La Polizia Postale e delle Comunicazioni dell'Umbria, insieme a
personale del compartimento di Ancona, ha eseguito un provvedimento di
custodia cautelare in carcere nei confronti di un imprenditore di 45
anni, residente nelle Marche nella provincia di Pesaro, responsabile dei reati di violenza
sessuale e divulgazione di materiale pedopornografico nei confronti di
28 ragazze tra i 10 e i 14 anni.. L'imprenditore si spacciava per una ragazza della loro età che
praticava uno sport che accumunava tutte le vittime. Sono state 5 le
ragazze umbre che sono cadute nella rete dell'orco. L'uomo dopo aver
preso confidenza e aver ricevuto le prime foto (corpo nudo delle
giovani) le ricattava affermando che avrebbe diffuso il materiale in
rete qualora non apparissero in web-cam dove erano obbligate a svolgere
atti di auto-erotismo.
Potrebbe interessarti: http://www.perugiatoday.it/cronaca/pedofilo-arresto-28-vittime-adescamento-facebook.html
Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/PerugiaToday/100142986753754 L'indagine, coordinata dal pm perugino Gemma Miliani, parte nel 2012 a seguito della denuncia di una minorenne perugina alla polizia postale. La ragazza racconta di essere stata avvicinata su Facebook da un'adolescente: dopo un primo approccio e chiacchierate informali, la nuova amica virtuale aveva iniziato a chiederle delle foto nuda. La ragazza, spinta dalla curiosità, invia queste foto ricevendone a sua volta. Poi, quando le arriva la rischiesta di video in pose hard, la giovanissima racconta tutto al padre e sporge denuncia. Inizia l'attività di indagine che porta alla perquisizione dell'abitazione dell'imprenditore pesarese lo scorso diecembre. Dall'analisi del materiale, viene fuori l'attività d adescamento nei confronti di 28 minorenni, anche piú piccole di 14 anni (fino a 10 e 11) tutte nell'arco del 2012. Nel computer dell'uomo, in una cartella nascosta (ma i poliziotti troveranno anche un hard disk esterno per archiviare i file, oltre a scoprire che l'imprenditore si è servito anche di uno smartphone) vengono ritrovati gli account delle ragazzine, nomi e cognomi, oltre a foto e video. A questo punto gli agenti chiedono e ottengono la collaborazione di Facebook, delle scuole in cui le ragazze militano e della federazione sportiva a cui tutte le giovani fanno riferimento: questo perché fanno tutte la stessa pratica sportive, e la foto sul profilo di ognuna di loro la ritrae mentre sono in gara. Alcune, come le cinque umbre (le altre ragazzine adescate sono piemontesi, venete, laziali e siciliane) si conoscono personalmente. L'adescatore si é finto così un'adolescente che pratica lo stesso sport. Iniziati i contatti, iniziava a introdurre temi sessuali. «Facendo leva sull'immaturità sessuale delle ragazzine e anche sulla curiosità é riuscito a farsi mandare foto nude, che lui contraccambiava con foto trovate sul web - spiega ancora la dirigente Lillini - . Poi la posta si alza: inizia a minacciarle che se non accendono la web cam per mostrarsi nude, manda in giro le foto». «Perché c'è il reato di violenza sessuale? Perché - conclude il dirigente della polizia postale perugina - i video venivano fatti in diretta e lui, fingendo di avere la web cam rotta e coprendo il microfono per non farsi sentire, via chat indicava alle ragazze, sempre sotto la minaccia di pubblicare le foto, non solo di mettersi in un certo modo ma anche atti di auto erotismo». L'imprenditore poi filmava tutto. Il materiale è stato ritrovato nel computer dell'uomo. Le indagine hanno preso il via grazie ad una denuncia di una ragazza che, dopo le minacce, aveva raccontato tutto al padre: da qui l'immediato approdo alla Polizia Postale. Il pedofilo ha due figli ed era regolarmente sposato. Tutto lo squallido materiale era stato archiviato in maniera metodica e immesso anche in un hard-disk esterno che portava sempre con sé. Le cinque vittime di casa nostra erano conoscenti e la più grande - la denunciante - aveva 14 anni.
Si è sempre presentato come una ragazzina residente a Rimini. Gestiva più contatti in contemporanea, e una volta individuata e agganciata una vittima pescava le altre dai contatti Facebook: «In questo modo - continua Lillilini - poteva minacciarle ulteriormente. Del tipo: se tu non fai il video, pubblico le foto tue e della tua amica». Dalla perquisizione di dicembre in avanti, l'incubo per queste ragazze è finito: hanno visto scomparire il profilo incriminato dalla loro lista di amicizie e contatti, finché stamattina l'uomo è finito in carcere. «Ho sbagliato, non so cosa altro dire» le uniche parole dell'imprenditore.
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Si è sempre presentato come una ragazzina residente a Rimini. Gestiva più contatti in contemporanea, e una volta individuata e agganciata una vittima pescava le altre dai contatti Facebook: «In questo modo - continua Lillilini - poteva minacciarle ulteriormente. Del tipo: se tu non fai il video, pubblico le foto tue e della tua amica». Dalla perquisizione di dicembre in avanti, l'incubo per queste ragazze è finito: hanno visto scomparire il profilo incriminato dalla loro lista di amicizie e contatti, finché stamattina l'uomo è finito in carcere. «Ho sbagliato, non so cosa altro dire» le uniche parole dell'imprenditore.
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