero arrivando bombe carta. Non ho visto la manifestante continua il suo racconto poco credibile."                                   

"Guardavo da un'altra parte" - La versione del poliziotto è del tutto inverosimile.  Guardava da un'altra parte, in alto, cercando ordigni inesplosi o pericolosi. Credeva di aver calpestato uno zainetto abbandonato in strada, non credeva certo che fosse una persona. E magari pretenderebbe di essere creduto.  Ma si è giustificato così l'agente di polizia che ha calpestato una ragazza stesa a terra durante i tafferugli avvenuti a margine della manifestazione di sabato dei movimenti di lotta per la casa.                                                            

La ragazza calpestata non lo denuncerà - "Non mi interessa denunciare, non voglio infilarmi in un processo che non porterebbe a nulla". Parla la ragazza calpestata da un poliziotto sabato scorso durante gli scontri al corteo per la casa a Roma. Si chiama Deborah Angrisani, ha 22 anni, è di Viareggio e studia all'Università di Pisa. E' stata intervistata assieme al ragazzo che nelle immagini finite su tutti i media cercava di proteggerla - Andrea Coltelli, 19 anni, che non é il fidanzato - dal quotidiano il Tirreno e dal sito popoff.globalist.it. Entrambi militano nella Brigata Antisfratto di Viareggio ed erano venuti a Roma per manifestare. "Non ero consapevole della violenza della polizia" - "Non ero consapevole della violenza della polizia - dice Deborah al sito di controinformazione -. Era la mia prima manifestazione e dopo sabato ho dovuto aprire gli occhi. Non stavamo facendo niente. A me non piace la violenza, sono contro la violenza". "Ero in mezzo alla folla con la mia amica - racconta -. La polizia ha cominciato a caricare e ci siamo riparate dietro ai giornalisti. A un certo punto ho visto Andrea sanguinante. Ero spaventata, l'ho rincorso cercando di tamponargli la ferita alla testa. Poi ci siamo sentiti prendere da dietro, ci hanno buttati per terra e hanno cominciato a picchiarci". "Mi ha preso a calci sullo stomaco" -  "Un poliziotto mi ha ferito col manganello sul braccio e sulla schiena - continua Deborah -. Poi, quando ero bloccata a terra mi è salito addosso e mi ha preso a calci sullo stomaco, sul fianco, sul petto - ho ancora le costole doloranti -, mentre Andrea cercava di proteggermi". "Quando finalmente ci siamo rialzati e abbiamo chiesto 'Ma cosa fate? Perché?' - prosegue - i poliziotti intorno hanno cominciato a insultarci". "Vorrei che la nostra vicenda sia davvero utile a far conoscere la realtà", conclude la studentessa, non che serva "solo a fare immagine e vendere qualche copia in più". Intanto, secondo quanto si apprende, il poliziotto violento potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Roma, una volta che i pm avranno ricevuto il rapporto della Digos. L'ipotesi di reato sarebbe .
quella prevista dell'articolo 347 del vigente codice penale "chiunque usurpa una funzione pubblica o le attribuzioni inerenti a un pubblico impiego è punito con la reclusione fino a due anni.    

venerdì 11 aprile 2014

IL TESORETTO DI FORMIGONI: 100 MILIARDI DI LIRE

NELLA GESTIONE FORMIGONI, LA LOMBARDIA, IN 10ANNI HA EROGATO ALLA CLINICA MAUGERI DI PAVIA 200 MILIONI DI EURO ( I PARLAMENTARI PAVESI DOV'ERANO?)  SECONDO LA PROCURA DI MILANO BEN 61 MILIONI SONO STATI DIROTTATI SU CONTI ESTERI DA ANTONIO SIMONE  (CL) E  DAL FACCENDIERE DACCO'. FORMIGONI HA GIA' UTILIZZATO 8,5 MILIONI PER DIVERTIMENTI, VIAGGI, VACANZE, YACHT, CENE, LIQUIDITA' PERSONALE, CAMPAGNA ELETTORALE,  ECC.   C'E' UN PROBLEMA PERO' : IN QUALE PARADISO FISCALE  HANNO PORTATO I SOLDI (I FONDI NERI)  DACCO' E SIMONE (CL) CHE SONO I TESORIERI DI FORMIGONI? IN BANCHE, SOCIETA' OFFSHORE. IO PENSEREI AD ARUBA DAVANTI AL VENEZUELA NEL MAR CARAIBICO POCO LONTANO DA ANTIGUA...


                         La dolce  vita di Roberto Formigoni

I giudici della Procura di Milano, dopo aver rinviato a giudizio Roberto Formigoni per i reati di corruzione e associazione per delinquere nell'ambito del processo sulle presunte tangenti della Clinica Maugeri di Pavia, hanno disposti il sequesto per 49 milioni di euro riconducibili all'ex Presidente della Regione Lombardia e ai suoi sodali. Il gup Paolo Guidi ha rinviato a giudizio anche altre nove persone, tra cui l'uomo d'affari Pierangelo Daccò, già condannato a 10 anni per il crac del San Raffaele: è arrivato in tribunale in manette, scortato dagli agenti della polizia penitenziaria. Dovranno affrontare il processo anche l'ex assessore regionale alla Sanità Antonio Simone, sua moglie Carla Vites, lo storico amico di Formigoni Alberto Perego. Sono stati rinviati a giudizio, tra gli altri, anche Nicola Maria Sanese, ex segretario generale della Regione Lombardia, Carlo Lucchina, ex direttore generale alla Sanità lombarda, anche lui in aula, e l'ex dirigente regionale Alessandra Massei.


La passione per gli yachts


 Formigoni nell'isola di Antigua il 3 gennaio 2009

 La prima udienza è stata fissata per il prossimo 6 maggio davanti alla decima sezione penale del Tribunale di Milano. Prosciolto, invece, l'avvocato Mario Cannata, consulente della Fondazione Maugeri. Il gip ha anche dichiarato il non doversi procedere per alcuni capi di imputazione relativi a reati fiscali. Secondo l'accusa la Maugeri sarebbe stata favorita per anni dal Pirellone con delibere che avrebbero portato nelle casse della fondazione di Pavia circa 200 milioni di euro di rimborsi per prestazioni sanitarie. Ben 61 milioni di euro sarebbero stati distratti tramite Daccò e Simone, e 8,5 milioni di euro sarebbero serviti ad acquistare benefit di lusso per Formigoni, tra cui viaggi, voli in aereo per 18 mila euro e le celebri vacanze ai Caraibi.  L'ex governatore poteva disporre anche di tre yatch, avrebbe anche ottenuto un maxi sconto di due milioni sull'acquisto di una villa in Sardegna ad Arzachena del valore di 5 milioni, oltre a finanziamenti per cene e soggiorni al meeting di Cl a Rimini e 270 mila euro in contanti.  Nei prossimi mesi verranno definiti i patteggiamenti per altri sette indagati che hanno già trovato un accordo con i pm, tra cui il fiduciario svizzero Giancarlo Grenci e il commercialista Claudio Massimo. La Guardia di finanza ha eseguito un sequestro preventivo di conti correnti e immobili per un valore di 49 milioni di euro (tra cui la favolosa villa in Sardegna ad Arzachena, in via dei Ginepri 9, località Li Liccioli, con superficie di 400 mq, piscina, 13 vani e circondata da tanto verde) dell'ex presidente regionale Roberto Formigoni e del suo amico Alberto Perego nell'ambito del procedimento sul caso Maugeri. Il sequestro è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari Paolo Guidi su richiesta dei pubblici ministeri Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore.  
            Formigoni al Senato col ministro ciellino Lupi
 


L'ordine di sequestro per un valore equivalente a 49 milioni di euro è stato disposto dal gip a recupero del presunto profitto illecito di Formigoni in ordine ai reati di associazione per delinquere e corruzione di cui è accusato insieme al suo convivente Paolo Perego nell'ambito del procedimento della Clina Maugeri di Pavia. e per i quali è stato rinviato a giudizio lo scorso 3 marzo.
Il «prezzo» della corruzione nel caso Maugeri contestata all'ex Presidente lombardo Roberto Formigoni, al suo amico Alberto Perego e ad altre persone, tra cui i presunti intermediari Pierangelo Daccò e Antonio Simone, sarebbe di circa 49 milioni di euro. È quanto emerge in relazione al sequestro per equivalente (per 49 milioni appunto) disposto dal gip di Milano Paolo Guidi a carico di Formigoni e Perego. Al senatore del Ncd, da quanto si è saputo, sono stati sequestrati conti correnti, la villa di Arzachena (che dichiara non essere di sua proprietà) e alcuni immobili a Lecco e a San Remo.



    la villa di 400 mq. ad Arzachena: valore 5 milioni di euro


«Leggo che mi avrebbero sequestrato o starebbero sequestrandomi beni fino a 49 milioni di euro. Tranquillizzo tutti, non ho mai posseduto nemmeno la centesima parte di 49 milioni di euro»: così l'ex presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, commenta la notizia dei sequestri di beni e immobili. «Su uno dei miei due conti correnti - spiega il senatore di Ncd- figura un attivo di 18 euro e 20 centesimi, sull'altro un passivo di 75mila euro. Le mie tre auto sono: una Alfa Mito del 2012 per uso personale, una Panda del 2009 e una Multipla del 2008 in dotazione ai miei collaboratori».
E inoltre «non ho mai posseduto ne posseggo - sottolinea - una casa in Sardegna. Le proprietà immobiliari sono: un micro appartamento nella periferia di Sanremo di 36 metri quadrati e tre appartamenti in Lecco di 400 metri quadrati complessivi, che sono stati ereditati dai miei genitori. Di tutti questi immobili condivido la proprietà con i miei due fratelli».


La piscina all'interno della Villa

Il faccendiere Pierangelo Daccò e l'ex assessore Antonio Simone, ma in particolare Daccò, «venivano ad essere gestori di un 'tesorettò (dell'ordine di decine di milioni di euro)che in parte, negli anni, veniva messo a disposizione del presidente Formigoni e del suo entourage, in relazione per spese per ville, imbarcazioni di alto bordo, lussuose vacanze, cene, appuntamenti elettorali, etc.». È quanto scrive il gup di Milano Paolo Guidi nel provvedimento con cui ha disposto il sequestro preventivo di beni immobili e conti correnti fino a un valore di 49 milioni all'ex Presidente della Lombardia e ora senatore di Ncd Roberto Formigoni e al suo amico di vecchia data Alberto Perego, imputati per associazione per delinquere e corruzione per il caso Maugeri. In un altro passaggio del decreto il giudice ha osservato che Daccò e Simone a partire dagli anni '90, «erano sempre stati in stretto contatto (per rapporti di amicizia e per comuni interessi elettorali prima, e via via a seguire anche per interessi affaristici, lobbistici e vacanzieri) col Formigoni e con un soggetto (Perego Alberto)a sua volta in stretti rapporti di vita e di affari con quest'ultimo».

   Formigoni in un momento di relax al Salone del mobile di Milano dopo aver messo il fieno in cascina...
 


La «gestione dei finanziamenti nel campo della sanità» lombarda era «sotto il controllo di un tavolo della sanita di cui facevano parte l'allora dg, Carlo Lucchina e il segretario generale della Regione Lombardia (Sanese), oltre naturalmente al Presidente della Regione Lombardia (Formigoni)». Lo scrive il gup di Milano Paolo Guidi nel provvedimento con cui ha disposto il sequestro di 49 milioni di euro a carico dell'attuale senatore del Ncd e del suo amico Alberto Perego e per una parte di quella cifra anche a carico di altre tre persone, tra cui il faccendiere Pierangelo Daccò. In questo «tavolo della sanità», secondo il gup, avevano un «ruolo continuo di intermediazione» Daccò e l'ex assessore Dc Antonio Simone, «il primo dei quali frequentava con continuità sia il Presidente Formigoni che i competenti uffici della Regione». In questo tavolo facevano parte due parlamentari di Pavia il cui nome non è emerso dalle cronache giudiziarie ma che hanno avuto un ruolo pressoché determinante a questo tavolo della sanità. Come spiega il giudice poi, il presidente della Clinica Maugeri, Umberto Maugeri, e il consulente Gianfranco Mozzali, «hanno confermato in sede di incidente probatorio il sistema di pagamenti di tangenti» affinchè «si aprissero le porte in Regione Lombardia». Un contesto in cui, «fortissimo, e confermato dallo stesso Sanese, era l'intervento di Formigoni per sostenere ed imporre, in contrasto con i pareri tecnici, le soluzioni volte a soddisfare le fondazioni». E poi ancora i «costi sostenuti da Daccò e Simone per procurare a Roberto Formigoni vantaggi e utilità economiche - scrive il gup - provenienti dalle somme drenate dalle fondazioni sono ampiamente documentati e ripercorribili». Ad esempio, chiarisce il gup, «i costi per sopperire all'acquisto ed alla gestione delle costose imbarcazioni messe a completa disposizione di Formigoni e Perego derivavano pacificamente da Mtb, la società austriaca di Daccò».



                            La villa di Arzachena con 13 vani
 
L'ex Presidente lombardo e ora senatore di Ndc Roberto Formigoni «ha avuto la disponibilità di ingenti somme di denaro in contante non giustificate dai suoi legittimi introiti». Lo scrive il gup di Milano Paolo Guidi nel provvedimento con cui ha disposto il sequestro preventivo di beni immobili e conti correnti fino a 49 milioni di euro a Formigoni e al suo amico di lunga data Alberto Perego, entrambi tra gli imputati per il caso Maugeri. Il giudice in un altro passaggio del suo decreto ha osservato che Formigoni e Perego «non hanno prodotto indagini difensive o indicato fonti di prova o dati indiziari che portino ad una lettura di segno opposto o anche solo diverso» rispetto alle accuse contestate, «limitandosi a una lettura diversa dei fatti che dovrà essere valutata in sede naturale», cioè in sede dibattimentale. «In particolare il Formigoni non ha contestato - si legge ancora - il fatto materiale di aver ricevuto tutto una serie di utilità da Daccò e Simone», viaggi lussuosi, vacanze su yacht e voli aerei, (vacanze nei resort a 7 stelle nelle Antille, viaggi in aereo per 18.000 euro, tre yacht, cene, campagne elettorali e 270 mila euro a titolo personale, quantificati in 8,5 milioni di euro «limitandosi a sostenere che si trattava di somme e utilità erogate per mera stima ed amicizia».
                                   Formigoni in elicottero
 
«Fortissimo era l'intervento di Formigoni per sostenere e imporre, in contrasto con i pareri tecnici, le soluzioni volte a soddisfare le fondazioni» Maugeri e San Raffaele. Lo sostiene il gup Paolo Guidi nel decreto di sequestro per equivalente di 49.883.208 milioni di euro all'ex presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, al suo convivente dei Memores Domini Alberto Perego, e a altri imputati, nella nota in cui cita le testimonianze raccolte in merito. Secondo quanto scrive Guidi, a far luce su questo aspetto sono stati Renato Botti e Luca Merlino della fondazione Maugeri e in particolare il segretario generale della Regione Lombardia Nicola Maria Sanese. Quando leggiamo le storie di cronaca giudiziaria di Pavia, della clinica Maugeri e di Formigoni non possiamo non rilevare la necessità di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile. La classe politica cattolica che ha governato l'Italia ha fallito (vedi il caso Moioli a Bergamo e quello di Formigoni a Milano)


                      Particolari esterni della villa di Arzachena


Riprendendo l’espressione del Papa emerito Benedetto XVI possiamo affermare che la politica è un ambito molto importante dell’esercizio della carità. Essa richiama i cristiani a un forte impegno per la cittadinanza, per la costruzione di una vita buona nelle nazioni, come pure ad una presenza efficace nelle sedi e nei programmi della comunità internazionale. C’è bisogno di politici autenticamente cristiani, ma prima ancora di fedeli laici che siano testimoni di Cristo e del Vangelo nella comunità civile e politica. Che lavorino per il bene comune e gestiscano la cosa pubblica con rigore e trasparenza.
              Formigoni alla guida di un auto d'epoca
 

Si tratta di una sfida esigente. I tempi che stiamo vivendo ci pongono davanti a grandi e complessi problemi, e la questione sociale è diventata, allo stesso tempo, questione antropologica. Sono crollati i paradigmi ideologici che pretendevano, in un passato recente, di essere risposta "scientifica" a tale questione. Il diffondersi di un confuso relativismo culturale e di un individualismo utilitaristico ed edonista indebolisce la democrazia e favorisce il dominio dei poteri forti. Bisogna recuperare e rinvigorire un’autentica sapienza politica; essere esigenti in ciò che riguarda la propria competenza; servirsi criticamente delle indagini delle scienze umane; affrontare la realtà in tutti i suoi aspetti, andando oltre ogni riduzionismo ideologico o pretesa utopica; mostrarsi aperti ad ogni vero dialogo e collaborazione, tenendo presente che la politica è anche una complessa arte di equilibrio tra ideali e interessi, ma senza mai dimenticare che il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione. È necessaria una vera "rivoluzione dell’amore". L' impegno sociale e politico, un impegno fondato non su ideologie o interessi di parte, ma sulla scelta di servire l’uomo e il bene comune, alla luce del Vangelo non c'è stato da parte di Formigoni, nonostante egli appartenga a un movimento ecclesiale laicale quello dei Memores Domini.                             
                                     Formigoni animalista?

Abbiamo visto nel cattolico Formigoni che i suoi idoli sono: il consumismo, il denaro, e il successo. Formigoni ci ha deluso perchè ha dato la priorità al possesso dei beni materiali, all’individualismo, al nichilismo moderno che predica che non è la libertà a renderci veri. C’è anzi chi sostiene che non esiste nessuna verità, aprendo così la strada allo svuotamento dei concetti di bene e di male e rendendoli addirittura interscambiabili.

Concludo ricordando a Formigoni il libro della Sapienza cap. 6 : “Terribile sarà il giudizio di Dio verso coloro che stanno in alto che non hanno governato rettamente e osservato la legge ”.

                                 
don Julian Carron, teologo, preparato e competente, è il
capo mondiale di Comunione e Liberazione, ha più volte rimproverato ufficialmente alcuni ciellini per la gestione disinvolta della cosa pubblica. Che fine hanno fatto le sue ramanzine?


                                                  

   Il cardinale Angelo Scola una volta vicino a CL (ora distinto e, forse, distante)

                          REPLICA DI ROBERTO FORMIGONI

AGENZIA ANSA: CONFERENZA STAMPA DI FORMIGONI 11-4-2014
 "I 49 milioni che sarebbero stati sequestrati a me, non li hanno sequestrati perché non li ho", ma dalle carte emerge "che devono essere sequestrati a una serie di soggetti, come tale signor Maugeri". Lo ha detto l'ex presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, in una conferenza stampa svoltasi su una terrazza con vista sul palazzo della Regione.
"Formigoni - ha aggiunto parlando di se stesso - questa volta è solidale con la stampa indotta in errore da una comunicazione ambigua fatta dagli uffici" della Procura di Milano.   Formigoni ha spiegato che ''questi 49 milioni devono o dovranno essere sequestrati a una serie di soggetti: si parla di tale signor Maugeri, tale signor Mazzali, Daccò, Simone... e si dice che 25 milioni sono già stati sequestrati''. Da qui, per il senatore di Ncd, l'inganno alla stampa, che ha titolato sull'intera cifra che sarebbe stata sequestrata a lui stesso. ''Una calunnia'', ha aggiunto, tornando a smentire come già più volte in passato la ricostruzione della Procura di Milano che lo accusa di corruzione nei rapporti con la Fondazione Maugeri. Secondo Formigoni anche i magistrati riconoscono che "non ha intascato un euro ed è per questo che devono arrampicarsi sugli specchi e inventare le famose presunte utilità" di cui avrebbe beneficiato, come vacanze e case.
''Formigoni - ha dunque concluso - è una sorta di Re Mida al contrario. Basta che trascorra un week-end in una casa in Sardegna e la casa diventa sua. O basta che trascorra un week-end in barca e la barca diventa sua''.


  (Agenzia Adnkronos 11-4-2014) - "Questi 49 milioni che i pm ritengono sottratti alla clinica Maugeri sono corrispondenti a fatture in cui non appare il mio nome". L'ex presidente della Regione Lombardia , Roberto Formigoni, risponde così al sequestro su conti, abitazioni e auto disposto ieri dal gup di Milano nell'ambito dell'inchiesta sul caso Maugeri. "La magistratura", prosegue il senatore del Nuovo centro destra, "è costretta a riconoscere che Formigoni non ha intascato un centesimo".
Durante una conferenza stampa tenuta a Milano sul tetto della Fondazione europa e civiltà, Formigoni ha ripercorso l'impianto accusatorio elaborato dalla magistratura contestando le accuse: "Secondo gli atti", commenta l'ex governatore lombardo, "la corruzione è iniziata nel 1997, ma Formigoni entra in scena solo nel 2006, quando emergono le utilità da otto milioni di cui avrei goduto. Di queste", prosegue Formigoni", quattro milioni e mezzo sarebbero stati per le barche su cui ho trascorso qualche weekend, 600 mila per un contributo elettorale, poi cene per centinaia di persone e i costi di vacanze per intere famiglie. E' evidente che il totale è costruito arrampicandosi sugli specchi". Il senatore del centro destra ricostruisce poi la vicenda amministrativa al centro dell'accusa di corruzione, per la quale, sostiene l'ex presidente, "secondo la procura la corruzione coincide con le 15 delibere della giunta che avrebbero favorito la fondazione Maugeri. Le delibere non sono state proposte da me, ma dall'assessore competetente e votate da una giunta di 17 elementi", commenta Formigoni. "Queste delibere", aggiunge, "sono state già sottoposte al Tar, alla Corte dei Conti e al Consiglio di Stato, da tutti giudicate perfettamente corrette."